• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
C.3/00303 il Sahara Occidentale, conosciuto come Sahara spagnolo, è stato colonia spagnola fino al 1976; le Nazioni Unite hanno inserito il Sahara occidentale nella lista dei territori non...



Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-00303presentato daCARELLA Renzotesto diMercoledì 11 settembre 2013, seduta n. 75

CARELLA, GASBARRA, META, MORASSUT, TIDEI, MICCOLI, FERRO e GREGORI. — Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli affari europei . — Per sapere – premesso che:
il Sahara Occidentale, conosciuto come Sahara spagnolo, è stato colonia spagnola fino al 1976;
le Nazioni Unite hanno inserito il Sahara occidentale nella lista dei territori non autonomi e dal 1991 ha istituito e inviato in Sahara occidentale una missione internazionale di interposizione denominata Minurso, di cui fanno parte anche militari italiani;
il piano di pace dell'ONU, sottoscritto dalle parti, Regno del Marocco e Fronte Polisario, legittimo rappresentante del Popolo sahrawi, prevedeva inoltre la cessazione delle ostilità e la celebrazione, entro un anno, di un referendum di autodeterminazione con il quale si definisse lo status del Sahara Occidentale, ma tale referendum non si è mai svolto;
le Nazioni Unite in numerosi documenti ufficiali hanno riconosciuto il diritto del popolo sahrawi all'autodeterminazione, respingendo così di fatto le pretese di sovranità avanzate dal Marocco. Sono numerose le risoluzioni dell'Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in forza delle quali si riconosce il processo di autodeterminazione del popolo sahrawi;
il Consiglio di sicurezza il 25 aprile 2013 ha prorogato il mandato della MINURSO, fino al 30 aprile 2014 (S/RES/2099), dopo aver discusso le conclusioni e le raccomandazioni del Segretario generale dell'ONU sulla situazione in Sahara occidentale (S/2013/220 dell'8 aprile 2013) e dell'iniziativa diplomatica svolta dall'inviato personale delle Nazioni Unite per il Sahara Occidentale, Christopher Ross, e ha riaffermato la sua volontà di aiutare le parti a pervenire a una soluzione politica giusta, durevole e mutualmente accettata che garantisca l'autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale, secondo i principi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite e ha chiesto alle parti e agli Stati vicini di cooperare con le Nazioni Unite al fine di superare l’impasse in cui si trovano, da tempo, i negoziati e di avanzare verso una soluzione politica capace di rinforzare la cooperazione tra gli Stati del Maghreb arabo e di contribuire a garantire stabilità e sicurezza nella regione del Sahel;
il Segretario generale dell'ONU ha inoltre chiesto un maggiore impegno nel garantire il rispetto dei diritti umani in Sahara occidentale e ha incoraggiato le parti a collaborare con la comunità internazionale per mettere a punto e applicare misure credibili, che garantiscano pienamente il rispetto dei diritti umani della popolazione civile saharawi, privata dei diritti più elementari (diritti di associazione, di espressione e di manifestazione), così come hanno evidenziato i rapporti di Amnesty International, Human rights watch, l'Organizzazione mondiale contro la tortura, l'Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni unite e la Fondazione Robert F. Kennedy;
il 19 aprile 2013 il dipartimento di Stato americano ha pubblicato un dossier sulla situazione dei diritti umani in Sahara occidentale, a sostegno di un progetto di risoluzione che proponeva l'ampliamento del mandato della MINURSO sui diritti umani, poi abbandonato a seguito delle pressioni della diplomazia marocchina;
l'Ufficio delle Nazioni Unite dell'Alto commissario per i diritti umani ha espresso preoccupazione le per durissime sentenze emesse il 17 febbraio 2013 dal Tribunale militare di Rabat nei confronti di 25 civili saharawi, arrestati la notte tra l'8 e il 9 novembre 2010, dopo lo smantellamento del campo della dignità di Gdeim Izik, nei pressi di El Aioun, la capitale del Sahara occidentale, senza aver tentato di fare chiarezza sui fatti e senza avere reali prove di colpevolezza, come hanno testimoniato i rapporti degli osservatori internazionali presenti al processo. Il Tribunale ha emesso 9 condanne all'ergastolo, 4 a trent'anni, 8 a venticinque anni e 2 a vent'anni. Solo per due componenti del gruppo la pena è stata commisurata alla detenzione preventiva della pena (due anni). Gli accusati hanno dichiarato ai famigliari di essere stati torturati e maltrattati durante la detenzione, costretti, con la forza, a sottoscrivere le dichiarazioni rilasciate durante gli interrogatori della polizia;
non vanno inoltre dimenticate le drammatiche condizioni di vita dei profughi saharawi costretti a vivere da decenni in campi di rifugiati in Algeria, nei pressi della città di Tindouf, totalmente dipendenti dagli aiuti umanitari, che a seguito della crisi economica mondiale sono drasticamente diminuiti, determinando effetti devastanti sull'intera popolazione rifugiata, in particolare donne, bambini e anziani;
il 24 luglio 2013 Marocco e Commissione europea hanno sottoscritto un nuovo accordo di pesca che consentirà a 126 pescherecci europei, un centinaio di quali di nazionalità spagnola, di pescare nelle acque territoriali del Marocco e del Sahara occidentale, visto che nello stesso accordo non se ne specifica l'esclusione. L'accordo costerà alla Commissione 40 milioni di euro all'anno, per quattro anni, a fronte dei 36,1 milioni di euro del precedente accordo, che però non sarà immediatamente esecutivo, ma dovrà essere approvato dal Parlamento europeo, che già nel 2011 aveva espresso parere contrario al rinnovo dell'accordo. Le motivazioni del voto contrario erano basate sui dubbi circa l'effettiva rendita economica e la sostenibilità del patto per l'Unione europea, ma soprattutto perché l'accordo violava i diritti fondamentali del popolo saharawi e la legalità internazionale;
il Sahara Occidentale non è parte del Marocco, nessun Paese ha mai riconosciuto le sue pretese di sovranità e i Saharawi non sono mai stati consultati sul tema dello sfruttamento delle risorse del territorio (pesca, fosfati, ...) e non vi sono prove che ne abbiano avuto beneficio;
le pretese del Marocco sul Sahara Occidentale sono state respinte dalla Corte Internazionale di giustizia, che nel 1975 ha confermato che non esiste alcun vincolo di sovranità del Regno del Marocco sul Sahara occidentale. Con questo accordo si estende de facto l'autorità del Marocco anche sulle acque territoriali di pertinenza del Sahara occidentale, con ciò negando al popolo saharawi un'effettiva utilizzazione delle risorse ittiche;
a parere degli interroganti quest'accordo dell'Unione europea è altamente contraddittorio, in quanto teso a riconoscere al Marocco il controllo e lo sfruttamento delle acque territoriali del Sahara Occidentale, in violazione del diritto internazionale. Ora che l'attuale accordo di pesca con il Marocco deve essere rinnovato, il Sahara Occidentale dovrebbe essere esplicitamente escluso dalla sua applicabilità territoriale, come d'altronde lo esclusero gli Stati Uniti al momento della firma di un accordo di libero scambio con il Marocco –:
quale sia la posizione del Governo riguardo l'accordo commerciale di sfruttamento delle risorse ittiche del Sahara occidentale da parte del Regno del Marocco;
se non ritenga tale accordo ampiamente in contraddizione con quanto dichiarato da Hans Corell, consigliere legale delle Nazioni Unite che, nel suo parere giuridico emesso dal Consiglio di sicurezza nel 2002, concludeva che lo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara Occidentale, poiché non tiene conto degli interessi e dei desideri dei Saharawi, era da considerarsi contrario alla legalità internazionale, anche considerato che Corell ha in seguito dichiarato: «È evidente che un accordo con queste caratteristiche, che non distingue le acque del Sahara Occidentale da quelle del Marocco, viola la legge internazionale» (New Routes, Vol. 15 (4/2010), pag. 13) e che a causa di tutti questi dubbi legali, i servizi giuridici del Parlamento europeo hanno raccomandato all'Unione europea già nel 2009 di sospendere l'accordo o per lo meno di non estenderlo alle acque del Sahara Occidentale;
quale sia la posizione del Governo rispetto all'attuale situazione del popolo saharawi e che tipo di azioni intende mettere in campo, affinché siano pienamente rispettati i diritti umani della popolazione saharawi. (3-00303)