• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/00192 recependo la direttiva europea 2008/115/CE – in particolare i commi 5 e 6 dell'articolo 15 – il limite temporale di trattenimento dei migranti irregolari nei CIE italiani è stato prolungato...



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-00192presentato daMIGLIORE Gennarotesto diMartedì 20 agosto 2013, seduta n. 70

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per l'integrazione, per sapere – premesso che:
recependo la direttiva europea 2008/115/CE – in particolare i commi 5 e 6 dell'articolo 15 – il limite temporale di trattenimento dei migranti irregolari nei CIE italiani è stato prolungato dai 60 giorni previsti dalla legge n. 189 del 2002 (cosiddetta legge Bossi-Fini) a 18 mesi;
detta direttiva stabilisce anche che «il trattenimento ha durata quanto più breve possibile ed è mantenuto solo per il tempo necessario all'espletamento diligente delle modalità di rimpatrio», prevedendo, dunque, una detenzione lunga solo come ultima ratio;
nel centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Gradisca d'Isonzo, a pochi chilometri da Gorizia, ci sono migranti che sono rinchiusi da oltre 15 mesi, e ciò anche a causa dell'atteggiamento di noncuranza da parte di ambasciate e consolati dei Paesi d'origine che impiegano troppi mesi ad esaminare le pratiche dei detenuti. Questo comporta l'inevitabile prolungamento del loro stato di detenzione dovuto non in conseguenza di reati commessi, bensì alla loro sola presenza irregolare sul territorio italiano;
questa lunga permanenza, unita alla totale mancanza di attività ricreative, alla presenza di sbarre e porte di ferro, cancelli e alti muri di cinta con relative reti di ferro a sovrastarli, provocano gravi forme di depressione, aggravate da atti di autolesionismo e da tentativi di suicidio attraverso overdose di psicofarmaci;
come risulta dall'indagine realizzata tra il febbraio 2012 e il febbraio 2013 da Medici per i diritti umani (MEDU), la struttura dei CIE è sempre più drammaticamente simile a quella dei lager;
il Cie di Gradisca d'Isonzo apre le sue porte nel marzo 2006 ed è gestito dal 2008 dal consorzio Connecting People, con sede a Trapani. Tale consorzio vede, ai suoi vertici, alcuni amministratori rinviati a giudizio – in seguito a un'inchiesta giudiziaria avviata dalla procura di Gorizia sugli appalti al CIE in questione e al CARA a esso collegato – per associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e a inadempienze di pubbliche forniture: oltre a dichiarare un numero maggiore di ospiti rispetto alle presenze effettive, la Connecting People non avrebbe fornito ai trattenuti quanto previsto dal contratto a fronte dei 42 euro al giorno, per migrante, che percepiva dallo Stato;
a seguito della visita nei giorni 10-11-12 agosto al CIE dell'onorevole Serena Pellegrino, firmataria del presente atto di sindacato ispettivo, il Consorzio Connecting People ha fatto pervenire alla stessa una lettera in cui si manifestano le condizioni di vivibilità all'interno della struttura e le posizioni dello stesso Connecting People;
si precisa inoltre che, attraverso il colloquio avvenuto tra l'onorevole Serena Pellegrino e il Prefetto di Gorizia Marrosu in data 12 agosto 2013 alla presenza del Questore Piovesana, viene confermato che i dipendenti del Connecting People (C.P.) non ricevono lo stipendio da alcuni mesi e che, in conseguenza di ciò, la Prefettura ha ritenuto di sospendere l'erogazione del compenso al C.P. fino a quando lo stesso C.P. non effettuerà i pagamenti ai suddetti dipendenti;
l'articolo 14 del Testo Unico sull'immigrazione recita che «Lo straniero è trattenuto nel centro con modalità tali da assicurare la necessaria assistenza ed il pieno rispetto della sua dignità», tale principio è ribadito dalle premesse al contratto che la Prefettura di Gorizia ha stipulato con l'Ente Gestore. L'articolo 6 del succitato contratto recita: «I responsabili della gestione dei centri ed il personale negli stessi impegnato, operano assicurando il rispetto delle finalità della missione istituzionale, così come risultano definite anche dalle condizioni e dalle modalità dell'ospitalità stabilite dalla legge e concordate nel presente contratto. L'inosservanza della precedente clausola costituisce inadempimento contrattuale ai sensi e per gli effetti degli articoli 1453 e seguenti dei codice civile»;
la situazione attuale farebbe presagire una chiara violazione del contratto, sia dal punto di vista del rispetto della dignità umana che da quanto stabilito dal capitolato d'appalto stipulato tra la Prefettura e l'Ente Gestore: la mensa è chiusa e non utilizzata, per cui i pasti vengono serviti lungo i corridoi e consumati all'interno delle camerate: gli «ospiti» dormono su coperte di lana che non sono state pulite per quasi tre mesi a causa dell'interruzione dei servizi di lavanderia; la circolazione all'interno del centro non è consentita ed è rigidamente regolata dagli operatori sotto presentazione di una richiesta. Le condizioni igienico-sanitarie non sono conformi agli standard minimi di vivibilità;
a seguito delle suddette visite del 10-11-12 agosto scorsi da parte dell'onorevole Serena Pellegrino, il dottor Gianni Cavallini, dirigente del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda sanitaria Isontina, ha fatto richiesta di una relazione in merito alla situazione riscontrata dalla stessa parlamentare all'interno del CIE;
si evidenzia inoltre, che l'articolo 1 dello Schema di capitolato d'appalto precisa quali siano i compiti dell'Ente gestore nei confronti degli «ospiti» del centro. Oltre al servizio di assistenza generica alla persona, all'assistenza sanitaria, alla pulizia e manutenzione dei locali di cui si è già abbondantemente detto, a destare sospetti circa la conduzione del centro è anche il servizio di gestione amministrativa: una delegazione – di cui ha fatto parte l'onorevole Pilozzi, cofirmatario del presente atto – in visita ai 68 cittadini trattenuti nel centro ha rilevato la mancata registrazione di alcuni ospiti i quali – essendosi dichiarati di origine siriana – avrebbero il diritto di richiedere asilo politico, cosa di cui, violando importanti norme di protezione internazionale, non erano neanche stati informati;
al momento della visita al CIE di Gradisca dell'onorevole Serena Pellegrino, il giorno 10 agosto, è emerso dai racconti dei «trattenuti» che la sera precedente, sera che concludeva il Ramadan, ci sono state delle richieste di poter rimanere all'esterno delle camerate per festeggiare la conclusione del periodo di preghiera come in uso nei paesi d'origine; a seguito del diniego, i «trattenuti» sono stati invitati a entrare nelle camerate e, non accettando tale ordine si sono susseguiti dapprima scontri verbali e successivamente colluttazioni, scontri e lanci di lacrimogeni al CS di cui i «trattenuti» hanno fatto vedere i resti. Alcuni di loro, a seguito di significativi attacchi d'asma di altri compagni, hanno rotto una vetrata per permettergli di respirare. L'onorevole Pellegrino ha chiesto conferma ai preposti della Questura e della Prefettura che non negano tale versione;
durante tale visita viene confermato quanto già rilevato dall'onorevole Pilozzi in una visita precedente: l'uso dei cellulari è stato negato. Si precisa che con tale sospensione dell'utilizzo del telefono cellulare avvenuta in seguito alle rivolte dell'inizio del 2011, viene violato, ad avviso degli interpellanti – con un'ordinanza prefettizia (prot. n. 0004554-2011/Area IV del 2 marzo 2011) – l'articolo 14, comma 2, della succitata legge n. 189 del 2002, che prevede la «libertà di corrispondenza anche telefonica con l'esterno». I «trattenuti» inoltre non possono tenere libri e giornali perché facilmente infiammabili, né penne, perché utilizzabili come armi. Rivoltarsi è «legittima difesa» stabilisce la sentenza (n. 1410 del 12 dicembre 2012) con la quale il Giudice di Crotone Edoardo D'Ambrosio ha scagionato dai reati di danneggiamento e resistenza aggravata tre immigrati irregolari detenuti presso il CIE di Sant'Anna;
la sera del giorno 11 agosto scorso, su sollecitazione di alcuni cittadini, l'interrogante, l'onorevole Pellegrino, viene informata che all'interno del CIE ci sono nuovamente disordini e che i «trattenuti» sono sul tetto della struttura. A seguito di alcune telefonate con la Questura emerge che nuovamente gli «ospiti» dopo aver divelto la rete soprastante una delle «vasche» e rotto un vetro di separazione sono saliti sui tetti, ma le testimonianze fanno emergere nuovamente l'uso di lacrimogeni e scontri con le forze dell'ordine. L'onorevole Pellegrino, dopo aver richiesto la presenza immediata di un'ambulanza, interviene sul posto alle ore 1.00 del giorno 12 agosto 2013 per ottenere una possibile mediazione. Verifica, che all'interno sono presenti unità della Polizia di Stato, dei Carabinieri, dell'Esercito Italiano in tenuta antisommossa. Viene tentata una mediazione con due portavoce scesi dal tetto. Dopo una lunga conversazione l'onorevole si impegna a farsi da portatrice dei desideri degli ospiti nelle sedi opportune: restituzione dei telefoni cellulari; ripristino della mensa; ripristino del campo di calcio; riduzione del periodo di detenzione da 18 a 6 mesi; rimozione del giudice di pace;
con chiarezza viene espresso quali sono le sedi in cui possono essere evase tali richieste: contestualmente l'onorevole Nazzareno Pilozzi informa il sottosegretario al Ministero dell'interno Domenico Manzione che si prende carico della questione;
il giorno 12 agosto l'onorevole Serena Pellegrino chiede un incontro con il prefetto di Gorizia Marrosu che viene accordato nell'immediato alla presenza del questore Piovesana. A seguito della conversazione viene accordata la restituzione in tempi brevi dei telefoni cellulari, il ripristino della mensa e del campo di calcio a seguito di lavori di manutenzione per la prima, poiché danneggiata a causa di disordini, e rimessa in sicurezza per il secondo. Durante il colloquio i «trattenuti» scendono dai tetti. Al rientro al Centro l'onorevole Pellegrino riporta ai «trattenuti» il colloquio con il prefetto Marrosu e manifesta preoccupazione per lo stato in cui versa la struttura; dichiara che lo stato attuale del Centro è molto pericoloso e che, dato i vetri rotti, la rete di copertura divelta e la conseguente possibilità di risalire sui tetti, espone i «trattenuti» a gravi rischi di incolumità;
la notte tra il 12 e il 13 agosto due «trattenuti» tentano la fuga attraverso il tetto. A quanto riportato dalla Questura uno dei due, quello che attualmente è ricoverato in coma farmacologico all'ospedale Cattinara di Trieste, tentando la fuga attraverso il tetto precipita per terra battendo la testa; il secondo, caduto da una fune ricavata con mezzi di fortuna, subisce un lieve trauma alle gambe, viene ricoverato e presto dimesso all'ospedale di Gorizia. Il giorno 13 agosto viene ripristinato il vetro e la rete, i «trattenuti» vengono nuovamente alloggiati nelle camerate; il dottor Gianni Cavallini dirigente del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda sanitaria Isontina visita il Centro e mi riferisce verbalmente quanto visto;
nei giorni successivi l'onorevole Pellegrino mantiene costantemente i contatti telefonici sia con la Questura che con la Prefettura per informarsi della situazione all'interno del Centro e apprende che il giorno 16 agosto è prevista la restituzione dei telefoni cellulari. In quella occasione l'onorevole Pellegrino presenzia alla restituzione e dà conferma ai «trattenuti» che il prefetto ha già dato ordine di ripristinare la mensa e il campo di calcio. Di tutto quanto accaduto l'onorevole Pellegrino riferisce quotidianamente al Presidente della Commissione straordinaria al Senato per la tutela e promozione dei diritti umani senatore Luigi Manconi;
il giorno 17 agosto alcune associazioni e movimenti pacifisti hanno indetto una manifestazione all'esterno del CIE di Gradisca. Durante la manifestazione alcuni «trattenuti» sono nuovamente saliti sul tetto, dopo aver sfondato un vetro con una porta del bagno utilizzata come testa d'ariete mettendo a rischio la propria incolumità;
allo stato attuale alcuni «trattenuti» sono ancora sui tetti armati di oggetti contundenti e le forze dell'ordine sono in tenuta antisommossa. La loro incolumità è fortemente a rischio –:
se non si ritenga necessario provvedere a una revisione della legge n. 189 del 2002 «Bossi-Fini» sull'immigrazione;
se non ritengano opportuno sollecitare gli enti competenti – tra cui le ambasciate e i consolati – nell'espletamento delle pratiche di identificazione;
se non si intenda verificare con regolarità che nel CIE di Gradisca d'Isonzo vengano rispettati i livelli minimi di dignità umana e di rispetto della persona imposti dalla legge, nonché le condizioni igienico-sanitarie degli ospiti e della struttura;
se a tal fine non sia opportuno procedere alla verifica degli adempimenti in capo al consorzio Connecting People, accertato l'inadempimento dello stesso, e di quelli in capo alla Prefettura;
se non ritengano opportuno chiudere il Centro di Gradisca d'Isonzo data l'inagibilità sia igienico-sanitaria che l'inadeguatezza strutturale dello stesso.
(2-00192) «Migliore, Pellegrino, Di Salvo, Pilozzi, Matarrelli, Melilla, Nicchi, Paglia, Sannicandro, Airaudo, Marcon».