• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
S.3/00251 PETROCELLI, SANTANGELO, GIROTTO, CASTALDI, GAMBARO, SCIBONA, AIROLA, GAETTI, BLUNDO, PEPE, ROMANI Maurizio, MANGILI, FUCKSIA, CAPPELLETTI, SERRA, BATTISTA - Ai Ministri dello sviluppo...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-00251 presentata da VITO ROSARIO PETROCELLI
venerdì 19 luglio 2013, seduta n.073

PETROCELLI, SANTANGELO, GIROTTO, CASTALDI, GAMBARO, SCIBONA, AIROLA, GAETTI, BLUNDO, PEPE, ROMANI Maurizio, MANGILI, FUCKSIA, CAPPELLETTI, SERRA, BATTISTA - Ai Ministri dello sviluppo economico, della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:

nella notte del 2 luglio 2013 è affondata, nell'Oceano Atlantico, il Perro Negro 6, una delle sei piattaforme marine offshore di Saipem, sussidiaria di Eni, attiva nella realizzazione di impianti petroliferi e nella perforazione;

il Perro Negro 6, in grado di operare in acque profonde oltre i 100 metri, è affondato in prossimità della foce del fiume Congo, ad una profondità di circa 40 metri, tra le coste dell'Angola e della Repubblica democratica del Congo. Fatale sarebbe stato il cedimento del fondo marino sotto una delle 3 gambe del Perro, piattaforma che è in grado di effettuare perforazioni fino a 9.100 metri di profondità;

il suddetto disastro riporta all'attenzione le attività estrattive in generale e dell'offshore in particolare legate all'azienda italiana Saipem, in un momento politico nel quale si parla molto di attività estrattive e tra i cittadini c'è un maggiore interesse intorno agli effetti e ai rischi delle attività estrattive;

considerato che, a quanto risulta agli interroganti:

in base a notizie di stampa, nel febbraio 2013 l'amministratore delegato (AD) dell'Eni, Paolo Scaroni, sarebbe stato al centro di un'inchiesta della Procura di Milano e della Guardia di finanza per una maxi tangente pagata ad esponenti del Governo algerino. Scaroni avrebbe partecipato ad almeno un incontro per far aggiudicare all'Eni e a Saipem le commesse miliardarie relative ai lavori del progetto Medgaz e del progetto Mle insieme all'ente statale algerino Sonatrach, ed in particolare al centro dell'inchiesta risulterebbe una commessa di 11 miliardi di dollari, che sarebbe stata ottenuta grazie al versamento di 197 milioni di euro ad alcuni politici algerini. Saipem e la controllante Eni sarebbero coinvolte nelle indagini come persone giuridiche;

a seguito dello scandalo, in Algeria si sono verificate le dimissioni del vicepresidente e Ceo (Chief Executive Officer) Pietro Franco Tali e la sospensione cautelare del chief operating officer dell'area engineering&construction, Pietro Varone, nonché il tracollo del titolo in borsa di ENI da 34 euro a 12, 50 euro;

la situazione venutasi a creare in Saipem sarebbe stata resa nota al dottor Scaroni attraverso una lettera raccomandata firmata da due dipendenti-quadri (Gianni Franzoni e Giulio Melegari) dell'azienda stessa almeno sei mesi prima che lo scandalo apparisse sui giornali;

nel corso della sua vita professionale Gianni Franzoni avrebbe riscontrato numerose irregolarità tecniche e di certificazione sui mezzi petroliferi della Saipem;

Franzoni ha sempre presentato le sue denunce prima all'interno della Saipem, come da codice etico interno, e poi ha scritto ai garanti e a chi dovrebbe per legge verificare quanto da lui messo in luce con audit interni;

secondo i rapporti di Franzoni, la Saipem avrebbe eseguito operazioni navali, di perforazione petrolifera e lavori industriali in acque profonde, senza il personale idoneo, in violazione delle certificazioni emesse o addirittura senza i certificati necessari come richiesto dalla legge italiana e dalle normative internazionali;

la sua era una denuncia mirata, comprovata da documenti e testimonianze dei Comandanti dei mezzi navali e di tecnici di terza parte;

in particolare, Franzoni avrebbe rilevato violazioni al codice ISM-International Management System, al codice della navigazione, al codice etico Saipem ed Eni, al diritto mercantile e al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 che disciplina la responsabilità delle imprese, il loro codice etico e i loro modelli di organizzazione, gestione e controllo: tutto questo, secondo il denunciante, a manifestazione di una politica aziendale che tenderebbe a non ristrutturare e aggiornare le proprie infrastrutture mettendo a rischio lavoratori e ambiente;

in seguito alla sue segnalazioni Gianni Franzoni veniva prima esonerato e poi licenziato, assieme ad un suo collega, Giulio Melegari, che avrebbe rilevato altri certificati falsi per gli operatori subacquei impiegati nei progetti Saipem;

a giudizio degli interroganti sarebbe utile sapere se nella causa di lavoro, seguita a quello che sembrerebbe un pretestuoso licenziamento dei due dirigenti, dove erano presenti avvocati interni e dipendenti di Saipem, obbligati dal codice etico dalle governance interne Saipem ed ENI, siano stati informati i vertici delle irregolarità e dei fatti oggetto delle motivazioni della difesa e della trasmissione di lettere raccomandate intercorse con l'Ufficio del personale Saipem prima del licenziamento e se Saipem abbia attivato audit e verifiche come prescritto nelle stesse governance interne o se, invece, abbia contribuito a nascondere le vicende ai vertici Saipem-ENI rendendosi correa di reati gravi sui quali l'azienda avrebbe dovuto costituirsi parte civile;

risulta agli interroganti che il country manager E.G. della Saipem Canada, poi divenuta Promozione e acquisti-acquisizione progetti on shore-off shore- Realizzazione progetti on shore, sarebbe stato sospeso dal lavoro per malversazioni avvenute presso Saipem Canada dove, a seguito degli accertamenti interni, sarebbe stato licenziato un numero cospicuo di dipendenti coinvolti in vari modi nelle azioni che avrebbero comportato gli ammanchi. Con i ricavi di tali malversazioni il suddetto country manager di Saipem Canada avrebbe acquistato una villa a Cancun (Messico) del valore di 600.000 euro e un albergo in Canada;

Gianni Franzoni ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Milano dove chiede, sempre a quanto consta agli interroganti: «Che questa spettabile Procura rivolga accertamenti e faccia luce sulle gravi irregolarità emerse durante il mio operare in Saipem riguardanti la sicurezza dei mezzi e dei lavoratori su essi imbarcati e sull'eventuale danno prodotto agli azionisti e che si indaghi (...) sull'operato di tutte le persone coinvolte e menzionate nelle mail per aver violato, con il silenzio, la legge 213, il codice etico di Saipem e di ENI e per aver mentito su tutta la vicenda al solo fine di occultare gravi irregolarità sulla sicurezza dei mezzi operativi Saipem negli anni dal 2005 fino al 2012. Persone comunque note alla Procura di Milano come risulta da recenti comunicati stampa per vicende in Algeria e Kazakistan, fatti sui quali la Procura sta indagando, così come riporta la stampa, e appurare la verità su questi episodi ed eventi di ordine in apparenza meramente tecnico non può che aiutare l'indagine della Procura»;

considerato, inoltre, che:

in questi anni l'ENI ha concluso la realizzazione di un gasdotto, chiamato Transmed, lungo oltre 2.000 chilometri, che trasporta il gas naturale dall'Algeria fino nel cuore della Pianura padana. Per la posa delle relative tubazioni la Saipem ha utilizzato la nave Saipem 7000, un colosso lungo 198 metri e largo 87 metri, che può alloggiare fino a 800 persone e che è in grado di lavorare anche con il mare mosso;

a notizia degli interroganti la Saipem 7000 avrebbe avuto un incidente durante la posa del gasdotto Transmed, che ha causato la morte di 5 lavoratori, e l'indagine che ne è conseguita sarebbe stata sviata addossando le colpe ad un cattivo funzionamento dei computer e non perché la "Torre di varo", certificata "Ascensore", era messa a sbalzo fuori dalla murata dello scafo e non faceva parte del corpo nave, per cui i lavoratori che vi operavano non erano autorizzati a stare in sicurezza su un attrezzo montato fuoribordo;

relativamente ai fatti descritti non vi sarebbe stato alcun pronunciamento del sindacato interno Saipem in difesa dei lavoratori,

si chiede di sapere:

se il Governo, in quanto maggiore azionista di Eni SpA, sia a conoscenza delle operazioni dell'azienda descritte in premessa e quali iniziative intenda porre in essere affinché sia fatta chiarezza sulla vicenda;

se corrisponda al vero che, per aver denunciato fatti gravi su irregolarità che riguardavano anche la gestione del personale, così come imposto dal codice etico e dai protocolli governance interne di Saipem/ENI, Gianni Franzoni e Giulio Melegari siano stati licenziati;

se non si ritenga opportuno, alla luce di quanto esposto in premessa, attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento, anche al fine di prendere in considerazione ogni eventuale sottovalutazione di significativi profili di accertamento;

quali siano i motivi per cui l'azienda non avrebbe mai reso noto il contenuto della lettera raccomandata inviata al dottor Scaroni dai due dipendenti dell'Eni-Saipem;

se si abbia notizia dell'apertura di un'indagine della magistratura competente in seguito all'esposto depositato da Gianni Franzoni presso la Procura di Milano;

se risulti che il suddetto country manager di Saipem Canada abbia acquistato una villa a Cancun (Messico) e un albergo in Canada grazie ai proventi derivati da attività illecite e se detti ricavi siano stati destinati anche a personale interno di Eni;

se risponda a verità cha la nave Saipem 7000 abbia avuto un incidente durante la posa del gasdotto Transmed, causando la morte di 5 lavoratori, e che la relativa indagine di accertamento dei fatti sia stata sviata, rimettendo tutte le colpe dell'accaduto al mal funzionamento degli strumenti, ignorando volutamente le responsabilità dell'azienda circa le necessarie misure di sicurezza dei mezzi e dei lavoratori su essi imbarcati;

se risulti che il sindacato interno alla Saipem non abbia mai espresso alcun parere su tutti i fatti accaduti, che pure riguardano la sicurezza e la salvaguardia della salute umana in mare in un contesto lavorativo di per sé pericoloso e nocivo per la salute e l'ambiente;

quale sia la posizione del Governo riguardo ai recenti scandali di corruzione internazionale in cui sarebbe coinvolta Eni-Saipem per i fatti di cui in premessa e se non intenda attivarsi per verificare se nel Gruppo Eni siano effettivamente diffuse tali pratiche corruttive;

quali azioni infine intenda porre in essere per salvaguardare un grande patrimonio tecnologico italiano, i lavoratori e l'integrità aziendale.

(3-00251)