• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/04097 LUMIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che: le stragi degli immigrati sul canale...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-04097 presentata da GIUSEPPE LUMIA
mercoledì 10 giugno 2015, seduta n.463

LUMIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale - Premesso che:

le stragi degli immigrati sul canale di Sicilia continuano a consumarsi senza sosta. Si tratta di una tragedia senza fine. Uomini, donne e bambini, che scappano dalle guerre o dalla fame per trovare un futuro migliore in Europa, trovano invece la morte nei mari italiani;

a parere dell'interrogante si continua a sottovalutare la portata della tragedia. Prevalgono, purtroppo, ancora troppe parole di circostanza e le bieche strumentalizzazioni di certa politica. L'Europa ancora tergiversa, non cambia passo e rischia di assumersi una grave responsabilità, pari a quella di quei Paesi che nella storia hanno assistito a genocidi inenarrabili;

l'Italia e la Sicilia continuano a portare sulle spalle tutto il peso dell'accoglienza. I siciliani rispondono al meglio: i pescatori, i cittadini di Lampedusa, la Caritas, le associazioni di volontariato, i sindaci e le comunità che accolgono gli immigrati. I prefetti e le forze dell'ordine stanno facendo di tutto per favorire l'accoglienza e reprimere la tratta. E ancora immane è lo sforzo degli operatori sanitari, soprattutto quelli dell'azienda sanitaria provinciale 6 di Palermo, su cui grava il compito dell'accoglienza a Lampedusa. Professionisti che svolgono un delicato lavoro di cura, in silenzio e a riflettori spenti;

la polemica dei presidenti leghisti delle Regioni del nord Italia non aiuta, anzi crea divisioni pericolose e un clima di bieca strumentalizzazione. L'Europa di recente ha scelto di accogliere e di potenziare la sua presenza nel canale di Sicilia. Eppure le stragi continuano e gli sforzi fatti non sono sufficienti;

a giudizio dell'interrogante "Mare Nostrum" funzionava meglio di "Triton". L'operazione "Mare Nostrum" coinvolgeva la Marina militare italiana e avrebbe dovuto essere un punto di partenza per fare un salto di qualità che mettesse fine alle stragi. Con "Triton" è stato fatto un passo indietro. In questi ultimi mesi tuttavia si sta cercando di rimediare, attraverso un maggiore coinvolgimento dei Paesi dell'Unione europea;

l'Europa adesso va messa di fronte alle proprie responsabilità e costretta ad assumersi impegni concreti e puntuali. Ciò sarà possibile se vi sarà la consapevolezza che per affrontare il problema è indispensabile essere uniti nell'impegno e nell'azione;

reagire non è semplice. Le soluzioni ci sono. Bisogna essere più reattivi, comprendere la portata biblica di questa tragedia e con coraggio, con la testa e con il cuore, operare scelte di grande portata;

bisogna intervenire sul piano repressivo con un mix di intelligence e di azione contro le organizzazioni dei trafficanti radicate nei Paesi africani e nel Medio Oriente, con basi logistiche e mezzi a disposizione. Azioni mirate che non comportano necessariamente uno scenario di guerra tradizionale, ma una strategia chirurgica, sistematica, che duri nel tempo. Si tratta, infatti, di organizzazioni mafiose, per come sono strutturate, e che agiscono a livello transnazionale con una forte capacità militare, collusiva e di riciclaggio;

in Libia in particolare bisogna trovare il modo di bloccare le navi in partenza e i porti di appoggio da cui passano le imbarcazioni cariche di esseri umani. Naturalmente è necessario l'avallo dell'Onu ed una pianificazione militare strategica;

l'Europa deve istaurare rapporti con i Paesi di provenienza degli immigrati, censire le richieste, allestire campi di accoglienza e programmare gli arrivi in base alle loro esigenze di ricongiungimento, con i familiari che già vivono in Europa, ed in base alle esigenze del mercato del lavoro del Paese europeo di destinazione. Ogni Stato, quindi, deve farsi carico, quota parte, dei flussi di migrazione. Non si può lasciare tutto all'improvvisazione, né scaricare il peso dell'accoglienza sulle spalle dell'Italia e della Sicilia, in quanto principali vie d'ingresso in Occidente;

è necessario intervenire sui focolai di crisi con politiche strategiche di soluzione dei conflitti e di stabilizzazione dei governi locali. Il ragionamento vale per diversi scacchieri, dall'Iraq alla Siria, ed in particolare per la Libia. Su quest'ultimo Paese non si può più attendere, bisogna predisporre un'azione integrata in grado di rafforzare la parte più sana della società, in funzione anti Isis e predisporre la presenza di truppe dell'ONU nei punti nevralgici delle coste;

deve essere svolto un attento e scrupoloso lavoro di intelligence per individuare i circuiti del denaro sporco tracciando i percorsi del riciclaggio. Un lavoro ancora poco sviluppato sia sul versante antimafia che dell'antiterrorismo. I trafficanti di esseri umani accumulano enormi quantità di denaro, una parte viene intercettata dall'Isis e da altre organizzazioni terroristiche, un'altra sicuramente dalle stesse mafie italiane ed europee. Bisogna scardinare questi circuiti, individuare quali Paesioffshore fanno da deposito bancario e procedere, quindi, con sequestri e confische;

a queste grandi sfide si aggiungono poi investimenti sul fronte culturale e politico, come ad esempio l'organizzazione di uno spazio di cooperazione e di sicurezza nel Mediterraneo,

si chiede di sapere:

quali iniziative di propria competenza il Governo italiano intenda assumere a livello europeo, affinché l'Europa rispetti gli ultimi accordi, potenzi la sua attività e si faccia pienamente carico del problema immigrazione, in modo tale che tutti i Paesi dell'Unione diano il loro contributo sul fronte dell'accoglienza;

quali provvedimenti intenda adottare per bloccare l'azione strumentale di quei presidenti di Regione che non rispettano le leggi e i doveri etici di accoglienza, paralizzando i comuni che invece si rendono disponibili ad ospitare gli immigrati;

se non ritenga indispensabile avviare un'azione diplomatica per sostenere i governi anti ISIS, per rafforzare la presenza in Libia e vigilare le coste con una partecipazione dell'ONU e delle forze militari internazionali;

se non intenda promuovere un'attività di polizia militare, al fine di smantellare i campi di raccolta dove gli immigrati sono tenuti in condizioni disumane;

quali impegni intenda assumere per combattere le organizzazioni estremiste e paramafiose che agiscono sui territori di transito e di imbarco degli immigrati verso le coste siciliane e delle altre regioni del nostro Paese;

se non ritenga utile rafforzare le attività di controllo per intercettare i flussi di riciclaggio derivanti dalla tratta di esseri umani;

se infine non ritenga indispensabile aiutare tutti quei comuni in prima linea nell'accoglienza dei migranti e su cui gravano costi altissimi, sia in termini economici che sociali.

(4-04097)