• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/05087 Poste italiane spa è una società a capitale interamente pubblico che gestisce i servizi postali in una condizione di sostanziale monopolio e che garantisce l'espletamento del servizio...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-05087presentato daTENTORI Veronicatesto diGiovedì 19 marzo 2015, seduta n. 395

TENTORI, FRAGOMELI, BORGHI, FAMIGLIETTI, BOSSA, NARDUOLO, CARRA, LODOLINI, INCERTI, CARROZZA, ALBINI, CENNI, GADDA, GNECCHI, MARCO DI MAIO, DELL'ARINGA, RIGONI, ROMANINI, IORI, FOSSATI, LENZI, GALPERTI, CAPONE, TARICCO, ARLOTTI, FABBRI, DE MENECH, IACONO, ROTTA, MORETTO, CENSORE, PREZIOSI, CIMBRO e NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
Poste italiane spa è una società a capitale interamente pubblico che gestisce i servizi postali in una condizione di sostanziale monopolio e che garantisce l'espletamento del servizio universale sulla base di un contratto di programma siglato con lo Stato, in cui la società si impegna a raggiungere determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste;
Poste italiane spa riceve significativi contributi da parte dello Stato nell'ambito della legge di stabilità per consentire agli uffici postali periferici di garantire l'erogazione dei servizi postali essenziali;
il piano di riorganizzazione previsto dall'azienda come dichiarato dall'AD Caio in audizione in Parlamento dovrebbe diventare effettivo dal 13 aprile 2015 nell'ambito dell'avviato processo di privatizzazione, e prevede a livello nazionale la chiusura di 455 uffici postali e la riduzione degli orari di apertura in 608 uffici;
i servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali nello svolgimento di moltissime attività quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l'invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale;
questa razionalizzazione rischia di tradursi in gravi disservizi soprattutto per i residenti anziani, che si troveranno a non poter usufruire di servizi essenziali quali il pagamento delle bollette o la riscossione della pensione, con la conseguenza di essere costretti a fare lunghe file nei giorni di apertura, ritardare le operazioni o affrontare frequenti e difficili spostamenti, su territori particolarmente disagiati;
il suddetto piano di riorganizzazione previsto dall'azienda dispone per la provincia di Lecco la chiusura degli uffici postali delle frazioni di Maresso nel comune di Missaglia, di Rossino nel comune di Calolziocorte, di Sala al Barro nel comune di Galbiate, di Beverate nel comune di Brivio, nonché la chiusura di due dei nove uffici della città di Lecco (ad Acquate e a San Giovanni) e di un ufficio nel comune di Verderio. Altri interventi riguarderanno poi la riduzione degli orari di apertura al pubblico degli uffici siti nei comuni di Carenno, Colle Brianza, Ello, Margno, Monte Marenzo, Pagnona, Primaluna, Santa Maria Hoè e Taceno;
in data 22 gennaio 2014 il Presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni rispondendo a specifica missiva del Presidente dell'intergruppo parlamentare per lo sviluppo della montagna ha ricordato che con apposita delibera l'Autorità ha «ritenuto opportuno inserire (...) specifici divieti di chiusura di quegli uffici che servono gli utenti che abitano nelle zone remote del Paese (...) ritenendo prevalente l'esigenza di garantire la fruizione del servizio nelle zone disagiate anche a fronte di volumi di traffico molto bassi e di alti costi di esercizio»;
la delibera dell'AGCOM n. 342/14/Cons del 26 giugno 2014 ha integrato i criteri elencati nell'articolo 2 del decreto ministeriale 7 ottobre 2008, prescrivendo all'articolo 2 relativo ai comuni rurali e montani, il divieto di chiusura di uffici postali situati in comuni rurali (quelli con densità abitativa inferiore a 150 abitanti per chilometro quadrato) che rientrano anche nella categoria dei comuni montani (quelli contrassegnati come totalmente montani), ed escludendo dal citato divieto soltanto i comuni in cui siano presenti più di due uffici postali e il rapporto abitanti per ufficio postale sia inferiore a 800;
la delibera AGCOM obbliga altresì Poste italiane ad avviare con congruo anticipo con le istituzioni locali delle misure di razionalizzazione per avviare un confronto sulle possibilità di limitare i disagi per le popolazioni interessate individuando soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale;
il Ministero dello sviluppo economico in data 12 febbraio 2015 a margine dell'incontro tenutosi tra il Sottosegretario alle comunicazioni Antonello Giacomelli, l'amministratore delegato di Poste italiane Francesco Caio e il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Angelo Cardani aveva dichiarato che regioni e comuni sarebbero stati coinvolti nel piano di chiusura degli uffici postali e che Poste italiane avrebbe coinvolto regioni ed enti locali per spiegare come servizi innovativi avrebbero assicurato la tutela del servizio universale per i cittadini;
il Consiglio di Stato, con la sentenza 1262/2015 depositata l'11 marzo 2015, ha ritenuto fondato il ricorso del comune di Torre Orsaia contro Poste italiane stabilendo che l'azienda deve garantire un adeguato numero di punti di accesso al servizio su tutto il territorio nazionale comprese le zone montane e rurali. Tale numero, secondo quanto previsto dall'articolo 3 del decreto legislativo 261 del 22 luglio 1999, deve essere basato su precisi criteri. L'articolo stabilisce che il fornitore del servizio postale universale debba assicurare un punto di accesso entro la distanza minima di tre chilometri dal luogo di residenza per il 75 per cento della popolazione, un punto di accesso entro la distanza massima di cinque chilometri dal luogo di residenza per il 92,5 per cento, della popolazione e un punto di accesso entro la distanza massima di sei chilometri dal luogo di residenza per il 97,5 per cento della popolazione;
nonostante questi pronunciamenti, in data 13 marzo 2015 perveniva presso gli uffici dell'amministrazione provinciale di Lecco la comunicazione della direzione provinciale delle poste di Lecco che «declinava l'invito» del presidente della provincia a partecipare all'incontro che era stato convocato per lunedì 16 marzo, proprio per avviare un confronto con le amministrazioni locali interessate dal piano di razionalizzazione della società, che avrebbe visto la presenza anche delle istituzioni del territorio;
obiettivo dell'incontro era quello di confrontarsi costruttivamente con la suddetta direzione per cercare di individuare – anche solo in alcuni contesti – delle soluzioni che potessero contenere i disagi per l'utenza, ma la mancanza dell'interlocutore ha fatto venir meno lo scopo dell'incontro, che è stato dunque annullato;
a parere degli interroganti evitando l'incontro con gli amministratori locali attraverso una formale telefonata, Poste italiane ha dimostrato assenza di attenzione nei confronti del territorio e dei suoi rappresentanti istituzionali, sottraendosi al confronto su un tema così delicato e di vitale interesse, che ha conseguenze rilevanti sui territori interessati –:
se sia a conoscenza di quanto sopra esposto, che sembra confermare la decisione unilaterale di Poste italiane senza alcun confronto con il territorio, e se intenda intervenire perché si possa aprire una concertazione tra la direzione di Poste italiane spa e le amministrazioni locali, garantendo il rispetto dei disposti stabiliti dall'Autorità per il garante delle comunicazioni;
se non ritenga altresì appurare che Poste italiane, in vista di questa riorganizzazione aziendale, si sia attivata nel comunicare le proprie determinazioni ai cittadini interessati. (5-05087)