• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.7/00128 premesso che: l'etichettatura dei prodotti alimentari è una garanzia per il consumatore perché fornisce precise informazioni sul contenuto del prodotto, sul luogo e sulla sua data di...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00128presentato daBINETTI Paolatesto diLunedì 14 ottobre 2013, seduta n. 96

Le Commissioni XII e XIII,
premesso che:
l'etichettatura dei prodotti alimentari è una garanzia per il consumatore perché fornisce precise informazioni sul contenuto del prodotto, sul luogo e sulla sua data di confezione e la normativa sull'etichettatura dei prodotti alimentari nasce nel 1978 con la direttiva 79/112/CEE, recepita in Italia mediante il decreto legislativo n. 109 del 1992;
la normativa europea in questo campo è in costante evoluzione, e dovrebbe esserlo sempre e solo a esclusiva garanzia degli interessi dei consumatori; le modifiche previste dalla stessa normativa in Italia sono state recepite attraverso modifiche al decreto legislativo n. 109 del 1992 che, ancora oggi, è il riferimento nazionale contenente la disciplina per etichettare i prodotti alimentari;
dopo un complesso iter in cui si sono susseguite emanazioni ed abrogazioni di normative, il 25 ottobre 2011 il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno adottato il Regolamento (UE) 1169 «relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori»; dette novità avrebbero dovuto entrare in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione del Regolamento, ma i soggetti preposti all'etichettatura dei prodotti alimentari possono usufruire di un periodo transitorio di tre anni per adeguarsi; con eccezione della novità riguardante l'indicazione dell'obbligatorietà della dichiarazione nutrizionale, la cui cogenza è prevista entro un periodo di cinque anni dall'entrata in vigore del Regolamento;
nell'esprimere la propria preoccupazione, la Cia-Confederazione italiana agricoltori, ha ricordato che a partire dal 2016 diventerà obbligatoria in tutta Europa l'etichettatura nutrizionale, vale a dire l'indicazione corretta dei principi nutritivi e del relativo apporto calorico riportata sull'etichetta di ogni prodotto alimentare, e ha sottolineato come l'etichettatura nutrizionale degli alimenti proprio perché è fondamentale per la tutela della salute dei cittadini, non può essere banalizzata in modo riduttivo, secondo una logica digitale: buono/cattivo;
ha destato molte critiche e disapprovazioni la raccomandazione inglese diffusa nel mese di giugno con la quale il governo britannico ha introdotto il regime volontario cosiddetto «a semaforo», di etichettatura nutrizionale che classifica gli alimenti con il verde, il giallo o il rosso, sulla base del contenuto di sale, zucchero, grassi e grassi saturi presente in 100 grammi di prodotto;
lo schema inglese del «semaforo» si basa sulla schedatura degli alimenti: verde uguale cibo «buono», rosso uguale cibo «cattivo», mettendo a rischio i prodotti di qualità e non considerando il fatto che non esistono cibi «buoni» o «cattivi» ma solo regimi alimentari corretti o scorretti;
schedare cibi e bevande in questo modo, a parere dei firmatari del presente atto, è pericoloso e fuorviante, perché si offre al consumatore soltanto un'informazione parziale ed erronea che non tiene più conto della dieta complessiva e soprattutto non considera il regime alimentare nel suo insieme e quindi, il modo in cui gli alimenti vengono integrati fra loro;
un'alimentazione è equilibrata nel momento in cui offre un mix dei vari elementi, che forniscono i nutrienti di cui abbiamo bisogno. Non è sano nutrirsi solo ed esclusivamente di un unico prodotto, sia che si tratti di salume sia che si tratti di piatti pronti, piuttosto che di dolci o formaggi; ma soprattutto non è scientificamente corretto sotto il profilo dietetico e nutrizionale ignorare che il valore nutrizionale di una dieta non è la somma del valore nutrizionale di ogni singolo alimento, ma l'equilibrio con cui interagiscono tra di loro in modo efficace i diversi prodotti;
un'alimentazione è equilibrata nel momento in cui offre un mix dei vari elementi, che forniscono i nutrienti di cui abbiamo bisogno. Non è sano – né è ipotizzabile – nutrirsi solo ed esclusivamente di un unico prodotto, sia che si tratti di salume sia che si tratti di piatti pronti, piuttosto che di dolci o formaggi;
l'approccio agli alimenti, proposto dall'Inghilterra in modo così semplificato sul piano comunicativo: verde fa bene, rosso fa male, potrebbe avere, se diffuso in tutta Europa, effetti devastanti su molti dei prodotti agroalimentari di qualità, prima di tutto quelli «made in Italy»;
potrebbe verificarsi che una bibita light, con un po’ meno di zucchero, benché densa di edulcoranti, conservanti e aromatizzanti, avrebbe il semaforo verde, mentre il latte, a causa del suo tenore in grassi, il semaforo rosso. Stesso semaforo rosso avranno gli oli, i formaggi, il pesce affumicato, la frutta secca e tutti i grandi prodotti dop e igp quali Grana, Parmigiano, prosciutti, salumi;
il criterio prevalente per la classificazione degli alimenti e del loro valore nutrizionale sarebbe riconducibile ad una dimensione puramente quantitativa, trascurando gli aspetti qualitativi. Si diffonderebbero, in tal modo, gli effetti benefici di un'alimentazione a basso valore nutritivo, trascurando i pregi della dieta mediterranea eletta patrimonio dell'umanità, dalla quinta sessione del Comitato intergovernativo dell'UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'umanità;
questo importante riconoscimento consente di accreditare un prezioso ed equilibrato esempio di contaminazione naturale e culturale, quale è lo stile di vita mediterraneo, come eccellenza mondiale. Non a caso il termine «dieta» si riferisce all'etimo greco «stile di vita», cioè all'insieme delle pratiche, delle rappresentazioni, delle espressioni, delle conoscenze, delle abilità, dei saperi e degli spazi culturali con i quali le popolazioni del Mediterraneo hanno creato e ricreato nel corso dei secoli una sintesi tra ambiente culturale, organizzazione sociale, universo mitico e religioso intorno al mangiare; una visione complessiva quindi dell'alimentazione come parte integrante di uno stile di vita, che va ben oltre la singola misura del singolo alimento considerato come buono o cattivo e riconduce l'alimentazione umana in una cultura della complessità, che rifugge da riduzionismi pericolosi e intrinsecamente sbagliati;
il sistema che dovrebbe entrare in vigore nel giro di tre anni rappresenterà ulteriori ostacoli alle esportazioni, oltre a rappresentare costi aggiuntivi per i produttori (e quindi per i consumatori), che sarebbero costretti ad adeguare le proprie etichette in base al paese a cui vendono le loro referenze;
il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin ha manifestato le proprie riserve sulla proposta del Regno Unito di etichettare gli alimenti con il cosiddetto sistema dei «semafori», nella lettera inviata al Commissario europeo per la salute Tonio Borg, ha evidenziato l'assenza di riscontri scientifici, nel giudizio con cui verrebbero etichettati i prodotti, cosa che potrebbe causare confusione nei consumatori, interferenze nelle politiche nutrizionali e nelle strategie di corretta informazione;
il Ministro ha dichiarato che: «Il sistema proposto considera le caratteristiche da prodotti in maniera superficiale e rischia di mettere in cattiva luce e discriminare gli alimenti tipici della nostra tradizione, conosciuti ovunque per le loro caratteristiche organolettiche e la loro qualità»;
l'articolo 35 del Regolamento dell'Unione europea n. 1169/2011, dispone i seguenti criteri da rispettare nell'etichettatura dei prodotti:
a) si basano su ricerche accurate e scientificamente fondate condotte presso i consumatori e non inducono in errore il consumatore;
b) il loro sviluppo deriva dalla consultazione di un'ampia gamma di gruppi di soggetti interessati;
c) sono volti a facilitare la comprensione, da parte del consumatore, dei contributo o dell'importanza dell'alimento ai fini dell'apporto energetico e nutritivo di una dieta;
d) sono sostenuti da elementi scientificamente fondati che dimostrano che il consumatore medio comprende tali forme di espressione o presentazione;
e) nel caso di altre forme di espressione, esse si basano sulle assunzioni di riferimento armonizzate di cui all'allegato XIII oppure, in mancanza di tali valori, su pareri scientifici generalmente accettati riguardanti l'assunzione di elementi energetici o nutritivi;
f) sono obiettivi e non discriminatori;
g) la loro applicazione non crea ostacoli alla libera circolazione delle merci;
l'introduzione di tale tipologia di etichettatura comporterebbe per le imprese, in particolar modo per le SMEs (Small and medium enterpries), una barriera alla libera circolazione delle merci. Quanto detto trova fondamento nell'articolo 34 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), che afferma che «sono vietate fra gli Stati membri le restrizioni quantitative all'importazione, nonché qualsiasi misura di effetto equivalente.»;
il Governo britannico ha annunciato ufficialmente la sua raccomandazione prima ancora che la Commissione europea abbia verificato la compatibilità della proposta del Regno Unito con il diritto dell'Unione europea, valutando in particolare la necessità o meno di notifica alla Commissione europea e agli altri Stati membri ai sensi della direttiva 98/34/CE;
il sistema di etichettatura proposto dal Regno Unito rappresenta un precedente molto negativo che rischia di rendere le etichette alimentari dell'Unione europea ancora più frammentate, mettendo a rischio uno dei principali obiettivi del Regolamento UE 1169/2011: l'armonizzazione delle informazioni sui prodotti alimentari nel mercato interno europeo,

impegna il Governo:

ad assumere le opportune iniziative di competenza, atte a stabilire che l'Unione europea verifichi che siano rispettati i criteri previsti dall'articolo 35 del Regolamento UE n. 1169/2011;
a sensibilizzare tutti i Paesi dell'Unione europea, a prendere urgenti iniziative, nel caso da una verifica analitica da parte dei Paesi coinvolti scaturissero restrizioni alle importazioni;
a verificare congiuntamente con gli Stati membri e secondo le disposizioni previste in tal senso dall'Unione europea, se ci sia stata una procedura di infrazione nei confronti del Regno Unito;
a diffondere tramite puntuali campagne informative, l'importanza di una dieta varia ed equilibrata insieme ad una regolare attività fisica esprimendo contrarietà a qualsiasi sistema di etichettatura alimentare basato su approcci che tendono a confondere i consumatori.
(7-00128) «Binetti, Cesa, Buttiglione».