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Atto a cui si riferisce:
S.2/00059 VACCARI, GHEDINI Rita, MIRABELLI, SONEGO, PUPPATO, PEGORER, RUSSO, CORSINI, PAGLIARI, BERTUZZI, LO GIUDICE, COLLINA - Al Ministro per la coesione territoriale - Premesso che: l'obiettivo...



Atto Senato

Interpellanza 2-00059 presentata da STEFANO VACCARI
martedì 6 agosto 2013, seduta n.089

VACCARI, GHEDINI Rita, MIRABELLI, SONEGO, PUPPATO, PEGORER, RUSSO, CORSINI, PAGLIARI, BERTUZZI, LO GIUDICE, COLLINA - Al Ministro per la coesione territoriale - Premesso che:

l'obiettivo cooperazione territoriale europea è, assieme all'obiettivo sviluppo, uno dei due elementi cardine della politica di coesione dell'Unione europea;

la cooperazione territoriale è stata concepita con la finalità di rafforzare l'integrazione economica e sociale all'interno della UE e ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni;

tali azioni sono sostenute attraverso i fondi europei per lo sviluppo regionale e gli strumenti per l'assistenza alla preadesione;

la politica di coesione dell'Unione europea incoraggia le regioni dei diversi Stati membri dell'Unione a lavorare insieme e imparare le une dalle altre attraverso programmi congiunti, progetti e reti;

nel periodo 2007-2013 l'obiettivo cooperazione territoriale europea prevede lo sviluppo di diversi tipi di programmi: 53 programmi di cooperazione transfrontaliera lungo le frontiere interne dell'Unione; 13 programmi di cooperazione transnazionale; 4 programmi di cooperazione interregionale, di 3 di rete ed uno dedicato alla capitalizzazione delle strategie sviluppate nei programmi mainstream;

in tale periodo è stata operativa l'area di programma South east Europe (SEE), con un budget complessivo di 240 milioni di euro ed ha coinvolto oltre a molti Paesi dell'area danubiana e balcanica anche 11 regioni italiane;

nell'arco di 7 anni sono stati sviluppati 122 progetti che hanno visto cooperare 16 nazioni su 13 argomenti diversi (technology and innovation networks; innovation framework; integrated water management; management digital divide of natural assets; multi-modal platforms; urban development patterns; innovative entrepreneurship; prevention of environmental risks; energy and resource efficiency; primary and secondary transport networks; accessible growth areas; cultural assets);

nell'ambito del programma South east Europe l'Italia ha preso parte a diversi progetti capitalizzando svariati risultati tra cui un'importante rete di relazioni transnazionali che hanno consentito alle istituzioni locali di accedere a fondi per sviluppare strategie, tecnologie e politiche in "contesto europeo"; ciò ha comportato non pochi vantaggi per le aziende anche se non propriamente come beneficiarie dirette, bensì come fruitrici delle infrastrutture immateriali realizzate; esse hanno potuto sviluppare rapporti internazionali ed in alcuni casi avviare processi di internazionalizzazione;

ad esempio la Regione Emilia-Romagna ha coordinato la partecipazione del livello regionale al programma ed in particolare ha svolto il ruolo di punto di contatto nazionale nella gestione del programma SEE;

a seguito di un percorso esplorativo che ha visto il coinvolgimento di diversi portatori d'interesse, il 20 dicembre 2012 la Commissione europea ha condiviso, con lettera notificata agli Stati membri, la propria proposta di delimitazione delle aree geografiche di cooperazione territoriale europea, transfrontaliere e transnazionali, che riguardano le frontiere interne dell'Unione europea e quelle verso i Paesi in preadesione (Paesi che beneficiano delle risorse IPA);

una delle principali novità della proposta è lo smembramento del programma South east Europe in una nuova area denominata "Danubio" (composta da sud della Germania, Austria, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Montenegro, Serbia, Slovenia, Croazia, Bulgaria e Romania) e in una denominata "South east gateway" (composta da Italia, Albania, Austria-due soli Länder, Bosnia-Herzegovina, Cipro, Former Yugoslav Republic of Macedonia -FYROM-, Grecia, Malta, Montenegro, Serbia, Slovenia);

in particolare viene incluso tutto il territorio nazionale nell'area di programma South east gateway, mentre non si prevede la partecipazione di nessuna regione italiana all'area danubiana;

nonostante l'esistenza di una teorica possibilità per soggetti di Paesi non appartenenti all'area di programma di partecipare a progetti finanziati in un diverso ambito territoriale (con una quota complessiva di budget che non superi il 20 per cento del totale e a fronte di inoppugnabili giustificazioni), risulta pressoché impossibile da parte italiana realizzare azioni che coinvolgano sistematicamente partenariati adeguati;

in data 8 gennaio 2013, il Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica della Direzione generale per la politica regionale unitaria comunitaria, operante presso il Ministero dello sviluppo economico, ha elaborato la propria proposta, proponendo modifiche al documento predisposto dalla Commissione ed esprimendo la posizione italiana, senza però tenere presenti i precedenti pareri espressi dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome;

la proposta prevede la candidatura della Regione Emilia-Romagna come autorità di gestione del programma South east gateway e non fa alcuna menzione della partecipazione di alcune regioni italiane al programma danubiano; se ne deduce che l'Italia intende puntare esclusivamente sulla strategia macroregionale adriatico-ionica, consolidando e potenziando solo i rapporti commerciali con aree come quella dell'Albania e della Grecia;

l'11 luglio 2013 si è avuta la proposta della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sui temi prioritari della cooperazione territoriale europea 2014-2020, che ha reiterato la richiesta di avviare la procedura per inserire le regioni del nord-est (Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia) nell'area danubiana;

in particolare, come si legge nel documento elaborato dalla Conferenza ("Documento di posizionamento e proposte operative delle regioni e province autonome sui temi prioritari della cooperazione territoriale europea 2014-2020"): «La posizione geopolitica del nostro Paese, testa di ponte nell'area dell'Europa centrale e corpo fondamentale dell'ampio bacino del Mediterraneo, con alcune porzioni di territorio che affondano le loro radici culturali e storiche anche nell'area dell'Europa dei Balcani occidentali, giustificano ampiamente la partecipazione ad una pluralità di sfide territoriali dal punto di vista della cooperazione, pena la non così remota possibilità che il nostro Paese sia emarginato da una serie di dinamiche di sviluppo, a cui lo stesso ha dimostrato di poter non solo efficacemente contribuire a livello europeo, anche grazie alle specificità e capacità delle Amministrazioni e stakeholders regionali, ma che risultano di valenza strategica per lo sviluppo dell'intero sistema Paese. Con specifico riferimento alla possibile esclusione dallo spazio di cooperazione Danubiano, cui peraltro diverse regioni interessate hanno reiteratamente avanzato la richiesta motivata di essere incluse, basti pensare alle tematiche dell'inclusione sociale (sotto il profilo del cambiamento demografico e della mobilità dei lavoratori), delle politiche sociali e sanitarie, dell'apprendimento permanente, o ancora allo sviluppo dei sistemi di trasporto integrato (stradali, ferroviari e marittimi) per dare una soluzione ai colli di bottiglia transfrontalieri così come all'armonizzazione di standard di sicurezza doganali e ambientali per generare la continuità e lo sviluppo di infrastrutture nell'area dell'Europa sud-orientale con conseguente aumento della competitività e dello sviluppo economico, anche a beneficio del nostro Paese»;

i rapporti istituzionali, economici e culturali che stringono da decenni le Regioni del nord-est italiano agli Stati dell'Europa centrale e sud-orientale sono importanti e consolidati, costruiti e mantenuti nel tempo grazie a risorse rilevanti e investono i sistemi imprenditoriali, le istituzioni locali e la società civile dei diversi territori, garantendo occasioni di sviluppo e crescita reciproca;

investire sulla prosecuzione e sul potenziamento di questo sistema di rapporti e traffici commerciali è di vitale importanza per la regioni del nord-est e quindi del sistema Italia;

il programma SEE ha già consentito di operare nel senso descritto, cioè lungo direttrici commerciali come quella tra Italia e Romania o Italia e Bulgaria; a tal fine basti ricordare il caso delle aziende emiliane del comparto agroalimentare che, nell'ambito di questo programma, hanno avuto l'opportunità di promuovere e sviluppare le loro competenze all'estero;

particolarmente significativo è il caso del progetto "Techfood", finalizzato a promuovere l'innovazione delle imprese del comparto alimentare del sud-est Europa. Questo progetto aveva già favorito la messa in rete di istituzioni delle diverse nazioni coinvolte, tra cui il Ministero dell'agricoltura rumeno e austriaco (Istituto federale dell'economia agricola), la Provincia di Modena, l'Ente di promozione della regione istriana, la Camera di commercio di Atene e della bassa Austria, la regione bulgara di Stara Zagora, diversi centri di ricerca e trasferimento tecnologico come la Fondazione ellenica delle ricerche, l'università Corvinus di Budapest, il Centro ungherese di ricerca sulla carne e altri: una struttura di contatti che ha coinvolto 500 aziende in Grecia, Romania, Ungheria, Croazia, Serbia e Italia (di cui 95 solo in Emilia-Romagna);

le aziende coinvolte hanno sviluppato le attività previste nel progetto partecipando a tavoli di lavoro nazionali su specifiche tematiche di innovazione concernenti il comparto agroalimentare; di tutte le aziende coinvolte 80 hanno preso parte a gruppi di lavoro internazionali; le aziende italiane hanno trovato nell'ambito del progetto e grazie al programma di cooperazione SEE l'opportuna ed efficace "sponda" istituzionale capace di sostenere la fase di start up di un processo di internazionalizzazione;

si tenga anche presente che molte aziende emiliane agroalimentari sono situate in aree colpite dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 e che queste sono state in grado di affrontare difficoltà ancora maggiori proprio grazie allo sviluppo delle azioni di supporto rese possibili solo grazie al programma SEE,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga inopportuno e lesivo per gli interessi delle Regioni, degli enti italiani beneficiari e del Paese intero lo smembramento dell'area di programma South east Europe (SEE);

se non ritenga che la scelta italiana di puntare in via esclusiva sulla strategia adriatico-ionica risulti insufficiente ad esaurire le potenzialità del nord-est italiano, con il rischio di depotenziare in maniera irreversibile i rapporti tra alcune delle regioni italiane storicamente più produttive come l'Emilia-Romagna e i Paesi trainanti della crescita europea: Germania, Austria e Paesi dell'Europa centrale;

se non ritenga, quindi, doveroso attivarsi presso la Commissione europea per far sì che le Regioni del nord-est d'Italia vengano riagganciate alle strategie di sviluppo dell'area danubiana, così da non legarle alla programmazione concernente la sola area adriatica;

infine, se non ritenga doveroso raccogliere e promuovere, rendendole parte integrante della posizione ufficiale del nostro Paese in sede europea, le esigenze espresse dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

(2-00059)