• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/01450 nel 2004 l'allora presidente di regione Antonio Bassolino e il suo vice Antonio Valiante, entrambi in corsa per la successiva rielezione, inauguravano l'Ospedale civile di Agropoli, ma...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01450presentato daCIRIELLI Edmondotesto diMercoledì 24 luglio 2013, seduta n. 59

CIRIELLI. — Al Ministro della salute . – Per sapere – premesso che:
nel 2004 l'allora presidente di regione Antonio Bassolino e il suo vice Antonio Valiante, entrambi in corsa per la successiva rielezione, inauguravano l'Ospedale civile di Agropoli, ma l'ospedale, inaugurato e mai organizzato, fin da subito ha attraversato fasi alterne di crisi;
già nel 2006 e nel 2007 solo le dure proteste dei cittadini scongiurarono il rischio di declassamento del presidio sanitario, ma a quattro anni dalla sua apertura la legge regionale n. 16/2008 a firma dello stesso Bassolino sanciva l'uscita definitiva del presidio dalla rete dell'emergenza;
nel 2010, al fine di dare attuazione al piano di rientro dal disavanzo del servizio sanitario regionale campano imposto dal Governo per risanare i debiti accumulati dall'amministrazione regionale ai tempi di Bassolino, il nuovo presidente Stefano Caldoro, nonché commissario ad acta, con decreto n. 49 prevedeva la riconversione del presidio ospedaliero di Agropoli in Psaut;
successivamente, il commissario governativo Morlacco, a seguito delle decisioni scellerate del governo Monti sul mancato trasferimento dei fondi sanitari alla regione Campania stabiliva, nell'aprile scorso, di sottrarre ben 28 milioni di euro alla Asl di Salerno per coprire i debiti della Asl Napoli 1;
tale decisione costringeva il manager dell'Asl Salerno, Antonio Squillante, ad avviare la conversione dell'ospedale di Agropoli, in ossequio al decreto 49, predisposto dal subcommissario Zuccatelli mentre la regione era governata da Pd;
la stessa ordinanza del Consiglio di Stato, di fatto, ha confermato il 13 luglio 2013 che il manager Antonio Squillante, è stato obbligato a riconvertire l'ospedale di Agropoli in base al citato decreto 49;
le polemiche sollevate in questi mesi hanno colpito, in particolare, l'atto aziendale predisposto dall'ASL di Salerno e il direttore generale Squillante, come se tutto quello che di negativo sta accadendo sia da ricondurre a tale atto;
in realtà, l'atto aziendale è un mero strumento di attuazione di decisioni assunte in passato e contenute nel decreto n. 49 del 2010, un decreto che, peraltro, ha discriminato pesantemente la provincia di Salerno e avvantaggiato in maniera evidente e sproporzionata quella di Napoli, in linea con il dato storico che prevede una forte sperequazione sul numero di posti letto per mille abitanti tra le due province;
come riportato da notizie di stampa locali, infatti, la provincia di Napoli avrebbe ottenuto nella fase di ripartizione dei posti letto ben 937 posti letto in più, a danno di Salerno, che nella ripartizione ne avrebbe perso 351, di cui 137 privati e 224 posti pubblici, dei quali ultimi ben 213 sono stati soppressi tra gli ospedali di Battipaglia, Eboli, Olivete Citra, Agropoli e Roccadaspide;
la soppressione del presidio ospedaliero appare oltremodo discutibile, non solo perché attua misure normative che non hanno tenuto conto della specificità del territorio, ma anche perché, lungi dall'attuare una misura di razionalizzazione della spesa sanitaria, colpisce paradossalmente una struttura ospedaliera di recente apertura, inaugurata soltanto nel 2004, costata decine di milioni di euro e da tutti apprezzata per la capacità tecnica delle attrezzature;
la chiusura dell'ospedale civile di Agropoli, inoltre, determinerà gravissime ripercussioni sull'assistenza sanitaria in questo territorio, posto che il suddetto nosocomio conta i maggiori accessi in Pronto Soccorso nell'ambito dell'ex Asl Salerno 3, avendo un'utenza fissa di oltre 60 mila persone e un vastissimo bacino di utenti turistici;
tale previsione, dunque, non solo non tiene conto delle specifiche caratteristiche del territorio, ma contravviene anche alla elementare regola di buon senso secondo cui i servizi, soprattutto quelli essenziali, come l'assistenza sanitaria, vanno assicurati là dove ce n’è più bisogno;
a parere dell'interrogante, i consiglieri regionali dovrebbero assumersi la responsabilità di portare la problematica in consiglio regionale per porre rimedio a questo disastro e proporre la permanenza del presidio nella rete dell'emergenza;
occorrerebbe, in ogni caso, che venissero approntate le soluzioni possibili a garantire la stabile e sicura funzionalità del presidio come, ad esempio, subordinarne la chiusura all'avvenuta realizzazione dell'ospedale unico del Sele;
l'unico modo per ridare fiducia e certezza ai diritti dei cittadini dei territori interessati dal processo di riorganizzazione dei presidi ospedalieri è quella di consentire la modifica del decreto n. 49 del 2010, recuperando una condizione di equità e di giustizia che tenga conto delle diversità dei territori di riferimento, come del resto hanno fatto – con esiti positivi – i territori di S. Angelo dei Lombardi, di Torre del Greco e da alcuni giorni quello di Casoria –:
se il Governo non intenda verificare, anche per tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal deficit sanitario, se esista la possibilità di una compromissione dei livelli essenziali di assistenza nel territorio a seguito della chiusura dell'ospedale di Agropoli con conseguente grave pericolo per la salute delle persone. (4-01450)