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Atto a cui si riferisce:
C.4/10037 il 15 luglio, la prefettura di Treviso ha disposto l'invio di 101 presunti profughi nel comune di Quinto di Treviso, allo scopo di smistarli in una trentina di appartamenti sfitti, situati in...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 24 settembre 2015
nell'allegato B della seduta n. 489
4-10037
presentata da
SALTAMARTINI Barbara

Risposta. — L'interrogazione in esame pone il tema della collocazione sul territorio degli stranieri richiedenti protezione internazionale, con riferimento ai casi recenti di Roma e di Treviso in cui si sono registrate forti proteste di gruppi di cittadini residenti nelle adiacenze delle strutture individuate dai prefetti.
Si premette che nei casi in cui si verificano coesistenti e improvvisi arrivi di immigrati, come quelli evidenziati dall'interrogante, gli interventi predisposti dalla rete governativa debbono essere improntati alla massima sollecitudine e alla più rigorosa attenzione ai contesti territoriali di destinazione degli stranieri.
Si tratta di un impegno organizzativo e logistico non indifferente, per il quale spesso i prefetti si trovano ad operare nelle condizioni più critiche, non di rado addebitabili alla riluttanza dei responsabili delle comunità locali e a una certa tendenza a considerare il problema come trasferibile a carico di altra comunità.
La prassi che viene seguita è comunque quella di operare con il pieno sostegno delle realtà locali di insediamento, proprio allo scopo di scongiurare la percezione che il fenomeno possa considerarsi gestito secondo principi autoritari e con soluzioni imposte dall'alto.
Non sempre riesce possibile, tuttavia, ottenere da parte dei sindaci quella risposta immediata che sarebbe auspicabile, mentre le esigenze di allocazione dei migranti esigono, al contrario, risposte tempestive, per evitare ricadute ancora più pesanti sul territorio, anche in termini di sicurezza e di ordine pubblico.
È accaduto, pertanto, che alcune sistemazioni logistiche siano avvenute in mancanza di una dichiarazione di disponibilità da parte dei responsabili degli enti locali.
In questi casi è stato giocoforza per i prefetti provvedere alla sistemazione dei migranti in maniera autonoma.
Data la rilevanza del tema, si è ritenuto di disciplinarlo nel decreto legislativo, in via di approvazione definitiva, che recepisce le direttive europee in materia di protezione internazionale (atto governo 170), stabilendo che il prefetto, prima di attivare strutture straordinarie di accoglienza, debba sentire il sindaco, in maniera che la collocazione dei migranti possa avvenire con il minore impatto possibile e nel pieno rispetto delle autonomie.
Nel frattempo, il Ministro dell'interno ha dato disposizioni ai prefetti perché queste semplici norme di buon senso, che risultano peraltro già ampiamente praticate, vengano puntualmente rispettate ancora prima dell'entrata in vigore del decreto.
A prescindere da ciò, è comunque auspicabile che la questione dell'accoglienza non alimenti derive di intolleranza violenta, come nei casi evocati nell'interrogazione, nei quali si sono registrati aggressioni fisiche, danneggiamenti e, nel caso di Treviso, anche tentativi di incendio che hanno impegnato polizia e vigili del fuoco.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Domenico Manzione.