• Testo della risposta

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.4/07264 la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei, organo periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha la sua sede ufficiale nello stesso...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 5 agosto 2015
nell'allegato B della seduta n. 476
4-07264
presentata da
DI LELLO Marco

Risposta. — Nell'interrogazione in esame, l'interrogante, in relazione ai processi di riorganizzazione in atto nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che, secondo l'interrogante, prevederebbero la soppressione della «Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei» e degli archivi di Stato di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno mentre «resterebbero il polo museale con sede a Napoli, il museo di Capodimonte e la Reggia di Caserta, oltre alla Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III», chiede quali iniziative si intenda porre in essere al fine di «rivedere i criteri che ridefiniscono il funzionamento del Ministero» con particolare riferimento alla Soprintendenza sopra indicata.
Come è noto all'interrogante, anche questa Amministrazione ha dovuto dotarsi di un nuovo regolamento di organizzazione che recepisse le riduzioni alle piante organiche imposte dalle politiche di revisione della spesa pubblica (spending review), contenute in numerosi provvedimenti normativi finalizzati, tra l'altro, al contenimento e alla riduzione dei costi delle pubbliche amministrazioni.
Questo Ministero vi ha provveduto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2014, n. 171, recante «Regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell'Organismo indipendente di valutazione della perfomance, a norma dell'articolo 16, comma 4 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89», cui è seguito, successivamente, il decreto ministeriale del 27 novembre 2014, contenente «Articolazione degli uffici dirigenziali di livello non generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo».
Il processo di riorganizzazione si è svolto in ottemperanza alle disposizioni di cui al decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario», in particolare all'articolo 2, comma 1, lettera a) che prevede la riduzione degli uffici dirigenziali delle pubbliche amministrazioni, di livello generale e di livello non generale e le relative dotazioni organiche, in misura non inferiore, per entrambe le tipologie di uffici e per ciascuna dotazione, al 20 cento di quelle esistenti.
Nel complesso, la riorganizzazione ha imposto il taglio di 37 dirigenti (6 di prima fascia e 31 di seconda fascia).
Nonostante che l'indicazione normativa mirasse soprattutto alla riduzione della spesa, l'Amministrazione ne ha colto l'occasione per ridisegnare la propria organizzazione in modo fortemente innovativo, in linea con le misure già adottate con il decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, contenente «Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo», convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, n. 106 (cosiddetto decreto ArtBonus).
L'adeguamento ai numeri della spending review è divenuto, così, l'opportunità per intervenire sull'organizzazione del Ministero e porre rimedio ad alcuni problemi che, per lungo tempo, hanno segnato l'amministrazione dei beni culturali e del turismo in Italia. Si tratta di disfunzioni e lacune riconosciute ed evidenziate molte volte e da più parti: l'assoluta mancanza di integrazione tra i due ambiti di intervento del Ministero, la cultura e il turismo; l'eccessiva moltiplicazione delle linee di comando e le numerose duplicazioni tra centro e periferia; il congestionamento dell'amministrazione centrale, ingessata anche dai tagli operati negli ultimi anni; la cronica carenza di autonomia dei musei italiani, che ne limita grandemente le potenzialità; la scarsa attenzione del Ministero verso il contemporaneo e verso la promozione della creatività; il ritardo del Ministero nelle politiche di innovazione e di formazione.
Allo scopo di risolvere il vero e proprio «ingorgo» burocratico venutosi a creare negli anni a causa della moltiplicazione delle linee di comando e dei frequenti conflitti tra direzioni regionali e soprintendenze, l'amministrazione periferica è stata ripensata, mantenendo, secondo quanto previsto dalla ipotesi di riforma dell'amministrazione centrale, il livello regionale quale ambito ottimale di riferimento.
Sono state perciò adottate le seguenti misure: le direzioni regionali sono state trasformate in segretariati regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, con il compito di coordinare tutti gli uffici periferici del Ministero operanti in ciascuna regione, riconoscendo il ruolo amministrativo di tali uffici, tutti dirigenziali di II fascia, senza però sovrapporsi alle competenze tecnico-scientifiche delle soprintendenze; la linea di comando tra amministrazione centrale e soprintendenze è stata ridefinita e semplificata: le soprintendenze archeologiche sono ora articolazioni periferiche della relativa direzione centrale; quelle miste, belle arti e paesaggio, lo sono della relativa direzione. Nel rispetto della distribuzione territoriale, vengono quindi accorpate le soprintendenze per i beni storico-artistici con quelle per i beni architettonici, come già avveniva in diversi casi e come già era e rimarrà al centro, con una sola direzione generale; l'amministrazione dei beni archivistici è stata razionalizzata e sono state meglio definite e arricchite le funzioni della direzione generale archivi, nonché quelle delle soprintendenze archivistiche e degli archivi di Stato; l'amministrazione delle biblioteche è stata razionalizzata, da un lato, mantenendo l'autonomia scientifica degli istituti indipendentemente dalla loro natura dirigenziale, ferma restando la vigilanza della direzione generale biblioteche e istituti culturali; la collegialità delle decisioni sul territorio è rafforzata nel comitato di coordinamento regionale, presieduto dal segretario regionale e composto dai soprintendenti, che diviene il luogo in cui sono assunte le decisioni un tempo adottate dalla direzione regionale, come la dichiarazione e la verifica di interesse culturale.
Un punto dolente dell'amministrazione dei beni culturali in Italia è sempre stata la sottovalutazione dei musei: privi di effettiva autonomia, erano tutti, salvo casi sporadici e non legati a un disegno unitario, articolazioni delle soprintendenze e dunque privi di qualifica dirigenziale. La riforma ha inteso mutare radicalmente questo aspetto, assicurando al contempo il mantenimento del legame dei musei con il territorio e con le soprintendenze e fatte salve le prioritarie esigenze di tutela e dell'unitarietà del patrimonio culturale della Nazione. I musei archeologici e le aree archeologiche, ad esempio, fatta eccezione delle due soprintendenze speciali per Roma e per Pompei, sono divenuti articolazioni dei poli museali regionali, ma dipendono funzionalmente anche dalla direzione generale archeologia, che definisce le modalità di collaborazione con le soprintendenze archeologia anche ai fini delle attività di ricovero, deposito, catalogazione e restauro dei reperti.
Pertanto, sono state previste le seguenti misure: è stata istituita una nuova direzione generale musei, cui sono stati affidati, tra gli altri, i compiti di attuare politiche e strategie di fruizione a livello nazionale, di favorire la costituzione di poli museali anche con regioni ed enti locali, di svolgere i compiti di valorizzazione degli istituti e dei luoghi della cultura; è stata conferita a due soprintendenze speciali e a diciotto musei la qualifica di ufficio dirigenziale, riconoscendo così il massimo status amministrativo ai musei di rilevante interesse nazionale; sono stati creati i poli museali regionali, articolazioni periferiche della direzione generale musei, incaricati di promuovere gli accordi di valorizzazione previsti dal codice dei beni culturali e del paesaggio e di favorire la creazione di un sistema museale tra musei statali e non statali, sia pubblici, sia privati; tutti i musei sono dotati di autonomia tecnico-scientifica e di un proprio statuto, in linea con i più elevati standard internazionali; le due soprintendenze speciali e i diciotto musei dirigenziali di rilevanza nazionale hanno anche autonomia contabile.
Con specifico riferimento alla regione Campania, in applicazione dei criteri sopra illustrati, i provvedimenti di riorganizzazione hanno previsto due istituti dirigenziali di livello generale: il museo di Capodimonte e la Reggia di Caserta nonché i seguenti Istituti di livello dirigenziale non generale: soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia (dal primo gennaio 2016, di livello dirigenziale generale); soprintendenza archeologia della Campania, con sede a Salerno; soprintendenza belle arti e paesaggio per il comune e la provincia di Napoli, con sede a Napoli; soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, con sede a Caserta; soprintendenza belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino, con sede a Salerno; museo archeologico nazionale di Napoli; parco archeologico di Paestum; polo museale regionale della Campania, con sede a Napoli; sovrintendenza archivistica della Calabria e della Campania, con sede a Napoli; archivio di Stato di Napoli.
La riunione delle soprintendenze archeologiche (avvenuta anche per altre regioni) in un solo istituto di livello dirigenziale non generale non fa venire meno l'attività di tutela né comporta soluzioni di continuità con il passato anche perché il nuovo Istituto potrà continuare ad avvalersi dell'esistente «capillare sistema di uffici periferici» che lo stesso interrogante ha richiamato.
Per quanto concerne, infine, gli archivi di Stato, la riorganizzazione non ha toccato la rete territoriale esistente per cui gli archivi di Stato di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno non stati soppressi, hanno mantenuto autonomia tecnico-scientifica e gestionale e seguitano a svolgere le funzioni di tutela e valorizzazione dei beni archivistici in loro consegna, assicurandone la pubblica fruizione, nonché le funzioni di tutela degli archivi correnti e di deposito dello Stato.
Il fatto che ad essi non sia preposto un dirigente di livello non generale non incide sull'organizzazione del lavoro e sui compiti istituzionali degli stessi e non comporterà, in alcun modo, un mutamento nell'attività di tutela e pubblica fruizione della documentazione statale, nell'attività tecnico-scientifica di studio, descrizione e divulgazione in materia di archivi.
La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo: Francesca Barracciu.