• Testo MOZIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.1/00177 [Crisi Siriana]



Atto Camera

Mozione 1-00177presentato daMIGLIORE Gennarotesto diLunedì 9 settembre 2013, seduta n. 73

La Camera,
premesso che:
la Repubblica araba siriana, teatro da almeno due anni di un conflitto terribile e sanguinoso che ha indignato l'opinione pubblica mondiale, non può non destare particolare preoccupazione in relazione al destino geopolitico di un'area molto indebolita da una guerra civile che ha lasciato sul campo oltre centomila morti;
le guerre in Iraq ed in Afghanistan, l'onda lunga delle primavere arabe e la persistenza del conflitto israelo-palestinese, nonostante i propositi di riapertura di un dialogo tra le parti della seconda amministrazione Obama, dimostrano che il quadro geopolitico dell'area sta vivendo trasformazioni profondissime; allo stesso tempo si affacciano sulla scena nuovi «player» statuali (Qatar, Turchia, Arabia Saudita ed altre «petromonarchie») e sì rafforzano gli interessi strategici di potenze regionali, e non, quali Iran e Russia, che puntano ad una nuova egemonia militare ed economica in tutta l'area;
il regime di Assad si è macchiato di crimini inaccettabili sin dall'inizio del conflitto, evoluzione tragica di un movimento spontaneo di protesta popolare che, come nel solco della stagione del risveglio arabo, chiedeva democrazia e rispetto dei diritti umani. A fronte della durissima repressione dei movimenti di protesta, settori delle opposizioni in Siria, ed all'estero, hanno optato per la via delle armi. La scelta della strada dell’escalation militare ha trasformato profondamente anche la natura del fronte dei ribelli, che si è arricchito di sostegni internazionali significativi, mentre la logica dello scontro militare ha fatto passare in secondo piano e reso invisibile il lavoro coraggioso ed incessante di una miriade di organizzazioni, coordinamenti, collettivi, ed altri soggetti che praticano forme di autogestione, comunicazione alternativa, ricostruzione e mutualismo tra le popolazioni civili martoriate dal conflitto;
tutti gli analisti ed esperti dei settore concordano ormai nel definire la fase dei combattimenti di «stallo» e nel ritenere che nella attuale situazione qualsiasi soluzione di tipo militare sia impraticabile e arrecherebbe ulteriori gravi sofferenze ad una popolazione civile ormai allo stremo, oltre ad aprire la strada ad uno scenario simile a quello attuale in Iraq, con una guerra civile e religiosa che sta provocando nel dopoguerra un numero elevatissimo di vittime civili e rischia di portare il Paese alla conflagrazione;
le forze combattenti in opposizione alle truppe lealiste sono estremamente articolate e disomogenee, con forte prevalenza, accanto alle espressioni militari delle varie opposizioni politiche, almeno nella fase attuale, di formazioni più marcatamente jihadiste, quali Al Nusra, che si sono talvolta distinte anche per forme di rappresaglia cruente nei confronti delle truppe lealiste di Assad e di minoranze religiose, quali le comunità cristiane, come descrive la vicenda di Maanoula, la città patrimonio dell'Unesco, uno degli ultimi tre luoghi al mondo dove si parla ancora l'aramaico;
in un simile scenario, l'Europa dimostra tutta la sua incapacità di parlare con una sola voce, e di svolgere un ruolo di attore politico globale. Da una parte, come conseguenza delle diverse prese di posizioni di Paesi membri circa la rimozione o meno dell'embargo dell'invio di armi ai ribelli, dall'altra, nella debolezza negoziale solo in parte mitigata dalla posizione unitaria, seppur ambigua, assunta riguardo al ricorso alla diplomazia internazionale, quale unica soluzione possibile alla crisi siriana. Lo stesso dicasi per il nostro Paese che sostiene a gran voce la via negoziale e, condannando l'uso di armi chimiche contro i civili, si oppone ad un intervento militare senza mandato dell'ONU, e nel contempo, grazie alle maglie larghe delle norme di controllo sul commercio di armi, ha tuttavia permesso ad imprese italiane produttrici di armi di vendere armi al regime di Assad;
il Governo italiano già in data 26 agosto 2013, con l'audizione del Ministro degli affari esteri Emma Bonino alle Commissioni esteri di Camera e Senato congiunte, si è espresso in maniera molto netta ed inequivocabile contro un'eventuale azione militare; è necessario che tale posizione rimanga integra e senza ambiguità, soprattutto all'indomani del fallimento del G20, dove le potenze presenti hanno vissuto una spaccatura profonda e l'Italia ha scelto di sottoscrivere il documento degli Usa che, in forma assai ambigua, non escludeva una reazione militare in caso di accertamento dell'attacco chimico da parte di Assad. In tal modo, il nostro Paese rischia di vedere compromessa la sua capacità di mediazione e proposta politica per ripresa di un negoziato che porti alla cessazione delle ostilità e costringa le parti a trattare;
è evidente che, se venisse confermato l'uso di gas Sarin nell'agosto 2013 da parte delle truppe lealiste, le stesse avrebbero commesso un crimine contro l'umanità, causando 1400 morti, come documentato in molti video;
va anche segnalato che il protocollo di Ginevra del 1925 per la proibizione dell'uso dei gas asfissianti, avvelenanti e altri gas, e dei metodi di guerra batteriologica e la convenzione sulle armi chimiche (CAC) firmata a Parigi nel 1993 sulla proibizione dello sviluppo, la produzione, l'accumulo e l'uso delle armi chimiche e sulla loro distruzione, non hanno mai visto la adesione e la ratifica da parte della Siria;
pur nelle more del definitivo responso da parte degli ispettori circa l'uso delle armi chimiche nel conflitto, tuttavia, si va paventando un intervento militare a guida Francia e Usa in un quadro pressoché unilaterale, che rischia di determinare una escalation di violenza e guerra in una regione estremamente difficile, con un ancor più diretto coinvolgimento nel conflitto dell'Iran e degli Hezbollah;
gli effetti, pericolosi e preoccupanti, si ripercuoterebbero anche in un'area particolarmente fragile sul terreno istituzionale e dell'equilibrio etnico e religioso, quale è il Libano, dove la missione Unifil, costruita in un quadro multilaterale nel 2006 – e, oggi, a guida italiana – rischia di essere messa in discussione, e di non riuscire a svolgere fino in fondo la funzione positiva di peacekeeping che finora ha portato avanti; in questo quadro anche l'invio della nave Andrea Doria al largo del Mar Mediterraneo acquista un significato che merita di essere chiarito ulteriormente dalle autorità militari;
l'azione militare, che potrebbe partire già nei prossimi giorni, non gode di consenso internazionale, turba profondamente l'opinione pubblica mondiale, configurandosi ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo come illegittima ed illegale e ben potrebbe portare ad un'ulteriore tragica escalation in Siria, oltre che ad una spirale di violenza a livello regionale, allontanando le prospettive di rilancio del processo negoziale di Ginevra II;
è estremamente urgente mettere in pratica una strategia di de-escalation in vista della Conferenza di Ginevra II, individuata dal «The European Council of Foreign Relations» che si fonderebbe sui pilastri della conferenza Ginevra II, ovvero: il cessate il fuoco immediato, disarmo delle parti in conflitto interrompendo il flusso di riarmo dei protagonisti della guerra, un governo di transizione democratica che mantenga integra la sovranità e l'indipendenza della Siria, l'accesso di tutte le organizzazioni umanitarie in Siria, a partire dalle aree più colpite dalla guerra;
è altissimo il numero di profughi coinvolti, circa un milione e mezzo, prevalentemente distribuiti tra la Giordania e il Libano, Paesi che rischiano una autentica deflagrazione del tessuto sociale, per non dimenticare gli effetti già visibili in Libano di uno «spill-over» del conflitto, evidente nei recenti attentati a Tripoli;
in tale quadro, il timore di una escalation militare ha mobilitato non solo la società civile pacifista, attraverso anche lo straordinario messaggio del Pontefice contro la guerra, ma ha riconsegnato la giusta ed adeguata centralità ai Parlamenti, come nel caso della Gran Bretagna, dove la Camera dei Comuni ha bocciato la proposta del Primo Ministro Cameron di aderire alla azione militare in Siria, e degli Usa, dove il Presidente Obama ha deciso di sottoporre al voto del Congresso e del Senato l'eventuale via libera all'attacco,

impegna il Governo:

ad intensificare la propria iniziativa in tutte le sedi, in particolare in seno all'Unione europea, per un processo negoziale e politico che porti alla soluzione diplomatica del conflitto, e che preveda il cessate il fuoco, il disarmo delle parti coinvolte, nonché il rilancio del processo di Ginevra, coinvolgendo tutti gli attori regionali, a partire dall'Iran, condannando altresì qualsiasi intervento armato al di fuori di un mandato ONU e sostenendo il ruolo centrale dell'inviato speciale delle Nazioni Unite e della Lega Araba, Lakdar Brahimi;
a proporre la riunione di un Consiglio europeo straordinario che abbia all'ordine del giorno la de-escalation, l'agenda di Ginevra e la richiesta di convocazione di una sessione speciale dell'Assemblea delle Nazioni Unite sulla crisi siriana;
a riaffermare l'indisponibilità dell'Italia a partecipare direttamente o indirettamente (concedendo, ad esempio, l'uso delle basi militari presenti sul territorio nazionale o autorizzando altre forme di supporto logistico, o il diritto di sorvolo degli aerei d'attacco) a qualsiasi intervento militare in Siria;
a destinare ulteriori finanziamenti alle organizzazioni internazionali e alle organizzazioni non governative per l'assistenza umanitaria e sanitaria dei profughi e a sollecitare uno sforzo concreto e coerente dell'intera Unione europea per sostenere le popolazioni civili siriane nelle aree di conflitto e nei Paesi vicini;
a prevedere, come ha scelto di fare la Svezia, l'immediato riconoscimento dello status di rifugiato a tutti i siriani che fuggono dalla Siria e che ne fanno richiesta.
(1-00177) «Migliore, Scotto, Duranti, Fava, Piras, Aiello, Airaudo, Boccadutri, Franco Bordo, Costantino, Di Salvo, Daniele Farina, Ferrara, Fratoianni, Giancarlo Giordano, Kronbichler, Lacquaniti, Lavagno, Marcon, Matarrelli, Melilla, Nardi, Nicchi, Paglia, Palazzotto, Pannarale, Pellegrino, Piazzoni, Pilozzi, Placido, Quaranta, Ragosta, Ricciatti, Sannicandro, Zan, Zaratti».