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Atto a cui si riferisce:
S.1/00460 premesso che: le recenti anticipazioni del rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2015 hanno riportato l'attenzione del Paese sulle sue profonde divisioni, con un Mezzogiorno che...



Atto Senato

Mozione 1-00460 presentata da SALVATORE TOMASELLI
martedì 4 agosto 2015, seduta n.497

TOMASELLI, FINOCCHIARO, ORRU', LAI, VERDUCCI, CUOMO, PEZZOPANE, SONEGO, ASTORRE, CALEO, BORIOLI, MARGIOTTA, SCALIA, FABBRI, AMATI, LUCHERINI, DI BIAGIO, DI GIACOMO, FILIPPI, MICHELONI, PAGLIARI, SAGGESE - Il Senato,

premesso che:

le recenti anticipazioni del rapporto Svimez sull'economia del Mezzogiorno 2015 hanno riportato l'attenzione del Paese sulle sue profonde divisioni, con un Mezzogiorno che precipita sempre più verso l'arretramento: nel 2014 per il settimo anno consecutivo il Pil del Mezzogiorno e? ancora negativo (pari all'1,3 per cento in meno); il divario di Pil pro capite e? tornato ai livelli di 15 anni fa; negli anni di crisi 2008-2014 i consumi delle famiglie meridionali sono crollati quasi del 13 per cento e gli investimenti nell'industria in senso stretto addirittura del 59 per cento; nel 2014 quasi il 62 per cento dei cittadini meridionali ha guadagnato meno di 12.000 euro annui, contro il 28,5 per cento del Centro-Nord;

già nelle scorse settimane dal rapporto Istat 2015 "La situazione del Paese" emergeva la permanenza di disuguaglianze socio-economiche e territoriali, con uno svantaggio per chi ha posizioni sociali più fragili, soprattutto nel Mezzogiorno;

dopo 2 anni di calo, nel 2014, in Italia l'occupazione è tornata a crescere (con 88.000 unità, pari allo 0,4 per cento), tuttavia, i divari territoriali non accennano a diminuire: la crescita ha riguardato soltanto il Centro-Nord, mentre il Mezzogiorno ha perso 45.000 occupati (con un calo pari allo 0,8 per cento);

il tasso di disoccupazione è passato dal 12,1 per cento nella media del 2013 al 12,7 per cento del 2014, quello giovanile è cresciuto ulteriormente fino a raggiungere il 42,7 per cento, con punte del 55,9 per cento nel Mezzogiorno;

il tasso di disoccupazione di lunga durata si è attestato al 7,1 per cento, 6 decimi di punto in più rispetto all'anno precedente;

secondo le prime stime dell'Istat, nel primo trimestre 2015 si registra una inversione di tendenza, tanto che il tasso di disoccupazione, cresciuto ininterrottamente dal terzo trimestre del 2011, è diminuito al 13 per cento (con un calo di 0,6 punti percentuali in confronto a un anno prima); la riduzione ha riguardato sia gli uomini sia le donne, ha interessato sia il Nord (con un calo di 0,4 punti) che il Mezzogiorno (con 1,2 punti in meno), ma i divari territoriali restano elevati (con valori dell'indicatore del 9 e 20,5 per cento rispettivamente);

come riportato dallo Svimez nel suo rapporto sull'economia del Mezzogiorno per l'anno 2014, ci si trova di fronte ad un Sud dove si continua ad emigrare (116.000 abitanti nel solo 2013), a non fare figli (anche nel 2013 ci sono stati più decessi che nascite), e ad impoverirsi; infatti, i consumi delle famiglie sono crollati di quasi il 13 per cento in 5 anni, a causa dell'assenza di lavoro;

dall'inizio della crisi, il prodotto interno lordo meridionale è diminuito di quasi 14 punti percentuali contro poco più di 5 punti nel resto del Paese (attualmente il prodotto interno lordo pro capite meridionale è pari ad appena il 56 per cento di quello del Centro-Nord). Gli investimenti fissi lordi meridionali sono diminuiti, sempre dall'inizio della crisi, di oltre 30 punti percentuali, con punte di quasi il 50 per cento nel settore industriale;

il Mezzogiorno interno, il raggruppamento meno dinamico e demograficamente più esiguo (4,1 milioni di abitanti) che si sviluppa lungo la dorsale appenninica peninsulare tra il Lazio interno e la Basilicata, la Calabria, la Sicilia interna e la Sardegna centrale, si sta spopolando da decenni (abitanti in calo del 3,1 per cento solo nell'ultimo decennio e quota di abitazioni non occupate superiore al 60 per cento), la popolazione è strutturalmente anziana e il mercato del lavoro asfittico;

si conferma la distanza fra la performance complessiva della generalità dei grandi comuni del Mezzogiorno e quella dei loro omologhi del Centro e del Nord nelle aree dell'innovazione tecnologica, dell'innovazione sociale e della trasparenza e partecipazione;

le famiglie residenti nelle aree del Sud e delle isole segnalano difficoltà nell'accesso a tutti i servizi; le situazioni più gravi si riscontrano nei centri urbani meridionali per l'accesso a pronto soccorso, ai presidi delle forze dell'ordine e agli uffici comunali;

il grado di soddisfazione espresso dai cittadini per il Servizio sanitario nazionale, soprattutto per quanto riguarda l'accessibilità ai servizi, è più basso fra i residenti del Mezzogiorno, ad eccezione di alcune realtà della Puglia e della Sardegna;

la congiuntura economica ha inasprito la competizione fra le diverse destinazioni della spesa pubblica, imponendo soprattutto agli enti locali, tanto più nelle aree urbane economicamente e socialmente più fragili, un limite severo agli investimenti;

il crollo della domanda interna negli anni trascorsi ha penalizzato fortemente soprattutto le aree più deboli, dove le imprese sono più piccole e meno internazionalizzate;

le stesse politiche di rigore fiscale hanno finito per colpire di più il Mezzogiorno: l'aumento della pressione fiscale, infatti, è concentrato sulla tassazione locale, meno progressiva, e più intensa al Sud;

la relazione annuale della Banca d'Italia ribadisce che non tutte le imprese stanno sopravvivendo e sopravvivranno a questa fase storica, ma lo faranno solo alcune: quelle che hanno raggiunto dimensioni sufficienti, che innovano e crescono sui mercati internazionali, laddove, invece, le imprese meridionali sono più piccole, meno innovative e meno internazionalizzate (anche se non mancano esempi di agglomerati industriali efficienti anche al Sud);

negli ultimi anni gli interventi per le imprese si sono ridotti molto di più nel Mezzogiorno: fra il 2008 e il 2013 le "agevolazioni" concesse sono diminuite del 17 per cento nel Centro-Nord e del 76 per cento nel Mezzogiorno;

considerato che:

mentre è evidente l'urgenza di politiche specifiche per attirare gli investimenti nel Mezzogiorno, va considerato che sono in corso positivi processi di consolidamento di realtà produttive di eccellenza, fondate sulla diffusione di realtà distrettuali e di cluster tecnologici tra i più significativi del Paese intero, come il settore dell'elettronica nell'area di L'Aquila e Avezzano; dell'aerospaziale in Campania e in Puglia; le aziende attive nelle tecnologie dell'informazione e della comunicazione a Cagliari; la meccatronica a Bari e l'elettronica a Catania. In queste realtà produttive, nel complesso, trovano occupazione più di 40.000 addetti (molti dei quali ricercatori e personale qualificato) e il fatturato totale ha superato negli scorsi anni gli 8,5 miliardi di euro, di cui circa un terzo destinato all'esportazione;

sono in corso, altresì, fenomeni di reshoring, ovvero ritorno in Italia di produzioni precedentemente delocalizzate, anche in produzioni "tradizionali", e appare evidente e naturale la disponibilità del Mezzogiorno a rappresentare un asse portante di questo fenomeno;

negli ultimi mesi l'iniziativa congiunta di Governo e Parlamento ha creato le condizioni normative e relazionali che hanno consentito di promuovere una vasta attività non solo di salvataggio, ma di rilancio e valorizzazione di segmenti decisivi dell'apparato industriale del Mezzogiorno, dall'Ilva alla Whirlpool: da tali positivi esempi consegue la consapevolezza che il processo di cosiddetta "desertificazione industriale" denunciato dalla Svimez non solo non sia irreversibile ma, anzi, possa per davvero essere vinto e superato;

è necessario scongiurare il rischio che cadano inutilizzate le risorse europee non ancora impegnate, ma soprattutto bisogna individuare tutte le misure utili a superare i ritardi e le inefficienze sin qui registratesi nell'utilizzo delle risorse dei fondi strutturali e, in ogni caso, individuare i meccanismi, anche di carattere sostitutivo da parte dello Stato, finalizzati ad assicurare nel futuro la realizzazione nei territori del Mezzogiorno di quegli interventi indispensabili per il suo riscatto;

è essenziale, quindi, assumere provvedimenti anche urgenti al fine di assicurare interventi concreti in favore dei territori del Mezzogiorno, nella convinzione che, se non ripartirà l'economia di tale area, è l'intero Paese che rimarrà più povero e più fragile sul piano della concorrenza internazionale, oltre che più ingiusto e meno coeso;

come richiamato anche dalla Commissione europea, tra le criticità che hanno caratterizzato la gestione dei fondi europei nel nostro Paese vanno richiamate: la dispersione e la parcellizzazione delle risorse europee in un numero eccessivo di progetti che ne minano la stessa efficacia ed efficienza, la scarsa capacità amministrativa e l'assenza di piani specifici settoriali,

impegna il Governo:

1) a rilanciare un'adeguata iniziativa in sede europea volta ad affrontare le criticità e i divari strutturali tra economie nazionali, oltre che all'interno delle singole nazioni, resi più acuti dall'impatto della lunga crisi di questi anni;

2) in particolare, in sede comunitaria, ad aggiornare le politiche di coesione mediante: l'adozione di strumenti di fiscalità di compensazione e/o di vantaggio per le aree più deboli, nell'ambito del processo di armonizzazione delle politiche fiscali; il rilancio degli investimenti pubblici, a cominciare dalla destinazione di una quota significativa del "piano Juncker" alla riduzione degli squilibri strutturali tra le varie aree; l'utilizzo dei margini di flessibilità nell'ambito della finanza pubblica, così come previsti dai vigenti Trattati europei, per le risorse da destinare al rilancio degli investimenti mediante, nello specifico, l'esclusione dal patto di stabilità del cofinanziamento delle spese degli stessi;

3) a riconsiderare, sempre in sede comunitaria, l'attuale rete integrata europea dei trasporti (TEN) che, così come definita negli anni scorsi, esclude e penalizza larga parte del Mezzogiorno, a cominciare dalla necessità di definire il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico da Ravenna a Brindisi e Lecce, obiettivo ancora più urgente alla luce dell'ormai prossima approvazione della "macro regione adriatico-ionica";

4) ad assicurare che, nelle priorità delle opere strategiche da confermare nella prossima programmazione e da finanziare, come già definito in varie occasioni negli ultimi anni, vi siano le due più grandi interconnessioni ferroviarie attualmente previste nel Mezzogiorno, la Bari-Napoli e la Messina-Catania-Palermo;

5) a promuovere misure volte a rendere ancora più agevole la continuità territoriale tra tutti i territori isolani, anche attraverso l'istituzione di norme ed incentivi utili a garantire tale continuità via mare, via ferro e via aerea;

6) a promuovere interventi aventi per obiettivo quello di potenziare le strutture nel Mezzogiorno finalizzate a facilitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, in particolare per i giovani;

7) ad assicurare, in sede di monitoraggio dell'attuazione della legge di riforma del mercato del lavoro, con particolare riferimento al Mezzogiorno, la verifica dell'impatto delle misure previste in materia di: alternanza scuola-lavoro per assicurare ai giovani adeguate competenze ed opportunità; il rafforzamento della presenza quanto più diffusa dell'istruzione tecnico-professionale; l'efficace utilizzo degli strumenti del tirocinio formativo e dell'apprendistato; la riforma dei servizi pubblici per l'impiego ed il loro rapporto con i territori a più alta densità di disoccupazione;

8) a sviluppare tale attività di verifica e monitoraggio in stretto raccordo con gli altri livelli istituzionali, a cominciare dalle Regioni, e con particolare attenzione ai fenomeni più delicati dal punto di vista sociale, ossia la condizione femminile e la disoccupazione degli adulti espulsi dal ciclo produttivo;

9) a favorire, di conseguenza, d'intesa con le Regioni interessate, piani di formazione permanente a beneficio dei lavoratori ultracinquantenni, al fine di promuovere politiche attive di reinserimento lavorativo;

10) a promuovere lo sviluppo di un sistema creditizio e finanziario in grado di sostenere e supportare le imprese, con particolare attenzione ai settori ad alta capacità di innovazione, nonché a procedere ad un riordino complessivo, e ad un loro effettivo coordinamento, di enti e strutture, a partire dalla Banca del Mezzogiorno, che operano nel settore, definendo altresì un più solido quadro di misure a sostegno di tali processi, dal rafforzamento del Fondo centrale di garanzia alla costituzione di fondi di private equity specialistici;

11) a rendere pienamente operativi e a rafforzare gli strumenti di contrasto del disagio sociale presente in ampie fasce della società meridionale;

12) ad attivare politiche generali e di promozione locale finalizzate ad una nuova residenzialità nei territori caratterizzati, in questi ultimi anni, da un forte calo demografico, prevedendo politiche sperimentali in favore dei piccoli comuni situati nelle zone svantaggiate e nelle aree interne;

13) ad individuare, nel quadro di un ampio confronto con le Regioni e le amministrazioni del Mezzogiorno, le opportune soluzioni, anche di carattere normativo, volte ad assicurare il tempestivo utilizzo delle risorse dei fondi strutturali della politica agricola comune per interventi e progetti da realizzarsi esclusivamente nelle "regioni obiettivo-convergenza" del Sud, facendo ricorso, ove necessario, all'esercizio del potere sostitutivo nei confronti delle amministrazioni che si dovessero rivelare inadempienti;

14) a considerare come l'eccessiva cementificazione, assieme all'abbandono del territorio agricolo nelle aree del Mezzogiorno, abbia contribuito ai fenomeni di dissesto idrogeologico e, pertanto, a contrastare il disboscamento e l'abbandono dei terreni e riconoscere il valore strategico dell'agricoltura: non solo come presidio e strumento di manutenzione ordinaria del territorio, rivedendo funzione ed organizzazione dei consorzi di bonifica, ma anche e soprattutto come strumento per favorire l'occupazione giovanile;

15) ad attivare misure ed interventi anche di carattere finanziario e fiscale per il recupero dei terreni coltivati e per la ristrutturazione di quei territori che hanno subito un esodo agricolo e per far rivivere complessivamente le comunità, che sono un elemento fondamentale di forte contrasto al depauperamento del territorio, anche mediante progetti innovativi per la manutenzione del territorio e dei corsi d'acqua;

16) ad assicurare una più solida ed avanzata "governance " delle risorse previste dal nuovo ciclo di programmazione 2014-2020, che tenga conto dei limiti e delle difficoltà largamente denunciate e condivise negli ultimi anni e che, in particolare, assuma la necessità di un più forte coordinamento centrale tra le Regioni interessate, sia nell'ambito della stessa azione di governo che nel rilancio delle competenze dell'Agenzia per la coesione territoriale da integrare con l'attività della stessa Invitalia, Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa.

(1-00460)