• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/04293 LUCIDI, TAVERNA, MORONESE, MARTELLI, NUGNES - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute - Premesso che: nel comprensorio ternano-amerino, in...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-04293 presentata da STEFANO LUCIDI
mercoledì 15 luglio 2015, seduta n.485

LUCIDI, TAVERNA, MORONESE, MARTELLI, NUGNES - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute - Premesso che:

nel comprensorio ternano-amerino, in provincia di Terni, è stato redatto il progetto definitivo dell'acquedotto, "Sistema acquedottistico Ternano-Amerino - captazione risorsa e realizzazione adduttrice di collegamento con l'acquedotto della città di Terni in corrispondenza del serbatoio di località Pentima", che prevede la captazione di una nuova risorsa idropotabile nei comuni di Scheggino e Ferentillo da addurre al serbatoio di Pentima (Terni);

tale opera è da intendersi come un adeguamento del progetto Scheggino-Pentima redatto nel 2004 che rientrava tra gli interventi urgenti e necessari per fronteggiare la crisi idrica che ha colpito l'Umbria, previsti dall'art. 2, comma 1, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3230 del 2012, ed approvato con ordinanza del Presidente della Giunta regionale del 26 novembre 2002, n. 126;

l'opera non fu realizzata poiché le dimensioni del finanziamento regionale assegnato e dell'investimento richiesto al gestore del servizio idrico, SII s.c.p.a., non erano compatibili con la capacità di quest'ultimo di accesso al credito;

l'intervento fu pertanto rinviato in attesa di migliori condizioni finanziarie tali da mantenere la sostenibilità della tariffa. La recente assegnazione da parte della Regione Umbria di una significativa integrazione all'originale cofinanziamento ha comportato il venire meno di quelle criticità finanziarie che avevano portato alla sospensione del progetto;

dal rinvio dell'opera ad oggi sono trascorsi 11 anni, e 13 ne sono passati dalla proclamazione dello stato di emergenza per la crisi dell'approvvigionamento idrico, motivo della prima stesura del progetto approvato con l'ordinanza regionale n. 126 del 2002;

il sistema di approvvigionamento prevede la captazione di 400 litri al secondo dall'acquifero basale, costituito dal complesso del Calcare massiccio e della Corniola, mediante la realizzazione di un campo pozzi aventi profondità variabile fra 150 e 300 metri. A parere degli interroganti ciò contrasta con quanto consigliato dall'ordine dei geologi della regione Umbria, che richiede di limitare le profondità dei prelievi (seppure di entità minore rispetto ad un acquedotto) per non danneggiare le falde profonde, in linea con quanto disposto dalle direttive europee;

il sistema di captazione sarà costituito da 9 pozzi ubicati a Scheggino (5) e Ferentillo (4) e la condotta adduttrice sarà lunga circa 24 chilometri e collegherà il serbatoio di Renaria con quello di Pentima;

inoltre, il campo pozzi sito nelle vicinanze di località Terria, comune di Ferentillo, verrà realizzato in un'area sede di un'ex discarica di RSU (rifiuti solidi urbani), di rifiuti speciali e inerti. Tali discariche furono attivate precedentemente al decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982;

secondo le direttive indicate dalla Convenzione di Aahrus, si denota una grave mancanza se si considera l'omissione nel progetto dell'insistere su un'area facente parte di un'ex discarica di RSU; inoltre l'osservanza della convenzione è prerogativa fondamentale per l'ottenimento dei fondi europei ai progetti presentati;

considerato che:

nel tragitto interessato dall'opera vengono occupati i percorsi del belvedere inferiore alla cascata delle Marmore, con conseguente danno all'economia turistica e mettendo tra l'altro a rischio la candidatura della stessa, ripresentata per la seconda volta, come patrimonio UNESCO;

a parere degli interroganti, la Regione ha predisposto con fondi europei interventi contrastanti fra loro in quanto è stato disposto per il vecchio acquedotto del Narnese, che presenta perdite ingenti nella zona, un adeguamento alle nuove esigenze di riclassificazione per il rischio sismico ed idrogeologico, mentre con gli stessi fondi e le medesime condizioni del vecchio acquedotto nel tratto della Valnerina la Regione ha disposto, nella zona protetta del parco fluviale del Nera un tipo di intervento, che potrebbe arrecare un ingente danno al parco stesso, nonché alla zona facente parte della rete Natura 2000, ZPS (zona di protezione speciale) e SIC (siti interesse comunitario). In tale zona dovrebbe essere calcolato l'impatto ambientale non sulla base della distanza "metrica" dal punto di prelievo fuori dal limite dell'area protetta (a cui dovrebbe essere aggiunta tra l'altro la fascia di rispetto che intercorre o corridoio), ma l'effetto di questo intervento sulla falda profonda che potrebbe produrre sull'elemento principe della zona SIC, ovvero il fiume ed il suo ecosistema, comportando per la verifica di impatto ambientale la presentazione di una VAS (valutazione ambientale strategica);

la rete Natura 2000 è costituita dai siti di interesse comunitario, identificati dagli Stati membri secondo quanto stabilito dalla direttiva "Habitat" (92/43/CEE), che vengono successivamente designati quali zone speciali di conservazione (ZSC), e comprende anche le zone di protezione speciale (ZPS);

considerando inoltre che il progetto è soggetto ad una serie di direttive e normative comunitarie, le quali si considerano essenziali per la realizzazione di quest'ultimo, in particolare i riferimenti normativi sono: a) la direttiva 98/83/CE, del 3 novembre 1998, concernente la "qualità delle acque destinate al consumo umano" che ha come obiettivo la salvaguardia della salute umana dai potenziali effetti negativi causati dalla contaminazione delle acque; b) la direttiva 2000/60/CE, del 23 ottobre 2000, che rappresenta un quadro per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee in materia di acque a tutela gli ecosistemi acquatici e terrestri dai rischi di inquinamento, e che incoraggia un utilizzo delle risorse idriche sostenibile; c) il decreto legislativo n. 31 del 2001 che ribadisce i medesimi concetti di tutela e salvaguardia relativamente alla qualità delle acque destinate al consumo umano in attuazione della citata direttiva europea 98/83/CE; d) la direttiva 2006/118/CE, del 12 dicembre 2006, sulla "Protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento", che ha introdotto specifiche misure tese alla prevenzione ed al controllo dell'inquinamento delle acque sotterranee, ai sensi dell'articolo 17, paragrafi 1 e 2, della direttiva 2000/60/CE;

considerando infine che:

rispetto al 2002 lo stato meteorologico e quello idrogeologico sono variati e quindi, a parere degli interroganti, non giustificano l'emergenza siccità, citata nella premessa del progetto, come motivo della realizzazione dello stesso. Tale cambiamento è stato segnalato e documentato dall'ordine dei geologi dell'Umbria con comunicazione del 9 giugno 2014, prot. 1396, relativa alla limitazione della profondità delle ricerche idriche nel territorio dell'Umbria, ed indirizzata alla presidente della Regione. In tale comunicazione si evidenzia che il provvedimento disposto con l'ordinanza del presidente della Giunta regionale del 26 novembre 2002, n. 126, non risponde alla situazione attuale ed inoltre circoscrive il periodo di emergenza come intercorso tra il 2002 ed il 31 dicembre 2004. Inoltre si sottolinea una lacuna normativa in quanto, come evidenziato fin dal 2009, si attende la normativa regionale sulle disposizioni per la tutela, ricerca, estrazione ed utilizzo delle acque sotterranee, la quale a distanza di 5 anni non ha ancor concluso il suo iter di approvazione;

a giudizio degli interroganti le caratteristiche di "emergenza idrica" adottate dalla Regione come motivazioni nel progetto, riferendosi all'ordinanza n. 126, non può essere ritenuta valida dal momento che entra in totale contraddizione con la richiesta e l'ottenimento dei fondi a fronte di un'emergenza totalmente opposta, ovvero di eventi con precipitazioni eccezionali ed alluvioni, come riportato nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 marzo 2013, recante "Ripartizione delle risorse di cui all'articolo 1, comma 548, della legge 24 dicembre 2012, n. 228", il quale ha ripartito le risorse tra le Regioni colpite dagli eventi alluvionali dell'11, 12 e 13 novembre 2012 assegnando alla Regione Umbria la somma di 46.400.000 euro,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;

se non ritengano di dover verificare, nei limiti delle proprie attribuzioni, quali siano le motivazioni per cui nelle relazioni a corredo del progetto non sia stato considerato il fatto che i 9 pozzi preleveranno acqua in prossimità di un'area sulla quale era presente una discarica contenente RSU, nonché se attualmente persistano i fabbisogni idrici previsti dal piano regolatore regionale degli acquedotti dell'Umbria e piano di tutela delle acque, oppure se siano cambiate le previsioni socioeconomiche del bacino di utenti servito;

se non considerino che la presenza di una discarica sull'area di attingimento potrebbe essere ritenuto un fattore di rischio, in quanto probabilmente si preleverebbero acque con caratteristiche non adatte al consumo umano;

se ritengano che siano ancora attuali i presupposti emergenziali, urgenti e necessari, per i quali era necessario attivarsi nel 2004 per fronteggiare la crisi idrica che ha colpito l'Umbria e se il prelievo di 400 litri al secondo possa incidere sul deflusso minimo vitale e possa causare un deterioramento di qualità dei corpi idrici superficiali (fiume Nera) e sotterranei;

se siano a conoscenza che l'opera sarebbe cofinanziata con una significativa integrazione da parte della Regione Umbria nonché di quali saranno le ricadute in tariffa di tale investimento da parte del gestore;

quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con le amministrazioni coinvolte, intendano intraprendere al fine di appurare quali siano le motivazioni per cui non si proceda alla sostituzione e manutenzione delle condotte esistenti con eventuale aumento dei modesti diametri, così come è auspicato nel piano generale regionale di tutela degli acquedotti, in modo da limitare l'impatto ambientale di un'opera che si estende per 24 chilometri e si trova all'interno dell'area naturale protetta "parco fluviale del Nera" e attraversa i siti "Natura 2000" dell'Umbria, SIC IT5210046 "Valnerina", SIC IT5220010 "monte Solenne", SIC IT5220017 "cascata delle Marmore", ZPS IT5220025 "bassa Valnerina tra monte Fionchi e cascata delle Marmore".

(4-04293)