Testo MOZIONE
Atto a cui si riferisce:
S.1/00503 premesso che:
la gravissima questione concernente la diffusione del batterio della Xylella fastidiosa nei territori della Puglia ha assunto, dal 18 dicembre 2015, preoccupanti connotazioni...
Atto Senato
Mozione 1-00503 presentata da DANIELA DONNO
martedì 22 dicembre 2015, seduta n.556
DONNO, GIARRUSSO, AIROLA, BERTOROTTA, BLUNDO, BOTTICI, BUCCARELLA, BULGARELLI, CAPPELLETTI, CASTALDI, CATALFO, CIAMPOLILLO, CIOFFI, COTTI, CRIMI, ENDRIZZI, FATTORI, FUCKSIA, GAETTI, GIROTTO, LUCIDI, MANGILI, MARTON, MONTEVECCHI, MORONESE, MORRA, NUGNES, PAGLINI, PETROCELLI, PUGLIA, SANTANGELO, SCIBONA, SERRA, TAVERNA - Il Senato,
premesso che:
la gravissima questione concernente la diffusione del batterio della Xylella fastidiosa nei territori della Puglia ha assunto, dal 18 dicembre 2015, preoccupanti connotazioni di carattere giudiziario. La Procura di Lecce, infatti, ha disposto il sequestro di tutti gli ulivi in programma di eradicazione. Sono inoltre 10 i soggetti indagati: il commissario straordinario Giuseppe Silletti, il dirigente dell'Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, Silvio Schito, e il suo predecessore Antonio Guario; il dirigente del servizio agricoltura della Regione, Giuseppe D'Onghia; Giuseppe Blasi del Servizio fitosanitario nazionale; Vito Nicola Savino, dirigente dell'istituto Caramia di Locorotondo; Franco Nigro (università di Bari); Donato Boscia, responsabile dell'Istituto per la protezione delle piante del Cnr; Maria Saponari, ricercatrice presso lo stesso istituto, e Franco Valentini ricercatore dello Iam di Valenzano;
da fonti di stampa si apprende che i reati ipotizzati risultano essere: diffusione colposa della malattia delle piante, violazione dolosa e colposa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale, getto pericoloso di cose, distruzione di bellezze naturali. Il sequestro preventivo, dall'altro canto, ha per oggetto "tutte le piante di ulivo interessate dalle operazioni di rimozione in esecuzione del Piano Silletti" e "da rimozione volontaria", nonché quelle destinatarie di ingiunzioni di estirpazione da parte dell'Osservatorio fitosanitario;
nel decreto di sequestro diffuso dalle stesse fonti di stampa, venivano riportate precise considerazioni circa il comitato di natura tecnico-scientifica, istituito all'uopo dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e composto da 16 esperti. Sul punto, "da notizie in corso di verifica giunte alla polizia giudiziaria operante sembrerebbe che il Comitato compia mera attività di facciata con poca possibilità di entrare nel merito dei fatti per i quali è stato istituito, in quanto i membri appartenenti al gruppo di ricerca di Bari non forniscono chiari risultati di ricerca da poter essere valutati in seno alle riunioni del Comitato";
a seguito del sequestro degli ulivi destinati all'estirpazione e dell'avviso di garanzia inoltrato a 10 indagati, Cataldo Motta, procuratore capo di Lecce, dichiarava che: "l'Unione europea è stata tratta in errore da quanto rappresentato dalle istituzioni regionali con dati impropri sulla vicenda Xylella". Lo stesso Motta, durante la conferenza stampa tenutasi in Procura sul tema, ribadiva: "non voglio dire che l'Ue sia stata ingannata, ma ha ricevuto una falsa interpretazione dei fatti";
secondo gli inquirenti, inoltre, la sintomatologia del disseccamento degli alberi di ulivo non è necessariamente associata alla presenza del batterio, e non è stato ancora dimostrato, allo stato dei fatti, che sia unicamente il batterio la causa del disseccamento;
riguardo alle forti incertezze e alle evidenti carenze scientifiche sulle reali cause del disseccamento, in data 3 dicembre 2015, la senatrice Daniela Donno presentava un'interrogazione a risposta scritta (4-04921) al Ministro delle politiche agricole (a cui non è stata risposta) chiedendo "l'implementazione di pratiche che salvaguardino in maniera fattiva il territorio, oltre che fare chiarezza circa l'uso dei pesticidi, degli insetticidi, dei fitofarmaci e dei loro principi attivi, scongiurando ogni qualsivoglia rischio di compromissione della catena alimentare, nonché di contaminazione in maniera persistente delle matrici ambientali", ed anche l'adozione di "iniziative volte a mitigare in senso costruttivo i vincoli di cui all'art. 5 del decreto ministeriale 19 giugno 2015, nonché favorire l'apertura ad ogni contributo sotto il profilo della sperimentazione e della ricerca, attraverso un allargamento del confronto a diverse competenze ed esperienze in grado di affrontare la questione, con un approccio metodologico utile a considerare e valutare le singole cause e concause, e che ripercorra scientificamente l'intera fenomenologia del disseccamento";
al proposito, l'art. 5 del decreto ministeriale del 19 giugno 2015, recante "Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione di Xylella fastidiosa (Well e Raju) nel territorio della Repubblica italiana", in tema di ricerca scientifica stabilisce che "È fatto divieto a chiunque di detenere o movimentare materiale vivo di Xylella fastidiosa o ogni materiale infetto da essa". Al comma 2, è inoltre stabilito che "Il Servizio fitosanitario centrale autorizza la detenzione o il trasferimento del materiale di cui al comma precedente in applicazione del Titolo X del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 214". Infine, "Fatto salvo quanto previsto dai commi 1 e 2, le Istituzioni scientifiche e gli altri soggetti che intendono avviare attività di indagini e sperimentazione sull'organismo specificato devono darne preventivamente comunicazione al Servizio fitosanitario regionale competente, per la trasmissione al comitato tecnico scientifico per la valutazione, e devono tempestivamente comunicarne i risultati agli stessi Servizi, prima di darne diffusione pubblica". È evidente, dunque, sul punto, la sussistenza di una serie di stringenti vincoli;
a conferma della sussistenza di una variegata letteratura scientifica, nella scheda informativa della Commissione europea, denominata "Domande e risposte sulla xylella fastidiosa" del 17 luglio 2015, veniva riportato che "il 17 aprile 2015 l'EFSA ha formulato una dichiarazione in base alla quale non si dispone attualmente di prove scientifiche a convalida del suggerimento che siano funghi piuttosto che il batterio Xylella fastidiosa la causa primaria del deperimento dell'olivo riscontrato in Puglia. Non si dispone inoltre di prove scientifiche pubblicate quanto al fatto che il trattamento della malattia fungina ridurrebbe l'insediamento, la diffusione e l'impatto della Xylella fastidiosa, anche se un'adeguata gestione dei frutteti è in generale giovevole alla salute delle piante". Nella medesima scheda, inoltre, si fa riferimento ad una "notevole incertezza quanto alla piena gamma delle piante ospiti suscettibili al ceppo pugliese (11 specie e 2 generi attualmente disciplinati)";
tra l'altro, i "risultati della strategia di monitoraggio per zona delimitata (ottobre '14-giugno '15)", contenuti nella relazione del 6 luglio 2015 del Ministero, in tema di "Misure di contrasto alla Xylella fastidiosa in Italia - Stato di attuazione", mostravano che su 26.755 campionamenti, solo 612 piante risultavano positive al batterio;
nonostante le incertezze e le carenze scientifiche in merito al ceppo pugliese del batterio Xylella fastidiosa nonché la sussistenza di campionamenti con pochi casi positivi, si è proceduto, nell'assoluta imperizia operativa, di controllo e di salvaguardia del ministro Martina, alla distruzione di un numero considerevole di piante nel territorio pugliese, con grave nocumento all'economia locale, al paesaggio e all'ambiente;
ad aggravare un quadro, già di suo molto complesso e nebuloso, recentissime fonti di stampa riportano che: "i test di patogenicità, vale a dire la prova del nove del rapporto di causa-effetto tra Xylella e disseccamento delle piante, sono stati condotti in serre bucate, non a norma, e sono stati avviati cinque mesi prima dell'autorizzazione rilasciata dall'Osservatorio fitosanitario nazionale";
è inoltre opportuno stigmatizzare le mancate riposte del ministro Martina ai vari atti di sindacato ispettivo, presentati sull'argomento;
considerato che:
in data 28 ottobre 2015, presso la 9a Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare) del Senato si teneva un'audizione informale del commissario Silletti sullo stato e le conseguenze della diffusione del parassita della Xylella fastidiosa. In quella sede, venivano poste numerose domande da parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle. Tra i vari quesiti, oltre alla richiesta di dimostrare il nesso di patogenicità, veniva domandato di accertare in maniera scientifica le cause e concause della diffusione, dando la possibilità ad altri laboratori, diversi da quelli collegati allo IAM (Istituto agronomico mediterraneo), di fare analisi. I quesiti, però, non ricevevano risposte esaurienti, venivano elusi o saltati;
in data 10 dicembre 2015, l'Italia veniva ufficialmente messa in mora da parte della Commissione europea, ex art. 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a causa della cattiva gestione dell'emergenza Xylella fastidiosa (numero procedura 2015_2174). All'uopo, Enrico Brivio, portavoce della commissione UE per la salute e la sicurezza alimentare, spiegava che "la decisione di aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia sulla Xylella si basa sui risultati dell'ispezione effettuata dall'Ufficio veterinario europeo lo scorso novembre, e sulla valutazione della Commissione europea". L'Italia, infatti, "non sta rispettando pienamente gli obblighi previsti dal piano di eradicazione della Xylella";
considerato, inoltre, che:
nell'art. 1, comma 1, dell'ordinanza del capo Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 225 dell'11 febbraio 2015, al fine di fronteggiare l'emergenza connessa alla diffusione della Xylella fastidiosa (Well e Raju) nel territorio della Puglia, il comandante regionale del Corpo forestale dello Stato per la regione Puglia veniva nominato commissario delegato;
il Corpo forestale dello Stato, quale forza di polizia dello Stato ad ordinamento civile specializzata nella difesa del patrimonio agroforestale italiano e nella tutela dell'ambiente, del paesaggio e dell'ecosistema che concorre nell'espletamento di servizi di ordine e sicurezza pubblica, nonché nel controllo del territorio, con particolare riferimento alle aree rurali e montane, è dipendente dal Ministero delle politiche agricole;
considerato, infine, che:
l'art. 95, comma secondo, della Costituzione stabilisce che: "I Ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri";
i fatti narrati, unitamente all'inchiesta della Procura di Lecce, mostrano l'assoluto fraintendimento da parte del ministro Martina di quella che dovrebbe essere la propria funzione istituzionale, avente quale unico obiettivo, per vero, la cura e la salvaguardia degli interessi pubblici. Sussistono, inoltre, delle palesi incapacità da parte dello stesso ministro Martina riguardo alla gestione dell'emergenza Xylella che, considerati i risvolti penali che includono, tra gli indagati, lo stesso commissario Silletti, rendono impossibile il prosieguo dell'incarico;
è manifesta l'inidoneità del ministro Martina allo svolgimento delle mansioni connesse al suo dicastero, a causa dell'evidente perpetrazione di molteplici errori di valutazione, conduzione e coordinazione che enucleano gravi responsabilità politiche, amministrative ed omissive di controllo. Tali imperizie ed incompetenze, reiterate nel tempo ed aggravate da successivi stigmi sanzionatori di carattere eterogeneo, impongono al Parlamento di esprimere la definitiva revoca dal suo incarico;
visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica, esprime la propria sfiducia al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, e lo impegna a rassegnare le proprie dimissioni.
(1-00503)