• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
C.4/10619 domenica 4 ottobre 2015 la trasmissione «Presa Diretta» di RaiTre, condotta da Riccardo Iacona, ha proposto una approfondita inchiesta sulla pesca e in particolare, tra i vari servizi, sul...



Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-10619presentato daREALACCI Ermetetesto diMartedì 6 ottobre 2015, seduta n. 496

REALACCI, OLIVERIO, MONGIELLO e FRANCO BORDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
domenica 4 ottobre 2015 la trasmissione «Presa Diretta» di RaiTre, condotta da Riccardo Iacona, ha proposto una approfondita inchiesta sulla pesca e in particolare, tra i vari servizi, sul «tonno rosso»;
il «tonno rosso», o Thunnus thynnus, è una specie marina pregiatissima, diffusa nelle acque tropicali, subtropicali e temperate dell'Oceano Atlantico, nel mar Mediterraneo e nel mar Nero meridionale. Frequenta soprattutto le acque al largo e si avvicina alle coste solo in determinati periodi, diversi da luogo a luogo ed in determinati punti, di solito nei pressi di isole o promontori. A causa della pesca intensiva è a rischio di estinzione e rientra nella lista rossa delle Nazioni Unite e Greenpeace, che segnala le specie marine più sensibili sconsigliandone il consumo o il consumo moderato;
la sopracitata inchiesta parte dal fenomeno migratorio del «tonno rosso» che dall'Atlantico, attraversa lo Stretto di Gibilterra per venire a deporre le uova nelle acque più calde del Mediterraneo. Da secoli, i pescatori conoscono il periodo in cui i banchi di tonni passano davanti alle coste italiane e li fanno convogliare nelle tonnare: un complesso sistema di reti che permette di intrappolare i pesci. Le reti vengono poi portate verso la superficie dove vengono catturati: la famosa mattanza dei tonni che rappresenta un vero e proprio evento, sopratutto turistico, per i tanti pescatori sardi e siciliani. Ma anziché essere pescati e commercializzati in Italia, i tonni rossi vengono trascinati ancora vivi nelle reti fino a Malta, dove finiscono negli allevamenti locali, ingrassati, pescati e infine rivenduti sul mercato giapponese. Per Malta si tratta di un commercio estremamente redditizio, che vale circa il 2 per cento del prodotto interno lordo nazionale. L'ultimo record per il prezzo del tonno rosso al chilogrammo risale al 5 gennaio 2012: presso Tsukiji, a Tokyo, è stato battuto all'asta un esemplare di 269 chilogrammi a circa 2100 euro/chilogrammo, per un totale di 565.000 euro;
va inoltre sottolineato che, nel Mediterraneo, il tonno rosso si pesca attraverso il sistema delle quote: una limitazione imposta dall'Unione europea una decina di anni fa dopo che questa specie è stata considerata a rischio di estinzione. A Malta, tuttavia, i tonni non arriverebbero se non fossero letteralmente rimorchiati dalle acque sarde e siciliane: l'isola del Mediterraneo, infatti, non rientra nelle rotte naturali di questa specie;
in Italia, queste quote – 2000 tonnellate all'anno – sono state comprate da pochi grandi armatori, che convogliano i tonni nelle gabbie e li vendono ai broker maltesi che a loro volta rivendono il pesce sui mercati asiatici, in particolare su quello giapponese, ottenendo ricavi altissimi. Lo scorso maggio l'Unione europea ha stabilito che, a fronte di una ripopolazione del Mediterraneo di tonno rosso, l'Italia potrà aumentare le sue quote del 20 per cento. Quote che però sono state ridistribuite a chi già le possedeva, a scapito dei piccoli pescatori che non possono pescare tonno rosso da anni. Se un pescatore, che non possiede le quote per pescare quel particolare tipo di pesce, pesca per errore alcuni tonni rossi, è infatti costretto a denunciare il fatto alle autorità competenti, che fanno scattare le sanzioni. Per questo molti pescatori che si ritrovano attaccato all'amo un tonno, preferiscono gettarlo via, in mare: un doppio spreco, per la natura e per chi, di pesca, ci vive. Oppure, come spesso avviene, preferiscono sezionarlo direttamente sul peschereccio e poi venderlo abusivamente «in nero», con il rischio che la carne si contamini per una cattiva conservazione. Nel mercato legale nazionale infatti di tonno rosso se ne mangia paradossalmente ben poco o tutt'al più pescato nell'Oceano Indiano, congelato e «colorato»;
la carne del tonno rosso è di colore rosso scuro. Si tratta di una pigmentazione naturale, tipica della carne di questa specie ittica. Ma il consumatore italiano ha cominciato a pensare che quella colorazione così scura sia un segnale della scarsa freschezza del pesce. Quindi, per poter essere «appetibile» al consumatore, la carne del tonno viene trattata con nitrati e nitriti per darle un colore «migliore» e farlo sembrare «fresco» quando magari è vecchio di giorni. Al contrario, se invece si potesse mangiare il tonno rosso pescato in Italia, tutto il processo di commercializzazione del pesce sarebbe più rapido, portando sulle tavole un prodotto veramente fresco e senza additivi –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della questione e se non intendano ridiscutere il sistema delle quote di pesca a tutela della sopracitata specie di tonno, così come della pesca nazionale e dei piccoli imprenditori della pesca che versano in grave stato di crisi;
se a livello comunitario non intendano altresì farsi promotori di un'iniziativa politica di tutela delle specie ittiche del Mediterraneo, a cominciare dal tonno rosso, nei confronti di tutti i Paesi rivieraschi dai quali sovente, specie per Tunisia, Libia ed Egitto, non essendoci limitazioni alla pesca, provengono i casi di concorrenza sleale verso i pescatori comunitari, con il rischio di desertificare, come sostenuto dalla comunità scientifica, entro 2050 il Mare Nostrum.
(4-10619)