• Testo INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE

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Atto a cui si riferisce:
C.5/07268    la vicenda che sta interessando gli obbligazionisti di Banca Marche, Carife, Carichieti e Banca Etruria e l'introduzione nel nostro ordinamento di uno strumento normativo quale il...



Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07268presentato daGALLO Luigitesto diSabato 19 dicembre 2015, seduta n. 540

   LUIGI GALLO, PESCO, D'UVA, VACCA, DI BENEDETTO, BRESCIA e SIBILIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   la vicenda che sta interessando gli obbligazionisti di Banca Marche, Carife, Carichieti e Banca Etruria e l'introduzione nel nostro ordinamento di uno strumento normativo quale il decreto-legge 183 del 2015 (cosiddetto «decreto salva-banche»), rende impellente richiamare l'attenzione del Governo anche su altri disastri finanziari che, negli ultimi anni, hanno analogamente funestato le finanze di decine di migliaia di piccoli risparmiatori e che ad oggi non hanno trovato nessun risarcimento;
   l'oramai noto decreto n. 183 anticipa di qualche mese l'introduzione nel nostro ordinamento del bail-in, già previsto per il 1o gennaio 2016, che trova immediata applicazione per quattro banche (Banca Marche, Carife, Carichieti, Banca Etruria) e per i loro amministratori uscenti. Il sistema di salvataggio previsto, che si sostanzia nella creazione per ciascuno dei quattro istituti di una good bank cui affidare la prosecuzione delle relative attività bancarie e di una bad bank comune in cui lasciare tutti i crediti non riscossi cosiddetti «sofferenze» implica il sacrificio degli obbligazionisti che attraverso l'azzeramento del valore dei titoli subordinati perdono i loro risparmi;
   inoltre, la separazione tra la parte buona e la parte «cattiva» che, attraverso la monetizzazione delle sofferenze, può creare nuovi utili, vede gli stessi obbligazionisti affrancati anche da questa opportunità di essere ristorati;
   il mezzo con il quale si sta tentando di attenuare questo enorme sacrificio a carico degli obbligazionisti è rappresentato da un fondo di solidarietà da destinare al risarcimento, anche solo parziale, da versare solo nel caso in cui gli obbligazionisti siano persone fisiche, piccoli imprenditori, imprenditori agricoli e coltivatori diretti e attraverso un arbitrato venga inoltre stabilito che siano stati vittime di raggiri o cattive informazioni da parte dell'istituto di credito che ha venduto loro i suddetti titoli;
   tale strumento è secondo gli interroganti assolutamente non sufficiente per riparare il danno creato ai risparmiatori per i quali sarebbe necessario un risarcimento integrale pari alle risorse effettivamente impegnate;
   da tempo la posizione degli interroganti è quella di prevedere strumenti di salvaguardia più generalizzati a tutela dei piccoli risparmiatori che possano attivarsi in tutte le vicende finanziarie dove a far le spese di gestioni truffaldine o scellerate siano principalmente persone che hanno creduto di tutelare i risparmi di una vita. In tale ottica si ritiene plausibile l'istituzione immediata di un fondo di solidarietà utilizzando il 3 per cento dei dividendi della Banca d'Italia, da attivare per il risarcimento dei piccoli risparmiatori coinvolti in frodi finanziare e bancarie;
   uno strumento del genere andrebbe certamente applicato anche alla disastrosa vicenda finanziaria, configuratasi come vera e propria truffa in danno di centinaia di famiglie di risparmiatori, quale è l'oramai famigerato fallimento della «Deiulemar Compagnia di Navigazione s.p.a.» di Torre del Greco dichiarato dal tribunale di Torre Annunziata il 2 maggio 2012 e della «società di fatto» costituita dai suoi fondatori e dai loro più stretti familiari, dichiarato il 10 maggio 2013;
   anche detta clamorosa vicenda difatti, è stata causata dalla totale inefficacia dei sistemi di controllo e segnalazione previsti dal nostro ordinamento se si pensa che la procura della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata ha accertato che, dal 2005 al 2012, sui conti correnti dell'ex amministratore delegato Michele Iuliano e dei suddetti soggetti riconducibili alla «società di fatto», si sono riscontrati flussi finanziari per circa 400 milioni di euro, una raccolta di credito per somme pari a quindici volte il valore delle riserve legali e riserve disponibili risultati dall'ultimo bilancio approvato della società, l'incameramento nelle casse sociali di oltre 684 milioni di euro, un patrimonio netto negativo di oltre 858 milioni di euro e dodicimila persone truffate. Peraltro, la quarta sezione penale del tribunale di Roma, nel luglio del 2014 ha già comminato complessivi 86 anni di carcere a seguito della condanna di tutti i soci di fatto della Deiulemar giudicati colpevoli, tra l'altro, per i reati di raccolta abusiva del credito, associazione a delinquere per reati di bancarotta fraudolenta e false comunicazioni sociali e truffa aggravata;
   ha del clamoroso, poi, ciò che sta emergendo da inchieste giornalistiche ed in particolare da quanto ha riportato di recente il Sole24ore) che ha evidenziato collegamenti tra la società «Deiulemar» ed i suoi soci di fatto al Fondo immobili pubblici, promosso dalla Repubblica italiana nell'ambito di un più ampio processo di valorizzazione operato dal Ministero dell'economia e delle finanze, attualmente gestito da InvestiReSgrda;
   e difatti, da quanto risulterebbe accertato, numerosi beni immobili, allocati in tutta Italia e spesso con destinazione d'uso di natura istituzionale (sede dell'Agenzia delle entrate, della motorizzazione civile, della guardia costiera, della commissione tributaria, dell'Agenzia delle dogane, del comando provinciale della Guardia di finanza) sarebbero confluiti dal FIP a società (per lo più società a responsabilità limitata a bassa capitalizzazione) riconducibili, direttamente o indirettamente, ai soci Deiulemar;
   inaccettabile, laddove effettivamente sussistente, risulterebbe un collegamento finanziario tra gli artefici di una tale colossale truffa ed un fondo pubblico composto da immobili destinati al perseguimento di fini istituzionali;
   taluni di detti immobili sarebbero attualmente oggetto di provvedimenti di custodia giudiziaria conseguenti proprio il coinvolgimento delle società dove sono confluiti con il fallimento della Deiulemar –:
   quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere per far luce su eventuali omissioni nei controlli da parte delle autorità amministrative statali allocate negli immobili aventi destinazione istituzionale in relazione alle società coinvolte nel fallimento Deiulemar proprietarie degli stessi immobili;
   quali iniziative, anche normative, intenda assumere affinché le migliaia di persone truffate dai soci di fatto della Deiulemar possano trovare parziale risarcimento nei proventi della gestione e nella vendita dei beni a destinazione istituzionale, già di proprietà del Fip, confluiti nella disponibilità dei soci di fatto della fallita Compagnia di navigazione;
   quali iniziative intenda assumere affinché gli strumenti di salvaguardia dei piccoli risparmiatori che si stanno mettendo a punto possano trovare applicazione per analoghe vicende di collasso finanziario in danno di piccoli risparmiatori come quella della Deiulemar.
(5-07268)