Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Atto a cui si riferisce:
S.3/00417 LUMIA - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
Attilio Manca nasce a San Donà di Piave (Venezia) il 20 febbraio 1969 da genitori siciliani, Angelina Gentile e Gino Manca; il padre...
Atto Senato
Interrogazione a risposta orale 3-00417 presentata da GIUSEPPE LUMIA
martedì 8 ottobre 2013, seduta n.119
LUMIA - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
Attilio Manca nasce a San Donà di Piave (Venezia) il 20 febbraio 1969 da genitori siciliani, Angelina Gentile e Gino Manca; il padre di Attilio è un insegnante che risiede per motivi lavorativi dal 1968 a Caorle (Venezia). Nel 1974 la famiglia Manca torna in Sicilia nella città di origine: Barcellona Pozzo di Gotto (Messina);
nel 1987 Attilio si diploma brillantemente al liceo classico e successivamente supera la prova selettiva per l'ammissione alla facoltà di medicina dell'università Cattolica di Roma. Nel 1995 si laurea in medicina ottenendo il massimo dei voti. Quello stesso anno entra nella scuola di specializzazione di urologia diretta dal professor Gerardo Ronzoni. Il professore, colpito delle sue grandi qualità, lo fa subito lavorare nel suo studio privato e nel contempo lo avvia immediatamente alla chirurgia;
il dottor Manca viene ritrovato morto nella sua abitazione di Viterbo alle ore 11 di mattina del 12 febbraio 2004. Comincia così il mistero che ruota attorno a quello che frettolosamente viene definito un suicidio. Nel suo braccio sinistro furono trovate le tracce di due punture, mentre sul pavimento furono rinvenute due siringhe. Secondo le indagini effettuate subito dopo il ritrovamento del cadavere si sarebbe trattato di un suicidio, ma la ricostruzione da subito fu contestata dai genitori: Manca, infatti, era mancino e dunque, secondo i genitori, se fosse stato lui a farlo, non si sarebbe iniettato la droga nel braccio sinistro ma in quello destro. L'autopsia certificò la presenza nel sangue di eroina, alcol e barbiturici. Il caso fu inizialmente ritenuto un'overdose e poi classificato come suicidio. I genitori si opposero all'archiviazione sostenendo che il figlio fosse stato ucciso, ipotizzando, fra le possibili cause, che Attilio Manca fosse stato coinvolto in un intervento chirurgico subito da Bernardo Provenzano a Marsiglia;
nel gennaio 2005 infatti furono rese pubbliche le intercettazioni di Francesco Pastoia e i genitori di Attilio Manca, leggendo dell'operazione chirurgica per l'asportazione di un tumore alla prostata di Provenzano a Marsiglia, ricordarono di un viaggio al sud della Francia da parte del figlio per motivi di lavoro nell'autunno 2003. Il 28 gennaio 2005 Pastoia fu trovato impiccato nella sua cella. In base all'inchiesta dei magistrati della Procura della Repubblica di Palermo, risultò che il boss Bernardo Provenzano era stato operato alla prostata in una clinica privata nei dintorni di Marsiglia. Durante il viaggio dell'autunno 2003, secondo la ricostruzione dei genitori di Manca, l'urologo barcellonese, fra i primi in Italia a praticare la prostatectomia laparoscopica, potrebbe essere entrato in contatto con il capomafia Provenzano. Questa versione è stata tuttavia, allo stato, respinta superficialmente e senza fare tutti gli accertamenti ripetutamente richiesti;
il legale della famiglia, l'avvocato Fabio Repici, il 17 giugno 2009 ha dichiarato a "Radio24" che le indagini svolte dalla procura di Viterbo sono state lacunose, sia dal punto di vista del controllo delle telefonate, sia dal punto di vista delle indagini vere e proprie, che avrebbero trascurato il ruolo del cugino della vittima Ugo Manca, con precedenti penali legati anche alla criminalità organizzata barcellonese, sia, infine, all'assenza di ogni accertamento su quanto avvenuto nelle ultime 30 ore di vita di Attilio Manca. Intanto, alla fine del 2008 il gip di Viterbo aveva rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ordinato nuove indagini;
il 21 agosto 2013 il gip Salvatore Fanti ha disposto l'archiviazione delle posizioni per 5 imputati tranne che per Monica Mileti, la donna romana che avrebbe fornito ad Attilio Manca la droga che l'avrebbe ucciso nella sua casa di Viterbo. Per la giustizia italiana, quindi, non c'è nessuna pista mafiosa, nessun collegamento con l'operazione a Marsiglia del boss Bernardo Provenzano: Attilio Manca si è suicidato;
il caso rischia di allungare la lista dei tanti misteri italiani irrisolti. Il lavoro svolto dalla magistratura e dagli inquirenti non ha chiarito le tante, troppe, ombre che si addensano sulla morte dell'urologo siciliano,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, disporre un'attività ispettiva al fine di verificare se la regolarità e l'efficacia dell'attività dell'ufficio della Procura di Viterbo, anche con riferimento al quanto riportato dal capo di Attilio Manca, e con particolare riguardo alle verifiche sulle ultime 30 ore della sua vita.
(3-00417)