• Testo RISOLUZIONE IN ASSEMBLEA

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Atto a cui si riferisce:
C.6/00175    sentite le comunicazioni del Governo in vista della XXI Conferenza delle Parti (COP 21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Parigi dal...



Atto Camera

Risoluzione in Assemblea 6-00175presentato daGRIMOLDI Paolotesto diGiovedì 26 novembre 2015, seduta n. 530

   La Camera,
   sentite le comunicazioni del Governo in vista della XXI Conferenza delle Parti (COP 21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre 2015,
   premesso che:
    dall'appuntamento della Conferenza delle parti COP 21 si aspetta l'adozione di un nuovo accordo globale che includa tutti i Paesi della comunità internazionale, ossia sia quelli industrializzati, come Stati Uniti e Unione europea, sia quelli emergenti o in via di sviluppo, come Cina e India, che hanno considerevolmente aumentato le loro emissioni negli ultimi anni, rispetto all'Unione europea;
    questa volta, dalla COP 21 si attende un'adesione vincolante anche da parte di Stati che in passato si sono dimostrati negativi agli accordi internazionali, con l'obbiettivo di contenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli precedenti alla rivoluzione industriale;
    infatti, lo sforzo dell'Unione europea, che ha ottenuto risultati positivi verso una diminuzione delle proprie emissioni gas serra del 19 per cento tra il 1990 e il 2013 con il pacchetto clima-energia 20-20-20 (riduzione delle emissioni di gas serra del 20 per cento, innalzamento al 20 per cento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili e innalzamento al 20 per cento del risparmio energetico entro il 2020), avrà scarsi effetti complessivi sul clima globale se non sarà seguito dagli sforzi dei Paesi maggiormente responsabili degli incrementi dei volumi di emissione di gas serra, come gli Stati Uniti e i Paesi emergenti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica;
    secondo l'allarme lanciato dalle conclusioni del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), se non si interviene in fretta, i mutamenti del clima produrranno effetti gravi, estesi e irreversibili sulla popolazione e sugli ecosistemi del mondo intero, colpendo direttamente o indirettamente quasi tutti i settori del sistema economico mondiale, modificando le condizioni di vita in moltissime aree, comportando la scarsità di risorse naturali e la modifica della resa e della qualità di numerosi prodotti alimentari, provocando lo scioglimento dei ghiacciai e l'aumento del livello del mare e aumentando la frequenza e l'intensità di fenomeni estremi (come tifoni, alluvioni, tornado, ma anche siccità); la regione del Mediterraneo si presenta particolarmente vulnerabile a tali eventi in quanto maggiormente esposta al rischio di aumento delle ondate di calore, alla diminuzione dell'estensione delle aree boschive e coltivabili, al rischio di desertificazione, all'innalzamento del livello del mare e all'intrusione salina, si tratta di impatti che sono imputabili sia a cause naturali, più volte verificatisi in passato nella storia del pianeta, sia all'azione dell'uomo, che l'umanità deve affrontare con politiche finalizzate da una parte alla riduzione delle emissioni di gas serra (politiche di mitigazione) e, dall'altra, alla minimizzazione degli impatti derivanti dai mutamenti del clima (politiche di adattamento);
    il contrasto ai cambiamenti climatici deve comunque tenere conto della sostenibilità degli obiettivi dal punto di vista economico-finanziario e con riferimento all'impatto sui sistemi produttivi; tale necessità appare tanto più evidente in considerazione degli scenari macroeconomici internazionali e della contrazione dei margini di redditività delle imprese europee, già chiamate a far fronte alla sempre più stringente concorrenza di imprese di altre aree geografiche, meno impegnate, fino ad ora, nel perseguimento degli obiettivi della lotta ai cambiamenti climatici;
    occorre adottare strategie che stabiliscano parità di condizioni concorrenziali per le imprese a livello internazionale ma anche di flessibilità, che evitino la perdita di competitività per le imprese europee, con il rischio di indurre le imprese stesse alla delocalizzazione con conseguente riduzione dell'occupazione. Tali considerazioni valgono, in particolare, per alcuni paesi, tra cui l'Italia, alla luce delle particolari caratteristiche del sistema produttivo, per la prevalenza di imprese di piccola e media dimensione, ovvero per l'incidenza nella specializzazione produttiva di comparti quali quello della siderurgia, del vetro, della ceramica o della carta;
    la tutela dell'ambiente è strettamente legata al rilancio dello sviluppo, che punta alla modernizzazione ecologica dell'economia creando crescita economica e occupazione; investimenti in innovazione tecnologica e in tecnologie pulite, in particolare nel settore delle costruzioni e automobilistico, e politiche di efficienza energetica e di mobilità sostenibile possono rappresentare notevoli opportunità di sviluppo per il mondo delle imprese, anche in considerazione che nel solo comparto delle energie rinnovabili le imprese dell'Unione europea sviluppano un fatturato di 129 miliardi di euro e producono lavoro per più di un milione di addetti,

impegna il Governo:

   a promuovere nell'ambito della Conferenza di Parigi (COP 21) tra i Paesi aderenti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un accordo vincolante, un protocollo, un altro strumento giuridico o un risultato concordato con forza legale, per la riduzione delle emissioni con obiettivi realistici che dovranno essere rispettati da tutti i Paesi aderenti;
   a far valere fino in fondo i legittimi interessi nazionali nel negoziato sulla definizione delle misure di lotta ai mutamenti climatici, esigendo che vengano valorizzate in pieno le esperienze industriali e tecnologiche italiane di eccellenza e di qualità e chiedendo, soprattutto nell'interesse delle industrie italiane chiamate ad un impegno d investimento consistente, un'adeguata possibilità di ricorso a meccanismi flessibili, nonché a misure calibrate sulle esigenze delle piccole imprese e sul rapporto costi/benefici;
   a promuovere la libertà dei singoli Paesi nel determinare il proprio specifico mix fra efficientamento energetico e ricorso alle energie rinnovabili, ai fini del raggiungimento degli obiettivi fissati dalla COP 21 di Parigi, in considerazione delle grandi differenze esistenti anche all'interno dei Paesi dell'Unione europea sia nel mix energetico sia nel clima, sia nella struttura produttiva e nelle tecnologie edilizie;
   a promuovere investimenti per sostenere politiche innovative in favore dello sviluppo dei trasporti puliti a basse emissioni e a bassi consumi, perseguendo gli obiettivi di decarbonizzazione nel settore dei trasporti, incentivando l'uso di tecnologie innovative all'idrogeno, di biocarburanti di seconda e terza generazione e la diffusione di veicoli elettrici e ibridi;
   a promuovere gli obiettivi di decarbonizzazione nel settore agricolo, puntando a garantire un'alimentazione sostenibile e favorendo la diffusione nel mercato europeo e mondiale dei prodotti di qualità di eccellenza italiana.
(6-00175)
(Testo modificato nel corso della seduta)  «Grimoldi, Fedriga, Allasia, Attaguile, Borghesi, Bossi, Busin, Caparini, Giancarlo Giorgetti, Guidesi, Invernizzi, Molteni, Gianluca Pini, Rondini, Saltamartini, Simonetti».