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Atto a cui si riferisce:
C.4/07627 la riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo contenuta nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 agosto 2014, n. 171, regolamento di...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Martedì 8 settembre 2015
nell'allegato B della seduta n. 477
4-07627
presentata da
GALLINELLA Filippo

Risposta. — Nell'interrogazione in esame, l'interrogante, in relazione ai processi di riorganizzazione in atto nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo che, secondo l'interrogante, prevederebbero, in Umbria «la chiusura della sede dirigenziale ed anche quella logistica della Sovrintendenza archivistica per l'Umbria di Perugia che sarà accorpata a quella delle Marche con un'unica sede ad Ancona» e la soppressione della soprintendenza speciale ai beni archeologici di Napoli con trasferimento a Salerno di «tutte le competenze decisionali, gestionali e amministrative» chiede di conoscere le ragioni di tali decisioni, le iniziative che si intende adottare per salvaguardare il patrimonio documentale della soprintendenza umbra, il destino degli uffici territoriali della soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e, infine, se non si ritenga opportuno evitare tali accorpamenti sia a tutela della specificità del patrimonio coinvolto e dell'autonomia delle regioni e delle città interessate che per scongiurare il rischio di fallire l'obiettivo della razionalizzazione economica.
Come è noto all'interrogante, anche questa Amministrazione ha dovuto dotarsi di un nuovo regolamento di organizzazione che recepisse le riduzioni alle piante organiche imposte dalle politiche di revisione della spesa pubblica (spending review), contenute in numerosi provvedimenti normativi finalizzati, tra l'altro, al contenimento e alla riduzione dei costi delle pubbliche amministrazioni.
Questo Ministero vi ha provveduto con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2014, n. 171, recante «Regolamento di organizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, degli uffici della diretta collaborazione del Ministro e dell'organismo indipendente di valutazione della perfomance, a norma dell'articolo 16, comma 4 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89», cui è seguito, successivamente, il decreto ministeriale del 27 novembre 2014, contenente «Articolazione degli uffici dirigenziali di livello non generale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo».
Il processo di riorganizzazione si è svolto in ottemperanza alle disposizioni di cui al decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, recante «Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini nonché misure di rafforzamento patrimoniale delle imprese del settore bancario», in particolare all'articolo 2, comma 1, lettera a) che prevede la riduzione degli uffici dirigenziali delle pubbliche amministrazioni, di livello generale e di livello non generale e le relative dotazioni organiche, in misura non inferiore, per entrambe le tipologie di uffici e per ciascuna dotazione, al 20 cento di quelle esistenti.
Nel complesso, la riorganizzazione ha imposto il taglio di 37 dirigenti (6 di prima fascia e 31 di seconda fascia).
Nonostante che l'indicazione normativa mirasse soprattutto alla riduzione della spesa, l'Amministrazione ne ha colto l'occasione per ridisegnare la propria organizzazione in modo fortemente innovativo, in linea con le misure già adottate con il decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, contenente «Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo», convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2014, n. 106 (cosiddetto decreto ArtBonus).
L'adeguamento ai numeri della spending review è divenuto, così, l'opportunità per intervenire sull'organizzazione del Ministero e porre rimedio ad alcuni problemi che, per lungo tempo, hanno segnato l'amministrazione dei beni culturali e del turismo in Italia. Si tratta di disfunzioni e lacune riconosciute ed evidenziate molte volte e da più parti: l'assoluta mancanza di integrazione tra i due ambiti di intervento del Ministero, la cultura e il turismo; l'eccessiva moltiplicazione delle linee di comando e le numerose duplicazioni tra centro e periferia; il congestionamento dell'amministrazione centrale, ingessata anche dai tagli operati negli ultimi anni; la cronica carenza di autonomia dei musei italiani, che ne limita grandemente le potenzialità; la scarsa attenzione del Ministero verso il contemporaneo e verso la promozione della creatività; il ritardo del Ministero nelle politiche di innovazione e di formazione.
Allo scopo di risolvere il vero e proprio «ingorgo» burocratico venutosi a creare negli anni a causa della moltiplicazione delle linee di comando e dei frequenti conflitti tra direzioni regionali e soprintendenze, l'amministrazione periferica è stata ripensata, mantenendo, secondo quanto previsto dalla ipotesi di riforma dell'amministrazione centrale, il livello regionale quale ambito ottimale di riferimento.
Con specifico riferimento alla regione Campania, in conseguenza della riduzione del numero dei dirigenti, è stata prevista, oltre alla soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia (dal primo gennaio 2016, di livello dirigenziale generale) una sola soprintendenza Archeologia della Campania, con sede a Salerno, in analogia con altre regioni italiane, tra cui il Lazio.
Nel settore degli archivi di Stato e delle soprintendenze archivistiche, la riduzione della dotazione organica dei dirigenti di livello non generale ha comportato una necessaria razionalizzazione della rete degli istituti, periferici del settore, da cui l'istituzione della soprintendenza archivistica dell'Umbria e delle Marche, con sede ad Ancona, così come, analogamente, è avvenuto per Veneto e Trentino Alto Adige, per Calabria e Campania e per Puglia e Basilicata.
La riorganizzazione degli istituti del Ministero non fa, comunque, venire meno l'attività di tutela né comporta soluzioni di continuità con il passato anche perché i nuovi Istituti potranno continuare ad avvalersi dell'esistente rete di uffici periferici che lo stesso interrogante richiama.
È da ritenersi, infine, che non ci sia, come teme l'interrogante, il rischio di vanificare «il principio di spending review» in quanto, all'evidente risparmio di spesa conseguenza dell'avvenuta riduzione delle dotazioni organiche dei dirigenti, potranno seguire ulteriori economie derivanti dalla riorganizzazione della struttura centrale e periferica dell'Amministrazione, ispirata a criteri di razionalizzazione, integrazione e valorizzazione delle funzioni centrali e periferiche.
La Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo: Francesca Barracciu.