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Atto a cui si riferisce:
S.1/00412 premesso che: l'ultimo rapporto di ricerca dello SVIMEZ evidenzia due grandi emergenze nel nostro Paese: quella sociale con il crollo occupazionale, e quella produttiva con il rischio di...



Atto Senato

Mozione 1-00412 presentata da BACHISIO SILVIO LAI
martedì 5 maggio 2015, seduta n.442

LAI, ANGIONI, CUCCA, MANCONI, TOMASELLI, SANTINI, CALEO, ZANDA - Il Senato,

premesso che:

l'ultimo rapporto di ricerca dello SVIMEZ evidenzia due grandi emergenze nel nostro Paese: quella sociale con il crollo occupazionale, e quella produttiva con il rischio di desertificazione industriale. Entrambi caratterizzano oramai per il sesto anno consecutivo il Mezzogiorno. Nel caso del Sud la peggior crisi economica del dopoguerra rischia di essere sempre più paragonabile, scrive l'Istituto di ricerca, alla Grande Depressione del 1929.

in questo quadro, la Sardegna, pur non essendo nel Paese la Regione più in difficoltà, appare sempre più povera, con una disoccupazione giovanile allarmante ed una recessione che allontana di molto l'orizzonte della ripresa.

nel 2013, il Pil della Sardegna è diminuito del 4,4 per cento, più della media registrata nelle regioni meridionali e insulari. Negli anni della crisi - dal 2007 al 2013 - l'Isola ha perso il 13 per cento del suo prodotto, meno di Basilicata e Molise (-16 per cento) ma più di Abruzzo e Campania (-12 per cento). Sempre nel 2013, in tutto il Sud gli occupati sono diminuiti di circa 280.000 unità (-4,6 per cento): 43.000 erano posti di lavoro sardi (-7,3 per cento). E anche la disoccupazione giovanile, nell'Isola, è risultata ben più alta della media del Mezzogiorno: 54,2 per cento contro il 46,9 per cento.

la Sardegna, pur non partendo dalle peggiori condizioni sociali ed economiche tra le regioni, presenta una capacità di affrontare e reagire alla crisi minore di altri territori anche a causa dell'insularità, condizione disagiata per la minore connessione con il resto del Paese e del continente europeo che si aggiunge alla carenza di infrastrutture interne, materiali e immateriali, considerato che è la regione con il minore livello di infrastrutture di tutte le categorie salvo che per quelle portuali, dove comunque si situa al di sotto della media delle regioni con porti commerciali e industriali;

la condizione di insularità amplifica la percezione della crisi e ne rallenta l'uscita rispetto agli altri territori del Paese;

la gravissima situazione economica e sociale dell'Isola, così come delineata, è accentuata da rapporti tra Stato e Regione, nel tempo non sempre ordinati e corretti, che devono essere ricondotti ad una sede unica nella quale trattare in maniera coerente e ordinata le condizioni di crisi e le carenze strutturali esistenti rispetto alla media delle altre regioni italiane. Ci sono questioni che ancora oggi non hanno una soluzione e che impongono di inserire nell'agenda del Governo il tema dell'insularità e dei suoi costi economici, civili e sociali per la Sardegna, all'interno del tema più generale della ripartenza del Mezzogiorno che non pare ancora essere in grado di accompagnare e sostenere la ripresa del Paese;

il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna ha coinvolto le forze politiche e sociali per definire priorità e modalità di azione e trovare una soluzione a questioni ancora non risolte nel rapporto con lo Stato, a partire dai rapporti finanziari, sui quali non c'è ancora un punto di vista condiviso;

la Sardegna si presenta come una Regione in prima linea sia sulle riforme che sul risanamento della finanza pubblica del Paese, essendo la prima ad aver dato la disponibilità e aver ottenuto la responsabilità della modalità del pareggio di bilancio come strumento di governo della finanza pubblica regionale, e avendo contribuito al risanamento del Paese con centinaia di milioni di euro dal 2011, non facendo mancare in questo senso la solidarietà nazionale da parte dei sardi;

considerato che:

sul piano dei vincoli legati all'insularità, rimangono del tutto inevase questioni strategiche per l'isola: energia, trasporti e continuità territoriale interna ed esterna, superamento del deficit infrastrutturale, tutti nodi legati al tema principale dell'insularità come legati ad essa e, quindi, al necessario autogoverno dell'isola sono i temi della vertenza entrate, delle servitù militari e del mantenimento della condizione di specialità nell'attuale quadro costituzionale, a partire dalla difesa delle peculiarità linguistica e culturale.

restano poi aperti, e non affrontati in maniera condivisa e definitiva, numerosi dossier relativi a questioni non strutturali ma legate a scelte nazionali, non seguite con la cura e la responsabilità dovute, che hanno lasciato strascichi e conseguenze profonde; la gestione delle aree di crisi industriale legata alla presenza precedente di aziende pubbliche e l'inquinamento ambientale lasciato, le bonifiche dei siti militari, l'alluvione del 2013, il G8 della Maddalena con la gestione delle opere incompiute e la complessa situazione del sistema degli ammortizzatori sociali in deroga nell'Isola, il sistema agroalimentare ancora fragile, la questione della sicurezza legata al piano carceri;

specificato che:

il tema dell'insularità impone una valutazione dei costi economici e sociali che subiscono i cittadini e le imprese, di quanto gravi sugli stessi la carenza di infrastrutture materiali e immateriali e quanto, invece, ci sia bisogno di innovare il rapporto tra l'isola e il resto del Paese;

sul piano delle infrastrutture energetiche di connessione va ricordato che in Sardegna l'energia ha un costo finale superiore al 20- 30 per cento, dato indicato dall'autorità per l'energia elettrica e del gas. Si tratta dei costi tra i più alti d'Europa, determinati sia dalla mancanza del metano, sia dall'alto costo di mantenimento in esercizio delle infrastrutture di produzione presenti nel territorio regionale. In merito a questo tema, occorre dare soluzione alla necessaria permanenza nell'isola di poli industriali ad alto uso di energia, come quello dell'alluminio, costretti finora a chiudere per i costi energetici con ricadute occupazionali che hanno interessato circa 5000 persone; tutto questo accade mentre in altri Paesi europei sono stati previsti interventi pubblici per sostenere la competitività;

sul piano delle connessioni materiali sono ancora forti le criticità riguardanti il sistema dei trasporti da e per l'Isola, sia sul versante marittimo, sia su quello aereo: quanto al primo, c'è il rischio che si concentri nello stesso soggetto la proprietà della più grande impresa privata italiana di navigazione e della impresa nata dalla vendita della società pubblica Tirrenia; quanto al versante aereo si registra la crisi del secondo vettore italiano con base in Sardegna (Meridiana), che garantiva la competizione con gli altri vettori aerei sulle rotte gravate da oneri di pubblico servizio;

la continuità territoriale aerea è totalmente sostenuta dal bilancio della Regione per oltre 50 milioni di euro, nonostante il diritto alla mobilità in tutto il territorio italiano debba essere garantito a tutti i cittadini, compresi gli abitanti della Sardegna;

restano alte le criticità relative a infrastrutture stradali e ferroviarie che vedono la Sardegna ultima in Italia tra le regioni, sia per il trasporto su gomma che su ferro, tanto che intere aree restano isolate e il trasporto via ferro per passeggeri e merci è stato costantemente ridotto sino ad essere cancellato quello per le merci;

rilevato che, sul piano dei nodi strategici:

dal 1991, la Sardegna sta subendo il mancato rispetto degli accordi finanziari tra Stato e Regione, ottenuto, a volte, soltanto attraverso sentenze della Corte costituzionale seguite da iniziative politiche di forte rilevanza. Nel 2006, la Sardegna ha dovuto rinunciare a 10 miliardi di euro arretrati a fronte di ricalcolate entrate future che nel corso degli anni sono state erogate solo in parte e sino al 2009. Soltanto il 1° aprile 2015, sono stati versati alla Regione 300 milioni di euro quale primo acconto per gli anni dal 2010 al 2014 del credito che la Regione vanta nei confronti dello Stato, mentre restano aperte ancora questioni in corso di trattativa nella commissione paritetica appena avviata dopo anni di paralisi;

la Giunta regionale della Sardegna non ha ancora firmato l'accordo con il Ministero della difesa sulle servitù militari e non lo firmerà in assenza di nuove prospettive per la presenza militare nell'Isola. Occorre ricordare, infatti, che la Sardegna accoglie nel suo territorio oltre il 61 per cento delle servitù militari del Paese (30.000 ettari e 80 chilometri di coste) mentre, solo per fare un esempio, solo il 2 per cento della ricerca militare si svolge nell'Isola. Da tempo, è richiesta una riqualificazione della presenza militare alleggerendo il territorio dal carico delle servitù, nel rispetto delle esigenze di difesa nazionali. Si tratta di prestare una fattiva attenzione alla tutela del territorio a mezzo di bonifiche, del riconoscimento del diritto di fruire anche a fini turistici delle aree costiere attualmente occupate dalle basi militari, nonché dell'investimento di risorse della Difesa in ricerca tecnologica applicata anche al campo civile, per un rapporto sostenibile tra presenza militare e contributo allo sviluppo economico del territorio in termini dinamici e non assistenziali. Tutto questo anche al fine di dimostrare che non è vero che la presenza militare in Sardegna rechi soltanto svantaggi;

da troppi anni è attesa una legge che riconosca le lingue minoritarie e tra esse la lingua sarda, il cui esame sta solo ora iniziando al Senato. Il contratto di servizio pubblico con la Rai, bloccato per la proposta di riforma del Governo, prevedeva il riconoscimento della lingua sarda ai fini di una programmazione specifica alla quale la Regione Autonoma della Sardegna avrebbe provveduto con interventi legislativi e importanti supporti finanziari non più disponibili per i tagli alla finanza pubblica, ha sopperito per anni al mancato supporto economico dello Stato;

considerato prioritario che:

la Sardegna ha bisogno di un sistema industriale moderno ed ecocompatibile e di non confrontarsi più con la realtà di siti industriali in crisi, nonostante si tratti di aziende ancora strategiche, anche di proprietà statale, non in grado di rilanciare la produzione né di prevedere nuovi insediamenti a causa delle mancate bonifiche. Nonostante l'impegno del Governo e della Regione, nel Sulcis la questione Alcoa rischia di risolversi con l'impossibilità di riattivare la struttura, dopo un blocco di mesi. Nell'area di Ottana si è prodotto un deserto industriale. Relativamente a Porto Torres, il protocollo d'intesa sulla chimica verde del 2011 prevedeva 1,2 miliardi di euro di investimenti entro 5 anni, eppure finora ne sono stati spesi solo il 25 per cento ed è stato comunicato da ENI che si proseguirà solo sulle bonifiche, cancellando altri investimenti senza una vera ipotesi alternativa alla prospettata centrale a biomasse da 250 milioni di euro;

poiché il valore degli investimenti relativi alle bonifiche industriali e legate alle aree militari supera i 500 milioni di euro e interessa almeno 5 siti non si possono ammettere ritardi e serve, soprattutto, che il Governo definisca una regia istituzionale consentendo che oltre al risanamento, la Sardegna possa beneficiare anche di parte degli investimenti economici e delle competenze professionali e d'impresa necessarie;

nell'anno di Expo 2015 dedicata al cibo, la Sardegna non può essere posta ai margini del sistema agroalimentare nazionale per motivi legati alla peculiarità di alcune produzioni o al mantenimento di alcune condizioni di privilegio di altre regioni più grandi, impedendo la competizione tramite la valorizzazione dei suoi sistemi produttivi. Serve un indirizzo politico del Governo anche nei confronti di uffici che tendono alla conservazione: il fondo di valorizzazione del comparto del latte bovino che oggi esclude il comparto ovicaprino al quale la Sardegna contribuisce con quasi l'80 per cento dell'intero patrimonio nazionale; il comparto ittico che vede la Sardegna esclusa dall'aumento del 20 per cento annuo delle quote europee per l'Italia, come confermano le scelte recenti per la regolamentazione della pesca del tonno rosso, nelle quali è stata del tutto ignorata una richiesta equilibrata della Regione; il settore ippico considerato di grande interesse per gli investitori internazionali provenienti dal Medio oriente e che richiede normative più avanzate sulle quali viene opposto un ostacolo incomprensibile alle richieste della Regione;

deve essere garantito il pagamento delle mensilità degli ammortizzatori sociali in deroga, dai quali, in Sardegna, dipendono oltre 43.000 persone e per i quali si è fermi ai primi due ratei del 2014. A legislazione vigente solo altre 4 mensilità saranno pagate se non si consente all'Isola di accedere alle risorse FSC decurtate nel giugno scorso. E infatti, le richieste di accesso agli ammortizzatori sociali in deroga relative all'anno 2014 interessano, in Sardegna, complessivamente, 26.763 lavoratori, dei quali 9.494 per provvedimenti di cassa integrazione in deroga e 17.269 di mobilità in deroga e ad oggi, il Governo ha assegnato, 17.313.000 euro (decreto ministeriale 6 agosto 2014) e 21.641.000 euro (decreto ministeriale 4 dicembre 2014) così che con le prime risorse assegnate sono state pagate due mensilità di trattamento di CIGS in deroga, ma l'INPS dai primi di febbraio 2015 ha interrotto i pagamenti a seguito dell'esaurimento dei fondi. Per il completamento dei pagamenti relativi al 2014 sono necessari ancora 179 milioni di euro, di cui solo 50 arriveranno dopo un prossimo decreto ministeriale che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali,i ha annunciato e che consentirà il pagamento di ulteriori tre/quattro mensilità, rendendo ancora necessario il reperimento di circa 130 milioni di euro. Tali risorse potrebbero essere recuperate considerato che la delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) del 30 giugno 2014, n. 21, nel disporre meccanismi di disimpegno automatico e sanzionatori a valere sulle risorse FSC 2007-2013, ha disposto a carico della Regione Sardegna, una decurtazione pari a circa 107 milioni di euro, derivante dall'applicazione di misure sanzionatorie nella misura del 10 per cento, per un importo di circa 24 milioni di euro, e nella misura del 15 per cento, per un valore pari a circa 83 milioni di euro, su interventi che hanno fatto registrare ritardi nell'assunzione delle Obbligazioni giuridicamente vincolanti e che la sopra citata delibera Cipe n. 21 del 2014 ha disposto il finanziamento degli "Ammortizzatori sociali in deroga", per un importo pari a 100 milioni di euro, a valere sulle decurtazioni operate dalla stessa, e che tali risorse sono confluite tra le fonti generali di finanziamento dei Decreti Ministeriali di assegnazione delle risorse alle Regioni e che al netto delle finalizzazioni operate dalla suddetta delibera Cipe risulta, quindi, la disponibilità per successive finalizzazioni per un importo complessivo di 182 milioni euro, tra i quali è doveroso prevedere la copertura del fabbisogno di CIG in deroga nell'Isola;

l'alluvione in Sardegna del 2003 è l'unica tra le calamità naturali avvenute negli ultimi tre anni in Italia i cui danni non siano stati ripagati né alle imprese né alle famiglie. In sede di esame del decreto-legge 30 dicembre 2013, n.151 (cd. Salva Roma bis) era parso possibile ottenere specifiche misure di sostegno finanziario che furono invece rinviate ad un disegno di legge ordinario rimasto bloccato alla Camera. Gli unici interventi finora realizzati sono il finanziamento iniziale di 20 milioni di euro per il ripristino immediato della viabilità temporanea, il mandato di commissario al presidente dell'Anas per il ripristino delle strade provinciali e un intervento di 10 milioni di euro per le scuole primarie introdotto dal Senato con la legge di stabilità 2015;

la Maddalena ha subito uno dei più gravi scandali della storia recente, con conseguenze che rendono parte lesa tutta la Sardegna. Il mancato svolgimento del G8 ha consegnato al nulla 27.000 metri quadrati di edifici, 90.000 metri di aree a terra e 110.000 di mare per una spesa di 470 milioni di euro di denaro pubblico. Si somma l'enorme danno ambientale, con i veleni liberati dai fondali della darsena dell'ex Arsenale militare, mercurio e idrocarburi pesanti, la cui dispersione ha raggiunto, sedimentandosi in profondità, l'area limitrofa allo specchio di mare del Parco della Maddalena: il concessionario delle strutture avveniristiche realizzate, la Mita Resort, verificato "che le bonifiche non erano state fatte e che era impossibile aprire l'albergo in quelle condizioni, senza poter usare la darsena, ha chiamato in causa la Protezione civile, ottenendone in un arbitrato la condanna al pagamento dei danni (39 milioni di euro); la Regione che, a causa del ricorso del Governo, non può subentrare formalmente nella proprietà e tentare un rilancio dei beni in funzione della sviluppo della comunità locale ha, tuttavia, l'obbligo di versare ogni anno circa 500.000 euro di Imu a fronte del canone annuo di 65.000 euro che la società Mita Resort le dovrebbe corrispondere per 40 anni e che dal 2009 non ha più versato;

il previsto trasferimento in Sardegna di decine di detenuti sottoposti ai regimi di massima sicurezza, condannati per reati di mafia, ha destato un forte allarme sociale per il timore che possano prodursi infiltrazioni mafiose in una regione impreparata, anche considerato che, a tutt'oggi, non sono conosciuti né il piano dei trasferimenti né la presenza di nuove e ulteriori strutture di prevenzione e sicurezza a partire dalla richiesta di una seconda direzione distrettuale antimafia da parte del sistema istituzionale e giudiziario sardo;

impegna il Governo

1) a promuovere ogni iniziativa di competenza e a sostenere quelle assunte in ambito parlamentare con l'obbiettivo di dare un significativo slancio allo sviluppo locale e alla crescita dell'occupazione in Sardegna, in linea con le principali vocazioni produttive della regione e del suo specifico ruolo nell'area mediterranea;

2) a definire l'insularità quale condizione di svantaggio, quantificando i costi umani ed economici subiti dai cittadini e dalle imprese nonché dalle amministrazioni pubbliche, e considerando detta specificità quale elemento di riferimento dei rapporti Stato - Regione e della programmazione economica nazionale ed europea;

3) a inserire nell'agenda di Governo la questione sarda, i suoi vincoli allo sviluppo legati alla insularità e ai limiti infrastrutturali, anche attraverso la convocazione di un specifico tavolo istituzionale Stato-Regione, all'occorrenza partecipato anche dalle rappresentanze delle autonomie locali e delle forze sociali sarde, per l'esame del complesso delle vertenze aperte, sul fronte istituzionale, finanziario, economico-produttivo e sociale, al fine di una loro progressiva e celere risoluzione;

4) per ciò che riguarda i nodi legati all'insularità, ad affrontare:

4a) la questione energetica con l'avvio immediato di un tavolo tecnico e istituzionale per la metanizzazione dell'isola;

4b) la continuità territoriale aerea e marittima in un contesto in grado di garantire la concorrenza e il miglior servizio per i cittadini, sardi e non;

4c) la soluzione dei gap infrastrutturali che impediscono la continuità territoriale interna al fine di realizzare una Sardegna più coesa al suo interno e più vicina al resto del Paese;

5) per ciò che riguarda i rapporti istituzionali Stato Regione a sollecitare:

5a) la chiusura rapida del confronto sull'applicazione dell'art.8 dello Statuto e il pieno riconoscimento del debito pregresso come richiesto dalla Giunta Regionale della Sardegna;

5b) un nuovo accordo tra la Regione e lo Stato che preveda la revisione dell'estensione territoriale delle servitù militari con un accordo con i comuni sui quali gravitano le servitù per l'accesso alle spiagge nella stagione turistica, una programmazione pluriennale per investimenti nel campo della ricerca scientifica e tecnologica che si rapporti con la quantità di territorio utilizzato rendendo sostenibile l'impegno dell'isola nel campo della difesa;

5c) la rapida applicazione delle norme relative alla lingua sarda sia con la più rapida approvazione e copertura economica della legge di recepimento della carte delle lingue minoritarie, sia con la promozione di un accordo tra Presidenza del Consiglio dei ministri e Rai per una convenzione di servizio con la Regione Sardegna per il 2015, in analogia ad altre regioni e come previsto dall'approvando nuovo contratto di servizio Rai;

6) per ciò che riguarda gli ulteriori dossier strategici aperti, ad avviare:

6a) l'apertura di un tavolo generale sulle tre aree di crisi industriali per valutare nell'insieme una strategia produttiva ed energetica per l'Isola, una possibile nuova declinazione della vocazione industriale dei territori, gli strumenti legislativi già disponibili, come l'istituzione delle aree di crisi complessa, per definire un piano operativo regionale di rilancio delle imprese strategiche, come di bonifica delle aree inquinate;

6b) l'istituzione di un tavolo istituzionale per individuare le necessarie norme legislative per le risorse agroalimentari al fine del rilancio a livello regionale di un comparto strategico anche alla luce del ruolo di Expo, sia sul fronte della produzione legata al patrimonio ovino che a quello ittico che ad ambiti strategici per gli investitori internazionali;

6c) la copertura dei costi del 2014 della CIG in deroga per i 43.000 lavoratori sardi attraverso l'adozione di una delibera Cipe di assegnazione, in favore della Regione Sardegna, dell'importo derivante dai meccanismi sanzionatori disposti nel giugno 2014 (Delibera Cipe 21/14, pari a circa 110 milioni di euro, per il finanziamento degli "ammortizzatori sociali in deroga");

6d) la chiusura delle vicende relative al mancato svolgimento del G8 sull'isola de La Maddalena, con la conclusione delle bonifiche marine e di superficie e il subentro della Regione nelle proprietà ancora in capo alla Protezione civile, pur in costanza di un conflitto giudiziario, per far partire, dopo 7 anni, la conversione dell'economia dell'isola da militare a turistica.

6e) la ridiscussione del piano carcerario per l'Isola, degli interventi a breve e medio termine e compresi quelli relativi al rafforzamento della struttura di prevenzione e di sicurezza per l'Isola.

(1-00412)