• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE

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Atto a cui si riferisce:
S.3/00386 MONTEVECCHI, MUSSINI, SCIBONA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti: il decreto del Presidente della Repubblica n. 509...



Atto Senato

Interrogazione a risposta orale 3-00386 presentata da MICHELA MONTEVECCHI
martedì 24 settembre 2013, seduta n.109

MONTEVECCHI, MUSSINI, SCIBONA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

il decreto del Presidente della Repubblica n. 509 del 1997 ha regolamentato il settore della nautica in Italia, definendo chiaramente la differenza fra un "porto turistico" ed un "approdo"; in particolare, un approdo diventa un porto allorquando vengono concesse le strutture a terra al servizio unico e precipuo dei diportisti;

in data 31 gennaio 1998 l'Autorità portuale di Ravenna rilasciava alla società Seaser SpA, con sede a Ravenna in via Marinara n. 73, la concessione n. 2/1998 per la realizzazione di un approdo turistico in Ravenna, nell'ambito di un più ampio progetto di edificazione di un porto turistico; società che nel 1995, aveva acquistato i diritti per la costruzione del porto dal consorzio Marinara, che riuniva il Comune di Ravenna e alcuni privati (il circolo velico, il Ravenna yacht club, la società Canottieri, il circolo Marinai d'Italia, la sub Delphinus e successivamente lo yacht club Romagna) e che aveva fatto elaborare un progetto urbanistico poi non realizzato;

tale concessione demaniale obbligava il concessionario ad accatastare l'approdo, una volta terminati i lavori, in accordo con il competente Ufficio tecnico erariale;

nel 2001 è stato varato il piano regolatore regionale del porto in cui viene bene chiarito che, trattandosi di un porto turistico, la parte a mare e la parte a terra di Marinara devono essere un tutt'uno;

il Ministero competente avrebbe provveduto alla valutazione di impatto ambientale, con alcune prescrizioni;

in data 30 marzo 2005, dando atto che in occasione del rilascio della precedente concessione non era possibile il rilascio di quella per l'edificazione delle opere della parte terra per mancanza degli strumenti urbanistici nel frattempo intervenuti, l'Autorità portuale di Ravenna rilasciava alla medesima Seaser la concessione demaniale marittima n. 11/2005, valida sino al 29 marzo 2054, per la realizzazione degli edifici di parte terra di pertinenza degli approdi, al fine di completare il progetto di edificazione del porto turistico denominato Marinara, il più grande dell'Adriatico, con 1.092 posti barca;

questa nuova concessione demaniale prevedeva l'obbligo del concessionario ad aggiornare l'accatastamento per le opere a terra;

il Comune di Ravenna ha realizzato nel 2005 la variante del Puep (piano urbanistico esecutivo di iniziativa pubblica) di Marinara ed ha rilasciato la concessione all'edificazione con dovuta precisa convenzione;

Seaser SpA si è avvalsa, per finanziare l'opera, di un project financing con un pool di banche composto da Biis (Intesa) capofila, Cassa di risparmio di Forlì e della Romagna e Unicredit. Inizialmente le banche coinvolte erano in numero maggiore ma, per effetto delle fusioni avvenute, sono rimaste le 3 banche citate;

successivamente, interveniva la dichiarazione di fallimento della società CMR, azionista di maggioranza della società Seaser SpA, nonché soggetto che aveva, sino ad allora, proceduto alla edificazione delle opere del porto turistico, completate per circa il 95 per cento;

nel dicembre 2012 la curatela del fallimento CMR vendeva alla società Sorgeva l'intero pacchetto azionario della Seaser SpA;

nel 2012, la Seaser SpA ha chiesto ed ottenuto la collaborazione della società Italia Navigando, appartenente ad Invitalia, e quindi al Ministero dello sviluppo economico, per potere appianare alcune vicissitudini gestionali interne;

l'Autorità portuale di Ravenna, nella persona del suo presidente pro tempore dottor ingegner Galliano Di Marco, nominato con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 64 del 27 febbraio 2012, sia con lettere inviate alla curatela, sia con dichiarazioni a mezzo stampa rilasciate in data 6 e 7 marzo 2013, dichiarava illegittima la vendita del pacchetto azionario di CMR in favore di Sorgeva, affermando che avrebbe provveduto ad impugnarla, evidenziando anche i risvolti penali dell'operazione;

in data 12 marzo l'Autorità portuale di Ravenna, in piena continuità con le precedenti affermazioni del suo presidente, comunicava l'avvio del procedimento di decadenza della concessione demaniale marittima n. 11 del 30 marzo 2005, rilasciata alla società Seaser SpA, ex art. 47 di cui al regio decreto n. 327 del 1942, e successive modificazioni e integrazioni;

in data 1° agosto 2013 la società Seaser SpA ha depositato presso il Tribunale di Ravenna un accordo di ristrutturazione dei debiti ex art. 182-bis della legge fallimentare, di cui al regio decreto n. 267 del 1942, e successive modificazioni e integrazioni, approvato dal neo socio di maggioranza Sorgeva;

nel progetto di ristrutturazione si precisa che non è stata edificata, né vi è prevista l'edificazione, della diga paraonde con banchina, struttura prevista dalla concessione n. 2/1998 ed indispensabile per la sicurezza dell'approdo e senza la quale il porto non può essere agibile; relativamente a questa e ad altre opere incompiute e funzionali al porto turistico di Marinara è stato depositato dal gruppo consiliare Movimento 5 Stelle di Ravenna un esposto alla Procura della Repubblica di Ravenna in data 23 settembre 2013;

sempre nel progetto si precisa che il piano industriale è basato, quanto al progetto economico, sulla vendita di immobili che, in forza della concessione demaniale, delle convenzioni con il Comune di Ravenna e delle norme di legge, risultano inalienabili. In particolare, è prevista la vendita di immobili adibiti ad uso ufficio, inalienabili perché destinati ad uso pubblico (dogana, Guardia di finanza e Capitaneria di porto e Genio civile opere marittime), la vendita di posti auto, inalienabili in quanto di pertinenza degli edifici, la vendita degli immobili ad uso residenziale, svincolati dalla vendita del posto barca, in spregio delle previsioni delle concessioni demaniali delle convenzioni comunali e delle normative vigenti, quali ad esempio il decreto del Presidente della Repubblica n. 509 del 1997;

il progetto di ristrutturazione precisa, infine, che non è previsto l'accatastamento dei posti barca, il pagamento delle relative imposte, né un fondo per il pagamento delle imposte non corrisposte per gli anni precedenti;

successivamente al deposito dell'accordo, il presidente dell'Autorità portuale ha sospeso il procedimento di decadenza della concessione demaniale, subordinandone la revoca all'omologazione del piano, e rilasciato dichiarazioni attraverso la stampa locale che vanno in senso opposto rispetto a quanto aveva affermato in precedenti occasioni;

in particolare, ha pubblicamente ringraziato la società Sorgeva (nei cui confronti aveva inizialmente dichiarato che avrebbe giudizialmente agito, per illegittimità, anche penali, rilevate nell'acquisto della qualità di socio) per aver anticipato il pagamento dei canoni demaniali;

il dottor Galliano Di Marco ha dichiarato di aver partecipato alle trattative, intercorse tra la società Seaser SpA e gli istituti di credito che lo avrebbero finanziato, di aver visionato il piano e di averlo approvato;

in riferimento al dibattito emerso sulla stampa relativo alla presunta evasione fiscale commessa da Seaser SpA per l'omesso pagamento di ICI-IMU relative ai posti barca non accatastati, il presidente dell'Autorità portuale ha testualmente dichiarato alla stampa che i posti barca non vanno accatastati, affermazione che pare porsi in netto contrasto con la normativa vigente; in merito al presunto mancato accatastamento dei posti barca sono stati depositati dal gruppo consiliare Movimento 5 Stelle di Ravenna un esposto alla Procura della Repubblica di Ravenna ed un esposto alla Procura regionale della Corte dei conti dell'Emilia-Romagna in data 14 settembre 2013;

il Comune di Ravenna, per prevenire eventuali speculazioni edilizie sulla parte a terra, ha identificato le unità abitative come residenze turistiche, il cui diritto di superficie può essere acquistato solamente unitamente ad un posto barca, che diventa quindi il prodotto principale, mentre la residenza è a tutti gli effetti una dépendance dello stesso, essendo la parte a terra unicamente o precipuamente al servizio della nautica da diporto;

considerato che, a quanto risulta agli interroganti:

il presidente dell'Autorità portuale di Ravenna ha ceduto ai privati, quali Saesar SpA, circa 35.000 metri cubi di fanghi dei complessivi 63.000 ricavati dall'escavo del porto turistico durante la sua realizzazione, senza pubblica evidenza, addirittura ad un prezzo sottocosto ed in attesa di una successiva precisazione (quindi una cifra a tutti gli effetti non definita); fanghi che, tra l'altro, dalle analisi presentate, oggetto di un esposto alla Procura della Repubblica di Ravenna presentato dal gruppo consiliare Movimento 5 Stelle di Ravenna in data 30 luglio 2013, sembrerebbero rifiuti da smaltire e non certamente da riutilizzare e rivendere, e di cui una parte (cioè i restanti 28.000 che non risultano venduti) ad oggi sembra essere sparita nel nulla;

inoltre a giudizio degli interroganti il dottor Di Marco, inspiegabilmente, avrebbe adottato una serie di comportamenti non giustificabili: non approva la presenza di Italia Navigando, concedendo conferenze stampa che hanno prodotto articoli deleteri per l'immagine della società ministeriale, non risparmiando espressioni inopportune anche in presenza dell'amministratore delegato di Invitalia e del presidente di Italia Navigando; si interpone negli affari societari di Seaser, comunicando personalmente con le banche finanziatrici per cercare di sistemare la situazione e la relativa questione dell'accordo sulla ristrutturazione del debito ex art. 182-bis della legge fallimentare; si propone come mediatore per reperire sul mercato eventuali acquirenti delle quote della Seaser; non interviene in merito alla costruzione illegittima compiuta sul lotto di terreno libero, sul quale doveva essere realizzato un edificio di interesse pubblico, che invece si è concretizzato, con il placet dell'Autorità portuale, in condominio di civile abitazione con 15 appartamenti e negozi, senza standard urbanistici, condominio realizzato da una società privata di proprietà del presidente della Camera di commercio di Ravenna e di suo figlio, il cui progettista risulta essere l'ex segretario generale dell'Autorità portuale; relativamente a tale immobile è stato depositato dal gruppo consiliare Movimento 5 Stelle un esposto alla Procura della Repubblica di Ravenna in data 23 settembre 2013; dichiara e scrive che Marinara è un approdo e non un porto turistico, contravvenendo i dettami del decreto del Presidente della Repubblica n. 509 del 1997; concede che la Seaser affidi la gestione del porto ad una società legata a quella che ha costruito i 15 appartamenti illegittimi; non si attiva perché la società concessionaria Seaser realizzi, come da concessione del 1998, le opere di difesa dal mare, imposte dal Genio civile, ovvero opere marittime con progetto allegato alla concessione stessa, quindi con palesi condizioni di non sicurezza per i diportisti; non si attiva perché l'impianto antincendio dei pontili, oggi occupati da centinaia di imbarcazioni, sia funzionante, e a tutt'oggi ancora manca l'attivazione del generatore di corrente che garantirebbe l'autonomia in caso di black out, comportando perciò gravi rischi per il porto anche in caso di incendio;

considerato, inoltre, che a quanto risulta agli interroganti:

per l'intero comparto Marinara non esistono né agibilità, né abitabilità dei negozi, delle residenze, del ristorante, degli uffici, dei capannoni artigianali, eccetera, che invece sono quasi tutti già abitati e correntemente utilizzati, in quanto l'agibilità, come da concessione, può essere rilasciata dal Comune solamente a lavori ultimati; relativamente alla mancata conclusione delle opere di urbanizzazione ed in particolare al previsto ricollocamento di una motosilurante risalente agli anni 40 (MS 472), è stato depositato dal gruppo consiliare Movimento 5 Stelle di Ravenna un esposto alla Procura della Repubblica di Ravenna in data 23 settembre 2013. Secondo il progetto, al cimelio storico, di importanza nazionale e protagonista della lotta di liberazione, donato dalla Marina militare italiana al Comune di Ravenna e il cui "gemello" superstite MS 473 è una nave museo nel museo storico navale di Venezia presso l'arsenale, è stato riservato un singolare "restauro": rimosso dalla sua sede originale presso la diga sud davanti al circolo dell'Associazione nazionale marinai d'Italia, è stato letteralmente segato in due con l'asportazione e distruzione di tutta la parte dello scafo sottostante la linea di galleggiamento ed i resti della storica imbarcazione verranno poi ricollocati presso Marinara su un basso basamento in cemento;

sono state affittate le residenze turistiche come fossero appartamenti residenziali, per periodi annuali, a non diportisti, senza che, anche in questo caso, l'Autorità portuale abbia obiettato;

anche per il ristorante all'interno di Marinara, gestito da una società privata, l'Autorità portuale non ha mai concesso l'affidamento a terzi delle attività oggetto della concessione di cui all'art. il 45-bis del codice della navigazione, mentre il locale risulta attualmente chiuso a seguito di inchieste della Procura per abusivismo edilizio;

l'Autorità portuale non è mai intervenuta in merito alla raccolta dei rifiuti prodotti dalle barche all'interno di Marinara e questi vengono raccolti dai nostromi, portati nei cassonetti di Marina di Ravenna, con il risultato che nessuno dei diportisti paga per lo smaltimento rifiuti e a nessuna ditta è stata affidata la raccolta e lo smaltimento degli stessi (spesso di natura differente da quelli urbani) come usualmente avviene e nel porto industriale di Ravenna e in altri porti e approdi turistici;

nessuna osservazione è stata formulata relativamente al fatto che gli uffici dell'Autorità portuale hanno permesso, per iscritto, la vendita di diritti di superficie dei posti auto, ovvero di standard di Marinara, come pertinenze di edifici in frazioni distanti dal porto turistico ed in centro città, anche ad imprese edili sul territorio;

l'Autorità ha permesso una gestione condominiale, al di fuori del concessionario Seaser, delle residenze turistiche e degli immobili sulla parte a terra, contrariamente ai dettami della concessione;

l'Autorità portuale, nell'esame degli atti di cessione delle parti a terra, il cui invio è obbligatorio per Seaser con validità trascorsi 30 giorni per silenzio-assenso, non si è mai accorta che le residenze turistiche sono state vendute con IVA al 10 per cento, al pari di appartamenti residenziali, comportando quindi enorme danno erariale da parte del concessionario. Tali residenze, inoltre, sono state accatastate in categoria A, anziché D/8 come avrebbe dovuto essere,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti riportati;

se non ritenga che il comportamento dell'Autorità portuale di Ravenna, ovvero l'avallo di un progetto che non prevede l'edificazione delle opere previste dalla concessione demaniale come obbligatorie e che si caratterizzano come presidi di sicurezza del porto, non contrasti con l'obbligo di indirizzo, programmazione, coordinamento, promozione e controllo della sicurezza nei porti turistici previsto dall'art. 6, lettera a), della legge n. 84 del 1994;

se non ritenga che il comportamento dell'Autorità portuale, che ha partecipato alle trattative commerciali relative al piano di risanamento di una società concessionaria e che ha rilasciato alla stampa dichiarazioni in difesa della concessionaria relativamente al mancato pagamento da parte di questa dei tributi locali, non violi il principio di imparzialità ed indipendenza che deve intercorrere tra ente concedente e concessionario;

quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, affinché vengano chiariti e verificati i comportamenti, a giudizio degli interroganti illegittimi, del dottor Galliano Di Marco, dissipando ogni possibile dubbio circa eventuali interessi diretti del presidente dell'Autorità portuale, anche alla luce del fatto che lo stesso sta affrontando, relativamente al canale Candiano che costituisce il porto industriale di Ravenna, un grandioso progetto di approfondimento dei fondali, di smaltimento e riutilizzo dell'enorme quantitativo di fanghi risultanti, di ampliamento e rifacimento delle banchine di approdo e risistemazione e ristrutturazione delle zone naturalistiche circostanti, con l'utilizzo di denaro pubblico;

se non ritenga, nel caso di appurate illegittimità, di adottare le opportune iniziative affinché il dottor Di Marco venga sospeso dalla carica di presidente dell'Autorità portuale e, di conseguenza, si provveda a nominare un commissario;

se consideri necessario provvedere a un'attenta verifica, con successiva comunicazione degli esiti della stessa, circa l'utilizzazione dei fondi pubblici e la loro corretta destinazione nell'ambito del progetto di approfondimento e risistemazione del porto industriale di Ravenna ed aree circostanti in capo alla stessa Autorità portuale di Ravenna.

(3-00386)