• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

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Atto a cui si riferisce:
S.4/00998 MARAN - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute - Premesso che: la centrale termoelettrica di Monfalcone (Gorizia) era in origine di proprietà...



Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-00998 presentata da ALESSANDRO MARAN
martedì 15 ottobre 2013, seduta n.125

MARAN - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute - Premesso che:

la centrale termoelettrica di Monfalcone (Gorizia) era in origine di proprietà dell'Enel e, a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 79 del 1999 sulle liberalizzazioni del mercato elettrico, nel 2001, è stata acquistata da società private nell'ambito delle cessioni dell'ex monopolista;

nel 2004 la Regione Friuli-Venezia Giulia, attraverso l'attuazione di accordi con le industrie ritenute a maggior impatto ambientale, si impegnava formalmente a perseguire il contenimento e la prevenzione degli episodi acuti di inquinamento atmosferico. I due impianti per i quali la Giunta regionale diede mandato all'allora assessore per l'Ambiente (Del Piero) erano l'acciaieria di Servola a Trieste e la centrale termoelettrica di Monfalcone, che, pertanto, era considerata un impianto "impattante per l'ambiente";

a fronte di questo mandato l'assessore individuava le condizioni per la sottoscrizione del protocollo d'intesa del 29 luglio 2004 sottoscritto dal Comune di Monfalcone, dalla Regione e dalla Provincia di Gorizia, nonché dall'azienda Endesa. L'accordo, innanzi tutto, prevedeva la trasformazione a ciclo combinato del gruppo energetico 4 e il conseguente fermo del gruppo 3. Veniva prevista la contestuale realizzazione di impianti per l'abbattimento dell'anidride solforosa dei fumi (ambientalizzazione) per i gruppi a carbone (tecnologia a desolforazione a umido) e la cessione diretta di energia elettrica e del calore in esubero all'area industriale di Monfalcone o, in alternativa, la realizzazione di un impianto di teleriscaldamento. Si sarebbe anche dovuto istituire un osservatorio ambientale presso il Comune di Monfalcone, di intesa con Regione, Provincia ed Arpa, finanziato dalla stessa società Endesa, allo scopo di promuovere e coordinare tutte le attività necessarie per la valutazione dello stato ambientale del comprensorio attraverso l'analisi dei livelli complessivi di inquinanti ed il loro effetto sulla salute pubblica. Il Comune di Monfalcone avrebbe dovuto deliberare sulla composizione ed il funzionamento dell'osservatorio; diversamente da quanto concordato, la somma che la società Endesa accettò di versare si risolse in un contributo per il solo funzionamento dell'osservatorio e questo strumento rimase lettera morta;

il 25 settembre 2009, a 5 anni dalla stipula dell'accordo, la nuova proprietà A2A comunicava alla stampa ed al sindaco di Monfalcone il proprio ripensamento per la riconversione a gas dell'impianto;

il 1° dicembre 2009 il sindaco di Monfalcone inviava una lettera alla Regione nella quale dichiarava tutta la sua preoccupazione per il mancato rispetto dell'accordo del 2004 e sollecitava una risposta della Regione citando la mancata costituzione dell'osservatorio ambientale che, dopo 8 anni, non aveva ancora visto la luce;

tale vicenda rivela le difficoltà nell'applicazione sul territorio dei principi della responsabilità sociale delle imprese che spetterebbe per precisa disposizione normativa regionale (legge regionale n. 18 del 1995) alla Provincia in accordo con la Regione e ovviamente con i Comuni più coinvolti e dimostra le difficoltà nelle relazioni tra gli enti locali e le grandi imprese insediate sul territorio;

presso la Provincia di Gorizia è depositata un'autorizzazione integrata ambientale (AIA) del 2009 che prevede la trasformazione dei gruppi da olio pesante a gas. Lo studio alla base dell'AIA Endesa "Identificazione e quantificazione degli effetti dell'emissione in aria e confronto con sqa [standard di qualità ambientale] per la proposta impiantistica per la quale si richiede l'autorizzazione" è molto accurato relativamente allo studio degli inquinanti gassosi monossido di azoto e ossido di zolfo, sostanze pericolose per la vegetazione e per le piogge acide, ma lacunoso sugli inquinanti solidi, PM e metalli pesanti che sono, diversamente, pericolosi per la salute umana;

alla richiesta da parte della società A2A di una nuova AIA (inviata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 3 luglio 2013), sostitutiva dell'attuale a scadenza nel 2016, la società proprietaria dell'impianto ha presentato il 16 luglio 2013 una richiesta di VIA alla Provincia di Gorizia per poi seguire l'iter decisionale di nuova AIA in sede ministeriale. La domanda di VIA è a supporto dell'installazione del sistema di abbattimento degli ossidi di azoto (DeNOx) sui gruppi a carbone 1 e 2 per l'adeguamento ai valori limite nel rispetto delle migliori tecniche disponibili (MTD);

il titolare di uno stabilimento produttivo nella zona interessata dalla Centrale termoelettrica ha commissionato uno studio ad un gruppo di ricercatori dell'Università degli studi di Trieste per rilevare ed analizzare la presenza nell'ambiente di metalli pesanti, causa principale di neoplasie;

nel corso della ricerca di informazioni presso il Comune di Monfalcone i ricercatori si sono imbattuti in uno studio protocollato dal Comune nel 2001, con periodo di analisi 1999-2001, commissionato da Enel, allora proprietaria della centrale, sull'analisi lichenica da metalli pesanti nelle zone interessate dalla centrale. Lo studio, contenuto nelle 12000 pagine di dossier sulla centrale oggetto di VIA ed AIA, evidenzia preoccupanti livelli di metalli pesanti nei licheni delle 52 stazioni di monitoraggio. Nello specifico si tratta di: 1) arsenico e cadmio, livello di naturalità alto ma non ancora alterato; 2) berillio, alterazione bassa. Il berillio contribuisce ad aumentare l'incidenza di tumori polmonari; 3) cromo, alterazione media in molti settori: i livelli di alterazione massima sono nella zona urbana di Monfalcone. Anche il cromo contribuisce ad aumentare il rischio di incidenza dei tumori polmonari; 4) piombo, alterazione alta: i settori a maggiore concentrazione sono quelli di Monfalcone nord nord ovest e Jamiano e Doberdò del lago. Il piombo aumenta il rischio di incidenza dei tumori polmonari, alla vescica, al rene ed al tratto gastroenterico; 5) vanadio, alterazione media diffusa. Il vanadio è un metallo tossico, non si conoscono per il momento correlazioni con patologie tumorali specifiche; 6) mercurio, alterazione medio-alta e alterazione molto alta nel settore nord occidentale Jamiano e Doberdò del lago. L'inalazione di fumi di mercurio, assai più pericolose dell'assunzione attraverso il cibo, oltre a causare aborti spontanei, aumentano l'incidenza di tumori al polmone, al pancreas, al colon, alla prostata, all'encefalo e al rene;

dello studio sui licheni, inviato a ben tre Ministeri (dello sviluppo economico, dell'ambiente e della salute), sia l'AIA del 2009 che le precedenti procedure di autorizzazione governativa all'attività della centrale non contengono alcun riferimento significativo né hanno affrontato analisi mirate alla rilevazione dei metalli pesanti nell'ambiente, limitandosi a valutare, come accennato in precedenza, il monossido e diossido di azoto, monossido di zolfo e polveri totali sospese, elementi palesemente più volatili rispetto ai metalli pesanti e, perciò, più soggetti al trasporto aereo e ad una dispersione più diffusa nell'ambiente con conseguente diminuzione di concentrazione in zone specifiche,

si chiede di sapere:

alla luce dello studio commissionato da ENEL che rileva preoccupanti valori inquinanti nell'ambiente quali motivazioni abbiano indotto il Ministero dell'ambiente competente a rispondere positivamente alle richieste di AIA precedenti ed in essere;

se non ritenga che l'AIA attualmente in vigore, alla luce dei dati dello studio, apparentemente non tenuti in debita considerazione ai fini autorizzativi, debba essere considerata nulla,

se il Ministro della salute non ritenga opportuno e necessario, specie se si considera che le autorizzazioni all'attività della centrale sono state concesse dal Governo, promuovere e finanziare uno studio epidemiologico.

(4-00998)