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Atto a cui si riferisce:
C.5/07042 la Siria dal 15 marzo 2011 vive una terribile guerra per procura alimentata da terroristi provenienti da 89 Paesi, dove, finora, sono morte più di 250.000 persone tra civili e militari; ...



Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 19 novembre 2015
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-07042

A seguito dello scoppio della crisi siriana e della repressione attuata dal Governo di Damasco contro l'opposizione abbiamo deciso in sintonia con i nostri partner della UE di porre in essere, fin dal gennaio 2012, un articolato corpus normativo (Regolamento 36/2012) contenente misure sanzionatorie contro le persone fisiche e giuridiche associate al regime siriano, e le attività a vario titolo connesse al finanziamento di quest'ultimo.
A seguito dell'acuirsi della repressione in Siria – al riguardo vorrei ricordare che il dittatore Assad è il responsabile della più drammatica crisi umanitaria degli ultimi anni, che ha causato 250.000 morti e milioni di rifugiati –, l'Italia, dalla prima metà del 2012, ha sospeso il dialogo politico con il governo di Damasco, come peraltro hanno fatto i nostri principali partner internazionali. Da parte siriana è stata successivamente decisa la chiusura unilaterale dell'Ambasciata siriana a Roma. L'Italia a tutt'oggi ha un Incaricato d'affari formalmente accreditato a Damasco, che svolge dal Libano una limitata serie attività di carattere consolare e amministrativo.
Nonostante questa situazione, l'Italia continua a lavorare con grande impegno affinché il dialogo e la diplomazia possano in futuro prevalere. Per questo abbiamo contribuito in modo convinto alla recente istituzione del Gruppo Internazionale di Sostegno alla Siria, che ha dato nuovo impulso al volet politico-diplomatico, riunendo per la prima volta attorno a uno stesso tavolo i principali attori regionali (incluso l'Iran, escluso dai precedenti formati). Oggi sempre più i Paesi convergono sulla posizione fatta propria dall'Italia già da tempo e che il Ministro Gentiloni ha più volte avuto modo di ribadire anche in questo Parlamento: l'opzione militare non può essere risolutiva, ed è diventata ormai prioritaria e improcrastinabile una soluzione politica credibile e inclusiva del conflitto in Siria che conduca ad una transizione senza vuoti di potere a Damasco.
In questo spirito, nella riunione del Gruppo di Sostegno svoltasi a Vienna lo scorso 14 novembre, sono stati definiti i contorni di un percorso politico inclusivo, sotto egida ONU, in cui possano trovare un'adeguata espressione tutte le forze politiche siriane che aderiscono ai principi guida identificati dalle consultazioni di Vienna, e segnatamente un impegno alla unità, indipendenza, integrità territoriale, carattere non settario della Siria e l'impegno a preservare le istituzioni statali del Paese nonché a garantire la protezione dei diritti di tutti i siriani a prescindere dall'etnia o dalla confessione religiosa. Tale percorso prevede l'elaborazione di una nuova Costituzione, e che si tengano entro 18 mesi libere elezioni, sotto la supervisione dell'ONU. Parallelamente al processo politico, il percorso avviato a Vienna si prefigge come obiettivo il raggiungimento di un cessate-il-fuoco, promuovendo misure di confidence building a carattere umanitario, e impegnandosi a far adottare in Consiglio di Sicurezza una Risoluzione per il cessate il fuoco.
In questo quadro, una ripresa del dialogo politico con la Repubblica araba siriana non è per il momento all'ordine del giorno, così come non lo sono eventuali modifiche del quadro sanzionatorio vigente. Ci riserviamo di valutare tempi e modi per cambiare orientamento, sulla base di quella che sarà l'evoluzione del processo politico sopra delineato. È al momento prematuro esprimersi sulla percorribilità della road map definita a Vienna o sulla possibilità di pervenire ad un cessate il fuoco. Il Governo tuttavia farà tutto il possibile, in coordinamento con i principali partner europei e internazionali, per favorire un esito positivo di tale percorso, con l'obiettivo di aiutare il popolo siriano a voltare definitivamente pagina sul passato, e ritrovare al più presto una durevole prospettiva di pace e prosperità.