Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Atto a cui si riferisce:
S.3/00261 MANCONI, FINOCCHIARO, CASSON, GINETTI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
Giuseppe Uva, nato a Caravate (Varese) il 17 febbraio 1965, è deceduto a Varese il 14 giugno 2008...
Atto Senato
Interrogazione a risposta orale 3-00261 presentata da LUIGI MANCONI
martedì 23 luglio 2013, seduta n.075
MANCONI, FINOCCHIARO, CASSON, GINETTI - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
Giuseppe Uva, nato a Caravate (Varese) il 17 febbraio 1965, è deceduto a Varese il 14 giugno 2008 presso l'ospedale di circolo di Varese alle ore 10.30 circa, dopo che vi era stato ricoverato con un trattamento sanitario obbligatorio verso le ore 6.00 di quella stessa mattina;
prima che fosse disposto il trattamento sanitario obbligatorio, Giuseppe Uva era rimasto circa 3 ore nella custodia delle forze dell'ordine intervenute, trattenuto dapprima sulla pubblica via e poi presso la caserma dei Carabinieri in via Saffi a Varese, unitamente al personale di altre tre volanti della Polizia di Varese;
Uva era stato condotto nella caserma insieme al suo amico Alberto Biggiogero, dopo che entrambi erano stati fermati dai Carabinieri nel centro di Varese attorno alle ore 2.30 per avere spostato delle transenne in stato di ebbrezza;
Alberto Biggiogero, il giorno successivo alla morte di Giuseppe, sporse una denuncia dettagliata in cui dichiarava che Uva era stato malmenato al momento del fermo da parte dei Carabinieri, e in cui descriveva il lungo tempo trascorso in caserma, affermando di aver sentito urlare Uva all'interno di essa per molto tempo, tanto da aver chiamato il 118;
il giorno 15 giugno 2008 Lucia Uva, una delle sorelle di Giuseppe, chiese formalmente che fossero accertate le cause delle morte di suo fratello consegnando all'ufficiale di polizia presso l'ospedale gli indumenti di Giuseppe che le erano stati consegnati dal personale sanitario dopo il decesso, e che questi, così come descritto dallo stesso ispettore di Polizia, erano imbrattati di sangue, in particolare i jeans «tra il cavallo e la zona anale»;
il dottor Agostino Abate, pubblico ministero della procura di Varese, ha preso in carico la notizia di reato configurando, rispetto alla morte di Giuseppe Uva, solamente profili di responsabilità professionale a carico di tre medici dell'ospedale di circolo di Varese che lo presero in cura la mattina del suo decesso;
il 23 aprile 2012, il giudice del tribunale penale di Varese ha assolto con formula piena il primo dei 3 medici imputati dichiarando con sentenza che le cause della morte di Giuseppe Uva erano riconducibili esclusivamente a quanto accaduto nella caserma la notte prima della sua morte: come affermato in sentenza i periti hanno formulato un'ipotesi sulla causa di morte totalmente differente da quella formulata dai consulenti del pubblico ministero, ma di assoluta piena credibilità, e la causa di morte di Uva è da ricondurre ad un preesistente problema cardiaco a cui si è associato uno stato di stress e una tempesta emotiva divenuti fatali, co-determinati dall'eccitazione psicomotoria conseguente all'intossicazione etilica, dalle misure di contenzione fisica applicate, nonché da traumi auto o eteroprodotti;
i periti nominati dallo stesso giudice hanno infatti accertato, dopo l'esumazione del cadavere, la presenza di numerosi traumi sul corpo dello stesso Uva e di macchie di sangue sui suoi indumenti, appartenente allo stesso Uva;
il giudice ha ordinato alla procura di Varese di fare indagini sulle modalità con le quali Giuseppe Uva venne arrestato la notte del 13 giugno 2008, ed in particolare ha ordinato nel dispositivo della sentenza «la trasmissione degli atti presso il Pubblico Ministero in sede con riferimento agli accadimenti occorsi tra l'intervento dei Carabinieri e l'ingresso di Giuseppe Uva al Pronto Soccorso dell'ospedale di Varese», senza che peraltro risulti avviato alcun procedimento penale in tale senso; il giudice ha osservato «come costituisca un legittimo diritto dei congiunti di Uva Giuseppe - innanzitutto sul piano dei più elementari sentimenti proprio della specie umana - conoscere, dopo quasi quattro anni, se negli accadimenti intervenuti antecedentemente all'ingresso del loro congiunto in Ospedale siano ravvisabili profili di reato; e ciò tenuto conto che permangono ad oggi ignote le ragioni per le quali Uva Giuseppe - nei cui confronti non risulta essere stato redatto un verbale di arresto o di fermo, mentre sarebbe stata operata una semplice denuncia per contravvenzione di cui all'articolo 659 c.p. - è stato prelevato e portato in caserma, così come tuttora sconosciuti rimangono gli accadimenti intervenuti all'interno della Stazione dei Carabinieri di Varese (certamente concitati, se è vero che sul posto confluirono alcune volanti della Polizia) ed al cui esito Uva - che mai in precedenza aveva manifestato problemi di natura psichiatrica - verrà ritenuto necessitare di un intervento particolarmente invasivo quale il Trattamento Sanitario Obbligatorio»;
il 16 aprile 2013 il giudice per le indagini preliminari di Varese, dottor Giuseppe Fazio, ha assolto con formula piena gli altri 2 medici imputati, l'uno con sentenza di non luogo a procedere in sede di udienza preliminare, l'altro con assoluzione perché il fatto non sussiste in sede di rito abbreviato;
lo stesso gip ha affermato, nell'ordinanza di assoluzione, che dagli atti del fascicolo del pm emergevano notizie di reato per la fase antecedente all'ingresso di Giuseppe Uva in pronto soccorso, con particolare riferimento ai reati di arresto illegittimo, omicidio colposo, lesioni volontarie e violenza privata commessi da pubblici ufficiali, e il giudice faceva affidamento sulla circostanza che il pubblico ministero avesse già provveduto ad iscrivere tutte le predette ipotesi di reato a carico di carabinieri e agenti intervenuti, come da lui stesso dichiarato in sede di udienza preliminare. Questa dichiarazione del pm Agostino Abate è risultata non confermata, in quanto il provvedimento di iscrizione dei carabinieri e dei poliziotti nel registro degli indagati è del 7 maggio 2013;
tra meno di un anno, matureranno i termini di prescrizione per gran parte dei reati ipotizzati nella sentenza del tribunale penale di Varese e dal gip, senza che ad oggi alcun giudice abbia ancora potuto pronunciarsi sul punto, né in sede di richiesta di archiviazione né, tantomeno, in sede di udienza preliminare, e ciò ad avviso degli interroganti con palese violazione dell'articolo 112 della Costituzione;
Lucia Uva ha già segnalato le condotte omissive del pubblico ministero incaricato, dottor Abate, al CSM, al Ministro della giustizia e alla procura generale della Cassazione con un elaborato esposto nel dicembre 2011, ma non se ne conoscono gli esiti;
il pubblico ministero, dottor Abate, non risulta aver compiuto alcun ulteriore atto di indagine diversamente ordinatogli dal tribunale di Varese nella sentenza del 23 aprile 2012;
la situazione processuale relativa alla morte di Giuseppe Uva a 5 anni dal decesso e dopo che non solo i familiari, ma anche due giudici del tribunale di Varese che si sono occupati della vicenda hanno ritenuto di segnalare alla procura di Varese i gravi fatti occorsi a Uva, prima dell'ingresso in pronto soccorso, contenenti precise notizie di reato, è rimasta di fatto fino ad oggi paralizzata;
solo alla fine di giugno 2013 il pubblico ministero, dottor Abate, titolare del fascicolo 5509/09, con un unico atto notificato ha chiesto il rinvio a giudizio di Lucia Uva e di altri soggetti che hanno espresso opinioni giudicate diffamatorie sul «caso Uva» e l'archiviazione del procedimento solo per le lesioni subite da Giuseppe Uva;
il giudice per le indagini preliminari di Varese, con proprio decreto datato 20 luglio 2013, ha ritenuto di non poter accogliere la richiesta del pubblico ministero perché, preliminarmente, vanno accertate le condizioni per l'archiviazione del procedimento in un'udienza da tenersi nel prossimo autunno;
lo stesso gip ha osservato come, dall'esame degli atti, ivi compresi quelli dell'ampia istruttoria dibattimentale del processo contro il medico, la qualificazione dei fatti da parte del pm Abate come "mere lesioni personali semplici" risulta "apodittica - a fronte di un evento - la morte di Giuseppe Uva - da ritenersi allo stato privo di spiegazione giudizialmente accertata",
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza alla luce delle circostanze descritte.
(3-00261)