• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/09299 nella XIV legislatura venivano presentate due interrogazioni 4-05721 e 4-06903 dal senatore Sodano Tommaso; nella XV legislatura veniva presentata l'interrogazione a risposta scritta...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09299presentato daPLACIDO Antoniotesto diVenerdì 22 maggio 2015, seduta n. 433

PLACIDO e FOLINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
nella XIV legislatura venivano presentate due interrogazioni 4-05721 e 4-06903 dal senatore Sodano Tommaso;
nella XV legislatura veniva presentata l'interrogazione a risposta scritta 4-01688 dai senatori Anna Maria Palermo, Sodano Tommaso, Di Siena Piero, Vano Olimpia;
in entrambe le interrogazioni venivano chiesti chiarimenti al Governo circa la situazione della società Sinoro S.r.l. di Tito (Potenza), azienda cinese finanziata con un contributo di circa 20 miliardi di lire, assegnati all'azienda in virtù della legge n. 219 del 1981, quale contributo per la realizzazione di uno stabilimento per la lavorazione dell'oro nell'area industriale di Tito, riutilizzando altresì i 98 dipendenti della ex Memofil a suo tempo fallita;
l'interrogazione della XV legislatura non ha ricevuto risposta entro la fine della legislatura;
la Sinoro S.r.l. (prima denominata «Centro Orafo», poi «Cripo» ed ancora «Orop») nel 2005 aveva assunto (dopo il mancato riutilizzo dei dipendenti Memofil collocati in mobilità) personale formato con corsi di formazione, finanziati dalla regione Basilicata per attività inerenti alla lavorazione dell'oro. Tuttavia, le stesse maestranze, 40 unità, sarebbero rimaste pressoché inutilizzate. L'azienda però non è mai entrata in produzione come industria orafa, nonostante i contributi assegnati dallo Stato e la presenza di macchinari inerenti all'attività;
in data 6 novembre 2006 il Ministero dello sviluppo economico aveva disposto la revoca dei finanziamenti statali di fronte ad inadempienze pluriennali su cui la magistratura ha aperto tre inchieste, alcune prescritte ed altre in corso. Lo scorso anno è stato presentato un esposto della cgil alla procura della Repubblica di Potenza sulle ultime vicende relative all'ulteriore cambio di nome della società ed alla gestione fallimentare della Sinoro Srl;
per il recupero delle somme oggetto di revoca sono state attivate procedure di recupero dei fondi statali tramite Equitalia di oltre 20 milioni di euro attraverso una cartella esattoriale;
in data 14 febbraio 2008 la Sinoro s.r.l. ha licenziato la maggioranza dei dipendenti ed avviato la procedura di mobilità in contrasto con gli accordi stipulati con il Governo e la regione Basilicata;
i lavoratori, che risultano creditori di diverse mensilità e TFR, hanno incardinato azioni legali, dopo tentativi di conciliazione andati a vuoto presso la direzione provinciale del lavoro di Potenza, per il recupero delle somme non corrisposte ed ottenuto decreti ingiuntivi sulle stesse, ma rischiano di non recuperare alcunché in considerazione della procedura esecutiva immobiliare avviata da equitalia e della successiva dichiarazione di fallimento che in dettaglio verrà approfondita nelle successive considerazioni;
erano stati presi impegni dalla vecchia compagine sociale Sinoro Srl (che comunque ritroviamo nella nuova Sinorop Srl) per il reintegro in azienda degli operai messi in mobilità non appena si fosse risolta la situazione di stallo venutasi a creare nel 2006 a seguito del decreto di revoca, specificando nei verbali redatti in regione Basilicata che ciò sarebbe avvenuto anche in caso di cambio di denominazione sociale;
la «Sinoro s.r.l.» risulta in fallimento in seguito a provvedimento del Tribunale civile di Potenza Rep/Reg 15/13 del 24 ottobre 2013; in detta procedura, a fronte di un progetto di stato passivo iniziale molto consistente è stata redatta una perizia estimativa dei beni davvero irrisoria;
in data 18 giugno 2012 è stata costituita la «Sinorop S.r.l» con lo stesso oggetto sociale della Sinoro s.r.l. e con sede in zona industriale di Tito sin dal momento della costituzione, nonostante che l'opificio industriale ivi ubicato sia stato acquistato dalla Sinorop S.r.l. solo a seguito di decreto di trasferimento emesso nel dicembre 2013 nel corso di procedura esecutiva immobiliare (Equitalia contro Sinoro S.r.l.). Si ribadisce che la società Sinorop S.r.l. è entrata in possesso del predetto immobile quindi prima ancora del decreto di trasferimento da emettere da parte del giudice dell'esecuzione e pertanto prima ancora che vi fosse titolo contenente l'ingiunzione alla consegna del complesso immobiliare in virtù del trasferimento del relativo titolo di proprietà. Si precisa inoltre che durante l'istruttoria fallimentare né il giudice fallimentare né il curatore hanno ritenuto di assumere la revocatoria della vendita del capannone;
amministratore delegato, nonché socio, della nuova Sinorop S.r.l. risulta Mauro Nardelli, ex amministratore della Orop e per questa già rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta ed ex consulente della Sinoro s.r.l.;
lo stesso è stato arrestato nel novembre 2014 dalla Guardia di finanza per bancarotta fraudolenta con l'accusa di aver sottratto oltre 3 milioni di euro alle casse di un Confidi, con ordinanze, emesse dal Gip di Roma Stefano Aprile su richiesta del sostituto procuratore Paolo d'Ovidio che ha coordinato le indagini;
qualche mese prima di tale arresto la Sinorop s.r.l. si era trasformata in spa aumentando considerevolmente il proprio capitale sociale da 10.000 euro a 4.250.000;
nell'ultima riunione del 6 maggio 2014 tenutasi presso il Dipartimento di sviluppo, lavoro, formazione e ricerca della regione Basilicata con tutte le parti sociali interessate, col curatore fallimentare e l'assessore Raffaele Liberali si verbalizzava tra l'altro: «...L'assessore ha assunto l'impegno di svolgere ogni opportuno approfondimento sull'intera vicenda e sull'eventuale ruolo che la Regione potrebbe adottare formalmente nelle sedi competenti –:
se trovino conferma le notizie di stampa relative alla commercializzazione di prodotti di fabbricazione cinese con il marchio made in Italy riconducibili a Orop o ad altre società sopraindicate;
quali urgenti iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di fare luce, una volta per tutte, sulla vicenda nel suo complesso, anche acquisendo elementi dal Governo cinese, che ha sostenuto l'attività della Sinorop spa già Sinoro srl, già Orop, già Cripo società, che da tre decenni promettono di produrre a Tito oggetti in oro, ma in realtà hanno solo prodotto fallimenti, inchieste giudiziarie, civili e penali e corsi di formazione, che non hanno determinato altro che disoccupazione;
se il Governo, insieme alla regione Basilicata, intenda adottare iniziative utili ad agevolare un piano di reindustrializzazione dello stabilimento di Tito con recupero degli operai che erano stati messi in mobilità nel 2008, in seguito al licenziamento collettivo, e che pur avendo avviato causa già dal 2007 per recupero crediti, non sono ancora riusciti a recuperare né mensilità né tfr né dignità lavorativa;
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano di adottare ogni iniziativa per il recupero, anche parziale, dei crediti che Equitalia sta cercando di recuperare per conto dello Stato anche valutando di agire nei confronti della nuova Sinorop che ha un capitale ad oggi ben più consistente rispetto a quello della precedente società, considerato che i soggetti debitori sarebbero gli stessi.
(4-09299)