• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
S.6/00132 esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015, premesso che: il documento in esame dal momento in cui è stato reso pubblico è stato oggetto di puntuali...



Atto Senato

Risoluzione in Assemblea 6-00132 presentata da SILVANA ANDREINA COMAROLI
giovedì 8 ottobre 2015, seduta n.520

Il Senato della Repubblica,
esaminata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2015,
premesso che:
il documento in esame dal momento in cui è stato reso pubblico è stato oggetto di puntuali critiche e richieste di chiarimento su aspetti fondamentali da parte praticamente di tutti gli organismi che lo hanno esaminato: dalle Camere all'UPB, dalla Banca d'Italia alla Corte dei conti agli organismi comunitari, si sono dichiarati unanimemente perplessi, anche se con diverse sensibilità, rispetto alle affermazioni del Governo contenute nell'aggiornamento al DEF soprattutto riguardo alla spending review, alla neutralizzazione delle clausole di salvaguardia, fino all'efficacia degli annunci in materia di imposizione fiscale sulle abitazioni;
gli organismi tecnici, in particolare UPB e Servizio bilancio, evidenziano come gli interventi di sterelizzazione delle clausole di salvaguardia ipotizzati nella Nota di aggiornamento facciano riferimento alle clausole introdotte con le leggi di stabilità 2014 e 2015 mentre invece l'ammontare complessivo degli effetti indicati sembrerebbe includere solo quelle previste dalla stabilità per il 2015 e non quelle della precedente legge di stabilità che impongono variazioni di aliquote d'imposta e detrazioni vigenti. La somma dovrebbe ammontare a circa 16,8 miliardi nel 2016, 26,2 miliardi nel 2017 e poco meno di 29 miliardi nel 2019 mentre il gettito complessivo indicato nella Nota in esame, come scrive il Servizio studi, "sembrerebbe attribuibile alle sole clausole di salvaguardia disposte dalla legge di stabilità 2015";
solo all'ultimo giorno utile il Governo è intervenuto per evitare l'entrata in vigore della clausola di salvaguardia legata alla mancata approvazione da parte di Bruxelles dell'estensione del reverse charge alla grande distribuzione; con il decreto-legge recentemente emanato è stato scongiurato l'ennesimo aumento delle accise sulla benzina per un importo pari a 728 milioni, ma solo per l'anno in corso, posto che si fa fronte con la misura una tantum del gettito della voluntary disclosure ad una clausola permanente; fermi restando i dubbi sulla capacità delle misure contenute nella presente Nota di variazione di far fronte interamente alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia relativamente all'anno 2016, ci sono ad oggi ancora minori garanzie per gli anni successivi. A decorrere dal 1° gennaio 2017 gli aumenti restano tutti in vigore, con un impatto potenzialmente devastante sul sistema economico ancora in grande difficoltà;
in base al documento in esame, la spending review più volte citata dal Premier come copertura per molte delle promesse fatte in materia di diminuzione della pressione fiscale, anziché subire una accelerazione e, magari, essere dettagliata concretamente, resta un concetto vago. Dei 10 miliardi ipotizzati inizialmente pare che nemmeno la metà sia ad oggi concretamente realizzata gli obiettivi di riduzione della spesa improduttiva viene di fatto rinviata agli anni futuri, con il pretesto del loro possibile effetto depressivo ma di fatto caricandolo sui futuri bilanci e forse dei futuri Governi;
la Nota di aggiornamento al DEF 2015 comprende stime decisamente ottimistiche (secondo l'UPB) riguardo ai tassi di crescita del PIL, prevedendo un aumento dello 0,9 per cento nel 2015 e dell'1,6 per cento negli anni successivi; si tratta comunque di previsioni calcolate nel più roseo degli scenari senza concedere margini di prudenza ad agenti esogeni, purtroppo possibili, come un deterioramento delle condizioni economiche dei mercati internazionali conseguenti alla frenata dei giganti asiatici e alla concreta possibilità dell'aumento delle tensioni in medio oriente;
di fatto, la vera carta sulla quale il Governo sembra puntare per raggiungere l'equilibrio dei conti ed attuare le proprie promesse in campo economico sembra essere la trattativa con l'UE per ottenere maggiori margini di sforamento del rapporto deficit/PIL, escludendo dal calcolo alcune spese. Si tratta dunque non di investire maggiori risorse ma di essere autorizzati a fare più deficit, lasciandolo in eredità ai futuri Governi; Deficit che sarebbe investito in riforme già preannunciate in passato e valse per maggiore flessibilità già nella stabilità dell'anno scorso, quindi fatte valere due volte, e per l'originalissima clausola "immigrati"; Non emerge però, in stretta linea contabile, come si possa considerare l'intervento a favore degli immigrati un investimento tale da giustificare e ripagare gli oneri del maggiore debito futuro;
l'Unione europea, che sta vagliando in queste settimane la possibilità di concedere, in deroga al rigore e all'austerità della politica fiscale comunitaria, possibilità di spesa eccezionale legata all'accoglienza degli immigrati, aveva negli anni scorsi rifiutato fermamente qualunque deroga per far fronte alle esigenze delle fasce sociali più deboli in conseguenza della lunga e profonda crisi economica,
impegna il Governo:
a fornire al Parlamento una relazione relativa alla cosiddetta spendig review chiarendo quali siano le misure che sono state pianificate e quali attuate, gli effetti finanziari da essi derivanti e se in tale operazione sia stata utilizzata o meno la metodologia dei costi standard;
ad attuare misure che incidano sul deficit reale solo a fronte di spese che abbiano un impatto positivo sullo sviluppo economico e sociale complessivo del Paese con particolare attenzione alle fasce di cittadini più provati dalla crisi economica;
ad utilizzare nella predisposizione della legge di stabilità per il 2016 a copertura delle misure fiscali solo tagli di spesa già avviati ed efficaci, evitando di ricorrere ad ulteriori clausole di salvaguardia che determinano timore, incertezza e confusione sia nei cittadini che negli operatori economici;
ad attuare definitivamente le normative in materia di federalismo fiscale, basato sui costi ed i fabbisogni standard come meccanismo di definizione del fabbisogno economico degli enti e sul principio della responsabilità sul fronte della spesa.
(6-00132)
COMAROLI, TOSATO, CENTINAIO, ARRIGONI, CALDEROLI, CANDIANI, CONSIGLIO, CROSIO, DIVINA, STEFANI, STUCCHI, VOLPI