• Testo RISOLUZIONE CONCLUSIVA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.8/00101 Risoluzione conclusiva 8-00101presentato daTERZONI Patriziatesto diGiovedì 26 marzo 2015 in Commissione VIII (Ambiente) 7-00596 Terzoni: Sulle attività di estrazione e...



Atto Camera

Risoluzione conclusiva 8-00101presentato daTERZONI Patriziatesto diGiovedì 26 marzo 2015 in Commissione VIII (Ambiente)

7-00596 Terzoni: Sulle attività di estrazione e coltivazione di idrocarburi nel mare Adriatico.

ULTERIORE NUOVA FORMULAZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

L'VIII Commissione,
premesso che:
nel summit sul clima tenutosi a New York lo scorso settembre, che ha visto la partecipazione di 120 leader mondiali, il Governo italiano, attraverso le parole del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva preso una chiara posizione per sostenere la lotta ai cambiamenti climatici;
in particolare il Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, ha chiesto impegni vincolanti al fine di raggiungere «un accordo capace di dare il segno della volontà politica» dei partecipanti e ha evidenziato la necessità di «seguire un percorso che porti a una riduzione di emissioni» con target precisi: –40 per cento rispetto al 1990 entro il 2030 e –80 per cento sempre sul 1990, entro il 2050; il premier ha anche affermato l'esigenza di investire strategicamente sulle energie rinnovabili;
il tema della valorizzazione delle riserve di idrocarburi presenti nel sottosuolo dei mari italiani è strettamente correlato con le linee strategiche definite nel documento finale della Strategia Energetica Nazionale (SEN);
l'attività di esplorazione e di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare o in terraferma, unitamente al concorso con l'attuazione della SEN, potrebbe comportare il ricorso ad operazioni invasive e potenziali rischi non eliminabili per l'ambiente e per la salute, così come l'aumento di emissioni climalteranti;
eventuali attività di ricerca e di estrazione nel mare Mediterraneo, di ridotte dimensioni e semichiuso (con due soli accessi naturali, Gibilterra e i Dardanelli, ed uno artificiale, il Canale di Suez), comporterebbero ulteriori problemi considerata la particolare fragilità dell'ecosistema marino, la cui esigenza di tutela dovrebbe essere condivisa da tutti i paesi che vi si affacciano, come previsto del resto dalla direttiva europea 2013/30/UE e dalla convenzione di Barcellona;
il Mediterraneo costituisce appena lo 0,7 per cento della superficie marina globale e il ricambio della massa idrica è stimato in circa 80 anni;
all'interno del bacino del mar Mediterraneo, l'Adriatico è il mare che fornisce oltre la metà del pescato in Italia;
tra i rischi connessi alle attività estrattive nel mare Adriatico c’è anche la presenza di molti ordigni bellici inesplosi, che potrebbero provocare danni enormi all'ambiente e all'ecosistema;
in data 6 agosto 2014, le Commissioni riunite VIII ambiente e X attività produttive della Camera hanno approvato una risoluzione (8-00074 risultante dal testo unificato delle risoluzioni 7-00034 Mariastella Bianchi e 7-00086 Cominelli) nella quale, tra l'altro, si impegna il Governo:
a valutare le linee di base delle acque territoriali lungo l'intero perimetro costiero nazionale ai fini del divieto entro le 12 miglia delle attività di ricerca, di prospezione nonché di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare;
a non mettere a rischio e a non pregiudicare, neanche potenzialmente, lo stato delle aree di reperimento di parchi costieri e marini e di aree marine protette così come definite dall'articolo 31 della legge n. 979/82, e dagli articolo 34 e 36 della legge n. 394/91, nonché i beni individuati ai sensi delle leggi n. 184/77, n. 77/2006 e n. 689/1994;
a prevedere la sospensione delle attività in zone di elevato rischio sismico, vulcanico, tettonico, così come indicato da indagini scientifiche, preventive di supporto effettuate dagli enti di ricerca INGV, ISPRA e CNR, nonché a prevedere il blocco del rilascio di autorizzazioni in zone di particolare ripopolamento ittico, così come opportunamente indicato da indagini scientifiche preventive di supporto effettuate dagli enti di ricerca INGV, ISPRA e CNR, prevedendo altresì adeguate compensazioni economiche nel caso di danni arrecati agli stock ittici esistenti;
ad adottare le necessarie iniziative volte a una revisione del sistema delle autorizzazioni per le trivellazioni prevedendo il coinvolgimento del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare anche redigendo apposite griglie di valutazione in grado di recepire in modo oggettivo specifici punti di criticità quali ad esempio la presenza di falde acquifere o elevati rischi sismici e rilevanti fragilità geologiche dei territori interessati dall'ipotesi di ricerca clorazione e coltivazione di idrocarburi, supportate dal contributo delle analisi di ISPRA, INGV e CNR, così come il coinvolgimento degli enti locali e una maggiore trasparenza e pubblicizzazione dei risultati;
a incrementare per le nuove concessioni di coltivazione le aliquote delle royalty fino al 50 per cento rispetto a quelle attualmente vigenti in funzione della produttività degli impianti, anche per individuare misure compensative a favore delle comunità rivierasche o comunque interessate, mutuando schemi quali quello dell'articolo 16 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1;
a verificare la sussistenza dei requisiti economici e tecnici delle società titolari di permessi di ricerca in modo da garantire efficienza tecnica, sicurezza e pieno rispetto di tutte le prescrizioni e dei vincoli stabiliti dalle autorità competenti: non solo degli obblighi – stabiliti dal Ministero dello sviluppo economico – per la gestione degli impianti e la sicurezza mineraria – ma anche, in particolare, dei vincoli disposti da Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dagli enti locali per gli aspetti di compatibilità ambientale nella realizzazione e gestione di impianti e pozzi, tenuto conto delle tecniche e delle conoscenze più avanzate per il «buon governo» dei giacimenti;
occorre avviare un'attenta valutazione circa le conseguenze della decisione del governo croato di consentire, come annunciato dal Ministro degli affari esteri Ivan Vrdoliar, le trivellazioni petrolifere nelle proprie acque territoriali;
nei giorni scorsi il Governo di Zagabria ha comunicato l'esito del bando sulle prime dieci aree (su 29), ognuna delle quali si estende su 1.000-1.600 chilometri quadrati: il consorzio costituito dall'americana Marathon Oil e dall'austriaca Omv ne ha ottenute sette, mentre due licenze sono andate alla società pubblica croata Ina e all'ungherese Mol e una al consorzio tra ENI e l'inglese Medoilgas;
la Direzione generale per le valutazioni ambientali del ministero ha manifestato in due occasioni ufficiali l'interesse a partecipare alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del «Piano e Programma Quadro di ricerca e produzione degli idrocarburi nell'Adriatico» del governo croato, come previsto dalla Direttiva 2001/42/CE e dal Protocollo Vas alla Convenzione di Espoo sottoscritto nel 2003 a Kiev;
il 26 febbraio la Croatia ha comunicato il proprio assenso alla richiesta del Governo italiano, a seguito del quale sono state informate le Regioni interessate (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia), invitandole a trasmettere entro il 20 aprile le osservazioni sul Piano, al fine di inoltrarle il 4 maggio, insieme a quelle del Governo, all'autorità competente croata,

impegna il Governo:

a proseguire tutte le iniziative in corso in tutte le sedi, comunitarie ed internazionali, al fine di tutelare il mare Adriatico da interventi che potrebbero causare danni irrimediabili all'ambiente marino, patrimonio dell'intera umanità, ricorrendo, a all'uopo, a tutti gli strumenti di tutela previsti dal diritto internazionale e comunitario, sia invocando principi di prevenzione e di precauzione, sia facendo ricorso alle convenzioni, alle direttive ed ai trattati internazionali, tra cui la Convenzione di Barcellona del 16 febbraio 1976, relativa specificamente alla salvaguardia del mare Mediterraneo, considerato «area speciale» proprio per la sua particolare valenza ecologica, la Convenzione di Londra del 1954 sulle regole di prevenzione dell'inquinamento da idrocarburi, la Convenzione sul diritto del mare di Montego Bay del 1982, finalizzata alla protezione dell'ambiente marino dall'inquinamento, che impone l'obbligo di proteggere e preservare l'inquinamento marino e la Convenzione di Bruxelles sulla responsabilità civile per l'inquinamento da idrocarburi del 29 novembre 1969;
a promuovere uno studio sull'opportunità dell'istituzione di una Zona di protezione ecologica nel mare Adriatico, con l'obiettivo di tutelare la biodiversità e gli ecosistemi marini e il patrimonio dei fondali del mare Adriatico, in attuazione delle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay del 10 dicembre 1982;
ad attivare le procedure di valutazione ambientale strategica (VAS), così come previste dalle normative nazionali e europee, per tutti i piani e i programmi concernenti le attività programmatiche nelle acque territoriali.
(8-00101) «Terzoni, Benedetti, Da Villa, Micillo, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Zolezzi, Crippa, Lupo, Vallascas, Fantinati, Della Valle, Vignaroli, Spessotto, Villarosa, Businarolo, Sarti, Ferraresi, Colletti, Cozzolino, Agostinelli, Brescia, Paolo Nicolò Romano, Dell'Orco, Parentela, L'Abbate, Cariello».