• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00001 premesso che: la medicina di genere è un modo per rendere universalistico il diritto alla salute e, le numerose e significative differenze anatomiche, fisiologiche tra uomo e donna si...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00001presentato daMURER Deliatesto diMercoledì 8 maggio 2013, seduta n. 14

La XII Commissione,
premesso che:
la medicina di genere è un modo per rendere universalistico il diritto alla salute e, le numerose e significative differenze anatomiche, fisiologiche tra uomo e donna si riflettono nell'insorgenza, nello sviluppo e, nella storia naturale, sulla prognosi, sugli esiti e sui percorsi terapeutici delle singole patologie, per cui vi è l'assoluta necessità di conoscere le differenze;
l'anello forte per promuovere la salute sono le donne; la salute delle donne è il diritto che promuove tutti gli altri diritti sociali, economici, civili e politici, e misura la qualità e l'equità del nostro sistema sanitario pubblico ed universalistico nonché il paradigma dello stato di salute dell'intera popolazione come ha affermato l'Organizzazione mondiale della sanità che ha lanciato la sua sfida per una rivalutazione complessiva delle politiche sanitarie e sociali in tutte le aree del pianeta;
la stessa Organizzazione mondiale delle sanità ha stabilito che, in medicina, il concetto di equità si associa alla capacità di curare l'individuo, in quanto essere specifico e appartenente a un determinato genere;
nel nostro Paese le donne vivono più a lungo degli uomini (nel 2006 la loro speranza di vita alla nascita era di 84 anni, contro i 78,3 anni degli uomini), ma spesso vivono peggio; si recano dal medico molto più degli uomini (il 58 per cento delle visite ambulatoriali è per una donna) e lo fanno, nella maggior parte dei casi, per affrontare patologie non tipicamente femminili;
sono molteplici le differenze di «genere» nell'ambito delle patologie, secondo i dati del Ministero della salute, il 6 per cento delle donne soffre di disabilità (vista, udito, movimento) contro il 3 per cento degli uomini; il 9 per cento soffre di osteoporosi contro l'1 per cento degli uomini; il 7,4 per cento di depressione contro il 3 per cento degli uomini. Ci sono poi malattie autoimmuni che colpiscono prevalentemente il sesso femminile, come, ad esempio, l'artrite reumatoide e questo dimostra che ci sono differenze tra il sistema immunitario maschile e quello femminile. Le malattie per le quali le donne presentano una maggiore prevalenza rispetto agli uomini sono: osteoporosi (+ 736 per cento), malattie tiroidee (+ 500 per cento), depressione e ansietà (+ 138 per cento), cefalea ed emicrania (+ 123 per cento), Alzheimer (+ 100 per cento), cataratta (+ 80 per cento), artrosi e artrite (+ 49 per cento), calcolosi (+ 31 per cento), l'ipertensione arteriosa (+ 30 per cento), il diabete (+ 9 per cento), le allergie (+ 8 per cento) e alcune malattie cardiache (+ 5 per cento);
è opinione ormai acquisita che proprio la differenza di genere identifichi esigenze diverse sul fronte delle terapie, oltre a influenzare in modo sensibile l'accesso, la qualità e l'aderenza alle cure stesse; la medicina di genere è una branca recente delle scienze biomediche che ha l'obiettivo di riconoscere e analizzare le differenze derivanti dal genere di appartenenza sotto molteplici aspetti: a livello anatomico e fisiologico, dal punto di vista biologico, funzionale, psicologico, sociale e culturale e nell'ambito della risposta alle cure farmacologiche;
nel riconoscere questa diversità di esigenze, la medicina di genere considera prioritario il diritto delle donne e degli uomini a un'assistenza sanitaria e farmacologica specifica, che si basi su un diverso modo di interpretare e valutare la programmazione e la produzione normativa in ambito farmaceutico, sanitario e socio-assistenziale;
è stato ormai dimostrato da molteplici studi che le differenze di genere, nella fisiologia umana e nei fattori sociali-culturali (ad esempio, è più facile che una donna riconosca e chieda aiuto per un disturbo psicologico rispetto ad un uomo), in caso d'insorgenza di malattia, si riflettono significativamente sulla genesi, la prognosi e la compliance degli individui;
inoltre, le donne sono le principali consumatrici di farmaci, ne prendono mediamente circa il 40 per cento in più rispetto agli uomini, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 15 e i 54 anni, Eppure una buona parte delle molecole, come ad esempio alcuni psicofarmaci, non è stata sperimentata sulla popolazione femminile nonostante che tra uomini e donne esistano diverse differenze che influenzano il metabolismo dei farmaci. Le donne, poi, pesano in media il 30 per cento meno degli uomini e, poiché il dosaggio dei farmaci non sempre viene calcolato in relazione al peso, può succedere che le donne assumano una maggiore quantità di principio attivo rispetto agli uomini. Anche nei meccanismi d'azione dei farmaci la ricerca ha individuato delle differenze tra uomini e donne, a seconda delle diverse patologie. Nella depressione, per esempio, le donne sembrano rispondere meglio agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), mentre gli uomini trarrebbero maggiori benefici dagli antidepressivi triciclici (TCA)31;
la differenza di genere influenza anche la risposta alle vaccinazioni, secondo una metanalisi condotta sugli studi scientifici esistenti relativi a una serie di vaccini da quello antinfluenzale a quelli per malattie come varicella, morbillo, febbre gialla. Sulle donne i vaccini funzionano meglio, dal momento che sembrano garantire una migliore risposta immunitaria dopo la somministrazione, tanto da suggerire la possibilità di usare dosi minori di vaccino nel sesso femminile;
già nel 2008 il progetto «La medicina di genere come obiettivo strategico per la salute pubblica: l'appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna» presso l'Istituto superiore di sanità nacque dall'esigenza di individuare la necessità di dedicare risorse per conoscere in maniera più specifica le differenze tra uomo e donna per offrire anche alle donne una medicina basata sull'evidenza, al fine aderire alle raccomandazioni della Organizzazione mondiale della sanità, dell'Organizzazione delle nazioni unite, e della Unione europea;
i risultati del progetto sono stati molteplici tra cui: la costruzione, per la prima volta in Italia, di una rete di ricercatori biomedici e delle scienze sociali coinvolti nello studio e nello sviluppo della Medicina di Genere che nel corso del progetto hanno costruito un linguaggio ed una metodologia di studio che è stata anche illustrata e in parte recepita dalle Nazioni Unite; la costituzione di gruppi di lavoro per scrivere le linee guida genere specifiche per le malattie cardiovascolari e per la fibromialgia, la cui pubblicazione è oramai prossima; l'individuazione di biomarker genere specifici nel campo delle malattie dismetaboliche, cardiovascolari e di alcune malattie autoimmuni. Per quanto riguarda il campo della medicina del lavoro, è stato individuato un marker cellulare di esposizione agli endocrine disrupturs, importante per gli addetti nel comparto agro-alimentare e della plastica; va annoverata altresì la costruzione di nuovi modelli per studiare le differenze di genere in preclinica e clinica relativamente alla malattie cardiovascolari, per la riduzione delle reazioni avverse che sono quantitativamente circa il doppio nelle donne rispetto all'uomini;
nonostante i progressi in campo medico compiuti in questi ultimi anni, c’è ancora una scarsa conoscenza dell'influenza del genere sulla salute,

impegna il Governo:

a inserire tra gli obiettivi del piano sanitario nazionale 2013-2015 la promozione ed il sostegno alla medicina di genere quale approccio interdisciplinare tra le diverse aree mediche, al fine di delineare migliori criteri di erogazione del servizio sanitario, che tengano conto delle differenze di genere;
a promuovere il potenziamento, omogeneo sul territorio nazionale, della ricerca medica, scientifica e farmacologica nell'ambito della medicina di genere, con il concorso degli enti vigilati dal Ministero della salute, come l'ISS (Istituto superiore di sanità), l'Aifa (Agenzia italiana del farmaco), gli IRCCS (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), nonché di enti di ricerca, università e aziende sanitarie, al fine di tutelare realmente, come sancito dall'articolo 32 della Costituzione, la salute di tutti i cittadini, promuovendo così l'appropriatezza terapeutica e la personalizzazione delle terapie;
a promuovere l'inserimento della materia della «medicina di genere» nei programmi dei corsi di laurea in medicina e chirurgia, scienze infermieristiche e delle scuole di specializzazione al fine di favorire l'interdisciplinarietà e la completa presa di coscienza della tematica in questione;
ad individuare e promuovere, per quanto di competenza, percorsi che garantiscano, all'interno delle strutture sanitarie pubbliche, la presa in carico del paziente, tenendo conto delle differenze di genere, al fine di ottenere una risposta più specifica ed idonea di fronte alle numerose richieste di assistenza delle donne;
ad incentivare e valorizzare gli interventi di prevenzione e di diagnosi precoce delle patologie attraverso la sempre maggiore diffusione dei programmi di screening, in particolare del pap test, della mammografia e della prevenzione delle malattie cardiovascolari in epoca post-menopausale, includendo le donne immigrate;
a rafforzare gli interventi rivolti all'area materno infantile;
ad assumere iniziative normative volte ad offrire incentivi fiscali per sostenere lo sviluppo della ricerca scientifica medica e farmacologica rivolta alla medicina di genere, nonché ad individuare le risorse necessarie affinché il progetto già avviato nel 2008 «la medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica: l'appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna» possa essere rifinanziato;
a predisporre linee guida, in collaborazione con l'Agenzia italiana del farmaco e con l'Istituto superiore di sanità, affinché, nelle fasi di sperimentazione clinica dei farmaci in cui sono coinvolti gruppi di persone volontarie (fase 1 e 2), venga obbligatoriamente introdotta una percentuale statisticamente significativa di soggetti di genere femminile al fine di valutare scientificamente il follow up e l'impatto del farmaco con una visione di genere;
ad assumere iniziative per istituire, senza maggiori oneri per la finanza pubblica, in collaborazione con l'Istituto superiore di sanità, un osservatorio nazionale per la medicina di genere che possa raccogliere, coordinate è trasferire dati epidemiologici e clinici – al fine di assicurare il raggiungimento dell'equità nel diritto alla salute – trasmessi anche attraverso una relazione annuale al Parlamento, evidenziando l'evoluzione dei servizi in materia di medicina di genere nelle varie regioni;
a lanciare e finanziare un piano di ricerca clinica e preclinica che veda coinvolti i Ministeri della salute e dell'istruzione, dell'università e della ricerca e per gli affari regionali e le autonomie;
ad assumere iniziative normative per offrire incentivi fiscali alle industrie che producono ricerca con disegni e protocolli mirati alla medicina di genere;
a predisporre iniziative di prevenzione sostenute da periodiche campagne informative sia a livello nazionale che locale, anche attraverso la rete dei medici di base, al fine di favorire una corretta informazione volta a migliorare le conoscenze riguardanti le diversità di genere in medicina e le loro conseguenze sulla salute dell'individuo.
(7-00001) «Murer».