• Testo MOZIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.1/00901 premesso che: esistono ragioni morali, politiche, storiche ed economiche per le quali non ha alcun senso né utilità per il bene dei popoli che l'Italia applichi sanzioni contro...



Atto Camera

Mozione 1-00901presentato daBRUNETTA Renatotesto diVenerdì 12 giugno 2015, seduta n. 441

La Camera,
premesso che:
esistono ragioni morali, politiche, storiche ed economiche per le quali non ha alcun senso né utilità per il bene dei popoli che l'Italia applichi sanzioni contro la Federazione russa;
a) le ragioni morali e politiche:
mantenere e insistere sulle sanzioni contro la Federazione russa è molto più di una prospettiva tetra per i rapporti commerciali italiani: taglia via uno dei due polmoni dal corpo unico del continente;
è oggettivamente fuori luogo, se non pura propaganda, riproporre oggi un'idea di guerra fredda tra l'Impero sovietico e l'Alleanza Atlantica;
a quel tempo, a differenza che per molti oggi al Governo, era ben chiaro per l'Italia da che parte stare, e le dure risposte occidentali erano necessarie e furono vincenti sul lungo periodo;
oggi questo conflitto non ha senso. Le legittime ragioni dell'Ucraina, che sono all'origine dichiarata di questo confronto, vanno sostenute. Anche se molto è da chiarire sull'influenza esercitata da potenze straniere nel determinare lo scoppio della rivolta che ha portato all'attuale assetto politico;
il popolo ucraino non è materiale umano di serie B così come non lo è quello russofono. Il conflitto di identità storica e culturale tra la maggioranza che parla ucraino e la poderosa minoranza russa, che diventa maggioranza nell'Est, non è stato inventato da Putin, e ad essa vanno riconosciuti pieni diritti in un percorso pacifico, quale gli accordi di Minsk hanno tracciato;
l'efficace attuazione degli accordi di Minsk esige una mediazione e una attitudine al compromesso, che salvaguardi libertà e sicurezza di tutti, senza calpestare le legittime istanze dei contendenti;
la responsabilità, dell'Italia è anzitutto di rispettare se stessa, la sua tradizionale attitudine a essere un ponte di pace con la Federazione russa. Tanto più ora che rapporti sereni e positivi con Mosca hanno dimostrato in questi anni di garantire un interscambio commerciale florido, flussi turistici e tranquillità energetica;
tutto nasce da Pratica di Mare, che Berlusconi volle con tutte le sue forze creative, consentendo, nel 2002, una partnership strategica tra Nato e Federazione russa. Si riparta da quel faro, lo si riaccenda per illuminare il presente;
esiste la necessità morale e storica, cui si connette una responsabilità verso la pace nel mondo, sancita dalla Costituzione, che impone passi coraggiosi e sensati per non chiudere le speranze di un avvenire pacifico e prospero per tutto il continente «dall'Atlantico agli Urali» come disse Giovanni Paolo II, cui il papa Francesco si pone in continuità profetica;
l'Italia, accettando passivamente e contro la sua vocazione e il suo interesse nazionale le sanzioni contro Mosca, ha rinunciato ad un ruolo di protagonista, di ponte d'amicizia tra America, Europa e Federazione russa;
recuperare questo ruolo è tanto più importante per una lotta comune contro il terrorismo islamico, e per fermare così lo tsunami d'immigrazione che sta invadendo il nostro Paese;
è infatti più chiaro che senza la collaborazione fattiva con la Federazione russa non si può dare pace e ordine sullo scacchiere Medio orientale;

b) le ragioni storiche ed economiche:
l'Unione europea, nonostante il permanere di una crisi economica e produttiva, rappresenta, ancora, la principale potenza commerciale del mondo. Non ha, tuttavia, una struttura politica, istituzionale e militare che corrisponda a questo grado di sviluppo;
questo è un fattore di enorme debolezza, che la espone ai contraccolpi derivanti da processi che sono fuori dal suo controllo e dalla sua possibilità di intervento;
l'economia mondiale è sempre più sostenuta dal tasso di sviluppo delle nuove potenze economiche. Già nei prossimi anni, la Cina avrà un reddito pro capite, seppur corretto per la diversità del potere di acquisto, superiore a quello degli Stati Uniti;
sarà pertanto inevitabile che a questo cambiamento degli equilibri economici di fondo, corrisponda nel tempo un identico cambiamento nei rapporti politici;
è necessario che ciascun Paese, nel solco delle proprie tradizioni e della propria Costituzione, si assuma le sue responsabilità, nel rispetto dei Trattati europei e delle regole di cui l'Onu è suprema custode;
di fronte ad una situazione così complessa e difficile è necessario che l'Unione europea guardi oltre i propri confini, curando rapporti di buon vicinato, e si misuri con un sistema di alleanze che guardi alla sua geo-politica complessiva;
occorre che l'Unione europea mantenga rapporti stretti con l'alleato americano, ma al tempo stesso non lo assecondi in quelle pulsioni interventiste, come è avvenuto in passato a proposito dell'Iraq o della Libia. Anche se, in questo secondo caso, le colpe furono più europee che non statunitensi;
i rapporti con la Federazione russa di Putin devono quindi rispondere ad una logica inclusiva. E non alla vecchia tecnica del containment o del rolling back, che fu caratteristica del periodo più duro della «guerra fredda»;
obiettivi che possono essere conseguiti, rinunciando alla pretesa di costringere chicchessia a rinunciare alla difesa dei propri interessi nazionali ricorrendo al bastone delle sanzioni economiche o militari, i cui effetti controproducenti sono gravi ed evidenti;
questi sono i sentimenti prevalenti nel popolo italiano. È necessario renderli protagonisti del presente grazie a una presa di posizione coraggiosa, che faccia prevalere la giustizia e il buon senso sulle tattiche di dominio;
basterebbero questi richiami per giustificare la necessità di un cambiamento di carattere strategico, nell'impostazione dei rapporti bilaterali tra l'Italia e la Federazione russa, nella prospettiva di tracciare una strada in cui possano riconoscersi anche altri partner europei;
l'Italia è il Paese più esposto rispetto alla crisi in Medio oriente e del continente africano. Qui si riversano migliaia di profughi. Ci vorrebbe un intervento internazionale. Una deliberazione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, per tentare di risolvere alla radice quel problema;
ma per ottenere un qualsivoglia risultato è necessario coinvolgere la Federazione russa in quel puzzle che è divenuto il teatro del conflitto;
dal punto di vista strategico, le sanzioni, per loro stessa natura, sono una forma di guerra commerciale che, secondo la teoria dei giochi, ha senso solo se chi la attua è disposto ad accentuarne l'intensità mettendo in conto anche un conflitto bellico vero e proprio. In caso contrario, sono un azzardo utile a procurare un vantaggio ad una parte sola;
escludendo ovviamente l'opzione-guerra contro la Federazione russa, si constata che a pagare il conto delle sanzioni sono, oltre a quest'ultima, la quasi generalità degli Stati europei, mentre ad averne un ritorno positivo sono gli Stati Uniti d'America e il Regno Unito (quest'ultimo grazie alle triangolazioni con i Paesi del Commonwealth), non a caso i più determinati nell'imporre la logica delle sanzioni;
dal punto di vista economico, la caduta dei rapporti commerciali con la Russia ha pesato sull'Italia per tre miliardi di euro di minori esportazioni (-29,5 per cento), in particolare colpendo imprese agricole, alimentari, edilizie, dell'arredamento e dell’high-tech, ed è questo un lusso che il nostro Paese non può permettersi,

impegna il Governo:

a riconsiderare la posizione dell'Italia con riguardo alle sanzioni in vigore contro la Federazione russa, perché ingiuste e controproducenti per la convivenza pacifica e dannose per l'economia anzitutto del nostro Paese;
ad adoperarsi in tutte le sedi europee affinché questo esempio sia seguito da un numero crescente di Paesi, riconoscendo a tutte le parti il diritto di difendere, privilegiando il dialogo, la propria identità nazionale e i legami con le proprie origini, al fine di raggiungere un accordo che porti all'annullamento delle sanzioni in vigore contro la Federazione russa;
ad adoperarsi perché gli Stati Uniti d'America nel loro tradizionale ruolo e nella loro costante opera per la pace e il benessere nel mondo riconoscano che la strada di uno spirito di collaborazione non passa attraverso le sanzioni che colpiscono e umiliano i popoli.
(1-00901) «Brunetta».