• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
C.2/01170 così come descritto e riportato da più organi di stampa, la zona di Castel San Giorgio è interessata dalla domanda di autorizzazione di impianto geotermico pilota definito «Castel Giorgio»,...



Atto Camera

Interpellanza 2-01170presentato daZACCAGNINI Adrianotesto diLunedì 23 novembre 2015, seduta n. 527

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
così come descritto e riportato da più organi di stampa, la zona di Castel San Giorgio è interessata dalla domanda di autorizzazione di impianto geotermico pilota definito «Castel Giorgio», presentata dalla Società ITW & LKW Geotermia Italia S.p.A. Sulla vicenda, al di la delle valutazioni circa il dissenso manifestato dai comitati locali, che da sempre si oppongono alla realizzazione dell'impianto, per considerazioni e motivi di ordine ambientale e di difesa del patrimonio paesaggistico e culturale del territorio, ciò che risulta all'interrogante, è che, da quando ha preso avvio questo progetto, nel 2011, si sono verificate una serie di irregolarità;
il Professor Franco Barberi viene nominato, fin dal 1o dicembre 2011, componente della commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (CIRM), in qualità di esperto in materia di risorse geotermiche, – «anche in relazione all'esame delle proposte progettuali presentate per impianti pilota geotermici», si legge nel testo del decreto direttoriale del 1o dicembre 2011 – pur essendo noto allo stesso Ministero dello sviluppo economico, sin dalla data del 19 luglio 2011, data di presentazione del progetto ITW & LKW Geotermia Italia S.p.A., che il prof. Franco Barberi era firmatario e project supervisor del progetto riguardante i due impianti denominati «Castel Giorgio» e «Torre Alfina» e che quindi si sarebbe trovato nella condizione di evidente conflitto di interesse, dovendo esprimere parere, come membro della commissione ministeriale CIRM, in merito al progetto che portava la sua firma. Inoltre, il progetto di impianto geotermico pilota è stato predisposto, facendo riferimento a relazioni e dati forniti dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) in base ad una convenzione firmata il 5 marzo 2013, tra Ingv e la società ITW-LKW spa. Dai documenti reperiti sul sito dell'Ingv, e dai documenti allegati al progetto presentato al Ministero dello sviluppo economico ed alla procedura di valutazione di impatto ambientale, esperita presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, risulta che sia stata incaricata, dall'Ingv di supervisionare la convenzione, i relativi rapporti e le relative misurazioni, la dottoressa Maria Luisa Carapezza, che risulta coniugata con il Prof. Barberi. Dagli stessi documenti risulta la presenza e la supervisione costante e diretta della dottoressa Maria Luisa Carapezza in tutte le fasi di elaborazione di rapporti e di dati a supporto del progetto, dati e relazioni che sono stati alla base delle decisioni prese dalla CIRM del Ministero dello sviluppo economico e dalla Commissione Via del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. In base a quanto descritto, la CIRM, non solo aveva al suo interno quello che appare all'interrogante un grave problema di conflitto di interessi, ma non aveva nemmeno secondo l'interrogante agito in modo pienamente legittimo nel campo delle autorizzazioni per impianti geotermici. La Commissione CIRM del Ministero dello sviluppo economico ha concesso l'autorizzazione per la realizzazione dell'impianto relativo a Castel Giorgio e Torre Alfina, con azioni di dubbia legittimità, sia dando parere positivo al progetto in data 13 marzo 2012, sia, susseguentemente, con analogo parere in data 19 marzo 2014, in sede di esame dell'istanza di variazione del programma dei lavori. Infatti, l'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo n. 22 dell'11 febbraio 2010, recante «Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, a norma dell'articolo 27, comma 28, della legge 23 luglio 2009, n. 99», prevede che «[...] con regolamento da emanare ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, su proposta del Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nonché di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, è istituita un'apposita sezione della Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 78, con compiti relativi alla ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche. La citata sezione della CIRM può avvalersi di esperti individuati dal Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare tra il personale in organico di ISPRA, ENEA, CNR ed Università statali senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica [...]». Tale disposizione legislativa non è stata mai attuata a quanto risulta all'interrogante. Pertanto, quando si sono dovute sottoporre alla commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (CIRM) istanze relative alla ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche si è utilizzata, in mancanza della costituzione della suddetta apposita sezione – una delle tre sottocommissioni in cui si articola la CIRM e, segnatamente, la sottocommissione con compiti, in base al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 78, le commissioni relativi alla attività di ricerca e coltivazione di ricerche minerarie, è stata inoltre integrata con i poteri conferiti al direttore generale per l'energia e le risorse minerarie, di cui all'articolo 9 del citato decreto del Presidente della Repubblica con la nomina del Prof. Franco Barberi, docente ordinario di vulcanologia e geotermia dell'Università di Roma Tre (decreto direttoriale 1o dicembre 2011), in qualità di esperto in materia di risorse geotermiche, «anche in relazione all'esame delle proposte progettuali presentate per impianti pilota geotermici». In assenza di una commissione di esperti ad hoc, prevista dalla legge, unico esperto di geotermia nella commissione CIRM è rimasto il prof. Franco Barberi, a quanto consta all'interrogante in assenza di contraddittorio con altri esperti del settore. Tutta la procedura di approvazione del CIRM appare, di conseguenza, pesantemente viziata al punto da spingere alcuni sindaci della zona e la provincia di Viterbo a ricorrere al TAR del Lazio;
rispetto alle anomalie delle persone designate e coinvolte nel processo di autorizzazione del progetto, il caso del Professor Barbieri non è l'unico. Così come riportato da più organi di stampa, il presidente della Commissione Via nazionale, Guido Monteforte Specchi, risulta essere stato consulente per la società ITW & LKW Geotermia Italia S.p.A per un progetto presentato a Via regionale in Umbria. Nell'ambito di tale procedimento, la regione richiedeva una valutazione al Ministero in merito ad un parere pro veritate, redatto per l'azienda dallo stesso Guido Monteforte Specchi in qualità di consulente. Antonio Venditti, attualmente responsabile unico del procedimento di plurimi procedimenti di valutazione di impatto ambientale, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha risposto affermando che il parere pro veritate era firmato «dall'Ing. Guido Monteforte Specchi, presidente della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA-VAS», quando il parere era firmato dal professionista in forma del tutto privata e non in qualità di massimo rappresentante della Commissione. Venditti concludeva la nota di risposta alla regione Umbria sull'impianto di geotermia, ritenendo «condivisibili l'analisi e le conclusioni alle quali perviene Monteforte Specchi in merito alla non necessità di ripubblicare la documentazione per la VIA a seguito di una variante progettuale». Ma la giunta regionale ritenne di scrivere al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, una nota in cui esprimeva perplessità sul ruolo dell'ingegnere nella vicenda. Tra l'altro, la stessa società ITW & LKW Geotermia Italia S.p.A. risulta aver presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un ulteriore progetto con procedura di VIA nazionale (progetto «Impianto geotermico pilota Castel Giorgio - TR»), il quale, secondo quanto riporta il sito del Ministero, avrebbe ottenuto parere positivo con prescrizioni dalla Commissione VIA nazionale n. 1641 del 31 ottobre 2014;
oltre a questi casi, vi sono da segnalare alcuni altri comportamenti di dubbia regolarità, che hanno accompagnato tutto l'iter del progetto:
a) il funzionario della regione Lazio, Ing. Bruno Placidi, direttore della direzione regionale infrastrutture ambiente, che approva la compatibilità ambientale dell'impianto – in base alla determina n. G 16974 del 25 novembre 2014 per pronuncia di VIA da parte regione Lazio, direzione regionale infrastrutture, ambiente e politiche abitative dopo che una sua commissione tecnica, appositamente convocata, diretta dall'architetto Paola Pelone ha chiaramente espresso, nel documento di istruttoria, forti dubbi, gli stessi espressi dai comitati e dai sindaci locali: «[...] in merito alle relazioni esistenti tra l'attività di coltivazione della risorsa geotermica [...] e l'aumento e/o innesco di attività sismica, come risulta evidente dal dibattito nella comunità scientifica internazionale, allo stato attuale delle conoscenze non esistono criteri certi di valutazione del rischio di sismicità indotta e/o innescata [...]» E ancora: «Considerata quindi la complessità del progetto proposto, la sua natura sperimentale e l'attuale incertezza nelle conoscenze scientifiche per la valutazione degli effetti indotti relativamente alla sismicità, subsidenza, flusso di gas ed evoluzione del serbatoio geotermico nel tempo, si rimanda a studi specialistici che esulano dalla competenze di questi Uffici Regionali [...]». E ancora: «Considerato che i pozzi di estrazione e di reiniezione interferiscono dal punto di vista quali/quantitativo con l'acquifero Vulsino, in particolare con la falda idropotabile di importanza regionale captata in numerosi pozzi e sorgenti dell'area [...]». Ciò nonostante l'ingegner Bruno Placidi – funzionario della regione Lazio – ha firmato il suo parere positivo di compatibilità ambientale del progetto:
il quadro complessivo descritto delinea, secondo l'interrogante, un iter di approvazione del progetto che appare fortemente problematico e ricco di profili di dubbia legittimità;
in tema di geometria, in merito alla procedura di autorizzazione, vi è da sottolineare la scissione del progetto iniziale, all'atto della presentazione della VIA. Il progetto, approvato dal CIRM come progetto complessivo comprendente due impianti contigui, quello di Castel Giorgio e quello di Torre Alfina, viene presentato alla procedura di VIA in tempi diversi, come due impianti separati. Come se non insistessero sullo stesso bacino sotterraneo. Una operazione che appare all'interrogante di «salami slicing», contraria alle direttive europee, e chiaramente tesa ad evitare la valutazione degli effetti ambientali cumulativi dei due impianti;
vi è inoltre da specificare che, con riferimento alla pratica geotermica, si è sviluppato un ampio dibattito, in cui si sottolinea la necessità di sperimentare nuove tecnologie geotermiche che siano capaci di non avere impatti significativi sui territori come la geotermia di «Terza Generazione» (Borehole Heat Exchangers – BHE), che estrae dal giacimento solo calore, attraverso circuiti a tubo chiuso, che non «muovono» in alcun modo i fluidi geotermici, assicurando così l'assoluta assenza di emissioni e di scorie. Una modalità capace in sostanza di «tagliare la testa al toro», andando ad utilizzare il calore terrestre direttamente nel punto di disponibilità del sottosuolo, senza l'estrazione ed il trasporto di fluidi geotermici verso la superficie. Tale tecnologia si differenzia profondamente dalla, pur collaudata, tecnologia di «Prima Generazione» (Idrotermale), ove il contatto con i fluidi geotermici è indispensabile, e dalla tecnologia sperimentale di «Seconda Generazione» (Hot Dry Rock), ove vi è ancora contatto diretto fra i fluidi iniettati dalla superficie e le rocce fratturate create in profondità per attivare lo scambio termico;
a tal proposito, vi è da precisare come, anche a fronte di un dibattito ricco di contributi e ricerche, nel caso dell'impianto geotermico pilota definito «Castel Giorgio», nessuno al Ministero dello sviluppo economico o al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia avuto nulla da eccepire, a quanto consta all'interrogante, rispetto alla totale inesperienza della società proponente. La ITW&LKW Geotermia Italia S.p.A. non ha mai realizzato un impianto geotermico, in precedenza. Tantomeno, si è tenuto conto se essa utilizzasse un tipo di geotermia, così come descritto in precedenza, meno impattante a livello ambientale. È altrettanto singolare, secondo l'interrogante, che nessuna delle autorità preposte alla verifica di questi progetti si sia soffermata su quella che appare all'interrogante una sostanziale inconsistenza patrimoniale della società proponente. Dalle visure camerali risulta che la ITW-LKW Geotermia Italia S.p.A. è una società vuota, essendo il capitale sociale di soli duecentomila euro; solo in data 25 settembre 2015 è stato innalzato il capitale sociale ad 1 milione di euro. Il curriculum del suo presidente, Dott. Garrone, sembra all'interrogante non tanto quello di un imprenditore, ma quello di un commercialista. Dalle visure risulta che la società italiana ha un socio unico: ITW & LKW BETEILIGUNGS GMBH, società di investimenti a responsabilità limitata di diritto austriaco, con soli trentacinquemila euro di capitale, presieduta dal sig. Werner Vogt e, apparentemente, interamente di proprietà di una piccola società del Liechtenstein, registrata a nome dello stesso sig. Vogt. Il bilancio al 31 dicembre 2014 sembra riportare perdite e un patrimonio negativo di circa 206.000 euro. Il bilancio 2013 evidenzia la situazione tipica di una azienda in avviamento, la cui sopravvivenza sembrerebbe, secondo l'interrogante strettamente legata all'intenzione dell'azionista unico di continuare a sostenerla finanziariamente. Infatti, gli investimenti effettuati, circa due milioni di euro, sono stati possibili grazie a un prestito del socio unico come risulta dal bilancio 2013. Secondo il settimanale L'Espresso per realizzare i due progetti occorrono almeno 50 milioni di euro. Secondo l'interrogante né la società italiana né il socio unico austriaco disporrebbero di un adeguato capitale sociale, necessario per realizzare i progetti di Castel Giorgio e di Torre Alfina. La realizzazione del progetto dipenderebbe quindi per l'interrogante dalle intenzioni e dai prestiti del signor Vogt. Ma il bilancio della società austriaca;
esprime attualmente un deficit. Quanto affermato è facilmente verificabile dall'esame di visure camerali facilmente disponibili. Non è ugualmente facile la ricerca per conoscere a chi appartiene la società presieduta dal sig. Vogt, essendo le informazioni tuttora protette dalle procedure vigenti in Liechtenstein. Navigando in internet, si possono reperire informazioni sul proprietario della società austriaca, presieduta dal sig. Vogt, che sarebbe presente anche nella società ITW Geothermie Beteiligungs Aktiengesellschaft che è una società per azioni del Liechtenstein con soli 100.000 franchi svizzeri di capitale, costituita nel 2011;
il Ministero dello sviluppo economico, prima di autorizzare il progetto geotermico di Castel Giorgio aveva il dovere di accertare non solo la compatibilità ambientale, giudicata favorevole sulla base della relazione di un astrofisico, quindi non competente in materia, ma anche la reale solvibilità finanziaria del proponente, riguardo in particolare ai danni possibili causati alle falde potabili e ad altre risorse naturali, verificando inoltre se la costruzione dell'impianto fosse fatta correttamente e se non fosse il caso di «reintegrare» sotto la «normativa Seveso» tali impianti –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti narrati in premessa e quali iniziative intendano intraprendere in merito; se non reputino opportuno verificare, per quanto di competenza, l'eventuale sussistenza dei conflitti d'interesse esposti in premessa, in particolare per le persone del professor Barberi e sua moglie, la dottoressa Carapezza, e per il dottor Monteforte Specchi; conflitti di interessi, che rischiano, secondo l'interrogante, di inficiare l'atto con cui è stato dato parere positivo al progetto di cui in premessa;
se i Ministri interrogati non reputino opportuno assumere iniziative per assicurare il pieno rispetto delle norme comunitarie in tema di «salami slicing» e di danno ambientale e paesaggistico;
se i Ministri interrogati non reputino opportuno acquisire ulteriori elementi sulla società ITW-LKW Geotermia Italia S.p.A. e sulla sua conformazione, sul capitale sociale e sul curriculum in relazione alla aggiudicazione del permesso per procedere con la realizzazione di un impianto pilota come quello di Castel Giorgio così come descritto in premessa;
se i Ministri interrogati non reputino necessario verificare, per quanto di competenza, l'eventuale sussistenza di conflitti d'interesse in relazione alle aziende che detengono i brevetti delle tecnologie degli impianti per i quali si chiede autorizzazione e i personaggi citati in premessa che hanno partecipato al lavoro delle commissioni ministeriali;
se i Ministri interrogati intendano fornire un aggiornamento riguardo allo stato di elaborazione delle linee guida nazionali per lo sviluppo dell'energia geotermica, in attuazione dell'impegno assunto dal Governo con la risoluzione Braga approvata dalla commissione ambiente e che prescrive un termine di 6 mesi per l'emanazione delle linee guida medesime;
se i Ministri interrogati stiano considerando la necessità di prevedere per il nostro Paese esclusivamente l'utilizzo delle tecnologie maggiormente rispettose delle risorse naturali per lo sfruttamento dell'energia geotermica, quali appunto gli impianti di terza generazione Borehole Heat Exchangers – BHE citati in premessa; mentre ad oggi, secondo l'interrogante, le autorizzazioni in materia sono state avanzate esclusivamente per tecnologie di prima generazione che prevedono il contatto diretto fra i fluidi iniettati dalla superficie e le rocce fratturate e criticità ben maggiori rispetto alla tecnologia BHE, la quale estrae dal giacimento solo calore, attraverso circuiti a tubo chiuso, che non «muovono» in alcun modo i fluidi geotermici, assicurando così l'assoluta assenza di emissioni e di scorie;
se i Ministri non ritengano di dover rivedere il percorso autorizzativo degli impianti, in particolare riguardo alle parti di competenza dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia con riferimento alle quali si ravvisi un conflitto d'interesse tale da inficiare gli atti esperiti;
se i Ministri non ritengano di dover rivedere, per quanto di competenza, il percorso autorizzativo in quanto esso non risulta all'interrogante conforme alla legge che disciplina la necessaria istituzione di un'apposita sezione all'interno della Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 78, con compiti relativi alla ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche; infatti, a quanto consta all'interrogante, invece che essere costituita una commissione ad hoc all'interno della Commissione CIRM, è rimasto il solo professor Franco Barberi come esperto incaricato di valutare le autorizzazioni in assenza di altri esperti del settore.
(2-01170) «Zaccagnini».