• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/10066 in data 30 luglio 2015 sono state rese pubbliche le anticipazioni del rapporto dello Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2015, che delineano un quadro allarmante — per non dire catastrofico...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10066presentato daMURA Rominatesto diGiovedì 30 luglio 2015, seduta n. 472

MURA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
in data 30 luglio 2015 sono state rese pubbliche le anticipazioni del rapporto dello Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2015, che delineano un quadro allarmante — per non dire catastrofico — dell'Italia e in particolare del Mezzogiorno, area che viene considerata una delle più depresse e arretrate d'Europa;
secondo il rapporto, dal 2000 al 2013, quindi in tredici armi, l'Italia è stato il Paese che è cresciuto meno a livello continentale, +20,6 per cento rispetto al +37,3 per cento dell'area euro a 18, addirittura meno della Grecia, che ha segnato +24 per cento quale effetto della forte crescita negli anni pre crisi, che è riuscita ad attenuare in parte il crollo successivo;
particolarmente critica, è la situazione al Sud, che nello stesso periodo è cresciuto che cresce la metà della Grecia, +13 per cento: oltre 40 punti percentuali in meno della media delle regioni convergenza dell'Europa a 28 (+53,6 per cento);
una situazione che Svimez fotografa così: «Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l'assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all'area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente»;
crescono anche le distanze tra il nord e il sud del Paese, come dimostrato i dati sul prodotto. Il divario del prodotto interno lordo pro capite tra Centro-Nord e Sud è tornato ai livelli del secolo scorso. In particolare, in termini di prodotto interno lordo pro capite, il Mezzogiorno nel 2014 è sceso al 63,9 per cento del valore nazionale, un risultato mai registrato dal 2000 in poi;
le riforme promosse dal Governo, approvate e in discussione nel Parlamento, necessitano di un impulso maggiore proprio per arginare la grave condizione in cui si trova il Sud del Paese, malgrado i tiepidi segnali di ripresa recentemente individuati da un importante studio della Confindustria;
altro dato allarmante è quello sul fronte del lavoro anche se è doveroso evidenziare come la situazione sia stata fotografata prima dell'entrata in vigore della riforma del settore approvata dal Parlamento: il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, è arrivato a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat;
al Sud, inoltre, lavora solo una donna su cinque. Nel 2014, a fronte di un tasso di occupazione femminile medio del 64 per cento nell'Europa a 28 in età 35-64 anni, il Mezzogiorno è fermo al 35,6 per cento. Dal rapporto emerge poi che i consumi delle famiglie meridionali sono ancora scesi, arrivando a ridursi nel 2014 dello 0,4 per cento, a fronte di un aumento del +0,6 per cento nelle regioni del Centro-nord;
la povertà assoluta è aumentata al Sud rispetto al 2011 del 2,2 per cento contro il +1,1 per cento del Centro-nord. Nel periodo 2011-2014 al sud le famiglie assolutamente povere sono cresciute di oltre 190 mila nuclei in entrambe le ripartizioni, passando da 511 mila a 704 mila al sud e da 570 mila a 766 mila al Centro-nord;
preoccupa la situazione demografica: nel 2014 al sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni, fa, durante l'Unità d'Italia: «il Sud sarà interessato — è scritto nel rapporto – nei prossimi anni da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili», sono le parole del rapporto –:
quali iniziative urgenti intendano adottare per impedire che il Sud precipiti, come evidenziato nelle anticipazioni del rapporto dello Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2015, in una situazione di sottosviluppo permanente;
quali iniziative intendano adottare per evitare il rischio di desertificazione industriale dell'area meridionale dell'Italia che avrebbe serie ripercussioni sulla ripresa economica nazionale e avrebbe pesanti conseguenze sotto il profilo sociale e della tenuta democratica nel Paese;
quali iniziative urgenti intendano adottare per contrastare i seguenti fenomeni nel Mezzogiorno:
a) disoccupazione giovanile;
b) occupazione femminile, che nel sud e nelle isole ha gli indici più bassi in Europa;
c) povertà assoluta, fenomeno che riguarda oramai anche la cosiddetta classe media del Paese;
d) calo delle nascite, decremento demografico e spopolamento di intere aree, in particolare quelle interne, con punte allarmanti in Sardegna, Sicilia, Calabria e Puglia. (4-10066)