• Testo MOZIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
S.1/00161 premesso che: la fase recessiva dell'economia italiana, iniziata nella seconda metà del 2011, ha avuto ripercussioni significative sul mercato del lavoro e ha aggravato la condizione dei...



Atto Senato

Mozione 1-00161 presentata da ANTONIO STEFANO CARIDI
martedì 15 ottobre 2013, seduta n.125

CARIDI, FALANGA, GUALDANI, LONGO Eva, DE SIANO, FLORIS, MILO, D'ANNA, GENTILE, AIELLO, RAZZI, IURLARO - Il Senato,

premesso che:

la fase recessiva dell'economia italiana, iniziata nella seconda metà del 2011, ha avuto ripercussioni significative sul mercato del lavoro e ha aggravato la condizione dei giovani, riducendo le opportunità di trovare un'occupazione, di stabilizzare il percorso lavorativo e di realizzare una propria indipendenza economica, se si considera che il tasso di disoccupazione al 12 per cento è ai massimi livelli dal secondo dopoguerra, con quella giovanile vicina al 40 per cento;

la crisi economica, iniziata già nel 2007, ha eroso le capacità di resistenza delle famiglie e delle imprese, generando condizioni di diffuso disagio sociale, una caduta profonda delle aspettative, un cambiamento radicale nelle abitudini dei consumatori; la contrazione del prodotto cumulata dall'avvio della crisi ha raggiunto l'8 per cento, condizionando negativamente il tessuto produttivo e le opportunità occupazionali;

la situazione si presenta più grave al Sud, la cui struttura produttiva, meno votata all'export, ha risentito in misura più intensa delle difficoltà della domanda interna; l'economia del Mezzogiorno ha registrato maggiori perdite di posti di lavoro, la maggiore caduta dei redditi e una contrazione dei consumi più pronunciata;

dai recenti dati Istat (provvisori) relativi agli occupati e ai disoccupati, elaborati su base mensile, emerge che nel mese di agosto 2013 il numero di occupati è stato di 22.498.000 persone, sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente e in diminuzione dell'1,5 per cento su base annua (con una diminuzione di 347.000 individui occupati); il tasso di occupazione, pari al 55,8 per cento, rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce di 0,8 punti percentuali rispetto a 12 mesi prima. Il numero di disoccupati, pari a 3.127.000, aumenta dell'1,4 per cento rispetto al mese precedente (con un aumento di 42.000) e del 14,5 per cento su base annua (con un aumento di 395.000), e il tasso di disoccupazione si attesta al 12,2 per cento, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,5 punti nei 12 mesi;

tra i 15-24enni i giovani in cerca di lavoro sono 667.000 e rappresentano l'11,1 per cento della popolazione in questa fascia d'età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 40,1 per cento, in aumento di 0,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,5 punti nel confronto tendenziale. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuisce dello 0,3 per cento rispetto al mese precedente (con una diminuzione di 42.000 unità) e dello 0,8 per cento rispetto a 12 mesi prima (con un calo di 113.000), mentre il tasso di inattività si attesta al 36,3 per cento, in diminuzione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,2 punti su base annua;

con riferimento ai dati elaborati su base trimestrale, nel secondo trimestre 2013 si accentua la diminuzione su base annua del numero di occupati (con un calo del 2,5 per cento, pari a 585.000 unità), soprattutto nel Mezzogiorno (con una diminuzione del 5,4 per cento, pari a 335.000 unità), la riduzione degli uomini (con un calo del 3 per cento, pari a 401.000 unità) si associa a quella delle donne (con un calo dell'1,9 per cento, pari a 184.000 unità). Al persistente calo degli occupati più giovani e dei 35-49enni (rispettivamente 532.000 e 267.000 unità in meno) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (pari a 214.000 unità);

gli stessi dati dimostrano che nell'industria in senso stretto prosegue la flessione dell'occupazione, con una discesa tendenziale del 2,4 per cento (pari a 111.000 unità), cui si associa la più marcata contrazione di occupati nelle costruzioni (con un calo del 12,7 per cento, pari a 230.000 unità). Per il secondo trimestre consecutivo, e a ritmi più sostenuti, l'occupazione si riduce anche nel terziario (con un calo dell'1 per cento, pari a 154.000 unità);

il numero dei disoccupati, pari a 3.075.000, è in ulteriore aumento su base tendenziale (13,7 per cento, pari a 370.000 unità) e l'incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale, interessa in oltre la metà dei casi le persone con almeno 35 anni. Il 55,7 per cento dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più;

il tasso di disoccupazione trimestrale è pari al 12 per cento, in crescita di 1,5 punti percentuali rispetto a un anno prima; per gli uomini l'indicatore passa dal 9,8 per cento all'attuale 11,5 per cento; per le donne dall'11,4 per cento al 12,8 per cento. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni sale al 37,3 per cento (con un aumento di 3,4 punti percentuali), con un picco del 51 per cento per le giovani donne del Mezzogiorno. Dopo 7 trimestri di discesa, torna ad aumentare il numero di inattivi 15-64 anni (con un aumento dell'1,2 per cento, pari a 172.000 unità), a motivo sia di quanti cercano lavoro non attivamente sia di quanti non cercano e non sono disponibili a lavorare. L'aumento, in più di 9 casi su 10, riguarda gli uomini, e coinvolge soprattutto i giovani di 15-34 anni;

considerato che:

il dato sulla disoccupazione giovanile diffuso qualche giorno fa dall'Istat "è il vero dramma del Paese";

il rapporto sul mercato del lavoro 2012-2013 elaborato dal CNEL (1° ottobre 2013), dedicato alla questione della performance del lavoro, rivela che per quanto riguarda la questione giovanile «non si arresta il fenomeno dei Neet ("not in employment, education or training"): la quota di giovani tra i 15 e i 29 anni che non hanno un'occupazione e al tempo stesso non sono a scuola o in formazione si attesta al 23,9% della popolazione giovanile, con punte di 35% nelle regioni del Mezzogiorno. Più attivi sul mercato, ma più disoccupati o sotto inquadrati rispetto ai livelli di istruzione conseguiti, i giovani confermano ancora una volta il vuoto che esiste tra i risultati del sistema formativo e la domanda di lavoro ed il progressivo incremento del fenomeno dell'over-education»;

l'aumento del tasso di disoccupazione degli ultimi anni si è accompagnato ad un incremento della quota di disoccupazione di lunga durata e le opportunità di ottenere o mantenere un impiego per i giovani si sono significativamente ridotte: tra il 2007 e il 2012, il tasso di occupazione dei 15-29enni è diminuito di circa 7 punti percentuali, e solo nell'ultimo anno è sceso di 1,2 punti. Negli ultimi 5 anni, l'occupazione giovanile si è ridotta di 786.000 posti di lavoro, pari a una variazione del 20,4 per cento (rapporto sul mercato del lavoro 2012-2013);

dallo stesso rapporto emerge che il fenomeno dei working poor, ovvero dei lavoratori a basso salario, ha assunto dimensioni rilevanti; i giovani working poor accettano condizioni lavorative che li espongono al rischio di indigenza. «In molti casi, le posizioni lavorative a basso salario rappresentano per i giovani lavoratori, che accedono al mercato per la prima volta, una "porta di entrata" per acquisire esperienza di lavoro e transitare successivamente verso posizioni lavorative con maggiori garanzie e retribuzioni più elevate. Ciò nonostante, spesso le stesse si trasformano in "trappole della povertà", senza che vi sia un percorso verso la stabilizzazione del rapporto di lavoro e una maggiore indipendenza economica». Giova peraltro sottolineare che la maggiore disponibilità a prestazioni saltuarie e non inquadrate ha determinato la crescita del lavoro nero in tutto il Paese;

giova osservare che a fronte del calo dell'occupazione, non si è registrato un aumento degli studenti, che nel 2012 sono stati poco più di 4 milioni;

tenuto conto che:

come rilevato dall'Eurostat, con riferimento all'eurozona il dato sulla disoccupazione è rimasto stabile nel mese di agosto al 12 per cento, rispetto a luglio. Ad agosto 2013, 26,6 milioni di uomini e donne erano disoccupati nella UE a 28, di cui 19,17 nella zona euro; rispetto a luglio, il numero di disoccupati è rimasto pressoché stabile sia nel complesso dell'Unione, sia nell'area della moneta unica. Nel confronto con agosto 2012, il numero di disoccupati è aumentato di 882.000 nella UE a 28 e di 895.000 nella zona euro;

tra gli Stati membri, i tassi di disoccupazione più bassi sono stati registrati in Austria (4,9 per cento), Germania (5,2) e Lussemburgo (5,8), e i più alti in Grecia (27,9 per cento a giugno 2013) e Spagna (26,2 per cento). Rispetto ad un anno fa, il tasso di disoccupazione è aumentato in sedici Stati membri, è caduto in 11 ed è rimasto stabile in Polonia. I maggiori incrementi sono stati registrati a Cipro (dal 12,3 al 16,9 per cento) e in Grecia (dal 24,6 al 27,9 per cento tra giugno 2012 e giugno 2013), mentre le maggiori diminuzioni sono state osservate in Lettonia (dal 15,6 all'11,4 per cento tra il secondo trimestre del 2012 e 2013) ed Estonia (dal 10,1 al 7,9 per cento tra luglio 2012 e luglio 2013);

il rapporto del Fondo monetario internazionale, redatto al termine della missione in Italia nel mese di settembre 2013 precisa che "l'economia italiana sta mostrando segnali di stabilizzazione, ma la disoccupazione è ancora alta e i trend rimangono bassi"; il Fondo ha accolto con favore il pacchetto di misure a favore della crescita e del mercato del lavoro, ma ha sottolineato che "servono ulteriori riforme per dare slancio alla produttività e aumentare il tasso di occupazione, soprattutto tra giovani e donne";

il decreto-legge 28 giugno 2013, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 99, reca i primi interventi urgenti per la promozione dell'occupazione, in particolare giovanile, e della coesione sociale;

in particolare, il provvedimento mira a favorire la ripresa occupazionale, a ridurre l'inattività, a migliorare l'occupabilità dei giovani e a fronteggiare il disagio sociale, soprattutto nel Mezzogiorno, dove il fenomeno è più acuto. Gli interventi si sviluppano lungo 5 assi principali: accelerare la creazione di posti di lavoro, a tempo determinato e indeterminato, soprattutto per giovani e disoccupati di tutte le età; anticipare la "Garanzia giovani", per creare nuove opportunità di lavoro e di formazione per i giovani, ridurre l'inattività e la disoccupazione; migliorare il funzionamento del mercato del lavoro e potenziare le politiche attive; aumentare le tutele per imprese e lavoratori; intervenire per ridurre la povertà assoluta e accrescere l'inclusione sociale,

impegna il Governo:

1) a valutare l'opportunità di assumere ogni opportuna iniziativa affinché, nell'attuale fase congiunturale, ancora sfavorevole, il rispetto della stabilità finanziaria sia accompagnato da azioni incisive di politica economica e di sostegno e rilancio della crescita e dell'occupazione;

2) a valutare l'opportunità di prevedere misure finalizzate a promuovere la partecipazione al mercato del lavoro, in particolare dei giovani, a rendere più efficaci i servizi pubblici per l'impiego e a favorire un miglior raccordo tra scuola e mondo del lavoro, al fine di rispondere in modo più concreto alle esigenze formative dei giovani e di consentire un più facile accesso al mercato del lavoro.

(1-00161)