• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01016 l'economia marittima è strategica per la ripresa economica del Mezzogiorno: rilanciare la filiera del mare e investire per una portualità efficiente può essere il driver per trainare lo...



Atto Camera

Interpellanza 2-01016presentato daLABRIOLA Vincenzatesto diGiovedì 25 giugno 2015, seduta n. 450

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:
l'economia marittima è strategica per la ripresa economica del Mezzogiorno: rilanciare la filiera del mare e investire per una portualità efficiente può essere il driver per trainare lo sviluppo del Sud del Paese. È questa in sintesi la conclusione del Secondo rapporto annuale «Italian Maritime Economy. Rischi e opportunità al centro del Mediterraneo», presentato il 5 giugno 2015 da Studi e Ricerche Mezzogiorno (SRM);
il Mediterraneo ha una posizione centrale per lo shipping mondiale sulla direttrice est-ovest e viceversa, e il raddoppio del canale di Suez (72 chilometri su 193 totali) – che sarà inaugurato il prossimo agosto, come annunciato dalla Suez Canal Authority – ne aumenterà la strategicità. Con la sua posizione geograficamente privilegiata, l'Italia potrebbe ricavarne enormi vantaggi;
nel nostro Paese l'economia marittima contribuisce alla produzione di prodotto interno lordo per il 2,4 per cento: il settore marittimo vale oltre 43 miliardi di euro di valore aggiunto (VA) e 800 mila posti di lavoro;
le grandi potenzialità del Mediterraneo e dell'Italia in questo settore sono ben evidenziate dai dati e dalle analisi presenti nella citata relazione di SRM: ha registrato un +123 per cento la crescita del traffico merci nel Mediterraneo negli ultimi 13 anni, il 19 per cento del traffico navale mondiale passa dal Mare Nostrum, mentre nel 2005 era il 15 per cento le direttrici verso e da Golfo-Medio ed Estremo Oriente sono cresciute nel periodo 2001-2014 rispettivamente del 160 per cento e del 92 per cento; hanno fatto rilevare un +339 per cento i passaggi dal canale di Suez verso il Golfo arabo (2001-2014); l'Italia è il primo Paese UE28 per trasporto di merci in Short Sea Shipping (cabotaggio) nel Mediterraneo (204,4 milioni di tonnellate) ed è terza in Europa per traffici gestiti (460 milioni di tonnellate), mentre il valore di interscambio è di oltre 220 miliardi di euro di import-export pari al 30 per cento delle merci e questa percentuale verso i Paesi del Mediterraneo (Area Mena) sale al 75 per cento;
i dati relativi al Mezzogiorno confermano quanto già detto a proposito dell'economia marittima come volano del rilancio economico e produttivo della macroarea: nel meridione d'Italia è prodotto il 33,7 per cento del valore aggiunto dell'economia del mare (14,7 miliardi di euro) e sempre qui si trova il 38,6 per cento degli occupati del settore. I porti del Mezzogiorno movimentano il 45,7 per cento del traffico container e il 47 per cento del traffico merci, mentre via mare avviene il 60 per cento dell'interscambio del Mezzogiorno (55 miliardi di euro). Un quadro davvero incoraggiante, in particolare nella prospettiva di vedere presto concretizzate le attese ricadute economiche;
nel Mezzogiorno esistono alcune regioni la cui economia è fortemente agganciata al trasporto marittimo: in Puglia e Campania il 45,6 per cento delle merci in import-export si muove con modalità marittima, nelle isole oltre il 90 per cento;
il citato rapporto segnala, tuttavia, come il nostro Paese non sfrutti a pieno le sue potenzialità in questo settore e la necessità di recuperare il tempo perduto, tempo che i competitor nel Nord Europa e nel Sud Mediterraneo, hanno usato per rafforzarsi con investimenti infrastrutturali importanti;
l'ammodernamento e l'efficentamento delle infrastrutture italiane portuali sono prioritari per il rilancio del settore marittimo e più in generale del sistema economico e produttivo del Paese;
molti porti, invece, sono ancora affidati a gestioni commissariali la cui operatività, anche per ovvie ragioni, è connotata da una eccessiva lentezza nell'utilizzo delle cospicue risorse proveniente dall'Europa, con la conseguenza di ampliare il divario in termini di costi, tempi e volumi di affari. Si stima, a questo proposito, che almeno 500 mila container con destinazione finale Italia vengano sbarcati a Rotterdam o ad Amburgo per poi proseguire su strada il loro percorso verso il nostro Paese, con una perdita di fatturato di circa un miliardo di euro all'anno;
secondo il rapporto redatto da SRM i driver di sviluppo dell'economia del mare sono rappresentati essenzialmente: dall'integrazione tra le infrastrutture ed i servizi intermodali (rappresentati da strade, ferrovie e vie del mare) che presuppone un sistema retroportuale in grado di assicurare il collegamento con l'entroterra, dalla capacità di attrarre investimenti dall'estero (determinante a questo proposito è la crescita della presenza di zone franche), dalla logistica come asset principale di sviluppo, per il Mezzogiorno in particolare;
in questo quadro va segnalata la situazione del porto di Taranto, la cui portata strategica nella logistica dei trasporti marittimi sull'asse sud/nord in quanto porta di accesso all'Europa dal Mediterraneo è stata più volte ribadita, anche di recente, dallo stesso Governo;
a partire dal decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 4 marzo 2015, n. 20, recante «Disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto», l'operatività dello scalo jonico è stato inserita nel più ampio quadro di un «progetto Taranto» destinato a definire una nuova fase per lo sviluppo della città e dell'area circostante anche attraverso l'attivazione di un tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto, così come previsto dall'articolo 5 del decreto-legge citato;
il porto Taranto situato nel cuore del Mediterraneo è la struttura ideale per il traffico commerciale tra l'Europa ed il resto del Mondo e per il traffico a corto raggio nazionale ed europeo. Non si deve tuttavia considerare il porto solo per la sua tradizionale vocazione mercantile bensì anche in un'ottica di integrazione con la città e di maggiore apertura ai traffici turistici;
il nuovo piano regolatore del porto, adottato di recente, prevede, infatti, da un lato di incrementare le aree destinate alle attività commerciali per consentire l'acquisizione di nuovi traffici e, dall'altro, di migliorare il rapporto con la città, aprendo ad essa nuove aree dell'ambito portuale. A questo proposito sono stati avviati i seguenti progetti: la piastra logistica, il consolidamento/adeguamento della banchina Terminal contenitori, dragaggi, nuova diga foranea, collegamenti ferroviari, adattamento/riqualificazione del molo S. Cataldo e Calata 1; realizzazione di un nuovo terminal contenitori al 5o sporgente, il Distripark;
nel 2012, l'autorità portuale di Taranto ha – altresì – avviato una programmazione mirata allo sviluppo della piena operatività del porto dal punto di vista turistico, in particolare per quanto riguarda il traffico crocieristico, alimentato dal bacino territoriale lucano (destinato ad assumere una dimensione internazionale e mondiale in seguito alla designazione di Matera come capitale della cultura 2019) diretto in Nord Africa, in Medio ed Estremo Oriente e in tutti i porti del Mediterraneo. Sempre al fine di promuovere la competitività dello scalo tarantino nel settore turistico e del traffico passeggeri si segnalano le seguenti iniziative: la partecipazione ad eventi fieristici di settore, quale la fiera Seatrade Cruise and Shipping Miami, il Memorandum of Understanding con la regione Basilicata e il successivo MoU con la provincia di Matera, la formulazione nel 2012 della domanda di acquisizione da parte dell'autorità portuale della banchina «ex Torpediniere», per l'utilizzazione della stessa ai fini della nautica da diporto e trasporto passeggeri, la realizzazione di un Port Exhibition Center, da realizzare in ambito portuale con l'intento di valorizzare la vocazione tipicamente portuale di Taranto attraverso l'utilizzo di container marittimi per allestire un centro espositivo multimediale, la realizzazione, infine, del centro servizi polivalente, un edificio polifunzionale finalizzato alla riqualificazione del waterfront portuale;
a questo proposito l'interpellante ricorda che in occasione della discussione alla Camera del citato decreto-legge n. 1 del 2015, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/2894/014 di cui l'interpellante era cofirmataria, con il quale il Governo si è impegnato a valutare l'opportunità di adottare ogni utile iniziativa per incentivare la vocazione turistica del porto di Taranto;
al fine di adeguare lo standard competitivo del porto di Taranto rispetto a quello dell'area mediterranea, l'autorità portuale sta puntando sulla diversificazione delle attività del porto. A questo proposito sono stati avviati cantieri per 377 milioni di euro destinati ad aumentare per progetti non legati alla monocultura industriale. Fra questi il progetto «Fresh Port», che mira ad individuare un percorso teso a valorizzare, in forma consorziata, l'intera catena produttiva e logistica del settore agroalimentare di alcune regioni del Sud Italia (Puglia, Basilicata, Calabria) e del Nord Africa, attraverso l'utilizzazione delle aree e dei servizi portuali e retroportuali di Taranto, e il riconoscimento nel maggio 2014 dell'area portuale di Taranto quale zona franca doganale non interclusa, gestita dalla stessa autorità portuale;
a fronte delle numerose e significative iniziative intraprese ai fini dello sviluppo dell'area portuale di Taranto, si deve segnalare, altresì, la preoccupante situazione che interessa il terminal dello scalo jonico che ha visto il 12 giugno 2015 la messa in liquidazione, da parte dei soci, della società TCT (Taranto Container Terminal) che gestiva in concessione dal 2001 l'infrastruttura portuale e l'avvio della procedura di mobilità per i 540 dipendenti;
proprio nella cornice degli incontri che il Governo ha avuto con le parti interessate alla vertenza occupazionale relativa a TCT, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha ribadito come uno degli obiettivi sui quali puntare con più forza è proprio quello di valorizzare la funzione logistica di Taranto come elemento centrale dei collegamenti euromediterranei;
qualche perplessità, tuttavia, ha sollevato la decisione del Governo di non includere nella stesura definitiva del documento di economia e finanza (DEF) presentato alle Camere il 10 aprile 2015, i progetti di sviluppo di quattro porti fra i quali quello di Taranto;
nell'allegato infrastrutture al Def è stato, tuttavia, specificato che gli scali marittimi avrebbero potuto comunque sperare nello strumento di programmazione individuato dal PIS (programma delle infrastrutture strategiche) nel documento pluriennale di pianificazione (DPP), che include e deve rendere coerenti tutti i piani e i programmi d'investimento nazionali per le opere pubbliche presenti allo stato attuale;
data la rilevanza del documento pluriennale di pianificazione, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ne ha annunciato una rapida definizione, massimo entro settembre 2015, specificando, altresì, che nel documento citato sarebbero state inserite le opere portuali e logistiche necessarie al perseguimento della strategia definita per ogni sistema portuale di interesse nazionale identificati allo stato attuale (Adriatico settentrionale, sistema ligure, Tirreno centrale, sistema sardo, Adriatico centrale, sistema campano, sistema pugliese, sistema calabro e sistema siciliano) nonché le linee strategiche e le relative opere prioritarie per i collegamenti degli aeroporti principali con le reti core e con le città e quelle nei settori idrico e dell'edilizia scolastica –:
quali tempestive iniziative intenda intraprendere al fine di garantire lo sviluppo del sistema portuale nazionale, con particolare riferimento a quello proprio del Mezzogiorno;
quali siano, anche nell'ottica del varo del nuovo piano della portualità, le direttrici di sviluppo e i conseguenti provvedimenti attraverso i quali intenda realizzare l'effettiva valorizzazione del porto di Taranto per quanto attiene alla sua tradizionale vocazione commerciale, incentivando, altresì, la vocazione turistica dello scalo jonico, attraverso nuove opportunità per il traffico passeggeri e la nautica da diporto.
(2-01016) «Labriola».