• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/01433 il burrascoso avvio dell’iter di riordino delle funzioni istituzionali di cui alla legge n. 56 del 2014 (cosiddetta legge Delrio), che vede coinvolte in primis le province e che sposterà,...



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01433presentato daAIRAUDO Giorgiotesto diMartedì 14 aprile 2015, seduta n. 408

AIRAUDO, PLACIDO, SCOTTO, FRANCO BORDO, COSTANTINO, DURANTI, DANIELE FARINA, FERRARA, FRATOIANNI, GIANCARLO GIORDANO, KRONBICHLER, MARCON, MATARRELLI, MELILLA, NICCHI, PAGLIA, PALAZZOTTO, PANNARALE, PELLEGRINO, PIRAS, QUARANTA, RICCIATTI, SANNICANDRO, ZARATTI e ZACCAGNINI. — Al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione . — Per sapere – premesso che:
il burrascoso avvio dell’iter di riordino delle funzioni istituzionali di cui alla legge n. 56 del 2014 (cosiddetta legge Delrio), che vede coinvolte in primis le province e che sposterà, secondo un preciso ed affrettato timing scandito dai commi da 418 a 430 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014 (legge di stabilità per il 2015), funzioni e personale corrispondenti in altri enti, attraverso una riduzione della dotazione organica del personale, nella misura del 50 per cento per le province e del 30 per cento per le città metropolitane, e l'avvio delle relative procedure per la mobilità per le unità in esubero hanno generato una situazione di vero stallo istituzionale;
secondo il suddetto timing, infatti, il 31 marzo 2015 scadeva il termine entro cui ogni ente provinciale, con la presentazione delle liste di eccedenza di organico, avrebbe dovuto individuare il personale che intende mantenere per gestire le nuove funzioni attribuitegli dalla «riforma Delrio». Ma, com'era ampiamente e tristemente prevedibile, la medesima data è scivolata via senza novità di rilievo;
è, inoltre, trascorso, oramai da quasi un mese, il termine entro il quale, secondo lo stesso cronoprogramma, il Ministro interrogato avrebbe dovuto adottare il decreto per fissare tutti quei criteri finalizzati alle procedure di mobilità del personale soprannumerario delle province, con riferimento all'ambito territoriale della mobilità, al domicilio ed alle caratteristiche professionali e di anzianità anagrafica e contributiva, al fine di favorire il più possibile la ricollocazione del personale interessato e valorizzarne la professionalità acquisita, tutti criteri fondamentali anche ai fini della realizzazione, da parte dello stesso dicastero, della piattaforma informatica alla quale è affidato il compito di realizzare l'incontro domanda/offerta di mobilità tra i dipendenti provinciali in sovrannumero e gli enti coinvolti nella loro ricollocazione;
l'assenza del suddetto decreto si accompagna anche all'assenza del censimento dei posti vacanti e delle disponibilità finanziarie delle pubbliche amministrazioni. È, infatti, rimasto solo sulla carta quel passaggio, oramai scaduto il 1o marzo 2015, entro cui le amministrazioni avrebbero dovuto redigere piani di riassetto economico, organizzativo, economico, finanziario e patrimoniale, fissandone le relative procedure per la mobilità;
anche gli enti intermedi, come le regioni su tutti, non si stanno mostrando particolarmente collaborativi (qualcuno parla addirittura di una forma di boicottaggio più o meno esplicito da parte loro). Il rimescolamento di personale, infatti, coinvolgerà in primo luogo le stesse regioni, a cui saranno dirottati molti dei dipendenti finiti in esubero per effetto della redistribuzione delle funzioni provinciali. Risulta agli interroganti che ad oggi soltanto Liguria, Toscana, Umbria e Marche hanno approvato la legge propedeutica al trasferimento delle competenze sottratte alle province e sulla base della quale andranno definite le classi di mobilità e di ripartizione dei dipendenti in esubero;
ma non sono soltanto le regioni a dover allargare i propri organici, pur se chiamate ad integrare la quota più ampia di lavoratori. Stessa linea dovrà essere seguita anche da Stato e comuni, gli altri due livelli istituzionali, in cui, secondo i dettami della legge di stabilità per il 2015, saranno dirottati i lavoratori delle province in esubero. D'altra parte non si può, in ogni caso, non prendere atto della circostanza che molte amministrazioni pubbliche hanno estrema difficoltà ad accettare l'influenza nella propria autonomia della scelta normativa di congelare le nuove assunzioni al fine di assorbire tutto il personale delle disciolte province;
tale situazione, unita all'assenza di un coordinamento nel processo di ricollocazione, sta determinando il caos più totale, come casi di: mobilità riservate ma non esclusivamente ai dipendenti soprannumerari; mobilità neutre aperte a tutti; concorsi, come quello indetto dall'Agenzia delle entrate per effetto del «decreto milleproroghe» 2015; mobilità che non considerano la priorità dei dipendenti soprannumerari, come loro collocazione in testa a ogni altro interessato, ma solo come punteggio di favore, situazione determinatasi nel caso del bando da 1.031 posti del Ministero della giustizia;
il numero esatto dei lavoratori coinvolti dalla suddetta diaspora, secondo i calcoli delle parti sociali, è prossimo alle 20.000 unità: si tratterebbe, pertanto, del più grande processo di mobilità dei dipendenti pubblici mai realizzato nel nostro Paese;
il fondato timore di tutti è che i dipendenti delle province, da esuberi designati, possano finire, tra continui rinvii amministrativi, in un limbo senza un esito prevedibile, vittime dell'impeto riformatore di un Governo che sembra più preoccupato di annunciare il risultato piuttosto che assumere l'atteggiamento migliore con il quale guidare il cambiamento;
all'incertezza sulla complessiva tenuta del sistema, soprattutto dopo i preoccupanti tagli apportati ai finanziamenti degli enti locali con la legge di stabilità per il 2015, e sulle effettive garanzie a salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali, si aggiunge la difficoltà delle amministrazioni interessate al processo di riorganizzazione di conciliare la ricollocazione del personale provinciale alle proprie effettive esigenze lavorative, senza mortificare o disperdere il patrimonio professionale di quanti, sino ad oggi, sono stati quotidianamente al servizio dei cittadini;
qualsiasi ipotesi d'indiscriminata messa in mobilità di lavoratori pubblici va, pertanto, contrastata attraverso una gestione condivisa del processo di riforma dell'assetto istituzionale che consenta di riorganizzare il sistema valorizzando il capitale umano –:
come si intendano rispettare i termini di perfezionamento del suddetto processo di riordino e come si intenda giungere, entro il 31 dicembre 2016, al pieno ricollocamento di tutto il personale delle province, intervenendo, se necessario, anche normativamente per correggere i tagli finanziari a regioni, province e comuni, al fine di evitare il collocamento in disponibilità anche di un solo dipendente e, quindi, scongiurare l'avvio dei licenziamenti a conclusione dell'intero iter. (3-01433)