• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/02028 GIARRUSSO, AIROLA, BERTOROTTA, CAPPELLETTI, FUCKSIA, GAETTI, GIROTTO, LEZZI, LUCIDI, MANGILI, MARTON, MORRA, NUGNES, PUGLIA, SANTANGELO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-02028 presentata da MARIO MICHELE GIARRUSSO
mercoledì 1 luglio 2015, seduta n.476

GIARRUSSO, AIROLA, BERTOROTTA, CAPPELLETTI, FUCKSIA, GAETTI, GIROTTO, LEZZI, LUCIDI, MANGILI, MARTON, MORRA, NUGNES, PUGLIA, SANTANGELO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

la banca Popolare di Vicenza (BPVI) è tra gli istituti di credito italiani che non hanno superato il Comprehensive assessment della Banca centrale europea. La banca vicentina è riuscita a salvarsi dalla bocciatura, come annunciato dalla Banca d'Italia, grazie ad un'operazione di aumento di capitale effettuata in extremis e comunque dopo il termine del 30 settembre 2014 previsto dalla Bce per il suo esercizio contabile;

come si apprende dall'articolo "Il faro Bce e le mosse in extremis", a firma Claudio Gatti, pubblicato da "Il Sole-24 ore" del 27 ottobre 2014, tale operazione, decisa nella riunione del consiglio di amministrazione straordinario, convocato sabato 25 ottobre 2014, che ha deliberato l'irrevocabile conversione del prestito obbligazionario ammontante a 253 milioni di euro sottoscritto nel 2013, cioè il giorno prima della comunicazione ufficiale dei risultati dell'esercizio europeo, ha fatto sì che Banca d'Italia si esprimesse positivamente sulla possibilità che l'istituto vicentino superasse il 5,5 per cento di rapporto tra capitale utile e attività ponderate per il rischio, percentuale che la Bce aveva stabilito come soglia minima in condizioni di stress;

la Bce ha formalmente respinto i dati relativi al suddetto aumento di capitale contestando specificatamente il computo di un fondo destinato al riacquisto di azioni proprie collocate presso la clientela;

inoltre, poiché il riscatto del bond, che ha permesso all'istituto vicentino di superare di pochissimo la percentuale prevista da Bce, sarà regolato esclusivamente mediante la consegna di azioni, risulta fondamentale la definizione del prezzo di conversione dei titoli il cui valore viene deciso unilateralmente dallo stesso consiglio di amministrazione che ha deliberato l'operazione di conversione;

nella lettera agli azionisti del 9 settembre 2014, il presidente dell'istituto Gianni Zonin aveva proclamato il grande successo dell'iniziativa di rafforzamento patrimoniale che aveva portato alla sottoscrizione di 608 milioni di euro, con una domanda ampiamente superiore all'offerta;

un'analisi comparata dei numeri della semestrale elaborata da esperti consultati da "Il Sole 24 Ore" attesta che alcuni parametri fondamentali della banca vicentina sono peggiori di quelli di quasi tutte le altre maggiori banche italiane; la copertura delle sofferenze della BPVI è del 44 per cento contro una media del 58 per cento, mentre quella degli incagli è del 15 per cento contro una media del 26; i livelli di copertura dei crediti del gruppo BPVI si attestano su valori inferiori a quelli medi di sistema;

nel bilancio consolidato 2013 sono iscritti avviamenti per 927,5 milioni di euro principalmente riconducibili agli sportelli bancari acquisiti dal gruppo Ubi nel 2007. Agli addetti ai lavori risulterebbe evidente che avviamenti di quella portata, rimasti in bilancio al prezzo iniziale senza significativi ammortamenti, siano eccessivi per i piccoli sportelli di provincia acquisiti dal gruppo Ubi a Brescia e Bergamo;

il prezzo delle azioni determinato in data 15 aprile 2014 dal consiglio di amministrazione, pari a 62,50 euro per ciascuna azione, evidenzia un disallineamento rispetto ai multipli di mercato di un campione di banche con azioni quotate, in ragione del fatto che il valore delle azioni dell'emittente viene determinato annualmente dall'assemblea dei soci e non in un mercato regolamentato; in 3 volte superiore e quasi il triplo degli sportelli, sul mercato valeva solo il 17 per cento in più della BPVI;

considerato che:

"Il Sole-24 ore" del 4 novembre 2014, nell'articolo "Lettera di Bankitalia alla Popolare Vicenza" di Claudio Gatti, riporta che «Il 23 ottobre scorso Francoforte ha comunicato confidenzialmente a Vicenza il risultato del Comprehensive Assessment, l'esercizio contabile a cui sono state sottoposte tutte le banche europee. E in quella data l'istituto risultava avere un buco, o shortfall, di 223 milioni di euro. Due giorni dopo, alla vigilia dell'annuncio ufficiale al mercato, la Bpvi ha convocato un Cda d'emergenza che ha deliberato "l'irrevocabile conversione del prestito obbligazionario di 253 milioni sottoscritto nel 2013". Con questa conversione, la banca ha tappato il buco, che la Bce aveva notato essere stato creato da una campagna di riacquisto, o buyback, di azioni proprie. Quella campagna si era esaurita il 30 settembre 2014 con il conseguente abbattimento del capitale della banca di 194,90 milioni, cifra che aveva portato la banca sotto la soglia minima prevista del 5,5 per cento. A Il Sole 24 Ore risulta che lunedì scorso, Banca d'Italia abbia inviato a Vicenza una lettera in cui chiede informazioni sull'aumento capitale, il successivo buyback e la loro contabilizzazione»;

inoltre, nello stesso articolo si legge che «Consob ha avviato verifiche volte ad accertare la correttezza dei comportamenti dell'intermediario. Sotto esame, in particolare, c'è l'adeguatezza delle procedure interne alla Popolare di Vicenza in materia di collocamento di strumenti finanziari presso la clientela. (...) La questione dello smobilizzo dei titoli Bpvi non interessa ovviamente solo alla Consob, ma anche ai sottoscrittori. Essendo la Vicenza una banca non-quotata, i suoi titoli possono essere infatti ceduti solo se c'è un compratore. Che nel caso dell'operazione di buyback sopra citata è stata la banca stessa. Quando abbiamo chiesto alla Bpvi un commento sulle voci circolanti a Vicenza che i titoli non si riescono a vendere, ci è stato risposto che "storicamente il socio della BPVI è sempre riuscito a liquidare il proprio investimento nel corso dell'anno al prezzo determinato dall'ultima Assemblea". L'istituto vicentino ha però anche precisato che "negli ultimi due anni sono stati effettuati due importanti aumenti di capitale che hanno probabilmente influito sulla tempistica del processo di evasione delle richieste". Uno dei sottoscrittori che da mesi sta pagando le conseguenze di questa nuova tempistica è Giuseppe Serafini, un pensionato vicentino con quasi tremila titoli. Serafini è il classico socio di una banca popolare: cittadino locale che investe i propri risparmi in una banca che a sua volta investe nel territorio. Senza ambizioni speculative o aspettative smisurate. Dividendi ragionevoli, è tutto ciò che si è sempre aspettato. E che per lungo tempo ha avuto. Ma non più. "Sono anni che non riceviamo più dividendi. E adesso non riesco più a vendere. Sono cinque mesi che ho dato mandato di vendere titoli per 100mila euro. Ma non sono mai riusciti a venderle. E per i titoli di mia moglie è lo stesso. Avevano sempre detto che nel giro di due o tre mesi quei titoli si sarebbero venduti… invece niente. Adesso aspetto, anche perché non posso fare altro"»;

inoltre, la banca vicentina avrebbe sempre fatto il possibile per mantenere ottimi rapporti con i suoi controllanti. Non è passato inosservato, infatti, l'acquisto del prestigioso palazzo Repeta, storica sede di Banca d'Italia rimasto chiuso per 5 anni, poiché la banca centrale non era riuscita a collocarlo sul mercato, sino alla primavera 2014, quando si è fatta avanti la Banca Popolare per comprarlo al probabile prezzo richiesto di 9 milioni. Oltre ad avere come vicepresidente l'ex ragioniere dello Stato, la BPVI, nella primavera del 2014, avrebbe fatto un ulteriore "acquisto" assumendo Giannandrea Falchi, capo della segreteria particolare di Mario Draghi quando questi era Governatore della Banca d'Italia;

considerato infine che:

a parere degli interroganti, sarebbe opportuno verificare: a) se vi siano stati collegamenti tra l'assunzione di Giannandrea Falchi, la comunicazione anticipata dell'esame Bce, la convocazione straordinaria del consiglio di amministrazione per deliberare la conversione di un tranquillo prestito obbligazionario di 253 milioni di euro in più rischiose azioni BPVI dal valore autoreferenziale fissato al prezzo convenzionale di 62,50 euro cadauna, l'acquisto del prestigioso palazzo Repeta, storica sede di Banca d'Italia chiusa per 5 anni perché non aveva acquirenti, andato alla BPVI al prezzo richiesto di 9 milioni di euro nella scorsa primavera; b) se la conversione di obbligazioni in azioni BPVI abbia penalizzato i piccoli risparmiatori che fanno fatica a venderle quando hanno bisogno di liquidità, eventualità che l'Adusbef (Associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari) ha chiesto di accertare presentando esposti-denunce in varie Procure della Repubblica, tra le quali la Procura di Vicenza; c) se i suddetti esposti non abbiano indotto la stessa Procura di Vicenza ad aprire un fascicolo anche in considerazione del fatto che le condotte denunciate dall'articolo di Gatti del 27 ottobre 2014 avrebbero meritato l'apertura di un procedimento penale d'ufficio da parte della Procura della Repubblica di Vicenza, volto ad accertare l'operato dei funzionari anche in relazione alla regolarità delle operazioni che hanno costretto investitori in bond a diventare soci forzati come confermato anche da alcune testimonianze raccolte nel corso della suddetta inchiesta; d) se sia corretto che il valore delle azioni BPVI sia fornito da consulenti retribuiti dalla banca stessa e se questo non configuri grave conflitto di interessi assegnando un valore gonfiato ed arbitrario rispetto a quello di mercato;

a giudizio degli interroganti la Banca d'Italia potrebbe essere collusa con gli istituti bancari e non si sarebbe avvalsa degli strumenti più validi ed idonei per garantire le necessarie regole di trasparenza da parte di BPVI nei confronti dei risparmiatori;

a giudizio degli interroganti si dovrebbero adottare misure al fine di evitare che in futuro funzionari della Banca d'Italia possano continuare a svolgere mansioni in contrasto con codice etico ed ordinaria diligenza, gettando discredito, anche a livello internazionale, sul buon nome dell'istituto di vigilanza e soprattutto arrecando danni ingenti ai risparmiatori,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto, quali siano le proprie valutazioni in merito e se non ritenga opportuno attivarsi, entro i limiti di propria competenza, perché sia fatta chiarezza sullla vicenda.

(3-02028)