• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/04300 il centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) «Sant'Anna» è situato a Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone all'interno di un’ex base dell'aeronautica militare; secondo la...



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-04300presentato daCOSTANTINO Celestetesto diMartedì 16 dicembre 2014, seduta n. 350

COSTANTINO, QUARANTA e PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno . — Per sapere – premesso che:
il centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) «Sant'Anna» è situato a Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone all'interno di un’ex base dell'aeronautica militare; secondo la Misericordia, ente che attualmente gestisce il Centro, sono presenti 1169 persone richiedenti asilo provenienti, in prevalenza, da Pakistan, Gambia, Afghanistan e Mali;
in data 22 novembre 2014, insieme a due attiviste dell'Associazione «La Kasbah» di Cosenza, è stata organizzata una visita nel CARA;
all'entrata nel CARA, alle ore 11:30, le due attiviste sono state invitate ad attendere l'autorizzazione da parte del prefetto per più di un'ora, autorizzazione poi concessa solo in seguito alle ripetute sollecitazioni effettuate presso la prefettura di Crotone;
la struttura, attiva dal 2003, si apre con un gabbiotto della polizia e si sviluppa su un'area estesa all'interno della quale si trova una struttura in muratura, campo, composta da piccoli edifici destinati ad ospitare donne e famiglie; altri due campi, il B e il C, anch'essi in muratura, il campo D che, essendo in fase di ristrutturazione, era chiuso, e l'area switch composta da container, composta di 100 alloggi da 4 posti suddivisi in 27 zone e infine il campo A, anch'esso adibito a zona container sin dalla nascita del CARA;
la visita ha riguardato gli alloggi all'interno dei container, i bagni, l'infermeria e i padiglioni in cui i richiedenti asilo vengono trattenuti prima di essere sottoposti ad identificazione (sale di accoglienza A e B). In attesa dell'autorizzazione, sono stati visitati gli alloggi situati all'interno del campo B e una «sezione femminile»;
dalla visita è emersa immediatamente la gravità riguardante la situazione relativa agli alloggi. I container del campo A erano allestiti con 10 materassi sudici, senza lenzuola e privi di fonti di riscaldamento, assolutamente lesivi della dignità delle persone. All'interno di alcuni container si trovavano delle pietre adibite a fornelli sui quali venivano riscaldati i pasti poi consumati, in alternativa freddi, per terra o sui letti;
nei container, le cui dimensioni potrebbero, ad opinione degli interroganti, ospitare non più di due o tre persone, si dorme, si mangia, si trascorrono i giorni, le settimane e i mesi, in attesa dell'audizione in commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato;
privi dei più elementari requisiti igienici risultano essere i bagni e le docce, situati all'esterno dei container: fatiscenti, sporchi, privi di carta igienica e di sapone. Dai rubinetti, molti dei quali rotti, scorreva un filo di acqua gelata mentre sui pavimenti ristagnavano enormi chiazze di acqua sporca. Alcuni bagni situati all'interno del campo B risultavano essere privi del tubo di scarico;
all'esterno dei container situati nel campo A da un tubo esterno rotto si registrava la fuoriuscita di liquame a pochi centimetri da alcuni cavi elettrici. Tale situazione perdura, secondo quanto riferito da un operatore della «Misericordia», da diversi mesi;
dai colloqui intrattenuti con un giovane medico presente all'interno dell'infermeria gli interroganti hanno appurato che i rifugiati non vengono sottoposti a controlli sanitari approfonditi. Le analisi del sangue vengono effettuate in maniera sporadica mentre per le emergenze si procede all'invio dei rifugiati presso l'azienda ospedaliera di Crotone. Coloro che risultano essere affetti da scabbia vengono sottoposti al trattamento topico e isolati all'interno di una piccola stanza per 12 ore. In seguito vengono rimandati nei loro container e sono costretti a dormire sugli stessi materassi dove il parassita della scabbia continua a riprodursi e a contagiare gli ospiti della struttura;
ad opinione degli interroganti è estremamente grave il fatto che persone che hanno affrontato un viaggio lungo e difficile per arrivare in Italia, non possano usufruire di visite sanitarie specifiche volte ad accertarne il loro stato di salute. Gli esami relativi alla tubercolosi vengono effettuati solo su alcune persone ed esclusivamente quando i sintomi sono conclamati. Appare difficile comprendere il motivo per cui non venga effettuato un esame dell'espettorato, raggi al torace o l'esame di reazione Mantoux per quanto riguarda la diagnosi di tubercolosi o un semplice esame del sangue ai richiedenti asilo, anche in virtù del fatto che lo Stato eroga un finanziamento volto a garantire un'assistenza sanitaria adeguata e non di carattere emergenziale;
l'area destinata all'accoglienza dei richiedenti asilo in attesa di identificazione, effettuata nell'ufficio di polizia scientifica adiacente, si compone di un padiglione suddiviso in due stanzoni comunicanti attraverso una porta blindata interna. Le stanze (sale di accoglienza A e B) risultavano essere prive di riscaldamenti e, verosimilmente, adibite a contenere centinaia di persone, data la presenza di una grande quantità di materassini accatastati contro il muro. All'interno delle strutture si trovavano diverse dozzine di panche che, secondo quanto riferito dagli accompagnatori della «Misericordia», vengono utilizzate nel caso di un massiccio afflusso di rifugiati, i quali rimangono nella struttura anche per 48 ore consecutive. Nella struttura si notava la presenza di due soli piccoli bagni;
al termine dell'ispezione all'interno dei padiglioni A e B veniva chiesto di poter visitare il centro di identificazione ed espulsione, attualmente dismesso e, pare, in fase di ristrutturazione. Tuttavia la visita non è stata possibile data l'impossibilità di reperire le chiavi per accedere alla struttura –:
quali iniziative, di competenza, il Ministro interrogato, abbia intrapreso e quali intenda adottare per far fronte alle carenze della struttura di accoglienza per richiedenti asilo «Sant'Anna» a Isola Capo Rizzuto e per migliorare le condizioni di vita di persone che fuggono da contesti di miseria e guerra e che sono beneficiari di protezione e che spesso vengono trattenuti contro la propria volontà e in condizioni disumane e, in particolare, se non ritenga opportuno, alla luce delle gravi condizioni di vivibilità esposte in premessa, che gli interroganti ritengono inumane e degradanti, avviare le procedure per la chiusura del centro di accoglienza, contrario, tra le altre cose, alle convenzioni internazionali sui diritti umani sottoscritte anche dal nostro Paese. (5-04300)