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Atto a cui si riferisce:
C.891 Distacco del comune di Pedemonte dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
XVII LEGISLATURA
 

CAMERA DEI DEPUTATI


   N. 891


PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
d'iniziativa del deputato OTTOBRE
Distacco del comune di Pedemonte dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione
Presentata il 7 maggio 2013


      

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Onorevoli Colleghi! – La presente proposta di legge costituzionale intende perfezionare la procedura avviata con il referendum popolare del 9 e 10 marzo 2008, con il quale il 76 per cento dei cittadini di Pedemonte ha espresso la volontà di ritornare alla provincia autonoma di Trento, secondo la previsione dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.
      L'esito positivo del referendum, proclamato dall'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 74 del 28 marzo 2008 e da quel momento sono decorsi i sessanta giorni – oggi ampiamente scaduti – entro i quali il Ministro dell'interno avrebbe dovuto presentare il disegno di legge costituzionale al Parlamento, ai sensi dell'articolo 45, quarto comma, della legge 25 maggio 1970, n. 352.
      Da ultimo, il 22 novembre 2012 la regione Trentino-Alto Adige/Südtirol ha trasmesso al Parlamento il voto favorevole alla mozione per l'annessione del comune di Pedemonte.
      Il comune di Pedemonte, che dal 1980 comprende anche l'ex comune di Casotto, si trova più vicino a Trento, dalla quale dista solo 38 chilometri, che a Venezia, distante invece 125 chilometri, e le sue radici trentine risalgono alla Prima guerra mondiale.
      Nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale e i giovani validi furono arruolati e spediti a combattere sul fronte orientale. Un anno dopo anche l'Italia entrò nel conflitto e immediatamente gli abitanti di Pedemonte e di Casotto si trovarono in quella specie di «terra di nessuno» venutasi a trovare tra le fortezze autriache e quelle italiane. Iniziò così il triste esodo della popolazione civile verso i territori più interni e sicuri dell'impero.
      Il 10 settembre 1919 veniva firmato il Trattato di Saint-Germain (anche se la legge di annessione conobbe molti ritardi e fu approvata dall'Italia solo con la legge 26 settembre 1920, n. 1322) che portava il confine al Passo del Brennero. L'antica patria (Heimat) tirolese con capitale Innsbruck veniva perciò smembrata in Trentino, Alto Adige, Tirolo del nord e Tirolo dell'est. Pedemontana e Casotto erano parte del Trentino, fino ad allora denominato Sudtirolo o Tirolo italiano.
      Con regio decreto 21 gennaio 1923, n. 93, fu istituita la provincia di Trento e si dispose che «il territorio dei distretti di Ampezzo e Livinallongo» passasse «a far parte del territorio del circondario di Belluno». Con il regio decreto-legge 2 gennaio 1927, n. 1, fu costituita la provincia di Bolzano.
      Con la legge 2 luglio 1929, n. 1111, Pedemonte e Casotto furono aggregati d'imperio alla provincia di Vicenza.
      Nel 1940 Casotto perse definitivamente la sua autonomia amministrativa e andò a costituire, con Forni, San Pietro e Pedescala, il nuovo comune di Valdastico; tuttavia nell'edizione del «Dizionario toponomastico tridentino» di Ernesto Lorenzi del 1932 si legge: «la nostra zona vi era ancora compresa, perché la legge n. 1111 del 1929, pur potendo imporci un diverso futuro, non era certo in grado di cancellare il nostro passato comune con Trento».
      Il 25 novembre 1943 sulle pagine di «Liberazione nazionale», organo di stampa del Comitato di liberazione nazionale (CLN), si diceva che entro l'unità politica dello Stato italiano il territorio delle province di Trento e di Bolzano, del mandamento di Cortina d'Ampezzo e dei comuni di Valdastico (cioè Pedemonte e Casotto) e di Val Vestino, in considerazione delle sue particolari condizioni geografiche, economiche, storiche e linguistiche, viene costituito in circoscrizione autonoma con capoluogo a Trento e con la denominazione di «regione tridentina». Nella stesura definitiva furono tuttavia tolti i riferimenti ai territori amputati, relegando le «particolari condizioni geografiche, economiche, storiche e linguistiche» a materia per gli storici.
      Il 29 novembre 1943 le popolazioni di Casotto e di Pedemonte si rivolsero al capo della provincia di Trento, Adolfo Bertolini, allegando quattro fogli con le firme di tutti i capifamiglia, chiedendo coraggiosamente la ricostituzione in comune autonomo e il conseguente immediato ritorno in Trentino, nonostante le intimidazioni: «(...) Il desiderio di vedere esaudita con una grazia la decisione delle famiglie di Casotto e Pedemonte rimane sempre vivissimo, anche se appena si sparse la notizia, della richiesta inoltrata a Vostra Eccellenza, elementi di Casotto e dei paesi vicini hanno tentato di intimorire le povere famiglie con minacce di interventi punitivi da parte delle autorità militari (...) Corse così più volte la voce che con l'annessione di Casotto alla provincia di Trento i capifamiglia verrebbero deportati in Germania, che tutti gli uomini verrebbero costretti a servizio militare in massa, che le famiglie verrebbero private anche del necessario, insomma si cercò di mettere il timore in mezzo alla povera gente quasi sia stato commesso un grave delitto con la richiesta inoltrata».
      Il 13 giugno 1945 le popolazioni di Casotto e di Pedemonte rinnovarono la richiesta del 29 novembre 1943, questa volta diretta al prefetto di Trento, Ottolini.
      Il 20 gennaio 1946 la popolazione di Pedemonte si rivolse al capo della provincia di Trento, allegando le firme di 159 capifamiglia, chiedendo di ritornare in Trentino. Nello stesso giorno il sindaco di Pedemonte, in una lettera al senatore Enrico Conci scriveva: «Nonostante il contrario parere della totalità della popolazione, un provvedimento d'imperio del regime fascista del luglio 1929 staccava questo comune dalla provincia di Trento per aggregarlo a quella di Vicenza. Il ritorno del regime di libertà ha trovato la popolazione nel fermo proposito di chiedere la riannessione al Trentino del quale abbiamo condiviso le sorti ab immemorabili».
      Il 1o settembre 1946 con delibera n. 617 il consiglio comunale di Pedemonte conferisce al sindaco Francesco Recchia l'incarico di insistere affinché «(...) sia prontamente promosso il provvedimento col quale questo comune rientri a far parte del Trentino».
      Il 6 settembre 1946 lo stesso sindaco di Pedemonte inoltra una comunicazione al Ministero dell'interno chiedendo notizie sulla petizione popolare per il ritorno con Trento, inviata ancora nel mese di febbraio e rimasta senza riscontro. Il sindaco informa anche sull'inquietudine della gente per l'incomprensibile silenzio romano.
      Il 22 aprile 1947 i responsabili del «Gruppo ASAR Casotto Trentino», che caldeggiava il ripristino degli antichi confini, scriveva alla propria direzione regionale che a Casotto e a Pedemonte c'erano ben 402 iscritti.
      Il 4 maggio 1948 i casottani, delusi dalla direzione che stanno prendendo gli avvenimenti, inviano un memorandum alla direzione della Südtiroler Volkspartei, chiedendo di far intervenire in loro aiuto i loro parlamentari a Roma.
      Il 13 dicembre 1948 la questione fu posta all'attenzione della prima riunione del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, allorché il consigliere Remo Defant fece un applauditissimo intervento dicendo che c'erano «comuni fuori della regione che desideravano rientrare, Cortina d'Ampezzo, Pieve di Livinallongo, Santa Lucia, Casotto, Pedemonte e Valvestino, che avevano espresso in numerosissime riunioni la volontà di poter ritornare nel Trentino-Alto Adige», nella convinzione che la regione avrebbe quanto prima esaudito il desiderio di quelle popolazioni. Il presidente Luigi Menapace assicurava il massimo interessamento dichiarando che «appena possibile si sarebbe data forma e sostanza al desiderio delle popolazioni appoggiando moralmente le procedure da avviare con il consenso del consiglio regionale».
      Nell'agosto 1964 fu istituita la diocesi di Bolzano-Bressanone e i confini delle diocesi di Bolzano e di Trento furono fatti coincidere, caso unico in Italia, con le rispettive province; in quell'occasione, senza che fosse avvertita la necessità di chiedere un parere, magari non vincolante, ai parrocchiani coinvolti, furono lasciati a Belluno i decanati di Cortina D'Ampezzo e di Livinallongo, a Brescia la zona di Magasa e Valvestino, mentre Pedemonte e Casotto passarono dalla diocesi di Trento a quella di Vicenza. I parroci di Pedemonte conservano tuttora la facoltà, riconosciuta alle nuove province acquisite dopo il 1918, le cosiddette «terre redente», di insegnare religione nella scuola primaria.
      Nel 1980 gli abitanti di Casotto, che avevano ripetutamente ma inutilmente cercato di ricostituire un proprio comune autonomo, chiesero e ottennero, con legge regionale del Veneto 31 maggio 1980, n. 81, di essere aggregati a Pedemonte, adducendo motivazioni di carattere storico.
      Verso la fine degli anni novanta fu realizzato il ripristino del Libro fondiario, a spese della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol (in seguito la competenza sarebbe passata alle due province autonome).
      Il 7 marzo 2000 il consiglio comunale di Pedemonte votò all'unanimità una delibera di adesione al realizzando «Dizionario toponomastico Trentino». Dopo aver dato valore ufficiale ai risultati della ricerca sulla toponomastica svolta secondo i criteri della provincia autonoma di Trento, furono accettate in toto tutte le norme previste nel Bollettino ufficiale della regione autonoma Trentino-Alto Adige n. 55 del 9 novembre 1993 in materia di vincoli sulla toponomastica, facendo propri tutti gli obblighi che per i comuni del Trentino discendevano direttamente da una legge provinciale.
      Nel 2001 a Casotto fu ripristinata l'antica Regola, modificando in tal senso l'Amministrazione separata usi civici (ASUC) che per molti anni aveva gestito i beni di uso comune. Le Carte di regola nella giurisdizione di Caldonazzo, alla quale anche Casotto apparteneva, erano precedenti all'introduzione dei comuni.
      Il 28 luglio 2003 il consiglio comunale di Pedemonte chiese all'unanimità di considerare l'intero territorio comunale soggetto alla salvaguardia e alla valorizzazione e diffusione della lingua cimbra e delle tradizioni storico-culturali della minoranza linguistica cimbra.
      Il 10 dicembre 2006 divenne ufficialmente operativo il trasporto da Vicenza a Trento del nuovo catasto edilizio urbano, contestualmente a Valvestino e a Magasa che lo trasportarono a Riva del Garda, al termine di un processo lungo e difficile che ha visto necessaria una modifica alle norme di attuazione dello statuto di autonomia della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2006, n. 196.
      La parlata di Pedemonte è sostanzialmente riconducibile al dialetto trentino usato a Lavarone e nell'alta Valsugana, anche se risente di influssi veneti, soprattutto nella frazione di Casotto. Rimane un substrato di lingua cimbra nei modi di dire e nei vocaboli, oltre che nei racconti e in alcune tradizioni civili e religiose. Per questo ci sono rapporti molto stretti con gli istituti culturali del contiguo comune trentino di Luserna/Lusérn. La toponomastica di Pedemonte conserva ancora un'antica impronta cimbra, che in alcune frazioni interessa più del 90 per cento dei nomi di luogo. Per il loro particolare interesse tutti i toponimi di Pedemonte, negli anni 1998-2001, sono stati raccolti, classificati e inseriti nel «Dizionario toponomastico trentino».
      La proposta di legge costituzionale si compone dell'articolo 1, che distacca il comune di Pedemonte dalla regione Veneto e lo aggrega al Trentino-Alto Adige/Südtirol secondo la procedura prevista dall'articolo 132, secondo comma, della Costituzione, delegando il Governo ad adottare gli opportuni decreti legislativi, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge costituzionale, secondo la procedura prevista dall'articolo 107 del testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670.
      L'articolo 2 stabilisce l'entrata in vigore della legge costituzionale il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
Art. 1.
(Distacco del comune di Pedemonte dalla regione Veneto e sua aggregazione alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione).

      1. Il comune di Pedemonte è distaccato dalla regione Veneto e aggregato alla regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, nell'ambito della provincia autonoma di Trento, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione.

Art. 2.
(Entrata in vigore).

      1. La presente legge costituzionale entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale successiva alla promulgazione.