• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/04317 BUCCARELLA, DONNO, SERRA, SANTANGELO, PUGLIA, BERTOROTTA, GIARRUSSO, CAPPELLETTI, BLUNDO, AIROLA, TAVERNA, PAGLINI - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo - Premesso...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-04317 presentata da MAURIZIO BUCCARELLA
martedì 21 luglio 2015, seduta n.487

BUCCARELLA, DONNO, SERRA, SANTANGELO, PUGLIA, BERTOROTTA, GIARRUSSO, CAPPELLETTI, BLUNDO, AIROLA, TAVERNA, PAGLINI - Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo - Premesso che:

in Puglia si segnalano recentissimi ed importanti rinvenimenti archeologici, alcuni dei quali ancora non di dominio pubblico. La scoperta, il 1° luglio 2015, del busto e di altri frammenti della monumentale statua marmorea di Minerva a Castro (Lecce), da cui l'auspicio di rinvenire altri elementi nel prosieguo delle indagini archeologiche, che con il basamento superava i 4 metri di altezza, si aggiunge ai precedenti ritrovamenti e sembra confermare definitivamente il luogo indicato da Virgilio quale mitico approdo di Enea;

i lavori di restauro di un notevole settore delle mura urbiche di Lecce con il relativo fossato hanno consentito il recupero di numerosi elementi architettonici e scultorei di età barocca nonché la scoperta di testimonianze di età messapica e romana;

la campagna di indagini archeologiche all'interno dell'anfiteatro di Rudiae, sito alla periferia di Lecce e la ripresa, dopo decenni, degli scavi all'interno della grotta Romanelli di Castro potrebbero fornire ulteriori conferme e scoperte, stante l'attestata presenza nell'area del primo Homo sapiens d'Europa nel Salento;

le indagini all'interno del castello di Lecce, che stanno portando alla luce le fasi dei periodi normanno e svevo poi inglobate nelle strutture ordinate da Carlo V per la creazione dei possenti bastioni anche a seguito della conquista di Otranto, lasciano immaginare quale importantissimo polo attrattivo possa diventare il museo "Sigismondo Castromediano", diventando nazionale, e quale ruolo fondamentale possa avere anche per l'economia del territorio, agevolando la trasformazione dal turismo attuale "mordi e fuggi", e prevalentemente estivo, in un turismo culturale con presenze costanti durante tutto l'anno;

il museo archeologico provinciale di Lecce intitolato al suo fondatore, Sigismondo Castromediano, è uno dei più importanti musei non statali della Puglia. È inoltre il più antico museo sorto sul territorio regionale, essendo stato fondato nel 1868, nonché il più importante della provincia di Lecce. Come tutti i beni di proprietà provinciale sta subendo le incertezze e le difficoltà connesse alla "cancellazione" delle Province con grave possibile pregiudizio per la fruizione delle collezioni archeologiche e storico-artistiche contenute al suo interno. Il museo, infatti, ha diverse sezioni, tra cui emerge quella archeologica, che si basa sull'ingente patrimonio di antichità che il duca Sigismondo Castromediano donò ai suoi concittadini costituendo il museo di cui divenne il primo direttore;

il museo provinciale di Lecce, dopo aver avuto sede storica per diversi decenni nel palazzo del Governo (ex convento dei padri celestini), fu trasferito nel 1967, con ingente spesa sostenuta dalla Provincia di Lecce, nel prestigioso complesso dell'ex collegio dei gesuiti ristrutturato su progetto dell'architetto Franco Minissi;

l'attuale area espositiva occupa circa 6.000 metri quadrati e circa altri 4.000 sono occupati da parte della biblioteca (anch'essa di grandissimo valore), in via di totale trasferimento nel prestigioso convitto nazionale "Palmieri", in fase di completa ristrutturazione e sede originale della biblioteca stessa, e da uffici vari e sedi di enti o associazioni;

i beni archeologici esposti, di enorme valore storico, in maggior parte di epoca messapica e quindi testimonianza della grande importanza di quel popolo italico, sono circa 6.000 e, probabilmente, altri 4.000 sono conservati nei depositi del museo. La Soprintendenza archeologica conserva altre migliaia di casse di materiali, tutti provenienti da scavi archeologici effettuati nella provincia leccese, nei depositi all'interno del castello di Lecce e nei depositi del museo nazionale di Taranto;

anche l'università del Salento conserva grandi quantità di materiale archeologico nei propri depositi del Dipartimento di beni culturali, frutto di ricerche e scavi effettuati fin dagli inizi degli anni '70 dallo stesso dipartimento e dalla scuola di archeologia (Lecce, Leuca, Ugento, Vaste, Cavallino, Rocavecchia, eccetera). Risulta agli interroganti che sia l'università che la Soprintendenza archeologica della Puglia abbiano problemi di spazio per la grande mole di materiali archeologici da conservare, di cui la gran parte non è mai stata presentata alle cittadinanze salentine;

considerato inoltre che:

la direzione del museo provinciale di Lecce nell'ottica della riforma del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e nell'ambito della riforma delle Province, valutata l'importanza delle collezioni archeologiche e storico-artistiche conservate al suo interno, visto che la gran parte delle prime risultano essere di proprietà statale in quanto acquisite successivamente alla prima legge di tutela delle "antichità e belle arti" dello Stato unitario (legge n. 364 del 1909) che sanciva l'inalienabilità dei beni archeologici e storico-artistici e considerata l'attuale indefinita situazione delle Province, si è appellata alla cittadinanza salentina, al segretariato regionale del Ministero per la Puglia, all'università del Salento, alle istituzioni e agli enti locali del basso Salento nonché alle associazioni culturali, affinché il museo provinciale di Lecce entri a pieno titolo nell'ambito dell'istituendo polo museale regionale accanto ai diversi musei statali presenti sul territorio regionale (Manfredonia, Altamura, Bari, Egnazia, Gioia del Colle, Ruvo di Puglia, eccetera);

a giudizio degli interroganti, in tale ottica il museo provinciale di Lecce può ritornare ad essere un centro di promozione culturale e di educazione alla comprensione della storia e alla "bellezza" del patrimonio dell'antica terra d'Otranto secondo gli intenti già delineati e affermati dal duca Sigismondo Castromediano;

considerato infine che la "Convenzione europea per la protezione del patrimonio archeologico" di La Valletta del 16 gennaio 1992, ratificata nel mese di aprile 2015 anche dall'Italia, prevede che le testimonianze archeologiche siano restituite e comunque rese fruibili alle cittadinanze dei territori in cui sono state ritrovate,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

quali iniziative intenda adottare affinché, anche alla luce delle recenti scoperte, il polo museale provinciale di Lecce possa essere valorizzato in virtù della sua importanza storica e culturale e per la valenza culturale dei materiali in esso conservati, anche considerando le importanti potenzialità di rivalutazione del territorio che un adeguato utilizzo potrebbe avere anche sull'economia salentina;

se intenda valutare la possibilità di inserire il museo archeologico provinciale di Lecce fra i musei statali e di interesse nazionale all'interno del polo museale regionale dello Stato.

(4-04317)