• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
S.6/00129 esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis), e le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, previste...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00129 presentata da LOREDANA DE PETRIS
giovedì 8 ottobre 2015, seduta n.520

Il Senato,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015 (Doc. LVII, n. 3-bis), e le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, previste dall'articolo 10-bis della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (allegato I), il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto dell'evasione fiscale, di cui all'articolo 2, comma 36.1, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 (allegato II);
premesso che:
il 2016 deve essere l'anno di svolta per la ripresa dell'Italia, che miri al recupero integrale della ricchezza dispersa dalla acuta crisi economico-finanziaria, pari a quasi 10 punti percentuali del PIL nazionale dall'inizio della crisi,
non si possa rinunciare a rilevanti obiettivi di crescita e ad efficaci ed importanti azioni di contrasto alla disoccupazione, che appare di fatto sostanzialmente immutata, e comunque di gravi proporzioni avuto specifico riguardo anche alla incidenza della popolazione inattiva;
la disoccupazione è fenomeno pesante che colpisce in termini percentuali particolarmente significativi giovani e donne, i soggetti privi di adeguati livelli di istruzione e di formazione, la popolazione in condizioni di svantaggio soggettivo e oggettivo, lavoratori colpiti da crisi aziendali e di settore in età avanzata;
continuare con tagli di tasse in modo non adeguatamente selettivo riduce le possibilità espansive degli interventi sulla fiscalità che invece andrebbero prevalentemente orientati a sostenere la domanda interna, ad aumentare il reddito da lavoro ed a rendere remunerativo l'investimento privato nelle attività produttive;
gli interventi di politica fiscale indifferenziata e con tracce significative di già sofferti percorsi regressivi e finanziati da tagli di spesa hanno prodotto - in questi anni - effetti negativi decisivi sull'economia reale determinando condizioni difficili per la ripresa. Tutto ciò, ha rappresentato e rappresenta un rischio sulle possibilità di rinascita economica e sociale, fondata su principi di equità e armonico sviluppo, anche territoriale, del Paese e dell'UE;
la manovra di finanza pubblica per il triennio 2016-18, prospettata dalla Nota di aggiornamento del DEF 2015, non ha il segno del coraggio necessario per determinare adeguati effetti espansivi, ma dopo il primo anno di sostanziale neutralità, in relazione ai possibili peggioramenti dell'andamento del commercio mondiale mantiene inalterati i conosciuti rischi di una nuova fase di stagnazione o peggio recessiva;
rimane inalterata peraltro la critica sulle ipotesi di interventi restrittivi in ragione degli obiettivi di saldo primario, palesemente del tutto irrealistici, a partire dal 2017, anche in considerazione dei moltiplicatori fiscali applicati per stimare gli effetti delle riduzioni di entrate e spese;
l'esercito di chi è senza lavoro resta numerosissimo. Come sopra evidenziato oltre ai disoccupati formali bisogna calcolare gli scoraggiati, quelli cioè che un lavoro lo vorrebbero ma sono così rassegnati che non lo cercano più attivamente, o peggio si orientano verso le soluzioni più precarie di lavoro "nero". Secondo l'ISTAT, questa forza lavoro potenziale nel secondo trimestre 2015 era di 3,6 milioni di persone (prima della crisi erano 2,2 milioni). Aggiungendo questa componente ai disoccupati - ammette la stessa Nota di aggiornamento del DEF 2015 - i deboli segnali di diminuzione dell'area della mancata occupazione dei primi due trimestri del 2015 vengono fortemente ridimensionati;
la massa dei lavoratori disoccupati e l'incidenza della popolazione inattive richiederebbe pertanto un imponente ed articolato potenziamento del sistema di contrasto alla povertà e alla emarginazione, misure adeguate e diffuse di sostegno al reddito su base individuale e/o per nuclei familiari (reddito minimo garantito, reddito di cittadinanza), e al contempo efficaci politiche attive del lavoro fondate sul protagonismo dei soggetti destinatari di tali politiche, anche nella fase della loro programmazione e gestione (processi di formazione e riqualificazione professionale; progetti (anche sperimentali) di auto-impiego; analisi dei necessari profili professionali e valorizzazione delle competenze anche ai fini della creazione di nuova impresa; turnover nelle PP.AA. funzionali a favorire nuova occupazione, soprattutto giovanile e femminile e, nel medesimo tempo, maggiore efficienza della macchina pubblica);
la cura più efficace per la riqualificazione e la ripresa robusta e sostenibile della nostra economia e per il progresso sociale del nostro Paese, rimangono gli investimenti, pubblici e privati, le politiche industriali ecosostenibili, un diffuso sistema di interventi di sviluppo locale funzionali alla migliore infrastrutturazione del territorio, alla tutela ambientale e alla difesa dei suoli, alla valorizzazione delle risorse e delle vocazioni produttive dei luoghi. Al contrario, la Nota di aggiornamento al DEF, nonostante l'utilizzo della "Clausola degli investimenti", prospetta una riduzione degli investimenti pubblici, a partire dal livello minimo attuale, in netto contrasto con quanto sarebbe invece necessario per la rinascita economica e sociale del Paese;
secondo il Governo la riduzione delle tasse - l'unica politica economica dell'Esecutivo - e l'equivalente taglio di spesa pubblica faranno crescere il PIL. Siamo ancora nel campo dell'austerità espansiva, teoria smentita dallo stesso FMI: la crescita del PIL legata alla riduzione delle tasse è inferiore al mantenimento della spesa pubblica in essere. La spesa pubblica ha infatti moltiplicatori più alti rispetto ai tagli delle tasse. Questo tipo di misura, per sua natura, non appare utile ad intervenire in funzione di riequilibrio economico-territoriale Nord-Sud-isole, anche nella ipotesi di differenze favorevoli per insediamenti produttivi o a sostegno di nuova occupazione nel Mezzogiorno. Infatti i ritardi di sviluppo che si registrano, soprattutto con riferimento alle infrastrutture materiali e immateriali e tale che, in assenza di adeguati investimenti pubblici, sarebbero pressoché inutili;
la stessa Corte dei conti nella sua Relazione sul Rendiconto generale dello Stato per il 2014 (giugno 2015), aveva affermato che: "Poca attenzione è stata rivolta al fatto che le condizioni di sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica richiedono, al nostro Paese, la costruzione di una traiettoria macroeconomica ambiziosa";
la previsione di una crescita del PIL pari all'1,6 per cento per il 2016 potrebbe risultare eccessivamente ottimista. Aumentano, infatti, i rischi al ribasso in relazione alle citate previsioni sull'andamento del commercio mondiale in parte dovuto ad un rilevante rallentamento più brusco della crescita economica in Cina e negli altri maggiori paesi emergenti. Al riguardo, lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio ha messo in guardia il Governo;
l'agenzia di rating Standard & Poor's sostiene che in Italia nel prossimo futuro la domanda dei consumatori rimarrà bassa, e che per invertire in modo più deciso il trend servirà un forte aumento degli investimenti, a nostro avviso soprattutto nelle aree svantaggiate del Paese e capaci di incidere positivamente sui tassi di occupazione;
quindi, l'opzione è secca: o per il 2016 c'è un'accelerazione, sorprendente per qualità e quantità in termini di crescita, capace di innovazione e livelli significativi di sostenibilità, o viceversa l'Italia, che ancora oggi dispone di una manifattura seconda in Europa alle spalle della Germania, si condanna ad una linea di galleggiamento che non sarà in grado di arginare la pressione competitiva proveniente da tutti i lati del mondo, compreso quello interno europeo già in tensione per la drammatica vicenda dei migranti;
ma la manovra, delineata dalla Nota di aggiornamento, non mettendo in discussione i parametri del Fiscal compact e giocando su alcuni eventuali decimali di flessibilità, non riuscirà ad invertire questa tendenza;
per invertire la tendenza occorre un "Piano straordinario per lo sviluppo e l'occupazione", declinato prevalentemente in funzione di riequilibrio territoriale, inteso come insieme di interventi coordinati, orientati a promuovere, direttamente o indirettamente, il lavoro di qualità lungo un sentiero di sviluppo sostenibile sul versante sociale ed ambientale;
gli investimenti proposti, oltre a riqualificare i territori e migliorare la qualità della vita e il reddito delle persone e delle comunità, hanno elevato impatto (anti-ciclico) sull'economia reale, impatto minimo sulle importazioni e sono labour-intensive (in particolare, nell'edilizia, nell'artigianato, sul sistema della piccola e micro impresa e sui servizi n). Gli investimenti sulla mobilità sostenibile consentono di innalzare la produzione degli impianti in Italia (dalla Irisbus di Avellino, alle officine dell'Ansaldo Breda);
persiste ancora oggi, in alcune recenti produzioni normative, l'idea che la risposta alla domanda di rinascita economica e sociale delle aree svantaggiate del Paese, possa risiedere nella trasposizione dei più attuali e prevalenti modelli di crescita economica fondati sulla competitività di prezzo, sull'iperflessibilità del lavoro (con conseguente riduzione dei diritti e precarizzazione delle condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori), sul consumo, ritenuto inevitabile, di territorio e ambiente. Al contrario, per superare le condizioni di svantaggio bisogna individuare le vocazioni produttive più naturali dei luoghi e i percorsi più originali di sviluppo proprio. Perciò, le azioni essenziali possono oggi delinearsi, soprattutto per il Sud e le isole, in un vero e proprio progetto di rinaturalizzazione, attraverso il risanamento integrale dei fattori naturali (terra, acqua, aria, habitat, patrimonio animale e vegetale) e nel contrasto alla desertificazione. Il modello di sviluppo che sottende al progetto di rinaturalizzazione deve basarsi su elementi imprescindibili, relativi alla partecipazione attiva delle comunità locali, alla valorizzazione delle pratiche tradizionali, all'innovazione coerente con la qualità ambientale dei processi non meno che dei prodotti, alla costruzione di canali di commercializzazione dei beni di qualità, attraverso il ricorso a progetti per l'ecocertificazione e l'ecolabelling;
tutto ciò sarebbe in condizione di realizzare grandi e decisivi risparmi di spesa nel medio e lungo periodo, in ragione dei danni evitati per il pregiudizio recato all'assetto idrogeologico del territorio nazionale, alla complessiva condizione ambientale, alla incidenza, nei costi sanitari, delle conseguenze derivanti alla salute in ragione della compromissione di ampie zone territoriali (inquinamento dei suoli, delle acque e dell'aria);
la spending review va portata avanti ma, contrariamente alla linea del Governo, i risparmi raggiungibili, grazie a maggiore efficienza e eliminazione di corruzione, devono essere riallocati su programmi di spesa carenti, colpiti dai tagli orizzontali degli scorsi anni. In particolare, vanno ridimensionati i programmi di spesa per i sistemi d'arma, e va rifiutata ogni ipotesi di ulteriori piani pluriennali di spesa come viene richiesto nell'allegato I alla Nota di aggiornamento del DEF (Doc. LVII, n. 3-bis, allegato I); così come va respinta ogni ipotesi di grandi opere costose ed inutili come la TAV Torino-Lione e il Ponte sullo stretto di Messina. Tagliare altri 30 miliardi all'anno dalla spesa corrente, vuol dire tagliare ulteriormente servizi essenziali e con probabili effetti depressivi della domanda interna;
il rapporto debito-PIL si può rendere più favorevole, non esclusivamente in ragione di una progressiva riduzione della spesa pubblica, ma anche attraverso l'incremento del prodotto interno lordo e un conseguente prevedibile aumento delle entrate erariali, nonché con l'introduzione di misure fiscali di equità tramite specifica tassazione dei grandi patrimoni;
il miglioramento di tale rapporto può e deve essere, pertanto, perseguito anche attraverso un più incisivo contrasto alla evasione fiscale e ai negativi fenomeni di corruzione che intaccano parti significative del sistema pubblico, ricercando le più efficaci soluzioni normative ed organizzative (potenziamento e qualificazione dei sistemi di controllo fiscale, maggiore trasparenza del funzionamento dei centri di spesa e delle stazioni appaltanti),
impegna il Governo:
a modificare, in modo importante, la Nota di aggiornamento al DEF prevedendo spazi finanziari necessari per poter inserire nel disegno di legge di stabilità 2016 un "Piano straordinario per l'occupazione e lo sviluppo", con uno specifico capitolo prioritario per la "rinascita economica e sociale" del Mezzogiorno e le isole che abbia le seguenti principali fonti di finanziamento:
1. un allentamento per circa un punto percentuale di PIL (18 miliardi di euro all'anno) per un triennio (2016-18) del deficit programmato per finanziare, in via prioritaria, gli interventi congiunturali (ossia non permanenti);
2. un'adeguata e positiva combinazione delle risorse pubbliche, comunitarie, nazionali e locali, (Fondi strutturali, Fondi coesione e sviluppo, fondi provenienti dal bilancio dello Stato e delle Regioni e autonomie locali) con risorse private, superando le ricorrenti difficoltà di spesa dovute alla farraginosità delle procedure di programmazione e gestione, e dal reperimento di cofinanziamenti (investimenti);
3. misure anti-evasione per gli interventi strutturali (ossia permanenti);
le risorse destinate alla realizzazione del predetto "Piano straordinario", al netto delle dotazioni finanziarie pubbliche già attribuite alle Regioni e alle autonomie locali, dovranno essere destinate in misura non inferiore al 45 per cento per gli interventi per il Mezzogiorno e le isole, attraverso uno specifico vincolo normativo (criterio distributivo introdotto da Ciampi durante il primo Governo Prodi e mai rispettato);
le modalità attuative del "Piano" dovranno valorizzare i governi regionali e locali (Città metropolitane e Comuni); i relativi programmi di intervento dovranno essere definiti in accordo tra i diversi soggetti pubblici, nei tempi stabiliti dalle norme; i responsabili dell'attuazione dei programmi e degli interventi dovranno essere vincolati a tempi di realizzazione prestabiliti;
A. Misure "congiunturali" da finanziare attraverso l'allentamento una tantum del deficit;
1. Programma di investimenti attraverso l'allentamento del Patto di stabilità interno (circa 8 miliardi di euro all'anno) a favore delle amministrazioni comunali, prioritariamente finalizzati alla manutenzione e messa in sicurezza del territorio, miglioramento delle periferie urbane, bonifica di zone di territorio compromesso da inquinamento, recupero di strutture pubbliche da destinare ad uso abitativo, uso sociale e/o produttivo, investimenti per l'efficienza energetica negli immobili della pubblica amministrazione, per la costruzione di asili nido (per il raggiungimento di quota minima del 25 per cento di presa in carica per regione, in particolare per redditi bassi e medi);
2. Programma per la mobilità sostenibile per il rinnovo e l'integrazione dello stock di treni per i pendolari e di autobus urbani e extraurbani (4 miliardi di euro all'anno), collegamenti in continuità territoriale e con le isole minori;
3. Programma straordinario di contrasto alla povertà e inserimento al lavoro in uno schema di reddito minimo per l'inclusione attiva, nonché finanziamento di un settimo intervento di salvaguardia di lavoratrici e lavoratori dall'applicazione dei requisiti pensionistici introdotti dalla riforma Fornero (3 miliardi di euro all'anno);
4. Programma di politiche industriali (in senso lato al fine di includere anche i servizi e l'agro-industria) da affidare al Fondo strategico o al Fondo di turn-over della Cassa depositi e prestiti (2 miliardi di euro all'anno) in intesa con le aziende;
5. Fondo per la redistribuzione dei tempi di lavoro (1 miliardo di euro all'anno) per:
? l'anticipo del pensionamento dei lavoratori e lavoratrici impegnati in attività usuranti;
? il part-time pensionistico e l'ingresso part-time di giovani al lavoro;
? i contratti di solidarietà difensivi e, soprattutto, espansivi;
? il finanziamento dei congedi parentali;
B. Piano straordinario per l'occupazione e lo sviluppo - "Progetto rinascita economica e sociale del Mezzogiorno e delle isole "
1. Iniziative regionali e locali per l'occupazione - (Fondi strutturali, Fondi coesione e sviluppo, fondi provenienti dal bilancio dello Stato e delle Regioni e autonomie locali in combinazione con risorse private), Innovazione delle tecnologie e delle tecniche di bonifica, ripristino e difesa ambientale - Realizzazione di impianti produttivi eco-sostenibili - Valorizzazione delle risorse e delle vocazioni produttive dei luoghi - Coltivazione del sale e valorizzazione del zone umide e dei litorali costieri - Agro/industria biologica;
C. Misure "strutturali", da finanziare attraverso interventi anti-evasione;
2. Intervento selettivo su Tasi (con detrazione fissa e detrazioni aggiuntive in base alla numerosità del nucleo familiare) e contestuale approvazione del decreto legislativo di revisione del catasto, eliminazione Imu agricola e Imu su impianti (cosiddetti "imbullonati") e detrazioni per affitti per redditi bassi e medi; detrazione abbonamenti al trasporto pubblico;
3. Eliminazione innalzamento contribuzione previdenziale per le partite IVA iscritte alla gestione separata INPS;
4. Superamento del blocco imposto dall'attuale legge di stabilità e dalla cosiddetta "buona scuola" alla sostituzione del personale assente nelle scuole, al taglio degli organici e sblocco delle assunzioni dei precari amministrativi, tecnici e ausiliari e dei docenti della scuola dell'infanzia esclusi e ignorati dal piano straordinario di immissioni in ruolo, fine delle costose proroghe delle esternalizzazioni dei servizi nelle scuole e salvaguardia delle lavoratrici e lavoratori ex LSU ed Co.Co.Co., per non mettere a rischio il regolare svolgimento del servizio scolastico e l'incolumità stessa degli alunni, nonché evitare gravi ripercussioni e la paralisi dell'operatività delle scuole;
5. Incremento degli stanziamenti per la cultura e turismo fino al livello della media europea: 1 per cento del bilancio dello Stato;
6. Revisione normativa per i contribuenti minimi al fine di allargare la platea dei beneficiari e semplificare gli adempimenti;
7. A prevedere, nel settore dell'università e ricerca, un piano straordinario triennale di assunzioni di ricercatori di tipo B (RTDb), di professori associati e ordinari per almeno 3000 unità/anno ripartiti nel rispetto dei vincoli di legge e, negli enti pubblici di ricerca, un piano straordinario triennale di assunzioni di ricercatori e tecnologi, a tempo indeterminato, per almeno 1500 unità/anno con ripartizione fra i tre livelli (ricercatore/primo ricercatore/dirigente di ricerca, tecnologo/primo tecnologo/dirigente tecnologo);
8. A prevedere nel DEF stanziamenti necessari alla piena realizzazione del Piano nazionale per la ricerca (PNR), istituendo un apposito "Fondo per la realizzazione del PNR" e un cronoprogramma dettagliato di interventi, con target annuali della spesa in previsione di investimenti in ricerca e sviluppo normalizzata al PIL;
il finanziamento delle misure di carattere permanente dovrebbe derivare dalle seguenti misure anti-evasione: a regime, la comunicazione telematica all'amministrazione fiscale dei dati relativi alle fatturazioni. Tale sistema consentirebbe di verificare automaticamente e in tempo reale le posizioni a debito e quelle a credito, consentendo di intervenire con efficacia nei casi di incongruenze. In riferimento a uno studio NENS, una stima prudenziale indica un recupero di gettito superiore ai 10 miliardi all'anno (in considerazione del recupero IVA e imposte sui redditi). Poiché l'introduzione della comunicazione telematica delle fatturazioni richiede tempo per essere generalizzata, nell'immediato va introdotta la trasmissione telematica dei dati delle fatture ai fornitori. Si tratta di una misura più circoscritta. L'obbligatorietà della comunicazione telematica dei dati delle fatture potrebbe inizialmente essere richiesta soltanto ad una parte dei contribuenti, come la grande distribuzione. In questo modo, senza ricorrere al reverse charge, la cui estensione alla grande distribuzione è stata bocciata dalla Commissione europea, se ne seguirebbe la logica. Infine, si propone di introdurre, nei settori a maggiore rischio di evasione, l'obbligo di pagamento elettronico. Gli effetti di gettito, già a partire dal primo anno, consentono di coprire le misure strutturali descritte nei punti 1-4;
ad attuare la revisione della spesa riallocando i risparmi raggiungibili, prioritariamente a sostegno del "Piano straordinario per l'occupazione e lo sviluppo" e ad integrare i programmi di spesa, in particolare alla sanità; al Fondo di finanziamento ordinario delle università; ai servizi sociali dei Comuni; al diritto allo studio; alla salvaguardia e promozione del patrimonio storico-artistico; alla riduzione dei costi energia per famiglia e imprese e alla accelerazione degli obiettivi della roadmap 2050 nel quadro di un aggiornamento della Strategia energetica nazionale.
(6-00129)
DE PETRIS, URAS, DE CRISTOFARO, BAROZZINO, CERVELLINI, PETRAGLIA, STEFANO, BOCCHINO, CAMPANELLA, BIGNAMI, MUSSINI