• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/06470 in vista della ormai prossima riforma del sistema delle banche di credito cooperativo (bcc) alla luce di alcune riflessioni, scambiate con operatori del settore, gli interroganti sottopongono...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-06470presentato daVALIANTE Simonetesto diGiovedì 24 settembre 2015, seduta n. 489

VALIANTE, LUCIANO AGOSTINI, CAPOZZOLO, CARLONI, FOLINO e GIGLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
in vista della ormai prossima riforma del sistema delle banche di credito cooperativo (bcc) alla luce di alcune riflessioni, scambiate con operatori del settore, gli interroganti sottopongono all'attenzione del Governo alcune considerazioni;
le banche di credito cooperativo, nate dall'esperienza delle casse rurali, ispirate alla cooperazione mutualistica, sono presenti da oltre 150 anni sul territorio, sopratutto al Sud, contando circa 376 banche, 4.441 sportelli, 6 milioni di clienti e 1,2 milioni di soci, raccolgono il piccolo risparmio e rappresentano spesso il vero ed unico interlocutore bancario locale;
molti operatori del settore lamentano, riguardo alla riforma prospettata, il rischio che quel tipo di banche, alterando completamente la loro essenza, omologandosi agli altri istituti di credito, diventino non più organismi autonomi e propositivi con peculiarità specifiche e proprie ma semplici sportelli di altri istituti con un molto probabile esubero di circa 3000 unità di personale;
gli stessi rappresentati del settore, ribadendo la non convenienza di dotarsi di struttura giuridica diversa da quella che i soci hanno liberamente scelto e mantenuto, sottolineano che le difficoltà oggi per il sistema delle banche di credito cooperativo dipendono dalla contingenza economica di una crisi che si protrae ormai da alcuni anni e dalla imprudente gestione di alcune banche di credito cooperativo, suggerendo per la ripresa di eliminare gli sprechi, potenziando il fondo di garanzia, di utilizzare al meglio gli organismi di primo e di secondo livello, e di mettere in rete i servizi facendo economie di scala ripartendo proprio dallo spirito cooperativo come valore aggiunto. Appare, pertanto, necessario salvaguardare la possibilità e il diritto delle piccole banche ad occupare il mercato proprio perché maggiormente e storicamente utili alle comunità locali sopratutto in un momento storico di «desertificazione» delle zone interne (oggi il 75 per cento del territorio nazionale e il 25 per cento della popolazione) e dei piccoli centri, momento in cui, tra l'altro, anche le Poste saranno quotate sul mercato azionario con eventuali conseguenze di chiusura degli uffici;
ancora oscuri appaiono alcuni punti della riforma e della concretizzazione della stessa; infatti in una nota del presidente di Federcasse Alessandro Azzi, indirizzata ai presidenti e direttori delle banche del credito cooperativo in data 3 settembre 2015 si legge che: «una fase storica del credito cooperativo si va chiudendo» si parla genericamente di «ulteriore sviluppo della mutualità bancaria», di «contenuti discussi e condivisi», di «superare i limiti della piccola dimensione», di «perdita di qualche porzione di autonomia... in cambio di dosi maggiori di stabilità» e ancora «ciascuna banca di credito cooperativo sarà libera di accettare o meno il modello ma se deciderà di trasformarsi in spa o in popolare... perderà il patrimonio», come dire che chi non vuole sottostare dovrà andare via –:
alla luce delle sopraesposte considerazioni quale contributo concreto il Governo abbia intenzione di apportare, auspicabilmente coinvolgendo gli istituti bancari toccati dalla riforma, per tutelare e preservare il mondo del credito cooperativo considerando il valore ed il ruolo che lo stesse ricopre per lo sviluppo e l'occupazione. (5-06470)