• Testo RISOLUZIONE IN COMMISSIONE

link alla fonte scarica il documento in PDF

Atto a cui si riferisce:
C.7/00875    premesso che:     con l'espressione «educazione degli adulti» si intende il complesso di tutte quelle attività finalizzate all'arricchimento culturale, alla...



Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00875presentato daD'OTTAVIO Umbertotesto diMartedì 22 dicembre 2015, seduta n. 542

   La VII Commissione,
   premesso che:
    con l'espressione «educazione degli adulti» si intende il complesso di tutte quelle attività finalizzate all'arricchimento culturale, alla riqualificazione ed alla mobilità professionale;
    queste possono essere organizzate instaurando una collaborazione tra scuola e comunità locali, coinvolgendo il mondo del lavoro e i principali partner sociali attivi su un territorio, sia come prolungamento che come integrazione dell'educazione impartita nell'età dell'obbligo scolastico, oppure in sostituzione di essa per coloro che abbiano precocemente abbandonato il normale percorso scolastico;
    in questo complesso di attività possono ricadere tutte quelle forme organizzate di arricchimento del bagaglio culturale di una persona sia che si tratti di attività formali, volte all'acquisizione di un titolo di studio sia che si tratti di attività intraprese per arricchire il proprio patrimonio culturale personale;
    l'espressione «istruzione degli adulti» ha un dominio più limitato in quanto considera solo quelle attività educative volte all'acquisizione di un titolo di studio, allo scopo di elevare il livello di istruzione della popolazione adulta;
    lo sviluppo del lifelong learning (programma di educazione permanente) è di particolare importanza in un Paese come l'Italia in cui settori consistenti della popolazione adulta sono privi delle competenze indispensabili all'occupabilità e alla cittadinanza. Più in generale, è evidente che la domanda di conoscenza e di competenza, che proviene dal mercato del lavoro, richieda lo sviluppo di un sistema formativo che, partendo dall'utilizzo coordinato ed integrato di tutte le risorse istituzionali, culturali, del privato sociale, offra agli adulti una formazione lungo tutto il corso della vita;
    i risultati di una importante indagine internazionale commissionata dall'OCSE, il Progetto PIAAC, Programme for International Assessment of Adult Competencies, delineano un quadro sconfortante delle competenze in lettura e calcolo degli adulti italiani: ultime o penultime posizioni in classifica a testimonianza di quella che gli esperti della commissione costituita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali sul Progetto PIAAC hanno definito una vera e propria «rinuncia cognitiva»;
    per migliorare tale quadro e con notevole ritardo rispetto al contesto europeo, il riconoscimento dell'importanza dell'apprendimento permanente è stato sancito dalla legge n. 92 del 2012 che, all'articolo 4, commi 51-61, stabilisce il diritto individuale e universale del cittadino al riconoscimento e alla validazione degli apprendimenti e delle competenze acquisiti in ambiti formali, non formali e informali; in tal senso, si affermano tre principi fondamentali: si apprende lungo tutto l'arco della vita, nel senso di una prospettiva diacronica lifelong; si apprende in ogni luogo lifewide e la persona ha il diritto di vedersi riconoscere e validare le competenze acquisite; inoltre, la suddetta legge ha previsto l'istituzione di un sistema pubblico nazionale di certificazione delle competenze, fondato su standard minimi di servizio omogenei su tutto il territorio. Per «competenza certificabile» si intende un insieme strutturato di conoscenze e di abilità riconoscibili anche come crediti formativi, previa apposita procedura di validazione nel caso degli apprendimenti non formali e informali. La certificazione delle competenze viene definita come un atto pubblico finalizzato a garantire la trasparenza e il riconoscimento degli apprendimenti, in coerenza con gli indirizzi fissati dall'Unione europea;
    la certificazione conduce al rilascio di un certificato, un diploma o un titolo che documenta formalmente l'accertamento e la convalida effettuati da un ente pubblico o da un soggetto accreditato o autorizzato; per poter riconoscere e certificare il patrimonio di competenze il decreto legislativo n. 13 del 2013 ha istituito il Sistema nazionale di certificazione delle competenze e, per favorire la mobilità della persona e la spendibilità delle certificazioni in ambito nazionale ed europeo, ha statuito la definizione di un Repertorio nazionale di titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali, di cui all'articolo 4 della legge n. 92 del 2012; oppure, in tal senso, per poter riconoscere o certificare il patrimonio di competenze, il decreto legislativo n. 13 del 2013 ha definito le norme generali sul sistema nazionale di certificazione, rendendo operativo il nuovo Sistema nazionale di certificazione delle competenze. L'obiettivo è quello di far emergere e far crescere le competenze professionali acquisite non solo sul lavoro, ma anche nel tempo libero, in modo da promuovere la mobilità geografica e professionale, favorire l'incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro, accrescere la trasparenza degli apprendimenti e la spendibilità delle certificazioni in ambito nazionale ed europeo;
    in questo scenario si colloca la riforma ordinamentale dell'istruzione degli adulti, regolamentata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 263 del 2012 che segna il passaggio dagli ex centri territoriali permanenti (Ctp), istituiti con l'ordinanza ministeriale n. 445 del 29 luglio 1997, ai centri Provinciali di istruzione per gli adulti (Cpia); in base alle nuove disposizioni, l'offerta educativa dei centri Provinciali di istruzione per gli adulti è organizzata per livelli apprendimento finalizzati all'ottenimento delle qualifiche rilasciate nel sistema educativo ordinario; i centri Provinciali di istruzione per gli adulti sono istituti di istruzione autonomi, organizzati in reti locali. Essi hanno lo stesso livello di autonomia delle scuole, vale a dire che sono dotati di sedi, personale e organi collegiali propri. Il centro provinciale di istruzione per gli adulti costituisce l'unità centrale ed amministrativa che gestisce il personale scolastico anche delle sedi associate, ex centri territoriali permanenti, organizza i percorsi di istruzione per livelli di apprendimento in una dimensione integrata di interazione «reticolare» con il territorio che esprime e richiede specifici bisogni formativi. I centri provinciali di istruzione per gli adulti, all'interno delle reti per l'apprendimento permanente (di cui alla legge n. 92 del 2012) nella loro articolazione in reti territoriali di servizio, costituiscono quindi il soggetto pubblico di riferimento in grado di realizzare, in raccordo con le autonomie locali, il mondo del lavoro delle professioni e tenendo conto dei particolari bisogni dell'utenza — popolazione adulta, stranieri e Neet – una nuova offerta formativa. Dopo una prima fase di avvio sperimentale dei centri provinciali di istruzione per gli adulti, attraverso i progetti assistiti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dal 1o settembre 2014 sono stati attivati 56 centri provinciali di istruzione per gli adulti dislocati in 8 regioni (10 in Piemonte, 19 in Lombardia, 4 in Friuli Venezia Giulia, 2 in Veneto, 7 in Emilia Romagna, 8 in Toscana, 1 in Umbria e 5 in Puglia), a cui si sono aggiunti, a partire da questo anno scolastico, altri 64 per un totale su scala nazionale di 120; è stato, inoltre, previsto che il passaggio al nuovo sistema di istruzione degli adulti venga accompagnato da iniziative nazionali per l'aggiornamento del personale dei centri provinciali di istruzione per gli adulti; a tal fine, a febbraio 2015, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato le linee guida per il piano di attività per l'innovazione dell'istruzione degli adulti, P.A.I.D.E.I.A; sono, inoltre, state pubblicate con decreto ministeriale del 12 marzo 2015 le nuove linee guida per l'autonomia organizzativa dei centri provinciali, che disciplinano il passaggio al nuovo ordinamento a sostegno dell'autonomia organizzativa e didattica dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti;
    ad oggi, tuttavia, questo insieme di norme sembra inadeguato ad avviare la nascita di un nuovo sistema di istruzione degli adulti che abbia l'obiettivo prioritario di promuovere la crescita, realizzando un quadro di interventi che faccia riferimento alle più significative esperienze realizzate nel corso degli anni dai centri territoriali permanenti e dai corsi serali che hanno prodotto modelli organizzativi e didattici innovativi conseguendo risultati soddisfacenti per quanto riguarda la partecipazione degli adulti alla formazione; in tal senso, nel decreto ministeriale del 25 ottobre 2007 si indicava come obiettivo dei percorsi:
     1. il conseguimento del livello di istruzione primaria e l'acquisizione del titolo di studio conclusivo del primo ciclo;
     2. l'acquisizione della certificazione di assolvimento dell'obbligo di istruzione;
     3. il conseguimento del diploma di istruzione superiore;
     4. l'alfabetizzazione funzionale (finalizzata all'acquisizione dei saperi e delle competenze riferiti all'obbligo di istruzione e a un titolo di scuola superiore);
     5. la conoscenza della lingua italiana da parte degli immigrati;
    tale normativa aveva il merito di fornire un quadro di riordino dell'esistente che, a partire dalla valorizzazione dell'esperienza, affrontava le questioni nella loro essenzialità, limitandosi ad indicare le linee generali entro le quali muoversi, rendendo così possibile la costruzione di un sistema che desse spazio agli elementi di innovazione e di sperimentazione che questo settore necessariamente richiede (in rapporto, ad esempio, alle esigenze rilevate in specifiche realtà territoriali e/o in relazione a specifici gruppi di utenti); ciononostante, la riforma ordinamentale seguita all'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 263 del 2012 ha profondamente modificato il contenuto della normativa precedente: è stato ridimensionato l'ambito di intervento dei Centri, l'assetto didattico è stato omologato al modello previsto per i normali percorsi scolastici destinati ai ragazzi; con la ridefinizione operata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 263 del 2012 alcune importanti attività realizzate dai centri territoriali permanenti sono state cancellate (alfabetizzazione funzionale per gli italiani e alfabetizzazione di livello A1 per gli stranieri). Inoltre, i percorsi per l'acquisizione di un diploma di istruzione superiore non sono stati ricondotti all'interno dei centri provinciali di istruzione per gli adulti, nonostante la legge n. 296 del 2006 lo prevedesse espressamente; in questo quadro, appare necessario, secondo gli interroganti, che i centri provinciali di istruzione per gli adulti siano dotati delle risorse e delle regole necessarie per sviluppare i seguenti compiti:
     analizzare i bisogni formativi, individuandone le priorità;
     promuovere la domanda, anche quella non esplicita;
     orientare gli allievi in ingresso e in uscita accertandone le competenze;
     certificare le competenze acquisite, anche nei percorsi di tipo non formale;
     promuovere reti con la scuola secondaria superiore e con la formazione professionale per l'attivazione di percorsi integrati;
    per queste ragioni, nella legge n. 107 del 2015, all'articolo 1 comma 23, è stato previsto un monitoraggio annuale dei percorsi e delle attività di ampliamento dell'offerta formativa dei centri di istruzione per gli adulti e, più in generale sull'applicazione del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 263 del 2012, con la previsione – una volta completata la fase di monitoraggio – di apportare modifiche al predetto regolamento; in questo senso appare necessario ampliare le funzioni dei centri provinciali di istruzione per gli adulti coerentemente con la logica del lifelong learning;
    l'educazione degli adulti, all'interno di un sistema efficace di lifelong learning, è una parte prioritaria del profilo universalistico ed inclusivo del sistema educativo e formativo italiano e della sua necessaria apertura a bisogni formativi più diversi,

impegna il Governo:

   a promuovere una indagine ministeriale sul tema del lifelong learning, nel più breve tempo possibile, raccogliendo informazioni su tutto il territorio nazionale e contribuendo in modo fattivo al monitoraggio previsto dalla legge n. 107 del 2015;
   a utilizzare i risultati dell'indagine per assumere iniziative per la modifica del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 263 del 2012.
(7-00875) «D'Ottavio, Ascani, Coccia, Malisani, Carocci, Fabbri, Narduolo, Ghizzoni».