• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/04486 LAI, CALEO, ALBANO, ANGIONI, CUCCA - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che: l'Unione europea...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-04486 presentata da BACHISIO SILVIO LAI
giovedì 10 settembre 2015, seduta n.502

LAI, CALEO, ALBANO, ANGIONI, CUCCA - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - Premesso che:

l'Unione europea ha aumentato per il triennio 2015-2017 le quote di pesca del tonno rosso per gli Stati membri, in seguito a valutazioni ambientali che hanno consentito di considerare la specie come in crescita rispetto ai rischi di estinzione paventati negli anni 2009-2010;

per il triennio 2015-2017 gli Stati membri hanno avuto un aumento di circa il 20 per cento all'anno; in particolare, la Spagna passa da 2.504,45 tonnellate per il 2014 alle 2.956,52 tonnellate per il 2015 sino a raggiungere le circa 4.000 per il 2017; l'Italia passa da 1.950,42 tonnellate per il 2014 a 2.302,80 tonnellate per 2015 sino alle 3.304,50 per 2017;

la pesca del tonno avviene attraverso 3 modalità, quella a circuizione con enormi reti, quella a palangaro, con gli ami e, infine, quella tramite l'utilizzo delle tonnare fisse;

rilevato che, a quanto risulta agli interroganti:

mentre in Spagna si è passati dai 131 pescherecci del 2014 ai 218 del 2015, compresa la quota regionale per le isole Canarie, in Italia le barche autorizzate nel 2014 erano 42 e tali sono rimaste anche nel 2015 senza alcun incremento;

in particolare, per ciò che concerne le imbarcazioni di pesca in Spagna per l'anno 2015 sono autorizzate 6 pescherecci con reti da circuizione, 58 barche per la pesca a palangaro, 70 barche con lenze a canna, 84 altre imbarcazioni polivalenti che utilizzano più attrezzi, per un totale di 218 imbarcazioni autorizzate, oltre a 5 tonnare fisse;

in Italia, invece, per l'anno 2015 sono autorizzati 12 pescherecci con reti da circuizione, 30 pescherecci con palangari, per un totale di 42 imbarcazioni, oltre a 6 tonnare fisse;

la Regione Liguria, priva di barche autorizzate alla pesca del tonno rosso, ha richiesto nell'ottobre 2015, dopo la decisione UE-ICCAT (International commission for the conservation of Atlantic tunas) di aumento delle quote assunta nel settembre 2015 a Genova, alcuni permessi di pesca, anche per contrastare una condizione di squilibrio ambientale marino data dall'eccesso di esemplari di tonno rosso che sovrastano le altre specie; tale richiesta è stata supportata anche da un'approfondita e articolata indagine scientifica a sostegno delle problematiche ambientali;

la Regione Sardegna nel mese di novembre 2014 ha fatto analoga richiesta, per gli stessi motivi ambientali, richiedendo due permessi di pesca con il sistema a palangaro;

la stessa Regione Sardegna ha poi richiesto l'integrazione delle quote per le tonnare fisse per ottenere il break even economico ed evitarne la chiusura, attribuendo una quota sufficiente per ogni tonnara così come avviene per le licenze dei singoli pescherecci;

rilevato che:

il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha emanato nel mese di aprile 2015 il decreto che ripartisce le quote di pesca per il tonno rosso;

il decreto è stato emanato mentre in XIII Commissione permanente (Agricoltura) alla Camera si svolgeva un dibattito sugli indirizzi che il Parlamento intendeva dare al Governo senza tuttavia giungere ad alcuna conclusione;

considerato che il citato decreto:

non solo non recepisce ma non tiene in alcuna considerazione le richieste avanzate dalla Regione Sardegna e dalla Regione Liguria;

concede il 75 per cento dell'intero aumento delle quote esclusivamente alle 12 barche che attualmente praticano la pesca a circuizione, nonostante questa sia definita non solo dalle associazioni ambientaliste, ma dalla stessa ICATT, come "particolarmente violenta";

introduce il principio dell'equilibrio economico nella concessione di una quota minima di 5 tonnellate alle barche che praticano la pesca a palangaro;

non concede nuove licenze di pesca nonostante le richieste avanzate dalle istituzioni come anche dalle singole imbarcazioni che chiedevano di essere inserite alla luce dell'aumento del 20 per cento della quota nazionale; a seguito di tale richiesta il Ministero comunicava l'impossibilità di concedere nuove licenze invocando genericamente "la legge";

non prevede alcuna norma che impedisce la concessione di nuove licenze, tanto è vero che esse sono state comunicate dallo stesso Ministero all'Unione europea nel gennaio 2015, trattandosi di un semplice atto amministrativo nella disponibilità dello Stato membro e che, nello stesso periodo, sia la Francia che la Spagna hanno aumentato le licenze di pesca (7 licenze la Francia che passa da 206 a 213 e ben 87 in più per la Spagna che passa da 131 a 213);

prevede, peraltro, l'aumento da 3 a 6 delle tonnare autorizzate, pur se oggi inserite solo per l'attività turistica, vincolo che può essere eliminato con atto amministrativo in qualunque momento;

non prende in considerazione la richiesta avanzata dalla Regione Sardegna, come anche dalla Regione Liguria, di avere almeno una o due barche autorizzate, anche per motivi di carattere ambientale, in considerazione dello squilibrio che l'eccessiva presenza di esemplari di tonno rosso sta arrecando alle specie ittiche;

non tiene affatto conto dell'importante e corposo studio scientifico ambientale allegato dalla Liguria che supporta tali valutazioni;

rifiutando la concessione di nuove autorizzazioni per ulteriori imbarcazioni in tutta Italia, concentra sulle poche imbarcazioni esistenti un'importante attività economica che dovrebbe, invece, essere distribuita come avviene in altri Paesi, come la Spagna o la Francia, che oggi contano rispettivamente 218 e 213 imbarcazioni contro le 42 presenti nel nostro Paese;

impedisce di fatto a 2 regioni come la Sardegna e la Liguria, entrambe con tradizioni, flotte e chilometri di costa, di poter accedere alla pesca del tonno rosso, con ciò provocando notevoli danni ambientali ed economici determinati;

rilevato che mentre sulle barche a palangaro già autorizzate si è proceduto con l'aumento delle quote sino a 5 tonnellate (con l'obiettivo dichiarato di far raggiungere il break even delle barche con un tonnellaggio minimo), tale principio non è stato utilizzato per le tonnare fisse; inoltre, mentre sulle altre barche non si sono aumentate le licenze, sulle tonnare si è proceduto con l'autorizzazione di tre nuove licenze, giustificando tale iniziativa con il fatto che l'autorizzazione è stata rilasciata ai soli fini turistici;

considerato, inoltre, che, a quanto risulta agli interroganti:

a seguito della pubblicazione del citato decreto la Regione Siciliana ha manifestato la volontà di impugnarlo, iniziativa che sta per essere assunta anche da altre Regioni;

l'impugnativa si baserebbe sulla concentrazione da parte del Governo su poche imbarcazioni presenti in 3 regioni (Campania, Sicilia e Marche) e sull'esclusione delle altre regioni che si affacciano sul Mediterraneo;

in diverse occasioni il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole con delega alla pesca ha comunicato l'impossibilità ex lege di concedere nuove licenze, fatto questo smentito dalle scelte di altri Paesi;

le determinazioni sono state assunte dal Governo e inviate dal Ministero alla Commissione europea ancor prima che il Parlamento esprimesse le linee di indirizzo su tale materia;

lo stesso Ministero, in fase di approvazione al Senato del collegato agricolo, ha espresso parere negativo ad un emendamento finalizzato a creare una quota temporanea destinata ad una singola regione, ritenendola una modalità non prevista e irregolare, fatto peraltro ampiamente smentito dalle norme applicate da altri Paesi membri, tra cui la Spagna che ha previsto la quota regionale dedicata alle isole Canarie;

valutato, infine, che:

la concentrazione del 75 per cento dell'intero pescato di tonno rosso esclusivamente su 12 barche costituisce un'inaccettabile concentrazione di un sistema-mercato economicamente rilevante, considerato che il prezzo a tonnellata del tonno rosso è di decine di migliaia euro;

nel nostro Paese non esistono allo stato impedimenti tali da non consentire la concessione di nuove licenze di pesca, anche solo a valere sulle nuove quote, lasciando inalterate le quote 2014 senza ledere eventuali "diritti acquisiti" che pure non rientrerebbero in un modello di mercato sia pure regolato da concessioni;

sono, invece, evidenti i danni ambientali provocati dall'impedimento della pesca del tonno rosso soprattutto in quelle regioni come la Sardegna e la Liguria che il tonno rosso incontra per prime lungo il suo percorso nelle acque nazionali,

si chiede di sapere:

se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia a conoscenza delle ripercussioni, dei danni e dell'alterazione dei rapporti tra le specie marine che l'eccessiva presenza di esemplari di tonno rosso sta arrecando ai mari sardi e liguri, come dimostrato da diverse ricerche scientifiche;

quali siano motivi per cui il 75 per cento delle nuove quote siano state attribuite alla modalità di pesca considerata la più violenta tra quelle disponibili e non siano state distribuite agli operatori con altra tipologia, oltre al permanere di 1.500 tonnellate su 1.900 di questa tipologia di pesca;

se il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali sia a conoscenza dei motivi che hanno impedito il recepimento delle richieste avanzate dalle Regioni Sardegna e Liguria, nonché di quelle avanzate dalla Sicilia, in merito all'aumento del numero di barche per la pesca al tonno rosso autorizzate a valere sulle nuove quote;

quali siano i motivi per cui il Ministero abbia comunicato all'Unione europea il numero di barche autorizzate prima di concludere le consultazioni e prima di consentire al Parlamento di concludere il suo dibattito e dare indirizzi politici in merito;

quali siano le motivazioni per cui si è ritenuto di dover concentrare su poche imbarcazioni la quota autorizzata nazionale, simile a quella di altri Paesi, come la Spagna e la Francia, che invece autorizzano rispettivamente oltre 218 e 213 imbarcazioni;

quali siano i motivi per i quali sulle tonnare fisse non sia stato applicato il principio dell'equilibrio economico utilizzato per concedere sino a 5 tonnellate alle piccole barche già autorizzate, attribuendo peraltro l'aumento del tonnellaggio in modo indistinto al sistema tonnare, piuttosto che alle singole tonnare, impedendo, in tal modo, il consolidamento della lavorazione del tonno in loco;

se, alla luce dei fatti esposti, non si ritenga necessario bloccare in autotutela o rivedere la decisione adottata che, peraltro, appare condizionata anche da conflitti di interesse tra i soggetti beneficiari e i decisori del Ministero;

che cosa si intenda fare per riprendere il dialogo con le Regioni e gli operatori della piccola pesca, evitando uno scontro anche sul piano giuridico che pregiudicherebbe l'immagine del Paese in Europa, per l'eccesso di chiusura sul mercato e il protezionismo che emerge in modo evidente dalle decisioni adottate nel decreto.

(4-04486)