• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/06731 il 10 febbraio 2015 la dottoressa Maria Cannata, direttore generale del Ministero dell'economia e delle finanze è responsabile del debito pubblico, audita presso la Commissione finanze...



Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-06731presentato daPAGLIA Giovannitesto diMercoledì 21 ottobre 2015, seduta n. 507

PAGLIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
il 10 febbraio 2015 la dottoressa Maria Cannata, direttore generale del Ministero dell'economia e delle finanze è responsabile del debito pubblico, audita presso la Commissione finanze nell'ambito di un'indagine conoscitiva sui cosiddetti contratti «derivati», ha dichiarato che i contratti derivati sottoscritti dal Ministero dell'economia e delle finanze presentavano al 31 dicembre 2014 un mark-to-market stimato in 42 miliardi di euro;
la valutazione di uno strumento derivato è definita in termini tecnici «mark-to-market» e consiste nell'attualizzazione dei flussi futuri stimati in funzione delle attuali condizioni di mercato;
una corretta valutazione nella gestione dei derivati può essere effettuata soltanto correlando il costo sostenuto per i contratti al costo sostenuto per gli interessi sul debito sottostante, e poiché il costo dei derivati tipicamente sottoscritti dal Ministero dell'economia e delle finanze cresce quando scendono i tassi di interesse, e diminuisce quando gli stessi crescono, il risultato conseguito grazie ai derivati è di contenere il costo della gestione del debito in un perimetro ragionevolmente pianificabile;
per tali ragioni, per la gestione del debito pubblico questa è una condizione cruciale: nel lungo periodo il vantaggio del contenimento della fluttuazione del costo, grazie alla protezione dall'aumento dei tassi, è superiore all'eventuale beneficio di una riduzione temporanea dei tassi di interesse; il mark-to-market, pertanto, è il valore attuale dei flussi futuri e, pertanto, risente anche delle prospettive dei tassi a breve termine, ossia dal livello dei tassi attesi impliciti nella curva swap corrente, che, a sua volta, dipende anche dall'inclinazione della curva swap stessa;
secondo un allarme lanciato nei giorni scorsi dall'associazione Unimpresa, in uno studio che descrive i pericoli derivanti dal peso della finanza speculativa in Italia, sia nel settore pubblico sia nel settore privato, le perdite potenziali in derivati sarebbero pari a quasi il 10 per cento del prodotto interno lordo del Paese, registrando un aumento di 2 miliardi e mezzo dei titoli altamente speculativi con un incremento dell'1,66 per cento rispetto al 2014;
più precisamente, secondo l'analisi dell'associazione, basata su dati della Banca d'Italia a giugno 2015 il totale dei derivati in perdita valevano 160,3 miliardi di euro e corrispondevano al 9,80 per cento del prodotto interno lordo che a fine 2015 si dovrebbe attestare a 1.635,4 miliardi; nel dettaglio, le imprese registrano derivati in perdita per 8 miliardi, le banche per 114,07 miliardi, le assicurazioni e i fondi pensione per 5,7 miliardi, lo Stato centrale per 31,3 miliardi e le amministrazioni territoriali (comuni, province, regioni) per 1,1 miliardi; a giugno 2014 l'ammontare degli derivati in perdita era a quota 157,6 miliardi pari al 9,75 per cento del prodotto interno lordo che nel 2014 si è attestato a 1.616,3 miliardi; nel dettaglio, le imprese registravano derivati in perdita per 7,5 miliardi, le banche per 109,3 miliardi, le assicurazioni e i fondi pensione per 5,4 miliardi, lo Stato centrale per 34,2 miliardi e le amministrazioni territoriali (comuni, province, regioni) per 1,1 miliardi –:
quali siano, con riferimento al periodo 2015-2016, i contratti derivati in scadenza, e se con riferimento a questi siano state effettuate rinegoziazioni o apposte proroghe di scadenza, quali siano le controparti interessate dagli stessi, quale sia il loro valore attuale di mark-to-market, e quali i relativi risultati positivi o negativi. (5-06731)