• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01071 si è molto parlato negli ultimi giorni del drammatico fenomeno che, ancora una volta, vede i lavoratori immigrati impiegati nei campi per la raccolta dell'uva vittime del cosiddetto...



Atto Camera

Interpellanza 2-01071presentato daMELILLA Giannitesto diMercoledì 9 settembre 2015, seduta n. 478

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
si è molto parlato negli ultimi giorni del drammatico fenomeno che, ancora una volta, vede i lavoratori immigrati impiegati nei campi per la raccolta dell'uva vittime del cosiddetto «caporalato»;
risulta infatti, grazie anche ad alcune recenti inchieste giornalistiche, che quest'anno in Piemonte siano arrivati, per la vendemmia, oltre mille migranti, in tutta Italia si stima ce ne siano ventimila;
i ritmi di lavoro, anche in questa parte d'Italia, sono forsennati: si lavora per dodici ore filate, dalle 7 alle 19, perché quando l'uva è matura non si può aspettare;
nella sola zona di Canelli – la patria dell'Asti spumante e del Moscato d'Asti con oltre cento milioni di bottiglie in commercio ogni anno – e nei vigneti circostanti si stima che la vendemmia frutti intorno agli undici mila euro a ettaro;
si stima, inoltre, che il giro d'affari superi i cento milioni, la vendemmia diventa così un'ulteriore occasione per spietati ”caporali” che reclutano manodopera illegale con contratti di lavoro fuorilegge;
la zona è ormai da dieci anni meta degli ”schiavi dell'uva”: prima arrivavano dalla Macedonia e ora soprattutto dalla Bulgaria, una trasferta di 1700 chilometri per una paga oraria che oscilla tra i tre e i cinque euro;
arrivano in Piemonte con il passaparola e finiscono a dormire in strada, nelle cascine abbandonate oppure in minuscoli appartamenti in affitto dove vivono anche in venti, i più sfortunati nelle bidonville lungo il fiume Belbo;
un anno fa il comune di Canelli aveva predisposto per questi lavoratori un parcheggio provvisto di docce e bagni, ma quest'anno il sindaco ha ritenuto di non dover stanziare soldi pubblici per alleviare la situazione di degrado e sofferenza di queste persone preferendo invece puntare sulla chiusura dei campi abusivi, il risultato è che le loro condizioni sono ulteriormente peggiorate;
il sindacato invece qualcosa sta cercando di fare, anche se con molte difficoltà, ad esempio la Cgil si è dotata di un camper per aiutare e informare i braccianti per strada;
dal punto di vista contrattuale le condizioni sono di vero e proprio sfruttamento: il salario crolla fino a tre euro l'ora, si firmano contratti che di regolare non hanno proprio nulla, non vengono indicati i giorni di lavoro e neppure l'orario, si viene ingaggiati direttamente in piazza, il ”caporale” scala poi dallo stipendio il costo del trasporto nelle campagne e perfino la bottiglia d'acqua;
la marea degli sfruttati sale fino alle colline delle Langhe, Roero e Monferrato diventate appena un anno fa patrimonio dell'Unesco per la loro eccezionalità rurale e culturale;
neppure le donne sono immuni da questo traffico, anzi, i loro salari risultano essere ancora più ridotti e spesso non ci sono differenze tra Nord e Sud Italia, tra migranti e italiani: in Puglia quest'anno, a luglio, una donna, Paola Clemente, di 49 anni è morta sfiancata dal caldo mentre lavorava in vigna, per una paga di due euro all'ora; un lavoratore tunisino di 50 anni è morto a Modugno, vicino a Bari, dopo una mattinata di lavoro per trasportare casse d'uva –:
come intendano agire per arginare un fenomeno vergognoso che va estendendosi di anno in anno, per porre fine ad una pratica di vero sfruttamento di esseri umani, per ristabilire la legalità e colpire i responsabili di vere e proprie organizzazioni criminali i cui confini si estendono ormai su tutto il territorio nazionale, per evitare che si crei un conflitto tra braccianti stagionali regolari e immigrati sfruttati.
(2-01071) «Melilla».