• Testo INTERPELLANZA

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Atto a cui si riferisce:
S.2/00080 VACCARI, CALEO, SOLLO, BROGLIA, DI BIAGIO, MORGONI, PUPPATO, FABBRI, SPILABOTTE, CARDINALI, PEZZOPANE, PEGORER, DALLA ZUANNA, CUOMO, COLLINA, RUSSO, MIRABELLI, MANASSERO, PIGNEDOLI,...



Atto Senato

Interpellanza 2-00080 presentata da STEFANO VACCARI
giovedì 10 ottobre 2013, seduta n.122

VACCARI, CALEO, SOLLO, BROGLIA, DI BIAGIO, MORGONI, PUPPATO, FABBRI, SPILABOTTE, CARDINALI, PEZZOPANE, PEGORER, DALLA ZUANNA, CUOMO, COLLINA, RUSSO, MIRABELLI, MANASSERO, PIGNEDOLI, BERTUZZI, VATTUONE, RANUCCI, FISSORE, ROSSI Gianluca, VERDUCCI, ORRU', DE PETRIS, URAS, DE CRISTOFARO, LAI, CAPACCHIONE, PADUA, DE BIASI, LO GIUDICE, BORIOLI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico - Premesso che:

la direttiva del Parlamento europeo sulle energie rinnovabili (Renewable energy directive - RED) 2009/28/CE prevede il raggiungimento, entro il 2020, di un target del 10 per cento di energia rinnovabile nel settore dei trasporti che attualmente gli Stati membri, Italia compresa, stanno perseguendo quasi esclusivamente attraverso la promozione dei biocarburanti;

l'Italia è un importante produttore e consumatore di biocarburante a livello europeo. Tuttavia, a fronte di un'elevata capacità produttiva degli impianti installati nel nostro Paese, i livelli di produzione sono decisamente più bassi a causa dell'importazione di biocarburante già raffinato e/o di materia prima per la produzione, che si attestano in entrambi i casi intorno al 70 per cento. In relazione al consumo l'Italia nel 2012 ha registrato un livello di sostituzione di fonti fossili con rinnovabili nei trasporti del 4,5 per cento e prevede il raggiungimento dell'obiettivo intermedio del 5 per cento entro il 2014;

considerato che:

nel mondo sono ancora 842 milioni le persone che soffrono di fame e malnutrizione ed una delle minacce più grandi per la lotta alla fame è proprio il rialzo dei prezzi alimentari registrato negli ultimi anni a cui l'aumento del consumo di biocarburanti a livello mondiale ha contribuito in modo determinante;

già in fase di discussione della RED, nel 2008, erano presenti nel dibattito i rischi che un aumento consistente del consumo di biocarburanti di prima generazione, guidato dall'obiettivo del consumo obbligatorio, poteva rappresentare sia per la sicurezza alimentare, a causa dell'impatto sull'aumento dei prezzi del cibo, sia per l'ambiente, a causa delle emissioni indirette;

il testo della RED prevede che possano essere adottate misure correttive per evitare tali rischi demandando alla Commissione europea l'obbligo di presentare ogni due anni una relazione sull'impatto dell'aumento della domanda di biocarburanti sulla sostenibilità sociale nella Comunità e nei paesi terzi, e di analizzare le modifiche indirette della destinazione dei terreni (fattore ILUC - Indirect land use change);

a quattro anni dall'entrata in vigore della RED molteplici studi pubblicati da enti di ricerca, organizzazioni internazionali e organizzazioni della società civile, inclusi quelli realizzati dalla stessa Commissione europea, hanno documentato gli impatti negativi che la produzione ed il consumo di biocarburanti esercitano sull'ambiente e sulla sicurezza alimentare a livello globale;

le emissioni indirette provocate dai biocarburanti, ed oggi non conteggiate dalla normativa vigente, entro il 2020 potrebbero risultare equivalenti all'aver immesso sulle strade europee un numero aggiuntivo di automobili per una cifra che oscilla tra i 14 e i 29 milioni di unità, secondo una proiezione dell'Institute for european environmental policy. Queste emissioni indirette sono dovute alla conversione di una coltivazione alimentare in una coltivazione agroenergetica a cui si unisce la necessità di mettere in coltivazione una superficie equivalente da qualche altra parte al fine di mantenere invariata l'offerta alimentare. L'espansione quindi delle superfici coltivate dovuta al continuo e crescente aumento della domanda di materia prima agricola per produrre biocarburanti avviene a discapito di foreste ed altri terreni ricchi di carbonio causando, oltre alla perdita di biodiversità, anche una quantità aggiuntiva di emissioni di gas ad effetto serra;

secondo il Land matrix, un database on line che monitora a livello globale le acquisizioni di terra su larga scala superiori ai 200 ettari, ad oggi ben 33 milioni di ettari, ovvero una superficie equivalente all'Italia, sono stati acquisiti nell'ultimo decennio (con un'allarmante accelerazione del fenomeno negli ultimi anni) in Africa, Asia e America latina da investitori stranieri il cui obiettivo, in gran parte dei casi, è la produzione di biocarburanti. Una mappatura di ActionAid che ha riguardato 98 progetti di investimento per la produzione agroenergetica nell'Africa sub-sahariana ha documentato che, tra il 2009 ed il 2013, sono stati 6 milioni gli ettari di terreno acquisiti da imprese europee e sottratti quindi ai bisogni alimentari delle comunità locali. Nel solo 2008, secondo una stima di Oxfam, la terra coltivata a biocarburanti per il fabbisogno energetico europeo avrebbe potuto sfamare 127 milioni di persone, ovvero ridurre del 15 per cento il numero di persone affamate nel mondo;

la politica europea sui biocarburanti sta contribuendo all'aumento dei prezzi alimentari. Secondo le stime dell'Institute for european environmental policy, gli oli vegetali, i cereali, lo zucchero e le oleaginose vedranno entro il 2020 il loro prezzo aumentare rispettivamente del 26 per cento, 22 per cento, 21 per cento e 20 per cento: aumento che non si verificherebbe in assenza di domanda agroenergetica. Il rapporto recentemente pubblicato dall'High level panel of experts del Comitato sulla sicurezza alimentare riporta diversi studi e modelli che confermano la correlazione tra la produzione di biocarburanti e l'aumento dei prezzi alimentari. L'incidenza dei biocarburanti sulla volatilità dei prezzi è stata anche riconosciuta da ben 10 organizzazioni internazionali, tra cui la FAO e la Banca mondiale, che nel 2011 hanno raccomandato ai Governi del G20 l'eliminazione di mandati, sussidi e tariffe;

la politica europea sui biocarburanti risulta anche estremamente costosa per le casse degli Stati membri e per i contribuenti europei in quanto secondo uno studio dell'International institute for sustainable development, nel 2011 il supporto pubblico è costato agli Stati membri circa 6 miliardi di euro;

a tutti questi problemi di sostenibilità dei biocarburanti di prima generazione, si deve aggiungere anche la considerazione che è ancora del tutto marginale il contributo che potrebbe venire dai cosiddetti biocarburanti avanzati, ovvero quei biocarburanti derivanti da feedstock che non competono direttamente con il cibo o con gli input necessari alla produzione alimentare (terra e acqua). Molti studi confermano infatti che da qui al 2020 non sarà possibile aumentare i volumi di produzione di questi biocarburanti che ad oggi sono estremamente limitati o ancora quasi del tutto nulli su scala commerciale;

considerato altresì che:

la Commissione europea il 17 ottobre 2012 ha presentato una proposta di direttiva, la COM(2012) (595) final, volta a modificare la normativa europea sui biocarburanti disciplinata dalle direttive attualmente vigenti RED 2009/28/CE e FQD 2009/30/CE;

la proposta di direttiva deriva dal mandato legislativo contenuto già nella legislazione vigente, secondo cui la CE ha la responsabilità di analizzare i cambiamenti indiretti di destinazione d'uso dei terreni provocati dalla produzione di biocarburanti con conseguente aumento delle emissioni di carbonio (ovvero il fattore ILUC) e, se opportuno, di proporre misure correttive;

la proposta di direttiva in risposta a questo mandato contenuto nella RED, e prevedendo delle misure di salvaguardia per gli investimenti in corso, propone quindi delle misure correttive i cui obiettivi principali sono: limitare il contributo di biocarburanti convenzionali (ovvero quelli ricavati a partire dall'utilizzo di colture alimentari) nel raggiungimento dell'obiettivo sulle energie rinnovabili fissato dalla direttiva RED; migliorare la performance ambientale dei biocarburanti predisponendo l'innalzamento della soglia minima di riduzione dei gas a effetto serra associati alla loro produzione per tutti i nuovi impianti che saranno operativi a partire dal 1° luglio 2014; c) introdurre l'obbligo in capo agli Stati membri e ai fornitori di carburante di comunicare per tutti i biocarburanti che verranno immessi in consumo, le emissioni associate al cambiamento indiretto della destinazione dei terreni (fattore ILUC); incoraggiare l'espansione del mercato dei biocarburanti avanzati;

il Parlamento europeo, nella seduta plenaria dell'11 settembre 2013, si è espresso in prima lettura sulla proposta di direttiva della Commissione. Se da un lato ha riconosciuto gli enormi problemi sociali e ambientali che i biocarburanti di prima generazione provocano, dall'altro ha proposto delle misure correttive non ancora sufficientemente efficaci per risolvere gli impatti negativi dei biocarburanti europei sulla sicurezza alimentare e sull'ambiente. Il Parlamento ha, infatti, confermato la necessità di limitare il consumo di biocarburanti di prima generazione, ma ha alzato il tetto massimo di consumo al 6 per cento estendendone però positivamente l'applicazione sia a biocarburanti prodotti da materie prime alimentari sia a biocarburanti prodotti da coltivazioni energetiche dedicate. Rispetto alle emissioni indirette, la contabilizzazione del fattore ILUC è stata introdotta in una sola direttiva (la FQD) solo a partire dal 2020;

nelle ultime settimane oltre 22.000 cittadini italiani hanno firmato una petizione promossa da Oxfam Italia e ActionAid indirizzata al Ministro in indirizzo, nel quadro della più ampia campagna europea "No food for fuel", nella quale chiedono ai nostri rappresentanti governativi di adottare misure efficaci per evitare che i biocarburanti consumati in Europa contribuiscano al peggioramento della sicurezza alimentare,

si chiede di sapere:

quale sia la posizione del Governo in merito alla proposta di direttiva CE che modifica le attuali direttive RED e FQD;

quali siano i tempi previsti per il raggiungimento di un consenso interno al Consiglio europeo;

se intenda sostenere l'introduzione di un tetto massimo del 5 per cento al consumo di biocarburanti derivanti da colture alimentari e da colture energetiche dedicate che esercitano entrambe una forte pressione sull'uso di terra e acqua con rilevanti ripercussioni negative sui prezzi alimentari e sulla disponibilità di terra per soddisfare la domanda alimentare;

se intenda sostenere, in entrambe le direttive l'introduzione, tra i criteri di sostenibilità, del calcolo delle emissioni indirette (fattore ILUC), la cui mancata contabilizzazione non dà altrimenti reale evidenza di tutte le emissioni di anidride carbonica associate ai biocarburanti;

se intenda avanzare, in occasione di questo processo di revisione della normativa europea, la possibilità di rivedere il target del 10 per cento di energie rinnovabili nel settore dei trasporti, che ad oggi viene perseguito solo attraverso la promozione dei biocarburanti che pongono seri problemi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica;

quali misure di propria competenza intenda intraprendere per orientare la politica europea sui biocarburanti verso una maggiore sostenibilità alla luce anche dell'obbligo derivante dal Trattato di Lisbona sulla coerenza delle politiche per lo sviluppo, garantendo quindi che la politica europea sui biocarburanti non mini il diritto al cibo e la sicurezza alimentare a livello globale.

(2-00080 p. a.)