• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01115 nel dicembre 2014 Poste Italiane, società di proprietà al 100 per cento del Ministero dell'economia e delle finanze, ha presentato il proprio piano industriale con la chiusura di 450 uffici...



Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01115presentato daBORDO Francotesto diMartedì 13 ottobre 2015, seduta n. 501

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
nel dicembre 2014 Poste Italiane, società di proprietà al 100 per cento del Ministero dell'economia e delle finanze, ha presentato il proprio piano industriale con la chiusura di 450 uffici postali e la riduzione degli orari di apertura di altri 600 uffici sull'intero territorio nazionale; in regione Lombardia il piano prevedeva la chiusura di 61 uffici e la riduzione di orari di apertura per 121 uffici;
tale piano, comunicato ai sindaci interessati all'inizio di febbraio 2015 ha creato notevoli conflitti con il tessuto sociale, politico ed economico della regione Lombardia per la sua assoluta mancanza di confronto e condivisione preventiva con gli enti locali, tanto da portare a diffuse azioni di protesta anche sociale. Le proteste si sono concretizzate a livello istituzionale attraverso l'approvazione di una mozione votata all'unanimità dal, consiglio regionale della Lombardia il 3 marzo 2015, con la quale l'assemblea legislativa della Lombardia chiedeva alla giunta regionale di intervenire presso il Governo per addivenire ad una sospensione del piano e ad una sua revisione, in accordo con gli enti locali coinvolti;
a seguito delle proteste e della posizione assunta dal consiglio regionale lombardo, il piano di Poste Italiane in regione Lombardia è stato sospeso ed è stato avviato un confronto tra l'azienda e gli enti locali, tramite l'Anci Lombardia;
nella provincia di Cremona, la chiusura più pesante ed incomprensibile era quella dell'ufficio di Ombriano, ufficio localizzato in un quartiere periferico della città di Crema, che annovera una popolazione residente di oltre 6000 persone e oltre cento attività commerciali e produttive che rientra nella categoria C di Poste Italiane, sopra le 40 operazioni al giorno, cioè la categoria con il maggior numero di operazioni;
Poste Italiane in sede di trattativa congiunta con regione e Anci Lombardia aveva accettato di mantenere in funzione 15 uffici dei 61 per i quali prevedeva la chiusura. Tra questi uffici stralciati dal piano, a seguito della trattativa con ANCI, era incluso quello di Ombriano, successivamente però con assoluta insistenza di Poste in un successivo incontro del 19 giugno, l'ufficio postale di Ombriano è stato escluso dal salvataggio;
con comunicazione al comune di Crema del 13 agosto 2015 Poste Italiane ha comunicato che l'ufficio postale di Ombriano che serve 6300 abitanti cesserà il proprio funzionamento il 26 ottobre 2015;
tra la popolazione residente del quartiere di Ombriano servito dall'ufficio sono state raccolte oltre 2000 firme a sostegno di una petizione popolare che chiede il mantenimento dell'ufficio postale;
Poste Italiane ha rifiutato tutte le proposte giunte dal sindaco del comune di Crema finalizzate a mantenere in essere l'ufficio di Ombriano tra cui quella di compartecipazione da parte del comune degli oneri di affitto dell'immobile nel quale è dislocato l'ufficio postale in questione o la proposta di prevedere la chiusura di un giorno alla settimana di tutti gli altri 3 uffici postali periferici della città di Crema, al fine di non lasciare migliaia di abitanti senza un servizio postale di prossimità;
la decisione di Poste di chiudere un ufficio che serve un quartiere di oltre 6000 abitanti con una percentuale di over 65 anni del 30 per cento e che ha una media di operazioni/giorno superiore alle 150, senza alcun confronto con l'ente locale e di conseguenza senza neppure prendere in considerazione le numerose proposte avanzate dal comune di Crema per evitarne la chiusura e al contempo garantirne la piena efficienza economica, risulta incomprensibile ed inaccettabile e frutto di scelte adoperate senza tener conto dell'impatto sociale ed economico di questo provvedimento;
la decisione di procedere a chiusure di uffici postali, come nel caso di Ombriano, senza confronto e condivisione di soluzioni è, ad avviso degli interpellanti in contrasto con il contratto di servizio sottoscritto con il Ministero e con le disposizioni dell'AGCOM;
l'assenza di confronto con gli enti locali è grave ed è una decisione sbagliata da parte di, una azienda pubblica che eroga un servizio pubblico, cosa evidenziata il 29 giugno 2015 da un ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio direttivo dell'Anci Lombardia in merito alla necessità che Poste non proceda senza ulteriori confronti con i comuni alla chiusura degli uffici;
come evidenziato recentemente dalla stampa nazionale il tribunale amministrativo di Milano ha «bocciato» il piano di razionalizzazione di Poste spa in quanto non avrebbe provato il disequilibrio economico che sarebbe stato causato dal servizio e non ha tenuto conto che il comune di Olevano di Lomellina non ha nemmeno uno sportello bancario. Sullo sfondo gli sforzi dello Stato per tagliare ciò che è giudicato improduttivo e poco remunerativo per i conti pubblici. Ma il centro della provincia di Pavia, 800 persone o poco più, non intendeva rinunciare al proprio ufficio postale e si è opposto con forza alle direttive date dall'amministratore delegato di Poste che impongono una forte razionalizzazione degli uffici postali. Queste, per il piccolo ufficio di Olevano, prevedevano in particolare, una riorganizzazione dei giorni di apertura al pubblico, e quindi «la chiusura permanente del Presidio postale sito in detto comune nelle giornate di lunedì, mercoledì e venerdì», come ha comunicato una nota della direzione provinciale delle poste di Pavia il 1o luglio 2015. Il municipio ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo che, in questi giorni, ha dato ragione al comune costringendo Poste a mantenere il servizio. Scrive il Tar che la giustificazione addotta per la chiusura «risulta disancorata da qualunque esplicitazione di fatti riferibili al caso di specie, tanto da ridursi ad una mera clausola di stile, replicabile in maniera identica in qualunque situazione, non comprendendosi le ragioni poste a base del provvedimento». Insomma, l'idea di chiudere indistintamente uffici postali o di contingentarne il funzionamento ad alcuni giorni della settimana, indiscriminatamente e senza calcolare conseguenze specifiche, lede il diritto di quei comuni italiani che, a secondo di proprie caratteristiche particolari, possono trovarsi senza un servizio pubblico di essenziale importanza. In accordo a quanto sostenuto dal comune di Olevano, il Tar ricorda che la motivazione che Poste adduce a giustificazione del proprio provvedimento è «un generico e non meglio precisato disequilibrio economico nella prosecuzione dell'erogazione del servizio, senza però dare prova del disequilibrio economico stesso e del rispetto del criterio della distanza»;
altre pronunce significative in tal senso sono quelle del tribunale amministrativo della regione Lombardia con riferimento alla chiusura degli uffici postali del comune di Sommo (Pavia) e del presidio postale di Fossarmato (Pavia) –:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo alla luce di quanto descritto in premessa e, in particolare, di quanto rilevato dal tribunale amministrativo della regione Lombardia sul piano di razionalizzazione degli uffici postali di Poste spa;
se il Governo non ritenga opportuno porre in essere ogni iniziativa di competenza finalizzata ad una revisione e a un serio ripensamento del suddetto piano nell'ottica di garantire la piena accessibilità al servizio postale quale servizio universale in tutto il territorio nazionale;
nell'ottica di garantire, come si è detto, l'accesso al servizio postale quale servizio universale, quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere nei confronti di Poste Italiane affinché vengano prese in considerazione le numerose proposte del comune di Crema a supporto della sostenibilità economica del presidio postale ed evitare la chiusura dell'ufficio di Ombriano che serve una popolazione di circa 6000 cittadini, diverse imprese e unità commerciali.
(2-01115) «Franco Bordo, Scotto».