• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00810 premesso che: i cambiamenti climatici sono in atto con impatti già drammatici e sono causati, secondo gli scienziati riuniti nell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00810presentato daBIANCHI Stellatesto diMercoledì 14 ottobre 2015, seduta n. 502

La VIII Commissione,
premesso che:
i cambiamenti climatici sono in atto con impatti già drammatici e sono causati, secondo gli scienziati riuniti nell'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) che risponde all'Onu, dall'attività umana e, in particolare, dall'uso di combustibili fossili;
il prossimo dicembre a Parigi si terrà la 21nesima conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) nel corso della quale i 196 Paesi che la compongono dovranno raggiungere un accordo globale vincolante di riduzione delle emissioni climalteranti che contenga l'aumento della temperatura media globale entro i 2 gradi rispetto ai livelli precedenti alla rivoluzione industriale;
oltre il 75 per cento delle emissioni di gas serra responsabili dell'aumento della temperatura media globale sono causate dalla produzione e dall'uso di energia;
il carbone è il combustibile fossile più inquinante e responsabile della maggiore quantità di emissioni di gas serra in atmosfera; a livello globale il carbone è utilizzato nella produzione del 40 per cento di energia circa ed è responsabile per il 70 per cento delle emissioni legate all'energia;
le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30 per cento superiori a quelle del petrolio e del 70 per cento superiori a quelle del gas naturale;
in aggiunta a questo, la pericolosità del carbone sotto il profilo della protezione ambientale è aggravata dal fatto che, oltre al biossido di carbonio, vengono dispersi nell'ambiente mercurio, piombo, arsenico, cadmio e altri metalli pesanti;
nell'Unione europea sono ancora attive 350 centrali a carbone; tra le trenta centrali più inquinanti d'Europa, tutte alimentate a carbone e concentrate soprattutto in Germania, Polonia e Regno Unito, ci sono anche due impianti in Italia, Brindisi sud e Torrevaldaliga nei pressi di Civitavecchia;
in Italia attualmente si trovano tredici centrali a carbone: Brindisi Nord (BR) di proprietà della Edipower SpA, Fiumesanto (Sassari) di proprietà di E.On Italia SpA, Monfalcone (Gorizia) di proprietà di A2A SpA, Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia Roma) di proprietà di Enel SpA, Vado Ligure (Savona) di proprietà di Tirreno Power SpA, Brescia di proprietà di A2A SpA, Brindisi Sud di proprietà di Enel SpA, Genova di proprietà di Enel SpA, Sulcis di proprietà di Enel SpA, Fusina (Venezia) di proprietà di Enel SpA, Marghera (Venezia) di proprietà di Enel SpA, La Spezia di proprietà di Enel SpA, Bastardo (Perugia) di proprietà di Enel SpA. Nel 2014 le centrali italiane hanno contribuito a coprire il 13,5 per cento del fabbisogno di elettricità causando emissioni di CO2 per 39,4 milioni di tonnellate, pari al 40 per cento delle emissioni dell'intero comparto termoelettrico;
l'Italia ha una sovrabbondanza di centrali termoelettriche con una capacità installata doppia rispetto alla domanda di picco, senza considerare l'apporto delle rinnovabili; secondo dati di Terna, la capacità termoelettrica installata è pari a circa 122 GW a fronte di un record dei consumi raggiunto lo scorso 21 luglio 2015 pari a 59,126 GW; una riduzione dunque dell'offerta di energia da centrali termoelettriche e a partire da quelle a carbone non pregiudicherebbe dunque la sicurezza del sistema energetico;
il carbone e gli altri combustibili fossili devono essere gradualmente ma sistematicamente sostituiti da fonti di energia pulita, in grado anche di generare un maggior numero di posti di lavoro. Lo confermano numerosi studi: secondo lo UK Energy Research Centre (UKERC) rinnovabili ed efficienza energetica creano un numero di posti di lavoro dieci volte superiore rispetto al termoelettrico; per Clean energy Canada i 18 miliardi di dollari investiti nell'energia rinnovabile hanno portato ad una crescita del 37 per cento dell'occupazione in cinque anni; nel rapporto Legambiente, Gse stima che il settore delle energie rinnovabili potrebbe arrivare a creare 250 mila posti di lavoro, più altri 600 mila nei settori collegati e nell'indotto entro il 2020;
una ricerca condotta dall'università di Stoccarda ha evidenziato gli impatti sanitari dell'inquinamento prodotto dalla combustione del carbone nei Paesi dell'Unione europea. Nel 2010, l'anno a cui vanno riferiti tutti gli impatti stimati, si sono registrate in Europa 22.300 decessi a causa del carbone, di questi 521 in Italia. L'incidenza sulla salute pubblica è tanto maggiore quanto più gli impianti si trovano in prossimità di centri abitati o addirittura integrati in essi, come accade in Italia ad esempio con gli impianti di Civitavecchia, di La Spezia, di Genova o di Monfalcone. Secondo uno studio dei ricercatori del CNR di Lecce e Bologna pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health la centrale Federico II, una delle più grandi ed inquinanti d'Europa, costruita a soli dodici chilometri dalla zona sud della città di Brindisi, causerebbe ogni anno 44 decessi nella zona di Brindisi, Taranto e Lecce;
nonostante la conclamata pericolosità delle centrali a carbone, in particolare per l'ambiente e la salute non sono previsti limiti nelle emissioni in atmosfera;
il 3 agosto 2015 il presidente Obama ha annunciato il clean power plan act, un provvedimento che introduce per la prima volta limiti alle emissioni che le centrali possono produrre (Emission performance standard); un provvedimento di grande importanza verso la riduzione delle emissioni di CO2 del 32 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005 e per accelerare la transizione energetica degli Stati Uniti verso un'energia pulita. L'amministrazione Obama stima che i benefici per la salute pubblica e il clima valgano tra i 34 miliardi e i 54 miliardi di dollari all'anno fino al 2030, superando di gran lunga i costi stimati in 8,4 miliardi,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per programmare ed avviare la chiusura progressiva delle centrali a carbone ancora presenti nel territorio italiano;
ad assumere iniziative per definire e introdurre nuovi standard e limiti alle emissioni di CO2 delle centrali in modo da allineare le emissioni consentite agli obiettivi da raggiungere per contenere l'aumento della temperatura media globale entro la soglia dei due gradi rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale;
a promuovere, anche in sede europea, l'adozione di standard e limiti di emissione delle centrali termoelettriche.
(7-00810) «Stella Bianchi, Realacci, Borghi, Braga, Bratti, Morassut, Mariani, Manfredi, Giovanna Sanna, De Menech, Zardini, Gadda, Gandolfi, Gnecchi, Venittelli, Cenni, Amato, Lodolini, Paola Boldrini, Scuvera, Folino, Capone, Fossati, Rostan, Bossa, Iori, Prina, Malpezzi, Mariano, Marchi, Beni, Giuseppe Guerini, Malisani, Arlotti».