Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE
Atto a cui si riferisce:
C.3/01874 dal 26 marzo 2015 il regno dell'Arabia Saudita, coadiuvato da altri otto Paesi arabi (Egitto, Marocco, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Bahrain) con armi fornite dall'Occidente, sta...
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-01874presentato daDI STEFANO Manliotesto diMercoledì 25 novembre 2015, seduta n. 529
MANLIO DI STEFANO, SIBILIA, SPADONI, DI BATTISTA, SCAGLIUSI, DEL GROSSO e GRANDE. —
Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
dal 26 marzo 2015 il regno dell'Arabia Saudita, coadiuvato da altri otto Paesi arabi (Egitto, Marocco, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Bahrain) con armi fornite dall'Occidente, sta conducendo massicci, incessanti bombardamenti e attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, in particolare le strutture sanitarie e le scuole, di città e villaggi yemeniti, azione militare avviata senza autorizzazione da parte dell'Onu; si tratta di crimini di guerra come evidenziato anche da un rapporto di Amnesty International datato 7 ottobre 2015; anche il Consiglio europeo si è dichiarato estremamente preoccupato per l'impatto devastante delle ostilità in corso in Yemen;
ad aggravare tale già disastrosa situazione si apprende che il Governo italiano avalla, di fatto, il conflitto nello Yemen: infatti, nella mattinata del 19 novembre 2015, risulta essere atterrato in Arabia Saudita un cargo carico di bombe MK-80 fabbricate in Sardegna, partite nei giorni scorsi dall'aeroporto di Cagliari Elmas, con il rischio concreto di trasformare l'isola in un bersaglio terroristico; si tratterebbe della seconda spedizione nel giro di tre settimane, in palese violazione della legge n. 185 del 1990 sull’export di armi;
tutto ciò conferma ampiamente che il nostro Paese, in maniera sempre più discutibile e sempre meno trasparente, continua a difendere e coprire il traffico di armi verso il Nord Africa e il vicino e Medio Oriente, destinatari del 28 per cento delle armi italiane nel 2014, in concomitanza con l'acuirsi dei conflitti in Siria o Iraq;
l'Italia, dunque, continua a vendere armi e sistemi di arma italiani (bombe, caccia, missili) al regno dell'Arabia Saudita, a oggi il primo acquirente con quasi 300 milioni di euro di esportazioni autorizzate nel 2013, nonostante le ripetute e palesi violazioni dei diritti umani in questo Paese; tra i Paesi dell'Unione europea, è di gran lunga il primo fornitore di sistemi militari dello Stato israeliano, con un volume di vendite che è oltre il doppio di quello totalizzato da Parigi o Berlino; secondo i documenti ufficiali dell'Unione europea e i dati resi disponibili dal Campaign Against Arms Trade (CAAT), l'Italia è il primo partner europeo per le spese militari del regime di Bashar al Assad. Dal 2001 la Siria ha acquistato in licenza armi nel vecchio continente per 27 milioni e 700 mila euro e, di questi, quasi 17 milioni di euro arrivano dal nostro Paese; dal 2005 al 2012 l'Italia, battuta nell'Unione europea solo dalla Francia, ha autorizzato 375,5 milioni di euro di esportazioni belliche in Libia, 177,5 milioni di euro le consegne effettive;
si legge in un documento congiunto di Rete Italiana per il Disarmo, Amnesty International e Osservatorio permanente sulle armi (Opal) di Brescia che «ordigni inesplosi del tipo di quelli inviati dall'Italia, come le bombe MK84 e Blu109, sono stati ritrovati in diverse città dello Yemen bombardate dalla coalizione saudita e il Ministero interrogato non ha mai smentito che le forze militari saudite stiano impiegando anche ordigni prodotti in Italia in questo conflitto»;
sulla questione sono stati depositati anche dal gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle diversi atti di sindacato ispettivo e di indirizzo cui non è giunta ancora risposta né calendarizzazione –:
se non ritenga improcrastinabile assumere iniziative finalizzate a interrompere immediatamente la vendita di armi all'Arabia Saudita e a tutti gli altri Paesi che violano i principi della legge n. 185 del 1990 che vieta di esportare armamenti verso regimi che non rispettano i diritti umani e a farsi promotore, in sede europea, di ogni iniziativa utile a bloccare l’export di armi verso la monarchia saudita. (3-01874)