• Testo della risposta

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.5/06266 la Repubblica Bolivariana del Venezuela nel corso degli ultimi diciassette anni ha intrapreso una rivoluzione pacifica e democratica, provocando profondi cambiamenti sociali, economici e...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 15 ottobre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-06266

Desidero innanzitutto segnalare che il Governo italiano sta seguendo con particolare attenzione la controversia territoriale relativa al territorio della Guyana Esequibo, che – come noto – vede coinvolti il Venezuela e la Guyana. Si tratta di una controversia che, dopo un decennio di silenzio, sta conoscendo una escalation provocata dall'effettuazione di uno studio delle riserve petrolifere da parte della Exxon in un tratto di mare prospiciente il fiume Esequibo, proprio nella zona contesa fin dal XIX secolo. Tale attività è stata interpretata dal Governo venezuelano come una vera e propria provocazione, alla luce del contenzioso territoriale di lunga data fra i due Paesi.
In realtà, sul piano storico e giuridico, ambedue i Paesi possono vantare ragioni: il Venezuela sostiene che il territorio appare in tutti i documenti anteriori al i 830 come parte integrante della Capitania Generale del Venezuela, della Grande Colombia e del Venezuela indipendente. Il lodo arbitrale di Parigi del 1899, favorevole alla Guyana, fu adottato da un collegio composto da esperti inglesi, statunitensi e russi, in assenza di rappresentanti del Venezuela. Come ricorda l'On. Interrogante, l'accordo di Ginevra del 1966 impose poi alle parti di rivedere la decisione del 1899 attraverso negoziati, riconoscendo formalmente una disputa territoriale sulla Guyana Esequiba.
Al contempo, il territorio non è più venezuelano da 116 anni e costituisce il 75 per cento del territorio di un altro Stato sovrano, rappresentandone per giunta la parte più ricca di risorse naturali.
Ricordo inoltre che l'Accordo di Ginevra prevedeva la creazione di una commissione mista per trovare un modo di porre fine alla contesa. Dopo quattro anni senza risultati, le Parti decisero di firmare a Trinidad e Tobago il protocollo di Puerto España proponendosi di continuare la discussione per ulteriori dodici anni. Neppure tale iniziativa diplomatica riuscì tuttavia a garantire la risoluzione della controversia in questione. Si decise pertanto di continuare ad operare nell'ambito dell'Accordo di Ginevra, tramite gli auspici del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Nel 1987 Guyana e Venezuela decisero infine di accettare il metodo dei «buoni uffici»: dal 1987 al 2014, il Segretario Generale ha nominato tre mediatori: il grenadino Alister McIntyre (1987-1999); il barbadino Oliver Jackman (1999-2007) e, dopo qualche anno di stallo, il giamaicano Norman Girven (2010-2014). Da allora la questione è rimasta ferma sul piano dei buoni uffici, con la riapertura delle ostilità diplomatiche tra i due Paesi a partire dalla scorsa primavera. Mentre il Presidente venezuelano Maduro intenderebbe proseguire con lo strumento dei buoni uffici, intenzione del Presidente della Guyana Granger è di adire la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite.
In tale contesto, il Governo italiano ha seguito con una certa preoccupazione l’escalation di tensione delle ultime settimane. L'obiettivo è quello di trovare una soluzione pacifica, che possa al contempo rappresentare un esito accettabile e soddisfacente per entrambi i Paesi. L'incoraggiamento da parte governativa nei confronti di entrambe le parti per risolvere il nodo negoziale è stato manifestato in recenti incontri a livello bilaterale, quali quello del Ministro Gentiloni con il suo omologo della Guyana, Greenidge, a margine dell'apertura della 70esima sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, e l'incontro tra il Sottosegretario Giro e il Vice Ministro degli Esteri venezuelano Fleming a Roma lo scorso mese di settembre. Come fatto presente ad entrambi gli interlocutori, l'Italia è a disposizione per facilitare un dialogo finalizzato alla risoluzione della controversia, anche alla luce delle ottime relazioni che ci legano ad entrambi i Paesi.