• Testo ODG - ORDINE DEL GIORNO IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
S.0/00974/019/ ... considerato che: il complesso delle norme sul sistema universitario, contenute nel capo III del provvedimento ed in particolare nell'articolo 58, consente l'assunzione,...



Atto Senato

Ordine del Giorno 0/974/19/0105 presentato da GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO
venerdì 2 agosto 2013, seduta n. 008

Il Senato,
considerato che:
il complesso delle norme sul sistema universitario, contenute nel capo III del provvedimento ed in particolare nell'articolo 58, consente l'assunzione, secondo il comunicato stampa presente sul sito del Governo, di 1.500 professori ordinari e 1.500 nuovi ricercatori;
questa importante decisione da il senso dell'impegno del Governo per lo sviluppo del sistema dell'istituzione superiore, fattore determinante di crescita economica, ma anche della rinnovata attenzione nei confronti delle problematiche giovanili, una delle quali consiste nella crescente difficoltà di accesso all'istruzione universitaria;
ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 264 del 1999 sono programmati a livello nazionale gli accessi a numerosi corsi di laurea di diverse facoltà, tra le quali in particolare medicina, chirurgia, architettura, i corsi per la formazione del personale sanitario, i corsi di laurea in scienza della formazione primaria, nonchè i corsi universitari di nuova istituzione o attivazione, su proposta delle universit
à, e i corsi specialistici dei medici e delle professioni legali;
il numero di posti per i corsi è determinato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca «sulla base della valutazione dell'offerta potenziale del sistema universitario, tenendo anche conto del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo» (articolo 3, comma 1, lettera a) della legge n. 264 del 1999);
perplessità possono sollevarsi sulla capacità del suddetto Ministero di valutare quale sarà il mercato del lavoro nel lungo periodo: il rischio è che si sia pervenuti a valutazioni dotate di una forte componente di arbitrarietà;
ulteriori perplessità desta l'utilizzo crescente della facoltà, concessa agli atenei, di introdurre anche autonomamente il numero programmato; nell'applicarlo gli atenei si richiamano all'applicazione dei nuovi criteri di accreditamento che prevedono un certo rapporto tra docenti e studenti e ad un credibile rapporto tra numero di laureati e potenzialità occupazionali;
secondo dati diffusi ad agosto 2012, per il prossimo anno accademico nelle università statali più del 50 per cento dei corsi sarà a numero chiuso: al 27 per cento dei corsi programmati a livello nazionale si aggiunge il 27,2 per cento di quelli programmati a livello locale; dei 2.274 corsi di primo livello, 1.231 sono a numero chiuso; per le scienze chimiche il numero chiuso e applicato nel 55 per cento dei casi, che sale al 90 per cento per coloro che si vogliono iscrivere a farmacia e scienze biologiche;
quanto esposto nei paragrafi precedenti rende edotti del fatto che a fronte di presunzioni non sufficientemente meditate sulle capacità di assorbimento del mercato del lavoro e dell'applicazione di un rapporto studenti docenti nel quale e insita una forte componente di arbitrarietà, ci sono dei dati reali che destano crescente preoccupazione;
l'Italia e il Paese d'Europa con il minor numero di laureati per ogni 100 abitanti e l'Unione europea chiede di raddoppiare questi numeri in pochi anni; entro il 2020 nella fascia tra i 30 ed i 34 anni i laureati dovrebbero essere il 40 per cento della popolazione, ma nel 2010 l'Italia era ancora ferma al 19,8 per cento, quattordici punti sorto la media europea; i dati sulle immatricolazioni negli atenei statali presentano da anni un trend sistematicamente in calo; secondo un recente studio ministeriale sul passaggio dalla scuola secondaria di secondo grado all'università, mai come nel 2012 è stato ampio il divario tra immatricolati e diplomati: se negli anni 90 il rapporto superava il 70 per cento, nel 2012 è sceso al di sotto del 60 per cento; è significativo infine rilevare che la qualità dello studio dei laureati non risulta aumentata da quando si è adottato il sistema del numero chiuso;
le associazioni consumeristiche e studentesche contestano con forza crescente il numero chiuso e la natura arbitraria dei test di accesso: anche quest'anno sono previste class action collettive in favore degli esclusi; da un sondaggio del 2011 di Universi Net su un campione, piuttosto significativo, di 16.128 ragazzi e risultato che il 57 per cento delle studentesse e il 39 per cento degli studenti sono pronti a qualsiasi escamotage in cambio dell'ammissione. Schiacciante il risultato su cosa sia più importante fare per essere ammessi all'università solo per il 12 per cento conta lo studio, mentre per l'86 per cento è più importante la raccomandazione;
la crisi economica si è abbattuta come un maglio sui nostri giovani; il tasso di disoccupazione giovanile e del 35,9 per cento ed arriva al 48 per cento per le giovani donne nelle regioni meridionali; ma ancora più impressionante e il dato che 1,5 milioni di giovani non studiano e non lavorano: i cosiddetti NEET (not employment, education or training) sono ormai il 18,9 per cento della popolazione giovanile italiana;
si è ampiamente studiato l'impatto devastante che la perdita dellavoro ha sui lavoratori adulti: il crollo della considerazione di se stesso; la vergogna verso la famiglia; la vergogna sociale. Non altrettanto si e considerato che lo stesso accade, ma con l'aggravante della giovane età, a tanti di quei giovani mediamente studiosi che hanno confidato nel sistema Paese, ma che si ritrovano esclusi senza possibilità di appello (se non per via giudiziaria o riprovandoci l'anno successivo) dai percorsi di vita che avevano programmato, a fronte della dilagante sensazione di aver affrontato una sorta di lotteria truccata;
è opportuno che il sistema universitario, così ampiamente favorito dal provvedimento in esame, partecipi alla gestione della gravissima crisi economica e sociale, assorbendo un maggior numero di giovani, in deroga alle soglie attualmente fissate e in attesa della riconsiderazione delle modalità di accesso attualmente vigenti,
impegna il Governo, per gli anni 2013-2016:
a raddoppiare il numero degli accessi programmati ai corsi universitari di cui all'articolo 1 della legge 2 agosto 1999, n. 264 rispetto agli accessi previsti nell'anno accademico 2012-2013;
a sospendere la possibilità per gli atenei o per le singole facoltà, di istituire autonomamente la programmazione degli accessi;
a consentire che gli accessi programmati destinati agli studenti stranieri e da questi lasciati vacanti siano utilizzati per l'iscrizione dei primi non aventi diritto nelle corrispondenti facoltà;
ai fini dell'accesso, a prevedere che il punteggio minimo di accesso degli studenti stranieri non possa essere inferiore alla metà del punteggio dell'ultimo della graduatoria generale avente diritto all'accesso;
impegna inoltre il Governo:
a valutare la possibilità di riconsiderare integralmente i criteri di accesso agli studi universitari, in relazione alla scarsa affidabilità del sistema basato su quiz di cultura generale, prevedendo invece che l'accesso sia libero e che siano le università stesse a selezionare coloro che ritengono meritevoli di proseguire gli studi, in base a risultati didattici reali, conseguiti in un periodo da definirsi di prova che potrà essere annuale o biennale a seconda delle facoltà.
(0/974/19/0105)
MARINELLO